Procura speciale alle liti rilasciata ad un singolo avvocato (art. 24)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Nel processo amministrativo la parte sta in giudizio di regola tramite un difensore, munito di procura alle liti (art. 22 c.p.a.). Sono infatti eccezionali i casi in cui è consentito alla parte di stare in giudizio personalmente (art. 23 c.p.a.). Peraltro, nei giudizi davanti al Consiglio di Stato, il difensore dovrà essere abilitato all'esercizio del patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori. Stante la mancanza di una disciplina generale della procura nel processo amministrativo, sono applicabili le relative norme del codice di procedura civile, giusto il richiamo di cui all'art. 39 c.p.a. Peculiarità del processo amministrativo è quella per cui la procura rilasciata al difensore deve essere speciale (ex art. 40, comma 1, lett. d), c.p.a.).

Formula

PROCURA AD LITEM

Io sottoscritto [ ....] [1], delego l'Avv. [ ....], (C.F. ...., fax ...., PEC ....) a rappresentarmi e difendermi nel giudizio innanzi al T.A.R. [ ....] contro [ ....], per l'annullamento del provvedimento [ ....], nonché in ogni caso, di ogni ulteriore atto connesso, ancorché non conosciuto, conferendo all'indicato difensore ogni più ampia facoltà prevista dalla legge, ivi compresa quella di sottoscrivere il ricorso, gli atti difensivi, nonché eventuali motivi aggiunti, istanze e memorie, farsi sostituire, transigere, rinunziare agli atti, con promessa di rato e valido.

Autorizzo altresì il medesimo difensore, nonché i suoi collaboratori e dipendenti, al trattamento dei dati personali ai sensi e per gli effetti del d.lgs. n. 196/2003.

Eleggo domicilio presso lo studio [del medesimo] [in alternativa: dell'Avv. ....], in [ ....], via [ ....], n. [ ....].

Luogo e data ....

Firma ....

[firma del soggetto che rilascia la procura]

È autentica

Firma Avv. [2] ....

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [3] .

[1]Inserire le generalità della persona fisica che rilascia la procura. In caso di persona giuridica, specificare accanto alle generalità del soggetto che conferisce il mandato, la sua qualità (ad es. legale rappresentante) e gli estremi della persona giuridica per conto della quale agisce.

[2]Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[3]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito: www.giustizia-amministrativa.it. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi.

Commento

Principi generali

Ai sensi dell'art. 22, per essere parte nel processo amministrativo è di regola necessario il patrocinio di un avvocato. L'obbligo della difesa tecnica costituisce il riflesso della inviolabilità del diritto di difesa (cfr. Cons. St. V, n. 4146/2015) e, come regola generale, ammette limitate eccezioni (cfr. art. 23 per ciò che riguarda i casi di difesa personale).

Ai sensi dell'art. 40, comma 1, lett. g), c.p.a. tra i contenuti necessari del ricorso figura la sottoscrizione del difensore, con indicazione della procura speciale.

L'obbligatorietà della difesa tecnica trova riscontro nell'ipotesi di nullità comminata dall'art. 44, comma 1, lett. a), c.p.a. per cui è nullo il ricorso se privo della sottoscrizione del difensore munito di procura.

Se la parte o la persona che la rappresenta ha la qualità necessaria per esercitare l'ufficio di difensore con procura presso il giudice adito, la stessa può stare in giudizio senza il ministero di altro difensore (art. 22, comma 3, c.p.a.).

La qualifica di avvocato

Il soggetto al quale è rilasciata la procura deve essere un difensore abilitato al patrocinio. Non integra tale requisito il mero possesso della laurea in giurisprudenza, ovvero essere un praticante, seppur abilitato al patrocinio (cfr. T.A.R. Piemonte I, 21 marzo 2014, n. 502; T.A.R. Campania, n. 634/2009). Del pari, si è ritenuto nullo l'atto giudiziario e la procura sottoscritti solo dall'avvocato stabilito, che utilizzi il titolo di avvocato (e non quello corretto di abogado) e non dichiari di agire di intesa con un professionista abilitato ad esercitare la professione con il titolo di avvocato, stante l'assenza dello ius postulandi in capo all'abogado (App. Reggio Calabria, 23 giugno 2016).

