Memoria con cui si rappresentano i motivi che giustificano la cancellazione della causa dal ruolo (art. 71)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Se con l'istanza di prelievo, ai sensi dell'art. 71 c.p.a., si persegue lo scopo di sollecitare il presidente a fissare con urgenza la causa in ragione di motivi di urgenza che non sono compatibili con gli ordinari tempi di fissazione dell'udienza in base al mero criterio cronologico (v. commento alla formula “Istanza di prelievo”), al contrario con l'istanza di cancellazione si vuole posticipare la decisione della causa ritenendo che la sua prossima definizione possa non essere nell'interesse della parte. Proprio i potenziali effetti sulla durata del processo e il rischio di un utilizzo strumentale ha imposto, in via di prassi, una cautela nell'esercizio di tale facoltà, che si accompagna ad un onere motivazionale in capo al richiedente. Di norma l'istanza di cancellazione non incide sull'interesse al ricorso e il ricorrente avrà l'onere di riproporre, entro un anno, una nuova istanza di fissazione d'udienza, pena la perenzione del ricorso.

Con il comma 1-bis, introdotto dall'articolo 17, comma 7, lettera a) punto 2) del d.l. n. 80/2021, convertito con modificazioni dalla l. n. 113/2021, erastato previsto il divieto di cancellazione della causa dal ruolo al fine di evitare un utilizzo strumentale dell'istituto per posticipare la decisione della causa. Il primo riferimento normativo alla cancellazione della causa dal ruolo era stato previsto dall'art. 71 c.p.a., che aveva fissato il dies a quo per la richiesta di fissazione dell'udienza non solo dal deposito del ricorso ma anche dalla cancellazione della causa dal ruolo, che ora viene invece vietata.

Con la stessa novella sono stati posti limiti anche al semplice rinvio della trattazione della causa, che può ora essere disposto solo in casi eccezionali, da riportare espressamente nel verbale di udienza o nel decreto presidenziale che dispone il rinvio fuori udienza.

Il divieto assoluto di cancellazione della causa dal ruolo è stato rimeditato ed eliminato dall'art. 7, comma 2-bis, d.l. 30 aprile 2022, n. 36, conv. con modif. in l. 29 giugno 2022, n. 79, che ha soppresso le parole «d'ufficio o» con la conseguenza che ora la cancellazione della causa dal ruolo è possibile d'ufficio, restando un divieto alla cancellazione su istanza di parte.

La norma reintroduce così' nel codice del processo amministrativo l'istituto della cancellazione della causa dal ruolo, già sussistente fino al 2021, giacché la soppressione di tale strumento processuale (avvenuta a opera dell'articolo 17, comma 7, lett. a), n. 2), d.l. 9 giugno 2021, n. 80) aveva dato luogo al controproducente e paradossale effetto di ostacolare la definizione delle cause pendenti, che avveniva mediante la loro fissazione in ruoli supplementari (c.d. ruoli aggiunti) e successiva cancellazione, con conseguente estinzione, di tutte quelle per cui si accerta il venir meno dell'interesse di tutte le parti alla decisione.

Formula

AL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... SEZIONE .... [1]Ricorso R.G. ....; udienza del ....

MEMORIA CON CUI SI RAPPRESENTANO I MOTIVI CHE GIUSTIFICANO LA CANCELLAZIONE DELLA CAUSA DAL RUOLO

Nell'interesse di

- [PARTE RICORRENTE], elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale, in relazione al ricorso n. r.g. ...., proposto dal medesimo contro [PARTE RESISTENTE] e nei confronti di [CONTROINTERESSATO];

Ritenuto che, impregiudicato l'interesse al ricorso, la cancellazione si rende necessaria poiché [indicare sinteticamente le motivazioni alla base della istanza]

SOTTOPONE

A codesto ecc.mo Tribunale Lle suesposte argomentazioni che giustificano che sia disposta d'ufficio ai sensi degli artt. 71 e 73 c.p.a. la cancellazione della causa dal ruolo.

Luogo e data ....

Firma Avv. [2] ....

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [3].

[1]Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it).

[2]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”).

[3]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi.

Commento

Una volta fissata l'udienza di discussione la parte, qualora vi sia la necessità di procrastinarne la decisione in presenza, ad esempio, di trattative per la composizione bonaria della lite, può richiedere al giudice di cancellare la causa dal ruolo. Tale richiesta potrà essere depositata in forma scritta, ovvero formulata dalla parte in udienza e, in tal caso, dovrà essere raccolta a verbale.

Per l'effetto, il giudice può con decreto disporne la cancellazione, momento a partire dal quale decorre il termine annuale di perenzione di cui all'art. 71, comma 1, c.p.a. Proprio il riferimento della decorrenza del termine (anche) dalla cancellazione della causa dal ruolo ha determinato il primo riconoscimento normativo espresso alla cancellazione dal ruolo, istituto fino ad allora utilizzato nella prassi.

Posto che, una volta fissata l'udienza di discussione, non dovrebbe essere nella disponibilità delle parti una regressione del processo, salve le ipotesi di rinuncia o di dichiarazione della sopravvenuta carenza di interesse al ricorso, la cancellazione della causa dal ruolo rimane una facoltà del giudice.

