Omessa valutazione dei motivi nuovi inviati a mezzo PEC: il processo è da rifare
11 Ottobre 2022
Massima
Il deposito a mezzo PEC dei motivi aggiunti (nel caso di specie, rispetto all'atto di appello), se effettuato nel termine di quindici giorni antecedenti rispetto a quello fissato per l'udienza, rende doveroso il loro esame, purché sia rispettata la forma prevista dal d.l. 137/20. Il caso
La Corte di Appello di Torino ometteva di valutare i motivi nuovi inviati (e relativi allegati) a mezzo posta elettronica certificata dal difensore, poiché l'atto che li conteneva veniva inserito nel fascicolo dopo la decisione. La questione
La questione affrontata nella sentenza riguarda il dovere del giudice dell'impugnazione di prendere in esame i motivi di impugnazione aggiunti a quelli che venivano originariamente depositati in forma cartacea, anche se essi sono depositati a mezzo PEC. Le soluzioni giuridiche
La Suprema Corte annullava con rinvio la sentenza della corte territoriale poiché essa, a fronte dell'impugnazione principale depositata in forma cartacea, ometteva di prendere in esame i motivi aggiunti depositati a mezzo PEC ai quali era allegata documentazione rilevante per la decisione della causa. A tal riguardo, i giudici di legittimità rilevavano innanzitutto che la disciplina introdotta dall'art. 24 del d.l. 137/20 (c.d. Decreto Ristori) consente di ritenere del tutto superata la annosa questione sulla utilizzabilità della posta elettronica certificata per il deposito delle impugnazioni.
Benchè nella vigenza del decreto legge si fosse manifestato un orientamento che negava tale possibilità (Cass. pen., Sez. I, 3 novembre 2020, n. 32566), il problema oggi non susisste più poiché in sede di conversione in legge venivano introdotti nella norma citata i commi da 6-bis a 6-undecies, che regolano in particolare la disciplina del deposito telematico delle impugnazioni. I file che le contengono, firmati digitalmente secondo le indicazioni tecniche, vanno depositati a mezzo PEC ad uno degli indirizzi “ufficiali” nei termini decadenziali previsti dalla legge.
Completato tale adempimento, l'impugnazione dovrà essere necessariamente valutata dal relativo giudice. La mancata considerazione degli stessi costituisce, quindi, un vizio che comporta il necessario annullamento della sentenza ugualmente pronunciata. Osservazioni
Non fa una piega il ragionamento della Corte, che in questo caso sanziona un'omissione del giudice di secondo grado evidentemente ascrivibile ad un difetto di coordinamento con la propria cancelleria (come si diceva i motivi nuovi giungevano a destinazione, ma venivano inseriti nel fascicolo dopo la decisione del giudizio).
La disciplina introdotta dal decreto “Ristori” convertito in legge pone, quindi, finalmente un punto all'incomprensibile atteggiamento delle corti sulla irricevibilità degli atti di impugnazione inviati telematicamente. |