Nei giudizi davanti al Consiglio di Stato, ai sensi del comma 2 dell'art. 22, l'avvocato deve essere ammesso al patrocinio innanzi alle giurisdizioni superiori, a pena di inammissibilità. Pertanto, è stato ritenuto nullo, l'atto difensivo prodotto da un soggetto sfornito dello ius postulandi dinanzi al giudice adito (Cons. St. VI, n. 2623/2014; T.A.R. Campania (Napoli) III, n. 1067/2013).

Con riguardo agli avvocati dipendenti di enti pubblici ed iscritti nell'albo speciale annesso all'albo professionale, questi godono di uno status particolare, in quanto, pur essendo a tutti gli effetti dipendenti pubblici e godendo di tutte le garanzie e le prerogative (economiche e giuridiche) connesse al pubblico impiego, sono legittimati all'esercizio della attività professionale per le cause e gli affari propri dell'Ente nel quale sono incardinati (T.A.R. Campania (Napoli) V, n. 5025/2015).

I casi di difesa personale

Nel processo amministrativo la difesa personale è dunque l'eccezione ed è consentita soltanto nei giudizi in materia di accesso e trasparenza amministrativa, in materia elettorale, nonché nei giudizi relativi al diritto dei cittadini dell'Unione europea e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.

In quanto eccezionali, i casi di difesa personale non ammettono interpretazione estensiva o analogica (Cons. St. V, n. 4146/2015).

L'art. 95, comma 6, in base al quale «[a]i giudizi di impugnazione non si applica l'articolo 23, comma 1» ha escluso la possibilità della difesa personale nei giudizi di impugnazione. La necessità della difesa tecnica in appello per i giudizi di impugnazione che si svolgono davanti al Consiglio di Stato è stata confermata, in materia di accesso, dalla giurisprudenza che ha rilevato che l'art. 95, comma 6, stabilisce che «ai giudizi di impugnazione non si applica l'articolo 23, comma 1» (che prevede la possibilità di difesa personale delle parti, tra l'altro, nei giudizi in materia di accesso) così escludendo in maniera tassativa la possibilità di difesa personale delle parti nei giudizi in materia di accesso davanti al Consiglio di Stato (Cons. St., n. 2394/2017; Cons. St. IV, n. 3760/2013; Cons. St. V, n. 5623/2011; per un caso in materia elettorale, v. Cons. St. V, n. 2371/2015; Cons. St. V, n. 999/2011).

Forma della procura

Il Codice del processo amministrativo non reca una disciplina specifica sulla forma della procura con conseguente applicabilità generale delle norme del codice di procedura civile, salvo alcune eccezioni (art. 39 c.p.a.).

In particolare, ai sensi del codice di rito, la procura alle liti può essere generale o speciale, e deve essere conferita con atto pubblico o scrittura privata autenticata. La procura speciale può essere anche apposta in calce o a margine della citazione, del ricorso o degli altri atti processuali. In tali casi l'autografia della sottoscrizione della parte deve essere certificata dal difensore. La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia.

Nel giudizio amministrativo, a differenza del processo civile, è tuttavia necessaria la procura speciale ad litem, stante l'espressa formulazione dell'art. 40, comma 1, lett. g), c.p.a.. Rappresenta indirizzo consolidato quello per cui è inammissibile il ricorso per difetto di procura speciale e, quindi, di valida rappresentanza tecnica, nel caso in cui al ricorso è allegata procura generale alle liti e lo stesso non riporta alcuna procura in calce o a margine (cfr., ex multis, T.A.R. Lazio (Roma) II, 8 gennaio 2015, n. 145). Al riguardo, l'intestazione della procura è irrilevante, dovendosi avere riguardo al suo contenuto (e quindi, difetta del requisito della specialità se omette l'indicazione specifica della lite in relazione alla quel il mandato è conferito) (T.A.R. Sicilia (Palermo) I, 20 marzo 2015, n. 678).

Per consolidato orientamento giurisprudenziale la procura alle liti non richiede peraltro necessariamente una forma solenne o tassativa, potendo desumersi dalla semplice indicazione del difensore posta in essere dalla parte in giudizio, accompagnata dalla volontà, desumibile dal contesto dell'atto, di conferire al difensore i poteri e le facoltà connesse alla rappresentanza tecnica (Cons. St. VI, n. 4921/2016).

