Atto di rinuncia (art. 84)InquadramentoLa parte ricorrente può rinunciare al ricorso per mezzo di autonoma istanza o dichiarazione orale in udienza (v. formula “Dichiarazione orale di rinuncia e di sopravvenuta carenza di interesse al ricorso da verbalizzare”). L'art. 84 c.p.a. prevede che l'atto di rinuncia debba essere notificato alle parti almeno dieci giorni prima dell'udienza. Se le parti che abbiano interesse alla prosecuzione non si oppongono, il giudice dichiara estinto il ricorso. L'estinzione del giudizio non opera automaticamente in base alla rinuncia, ma è necessario che le parti che hanno interesse alla prosecuzione non si oppongano. L'ultimo comma dell'art. 84 attribuisce al giudice la possibilità di desumere la sopravvenuta carenza di interesse anche in assenza di una espressa dichiarazione di rinuncia, in presenza di fatti o atti univoci dopo la proposizione del ricorso ed altresì dal comportamento delle parti argomenti di prova della sopravvenuta carenza d'interesse alla decisione della causa (v. formula “Atto che dichiara sopravvenuta carenza di interesse”). In tal caso, il giudice dichiarerà improcedibile il ricorso, ai sensi dell'art. 35 c.p.a., anziché dare atto della rinuncia. FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... SEZIONE .... [1] Giudizio R.G. n. [ ....] RINUNCIA AL RICORSO EX ART. 84 C.P.A. Nell'interesse di [PARTE RICORRENTE], elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale, in relazione al ricorso N. R.G. ...., proposto da .... contro .... e nei confronti di ....; DICHIARA di rinunciare al ricorso, ai sensi e per gli effetti dell'art. 84, comma 1, c.p.a. CHIEDE pertanto, che Codesto Ecc.mo Collegio voglia dichiarare estinto il presente giudizio, [eventuale: compensando le spese tra le parti, in ragione delle seguenti circostanze: ....] [2] . Luogo e data .... RELATA DI NOTIFICA [Rinvio a formula “Relata di notifica a persona fisica” e correlate formule di notifica] DEPOSITO INFORMATICO ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [5] . [1]Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it). [2]Ai sensi dell'art. 84, comma 2, c.p.a. il rinunciante deve pagare le spese del procedimento, salvo che non ricorrano circostanze che inducano il giudice a compensare. [3]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”. [4]Anche se non richiesto ai fini della validità della rinuncia, in caso di adesione della controparte alla rinuncia, l'atto può recare anche la firma per accettazione di quest'ultima. [5]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi. CommentoAi sensi dell'art. 84 c.p.a. la parte può rinunciare al ricorso in ogni stato e grado della controversia, mediante dichiarazione sottoscritta da essa stessa o dall'avvocato munito di mandato speciale e depositata presso la segreteria, o mediante dichiarazione resa in udienza e documentata nel relativo verbale. È previsto un termine di dieci giorni prima dell'udienza per la notifica dell'atto di rinuncia alle parti, ma il termine di dieci giorni attiene, quindi, al solo atto formale di rinuncia (rinuncia scritta), ma non preclude che la rinuncia avvenga con dichiarazione resa in udienza (rinuncia orale; v. il commento alla formula “Dichiarazione orale di rinuncia e di sopravvenuta carenza di interesse al ricorso da verbalizzare”). In caso di dichiarazione resa in udienza, non è necessaria la previa notifica dell'atto di rinunzia, richiesta dalla norma nel caso di atto depositato fuori udienza (T.A.R. Calabria (Catanzaro) II, 7 marzo 2016, n. 454; T.A.R. Friuli-Venezia Giulia (Trieste), I, 28 ottobre 2016, n. 489). La rinuncia al ricorso è integralmente rimessa a colui che agisce ed è sottoposta alle sole condizioni della provenienza dalla parte o dal suo procuratore all'uopo espressamente autorizzato, e dell'intervenuta sua conoscenza della controparte da conseguirsi in modo formale ed anche, con innovazione codicistica, mediante forme ulteriori, quali il deposito in udienza dell'atto di rinuncia sottoscritto dalla parte personalmente o tramite difensore all'uopo autorizzato. L'atto di rinuncia è ritualmente presentato laddove sia formalizzato dal difensore del ricorrente munito di procura ad hoc (distinta dalla generica procura alla liti), ai sensi dell'art. 84, comma 3 (T.A.R. Trentino-Alto Adige (Trento) I, 12 febbraio 2014, n. 33). Una volta intervenute le dette formalità, spetta al giudice pronunciare, espressamente ed a seguito di un accertamento che coinvolga la presenza dei detti requisiti, l'estinzione del giudizio, permanendo, fino a quel momento, il potere del rinunciante di revocare il proprio atto (Cons. St. IV, n. 8500/2010). Sul punto gli indirizzi non son univoci. Da un lato, si ammette che, al fine di assicurare la certezza delle posizioni processuali, la lite deve ritenersi comunque ancora pendente fino a quando sulla rinuncia non si sia avuta la presa d'atto da parte del giudice, potendo lo stesso giudice ritenere, per varie ragioni, la rinuncia presentata non idonea ad estinguere il giudizio pendente (Cons. St., Ad. plen., n. 8/2004). D'altro lato, rimane aperta la questione di quale rilievo possa avere, prima di tale pronuncia, una eventuale dichiarazione di revoca. Esigenze di certezza e contemperamento