Nell'inquadramento della presente formula sono state descritte le vicende normative che hanno condotto dapprima alla eliminazione dell'istituto della cancellazione della causa dal ruolo e poi alla sua reintroduzione appunto come potere d'ufficio del giudice non soggetto a istanza di parte (art. 73, comma 1-bis, c.p.a.).

L'attuale comma 1-bis dell'art. 73 conferma e rafforza quindi quanto già indicato dalla giurisprudenza, che è ferma nel ritenere che non esiste norma giuridica o principio ordinamentale che attribuisca alla parte il diritto al rinvio della discussione del ricorso, atteso che la parte interessata ha solo la facoltà di illustrare le ragioni che potrebbero giustificare il differimento dell'udienza o la cancellazione della causa dal ruolo, ma la decisione finale in ordine ai concreti tempi della decisione spetta comunque al giudice. E ciò, in quanto la richiesta di cancellazione della causa dal ruolo ovvero di rinvio della trattazione di una causa deve trovare il suo fondamento giuridico in gravi ragioni idonee ad incidere, se non tenute in considerazione, sulle fondamentali esigenze di tutela del diritto di difesa costituzionalmente garantite, atteso che, pur non potendo revocarsi in dubbio che anche il processo amministrativo è regolato dal principio dispositivo, deve pur sempre ricordarsi che in esso non vengono in rilievo esclusivamente interessi privati, ma trovano composizione e soddisfazione anche gli interessi pubblici che vi sono coinvolti (T.A.R. Emilia Romagna (Parma) I, 21 novembre 2017, n. 378, che richiama Cons. St. IV, n. 6414/2014).

Proprio il possibile uso strumentale e dilatorio ha portato il giudice ad effettuare una valutazione attenta delle motivazioni a suo fondamento; così, ad esempio, non si è accolta l'istanza di cancellazione dal ruolo di una causa risalente nel tempo allorché essa, più che a consentire la definizione bonaria della lite nel breve periodo, appariva strumentalmente preordinata a conservare nel tempo gli effetti favorevoli di un'ordinanza cautelare già ottenuta (T.A.R. Piemonte (Torino) I, 19 ottobre 2012, n. 1113).

A seguito della modifica dell'art. 73 c.p.a. con particolare riferimento al comma 1-bis, la presente formula è stata modificata per chiarire che la parte non può proporre una istanza di cancellazione della causa dal ruolo, ma può al massimo rappresentare al giudice le ragioni che possono condurre all'esercizio dei poteri del giudice di ufficio di cancellazione della causa dal ruolo.

Al riguardo, la giurisprudenza ha delineato alcuni tratti fondamentali di tale istituto: – deve essere sinteticamente motivata; – può essere indifferentemente disposta dal Collegio, assumendo in tal caso la forma dell'ordinanza, ovvero dal Presidente, assumendo in questa seconda ipotesi la forma del decreto (atteggiandosi come contrarius actus rispetto al decreto presidenziale di fissazione dell'udienza); – non incide ex se, ove non reiterata, sulla sussistenza delle condizioni dell'azione, con particolare riguardo alla permanenza dell'interesse ad agire, presupponendo la persistenza della volontà, in capo all'interessato, di pervenire ad una, e sia pure futura, definizione della domanda giudiziale (Cons. St. V, n. 1652/2014; Cons. St., n. 6414/2014).

In giurisprudenza si è ritenuto che la cancellazione possa essere formulata in relazione agli affari da trattare in pubblica udienza, escludendo che la sua applicazione per le cause da trattare in camera di consiglio, in considerazione del fatto che le cause da trattare in camera di consiglio sono fissate d'ufficio nel rispetto dei termini, sollecitatori o a tutela delle esigenze di difesa, stabiliti dal codice; comunque, spetta al presidente del collegio dirigere l'udienza ed egli non è vincolato dalle richieste di rinvio o cancellazione dal ruolo, che possono essere disposti solo per gravi motivi, ferma restando la competenza decisoria del collegio, una volta che la causa sia stata trattenuta per la decisione (Cons. St. V, n. 5465/2015).

Qualora l'istanza celi una carenza di interesse al ricorso, il giudice anche in sede cautelare lo dichiarerà improcedibile, pronunciando definitivamente sul medesimo (cfr. T.A.R. Lazio (Roma) II-quater, 19 ottobre 2017, n. 1057; T.A.R. Lazio (Roma) I, 20 luglio 2017, n. 8778). Nella prassi, durante la prima introduzione del processo telematico, l'istanza di cancellazione è stata presentata nel caso di ricorso identico ad una previamente depositato, inviato in via telematica per errore materiale (T.A.R. Lazio (Roma) I-bis, 20 ottobre 2017, n. 10553).

È utile ricordare come esistano altre modalità con cui le parti possono chiedere una posticipazione della discussione in presenza di determinate esigenze, come ad esempio una richiesta di rinvio (v. formula “Istanza di rinvio della discussione”) o di sospensione, su accordo delle parti (v. formula “Istanza per chiedere la sospensione del processo”).

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