La sottoscrizione apposta dal difensore per certificare l'autenticità della firma di rilascio (art. 83 c.p.c.), redatta in calce o a margine dell'atto stesso, assolve il duplice scopo di certificare l'autografia del mandato e di sottoscrivere l'atto. Pertanto la mancanza della sottoscrizione del difensore nella citazione o nel ricorso introduttivo del giudizio, se l'esistenza di un valido mandato è comunque desumibile da altri elementi indicati nell'atto stesso, come il conferimento della procura alle liti, non determina la nullità dell'atto introduttivo, ex art. 163, ultimo comma e 125, comma 1 c.p.c. (Trib. Torino I, 22 gennaio 2016).

È stato, inoltre, ritenuto che l'art. 83, comma 3, c.p.c., nella parte in cui richiede, per la procura speciale alla lite conferita in calce o a margine di determinati atti, la certificazione da parte del difensore della autografia della sottoscrizione del conferente, deve ritenersi osservato – senza possibilità di operare distinzioni in riferimento agli atti di impulso, ovvero di costituzione, concernenti il giudizio di primo grado ed il giudizio di impugnazione – sia quando la firma del difensore si trovi subito dopo detta sottoscrizione, con o senza apposite diciture (come «per autentica», o «vera»), sia quando tale firma del difensore sia apposta in chiusura del testo del documento nel quale il mandato si inserisce e, quindi, la autografia attestata dal difensore esplicitamente od implicitamente, con la firma dell'atto recante la procura a margine o in calce, può essere contestata in entrambi i casi soltanto mediante la proposizione di querela di falso, in quanto concerne una attestazione resa dal difensore nell'espletamento della funzione sostanzialmente pubblicistica demandatagli dalla succitata norma (Cass. S.U., n. 25032/2005).

È altresì possibile conferire la procura speciale ad litem su di un foglio separato ed aggiunto al ricorso mediante i punti metallici di una macchina cucitrice, qualora essa sia stata notificata unitamente all'atto a cui accede. In tal caso la sua collocazione è idonea a dare la certezza circa la provenienza del potere di rappresentanza, e a consolidare la presunzione di riferibilità della procura a giudizio cui l'atto stesso fa riferimento (Cons. St. III, n. 3707/2011; v. nello stesso senso T.A.R. Liguria II, 16 maggio 2014, n. 765, per cui la procura rilasciata su foglio separato è valida purché notificata unitamente all'atto cui accede, poiché la collocazione della procura è comunque idonea a conferire certezza circa la provenienza del potere di rappresentanza ed a generare la presunzione di riferibilità della procura al giudizio cui accede). È dunque la collocazione della procura, anche se rilasciata su foglio separato, è idonea a conferire la certezza circa la provenienza dalla parte del potere di rappresentanza e a dar luogo alla presunzione di riferibilità della procura al giudizio cui l'atto stesso fa riferimento.

La procura speciale può riguardare anche una serie di controversie, purché caratterizzate da unitarietà di materia o collegate tra loro da specifiche e oggettive ragioni di connessione (Cass., n. 3487/2016).

La procura può essere conferita a più difensori sia congiuntamente sia disgiuntamente. In caso di silenzio, si presume disgiunto. Deve infatti essere inequivoca la volontà di esigere l'espletamento congiunto dell'incarico. In tale ipotesi, il ricorso può essere validamente sottoscritto anche da uno solo dei difensori nominati nella procura (T.A.R. Trentino-Alto Adige (Bolzano) I, 13 settembre 2016, n. 261; Cass. n. 8164/2012).

Segue : contenuto della procura

Nel processo amministrativo, ai sensi dell'art. 24 c.p.a., la procura è omnicomprensiva e abilita anche alla proposizione di ricorso incidentale o motivi aggiunti, salvo che non sia diversamente disposto nella stessa procura.

Il principio è posto a difesa della parte ricorrente in considerazione del fatto che spesso esigenze di difesa tecnica fanno rendere necessarie ulteriori impugnazioni, senza che a tal fine appaia utile un mandato ad hoc.

Il difensore è dunque abilitato ad ogni atto del giudizio e anche a proporre domande nuove; va, infatti, considerato che con il Codice il ricorso incidentale e i motivi aggiunti diventano gli strumenti attraverso cui le parti propongono nuove domande nell'ambito dello stesso giudizio. La norma dettata dall'art. 24, per la quale la procura rilasciata per agire e contraddire davanti al giudice s'intende conferita anche per proporre motivi aggiunti, è innanzitutto valevole per il giudizio di primo grado, nel quale i motivi aggiunti possono anche comportare l'ampliamento dell'oggetto della controversia (c.d. motivi «nuovi»), essendo precipuamente finalizzata a dissipare i dubbi sorti in passato sulla proponibilità degli stessi anche in assenza di procura alle liti distinta rispetto a quella contenuta nel ricorso introduttivo ma, avendo carattere generale, è a fortiori applicabile anche ai motivi aggiunti proposti avverso la sentenza successivamente all'appello nei confronti del dispositivo, visto che quest'ultimo ai sensi dell'art. 119 comma 6, deve contenere un'espressa riserva dei primi (Cons. St. V, n. 5375/2013). Ciò salvo il caso che, all'atto della proposizione dei motivi aggiunti, possa essere venuto meno l'originario potere di rappresentanza in seno al soggetto che aveva rilasciato la procura ad litem (Cons. St. IV, n. 5985/2011).

La regola della omnicomprensività della procura non vale anche per le impugnazioni, per le quali resta fermo quanto previsto dall'art. 83 c.p.c., secondo cui la procura speciale si presume conferita soltanto per un determinato grado del processo, quando nell'atto non è espressa volontà diversa. Quindi, per abilitare alla proposizione di impugnazioni in secondo grado, vi deve essere una espressa indicazione nella procura, come si evince dall'art. 101, comma 1, che richiede l'indicazione della procura speciale, rilasciata anche unitamente a quella per il giudizio di primo grado. Tale norma è quindi chiaramente finalizzata alla acquisizione di una procura speciale rilasciata esplicitamente solo o anche per il giudizio di secondo grado. Si è pertanto ritenuta inammissibile la costituzione in giudizio delle parti intimate, laddove la procura rilasciata in sede di ricorso di primo grado precisava che il mandato rilasciato era relativo alla difesa «nel presente giudizio in ogni sua fase», quindi il giudizio di primo grado e non il giudizio presso il Consiglio di Stato, organo di ultimo grado della giustizia amministrativa (Cons. St. V, n. 3809/2013; Cons. St. IV, n. 3505/2011). In senso contrario si è ritenuta valida anche nell'ambito del giudizio di appello la procura che nell'atto di costituzione nel giudizio di primo grado concerneva espressamente la rappresentanza e difesa della società «nel relativo procedimento, in ogni sua fase, stato e grado fino a completa definizione» e comprendeva altrettanto espressamente, tra l'altro, anche la possibilità di «proporre impugnazione» (Cons. St. V, n. 1331/2016).

Il principio vale anche per il giudizio di ottemperanza, riguardo al quale si è ritenuto necessario una specifica procura speciale (T.A.R. Sicilia (Catania) II, 25 maggio 2016, n. 1386).

La procura speciale conferisce implicitamente anche l'incarico di difesa nella fase cautelare, ovvero nella fase incidentale del regolamento di competenza (Cons. St. V, n. 676/2000).

Si deve ricordare come, a prescindere dall'avvenuto conferimento di una procura speciale, vi sono taluni atti che il Codice riserva alla parte, quali: – l'istanza di fissazione d'udienza a seguito dell'avviso di perenzione (art. 82); – la rinuncia al ricorso (art. 84).

Efficacia della procura

Il principio di necessità della difesa tecnica spiega anche l'ultrattività conferita alla procura nei casi di revoca o rinuncia. Al riguardo rilevano i principi stabiliti dal codice di rito e, in particolare, dall'art. 85 c.p.c., in base al quale “La procura può essere sempre revocata e il difensore può sempre rinunciarvi, ma la revoca e la rinuncia non hanno effetto nei confronti dell'altra parte finché non sia avvenuta la sostituzione del difensore”.

Nella disciplina relativa alla procura alle liti contenuta nell'art. 85 c.p.c. né la revoca né la rinuncia privano dunque il difensore della capacità di compiere o di ricevere atti. Per poter privare il procuratore della capacità di compiere o ricevere atti, non bastano da sole la revoca o la rinuncia ma occorre che queste siano accompagnate dalla sostituzione del difensore (Cass. VI, n. 6648/2017, che quindi riconosce come il rifiuto di ricevere l'atto da parte del domiciliatario che ha rinunciato all'incarico determina l'avvenuta consegna, cosicché il notificante è esonerato dal dover accertare la sussistenza delle ragioni dichiarate all'ufficiale giudiziario a giustificazione del rifiuto).

Ne segue che la dichiarazione di rinuncia al mandato non è causa di interruzione del processo mentre la revoca e la rinuncia alla procura non hanno effetto nei confronti dell'altra parte finché non sia avvenuta la sostituzione del difensore (T.A.R. Roma (Lazio) III, 22 dicembre 2016, n. 12785).

Anche nei casi di morte della parte, l'omessa dichiarazione o notificazione dell'evento da parte del procuratore comporta, per la regola dell'ultrattività del mandato, che il difensore continui a rappresentare la parte come se l'evento non si fosse verificato (Cass. II, n. 7316/2017). Diversamente, nelle ipotesi previste dall'art. 301 c.p.c. della morte, della radiazione dall'albo e della sospensione dall'albo del procuratore si determina l'interruzione del processo dal giorno dell'evento (v. art. 79 c.p.a.) (T.A.R. Catania (Sicilia) III, 12 giugno 2015 n. 1657, che distingue da tali ipotesi la volontaria cancellazione del difensore all'albo professionale, che non determina l'interruzione del processo, analogamente alle ipotesi di revoca o rinuncia).

Procura speciale e processo amministrativo telematico

Con l'introduzione del processo amministrativo telematico sia la procura sia la prova dell'avvenuta notificazione devono essere depositati unitamente all'atto di ricorso con modalità telematiche (v. art. 136).

Con riguardo alla procura, l'art. 8, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021 («Procura alle liti e conferimento dell'incarico di assistenza e difesa») prevede che la procura alle liti e l'atto di conferimento dell'incarico di assistenza e difesa possano essere rilasciate sia su supporto cartaceo che in digitale e che, in entrambi i casi, il difensore debba certificare l'autenticità della sottoscrizione apponendovi la propria firma digitale. Tale articolo prevede, inoltre, specifiche disposizioni in caso di ricorsi collettivi.

In merito alla compatibilità della procura a margine con l'obbligo di depositare il ricorso in formato nativo digitale, la prima giurisprudenza applicativa ha confermato che anche dopo l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico (PAT) è ammissibile il ricorso giurisdizionale nel caso in cui la procura alle liti sia stata apposta a margine dell'atto introduttivo del giudizio e non in calce, limitandosi l'art. 8, comma 3, d.P.C.M. n. 40/2016, ora integralmente sostituito dall'art. 8, all. 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021 a rendere alcune precisazioni in ordine alla procura alle liti senza però escludere che la stessa possa essere ritualmente apposta a margine dell'atto introduttivo del giudizio (T.A.R. Napoli VIII, 5 maggio 2017, n. 2420; cfr. anche Cons. St. VI, n. 6/2022 che ammette la esistenza di una procura speciale anche nel caso in cui la parte non abbia indicato uno specifico riferimento al giudizio da instaurare, ma il collegamento è desunto dal fatto che la procura sia apposta a margine del ricorso).

Si è ammesso che, vigente il PAT, la procura speciale, atto proveniente dalla parte personalmente e non dal difensore, può essere redatta in formato cartaceo, come previsto dall'allora vigente art. 8, comma 2, d.P.C.M. n. 40/2016 (oggi sostituito dal d.P.C.S. 28 luglio 2021), e ai fini della regolarità, rileva solo che, al momento del deposito, da effettuare in formato digitale, il difensore compia l'asseverazione dell'art. 22, comma 2, d.lgs. n. 82/2005 (Cons. St. V, n. 5490/2017).

Al riguardo, la FAQ n. 15 (pubblicata nella sezione Faq del Processo amministrativo telematico del sito istituzionale giustizia-amministrativa.it e in Appendice al Codice del Processo Amministrativo, diretto da Chieppa, Milano, 2017) “Che caratteristiche deve avere il file che si allega nella sezione “Procura?” specifica che se la procura è stata conferita su supporto cartaceo, il difensore deve ottenere la copia per immagine su supporto informatico (scansione del foglio), inserire l'asseverazione, ai sensi dell'art. 22 CAD, e provvedere a firmarla digitalmente prima di allegarla al Modulo di deposito. L'asseverazione può essere inserita con apposito programma, procedendo alla sovrascrizione del file che contiene la scansione della procura. Se la procura è sottoscritta digitalmente anche dal cliente, il difensore deve provvedere anch'egli alla sottoscrizione digitale e ad allegare il file al Modulo. La procura può essere apposta a margine o rilasciata su foglio separato. Nel primo caso si provvede a scansionare la prima pagina del ricorso, ad inserire l'asseverazione ex art. 22 CAD e a firmare digitalmente.

In mancanza di asseverazione, si è ritenuta nulla la procura alle liti, depositata dopo l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico, in copia digitale per immagini del testo in formato analogico a firma autografa del legale rappresentante dell'amministrazione. La mancanza di firma digitale sulla memoria o sulla procura alle liti, depositate dopo l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico, non è sanata dall'avvenuta sottoscrizione da parte del difensore, mediante apposizione della firma digitale, in calce al “Modulo Deposito Atto/Documenti” (T.A.R. Campania (Napoli) I, 28 marzo 2017, n. 1694). In caso di assenza della attestazione di conformità prevista dall'art. 8 delle regole tecnico-operative del PAT, v. T.A.R. Napoli (Campania), III, 4 ottobre 2021, n. 6195, che – dopo aver disposto a carico del ricorrente l'onere di regolarizzazione della relativa asseverazione – ha statuito la irricevibilità del ricorso in ragione della mancata regolarizzazione.

Elezione di domicilio

La funzione dell'elezione di domicilio (art. 25) è quella di individuare un luogo certo ove si possa ritenere che le comunicazioni effettuate dalla segreteria del giudice adito e dalle altre parti abbiano raggiunto lo scopo. A tal fine il Codice prevede(va) l'obbligo di eleggere domicilio nel comune sede del T.A.R. o della Sezione staccata e in Roma per i giudizi davanti al Consiglio di Stato, pena, in caso di violazione dell'obbligo, la domiciliazione presso la segreteria del relativo ufficio della giurisdizione amministrativa.

Il domicilio indicato resta fermo fino a nuova elezione e il mutamento d'indirizzo del domiciliatario, che integra una nuova elezione di domicilio, esplica effetti solo dopo che sia stato reso noto all'ufficio di segreteria, con onere a carico della parte privata, non esistendo alcuna norma che imponga alla segreteria del giudice di ricercare il procuratore domiciliatario nel nuovo indirizzo in cui egli abbia trasferito la sede del suo studio e a nulla rilevando che detto trasferimento risulti dall'albo degli avvocati (T.A.R. Sicilia (Catania) II, 2 maggio 2013, n. 1276).

Se il procuratore indicato esercita il suo ministero in un giudizio che si svolge fuori della sede del suo studio, questo deve intendersi – in difetto di diversa elezione all'atto della costituzione – ex lege domiciliato presso la segreteria del T.A.R. ai sensi dell'art. 25, domicilio che assume rilievo ai fini dell'impugnazione, da notificare pertanto, presso la segreteria dell'autorità giudiziaria di primo grado (Cons. St. III, n. 1452/2016).

La morte del domiciliatario determina l'inefficacia della dichiarazione di domicilio con conseguenze in ordine al luogo della notificazione della eventuale impugnazione.

Tale disciplina è in corso di cambiamento in relazione alla entrata in vigore del processo amministrativo telematico che ha introdotto il c.d. domicilio virtuale.

L'art. 16-sexies del d.l. n. 179/2012 introduce il c.d. domicilio digitale o virtuale disponendo che quando la legge prevede che le notificazioni degli atti in materia civile al difensore siano eseguite, ad istanza di parte, presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, alla notificazione con le predette modalità può procedersi esclusivamente quando non sia possibile, per causa imputabile al destinatario, la notificazione presso l'indirizzo di posta elettronica certificata, risultante dagli elenchi di cui all'art. 6-bis d.lgs. n. 82/2005, nonché dal registro generale degli indirizzi elettronici, gestito dal ministero della giustizia.

La nuova norma prevede inoltre il venir meno, dal 1° gennaio 2018, dell'applicazione del comma 1 dell'articolo 25, (che come visto stabilisce, in caso di mancata elezione di domicilio nel comune nel quale ha sede l'ufficio giudiziario adito, la domiciliazione ex lege del difensore presso la Segreteria del tribunale amministrativo regionale o del Consiglio di Stato), solo per quanto riguarda i ricorsi soggetti al processo telematico (resta dunque ferma l'applicabilità di tale norma per i casi di deroga all'obbligo di sottoscrizione digitale e deposito telematico sopra menzionati).

Nel processo amministrativo telematico la regole è quindi la notificazione a mezzo PEC, residuando tuttavia dei casi in cui non sia possibile, per causa imputabile al destinatario, la notificazione presso l'indirizzo di posta elettronica certificata e per questi limitati casi appare preferibile la tesi che le menzionate novità non abbiano – si ribadisce per i limitati casi di notificazione cartacea – fatto venir meno l'obbligo di eleggere domicilio nel luogo dove ha sede l'autorità giudiziaria, previsto dal (non abrogato) art. 82 del r.d. n. 37/1934.

La giurisprudenza civile ha affermato che a seguito dell'introduzione del “domicilio digitale”, corrispondente all'indirizzo PEC che ciascun avvocato ha indicato al Consiglio dell'ordine di appartenenza, previsto dall'art. 16-sexies del d.l. n. 179/2012 (conv., con modif., dalla l. n. 221/ 2012), come modificato dal d.l. n. 90/2014 (conv., con modif., dalla l. n. 114/2014), non è più possibile procedere – ai sensi dell'art. 82 del r.d. n. 37/1934 – alle comunicazioni o alle notificazioni presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario innanzi al quale pende la lite, anche se il destinatario ha omesso di eleggere il domicilio nel comune in cui ha sede quest'ultimo, a meno che, oltre a tale omissione, non ricorra altresì la circostanza che l'indirizzo di posta elettronica certificata non sia accessibile per cause imputabili al destinatario (Cass. n. 17048/2017; Cass. I, n. 30139/2017, che ritiene che la notificazione effettuata direttamente, ed esclusivamente, presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, senza che ricorra il presupposto di cui sopra, è affetta da nullità, e non da inesistenza).

Con riguardo alla questione del rapporto tra elezione di domicilio fisico e PEC, con parere reso il 7 marzo 2018, l'Ufficio Studi del Consiglio di Stato ha fornito alcune precisazioni sulla valenza dell'indirizzo PEC ai fini della elezione di domicilio prevista dall'art. 25. In particolare, è stato precisato che il domicilio digitale, corrispondente all'indirizzo PEC del difensore contenuto nei pubblici registri, costituisce domicilio eletto ex lege. Conseguentemente, il difensore ha l'onere di indicare tale indirizzo PEC e di comunicarne le successive variazioni (ciò almeno sino a quando il PAT non sarà, dal punto di vista tecnico, in grado di assicurare alle parti e alle segreterie degli uffici giudiziari la piena accessibilità ai pubblici registri contenti gli indirizzi PEC al momento detenuti presso il Ministero della Giustizia). Inoltre, si precisa che è ammissibile l'elezione di domicilio fisico (in aggiunta al domicilio digitale) e, nel solo caso in cui la PEC indicata come domicilio digitale non sia utilizzabile (per causa imputabile al destinatario) e il domicilio fisico sia stato eletto in un comune diverso da quello dove ha sede l'ufficio giudiziario dinanzi al quale pende la lite, può procedersi alle notificazioni presso la segreteria di detto ufficio (artt. 16-sexies d.l. n. 179/2012, 82 r.d. n. 37/1934, la cui applicabilità al processo amministrativo potrebbe ipotizzarsi come norma di chiusura, in considerazione della perdurante rilevanza del domicilio fisico).

Nel parere si prevede inoltre come opportuno – quantomeno per un periodo iniziale – che le segreterie inviino comunicazioni di cortesia, con le quali, in caso di elezione di domicilio fisico in un comune diverso da quello ove ha sede l'ufficio giudiziario dinanzi al quale pende la lite sia evidenziato al difensore che il domicilio eletto corrisponde alla PEC indicata nei propri atti difensivi e, qualora questa non sia operativa per causa imputabile al destinatario, si procederà alle notificazioni degli atti processuali mediante deposito in segreteria (secondo il parere, tale comunicazione si rende opportuna anche nel caso di preesistente elezione di domicilio presso la Segreteria dell'ufficio giudiziario o di preesistente domiciliazione ex lege presso la Segreteria, al fine di invitare la parte a indicare il proprio domicilio digitale, con l'avviso che, in mancanza di tale indicazione, le notificazioni avranno luogo mediante deposito degli atti in segreteria).

Conseguentemente, anche a seguito delle modifiche apportate all'art. 25, non vi è, perciò, obbligo di eleggere un domicilio fisico: nel caso di omessa indicazione sia del domicilio digitale (o di mancato funzionamento della PEC), sia del domicilio fisico nel comune ove ha sede l'ufficio giudiziario, si procederà alle notificazioni mediante deposito dell'atto presso la segreteria dell'ufficio giudiziario, previo invio alla parte di una comunicazione di cortesia.

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