del principio di disponibilità del processo e di interesse pubblico, conducono a ritenere irrilevanti eventuali sopravvenute manifestazioni di volontà del ricorrente (Cons. St. VI, n. 2323/2016; Cons. giust. amm. Sicilia 5 febbraio 2014, n. 47). A seguito del deposito da parte del ricorrente dell'atto di rinuncia al ricorso, il giudice dichiara l'estinzione del giudizio (ai sensi degli artt. 35 comma 2, lett. c) e 84 comma 1) – T.A.R. Lombardia (Brescia) II, 22 febbraio 2017, n. 264). La rinuncia al ricorso di primo grado avvenuta nella fase di appello determina non solo l'estinzione del giudizio di appello, ma l'annullamento senza rinvio della sentenza appellata e la presa d'atto della rinuncia al ricorso di primo grado. In tal caso il giudice di appello dichiara estinto il giudizio di I grado ed annulla, senza rinvio, la sentenza impugnata, preso atto della rinuncia sia al ricorso di primo grado, sia agli effetti della sentenza di accoglimento del medesimo (Cons. St. IV, n. 824/2017). Con riguardo alle spese, è prevista la possibilità di disporre la compensazione delle spese, in alternativa al loro addebito sul rinunziante, che rimane la regola. Nella specie le parti possono direttamente concordare nell'atto di rinuncia la compensazione delle spese (T.A.R. Liguria (Genova) II, 27 novembre 2017, n. 866; T.A.R. Veneto (Venezia) III, 27 novembre 2017, (ud. 9 novembre 2017, dep. 27 novembre 2017), n. 1069), ovvero il giudice può disporla autonomamente in caso di una rinuncia che consegue ad un intervenuto accordo delle parti (T.A.R. Liguria (Genova) II, 27 novembre 2017, n. 862; T.A.R. Lazio (Roma) III, 21 novembre 2017, n. 11487), ovvero di richiesta del rinunziante in tal senso, non seguita da opposizione delle altre parti (T.A.R. Toscana (Firenze) I, 23 novembre 2017, n. 1447; T.A.R. Trentino-Alto Adige (Trento) I, 27 novembre 2017, n. 312). Oltre ad essere notificato alle altre parti occorre che queste aderiscano, seppur tacitamente, alla rinuncia. Si prevede – art. 84, comma 3 – che se le parti che potrebbero avere interesse alla prosecuzione non si oppongono, il processo si estingue. Al contrario, il processo prosegue, ma il giudice potrà comunque valutare la dichiarazione di rinuncia ai sensi del comma 4 dell'art. 84 (v. infra). Ciò non si significa che la rinuncia richiede l'accettazione delle altre parti. Il Consiglio di Stato ha evidenziato che, anche nel processo civile, vi è una profonda distinzione tra la rinuncia agli atti del giudizio, ammissibile anche in appello, e la rinuncia all'azione (o rinuncia all'impugnazione se interviene dopo il giudizio di primo grado), che è rinuncia di merito ed è immediatamente efficace anche senza l'accettazione della controparte a differenza della rinuncia agli atti, per la quale è invece necessaria l'accettazione della parte nei confronti la rinuncia è fatta quando essa abbia interesse alla prosecuzione del processo (Cons. St. VI, n. 164/2003, che richiama cfr. Cass. II, n. 8387/1999). La rinuncia all'azione comporta una pronuncia con cui si prende atto di una volontà del ricorrente di rinunciare alla pretesa sostanziale dedotta in giudizio, con la conseguente inammissibilità di una riproposizione della domanda (Cons. St. IV, n. 602/2016). La parte può comunque documentare l'accettazione della controparte, depositando l'atto di rinuncia al ricorso, sottoscritto per accettazione dal difensore dell'amministrazione resistente. Successivamente, qualora all'udienza pubblica nessuno si oppone, il giudice dichiara estinto il ricorso (T.A.R. Friuli-Venezia Giulia I, 22 marzo 2016, n. 96). La necessità di una non opposizione delle parti alla rinuncia è attenuata dalla previsione del quarto comma, secondo cui, anche in assenza di una rinuncia formale, il giudice può desumere dall'intervento di fatti o atti univoci dopo la proposizione del ricorso ed altresì dal comportamento delle parti argomenti di prova della sopravvenuta carenza d'interesse alla decisione della causa. In caso di più domande (ad esempio di annullamento e di risarcimento), è possibile che la rinuncia riguardi solo una, rimanendo per l'altra l'interesse al ricorso (al fine di far valere le ragioni risarcitorie mediante una successiva azione davanti a diverso giudice) (Cons. St. IV, n. 5152/2015). Al riguardo, si osserva che gli effetti della mancata riproposizione sono indicati dall'art. 101, comma 2 nella rinuncia alle domande e alle eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sentenza di primo grado, anche se va chiarito che una volontà rinunciativa ex lege, quale quella derivante dall'applicazione dell'art. 101, comma 2, c.p.a., non può assumere di per sé valenza di volontà di rinunciare alla pretesa sostanziale, con la conseguente limitazione dei relativi effetti al processo nell'ambito del quale si sia perfezionata e senza preclusioni di sorta in ordine alla riproposizione – se possibile in relazione ai termini - della relativa domanda in un altro contesto processuale (Cons. St. III, n. 5014/2018, che, nell'ammettere la riproposizione in separato giudizio di una domanda di risarcimento non esaminata in primo grado e non riproposta in appello, ha anche richiamato la distinzione tra rinuncia agli atti del giudizio, cui consegue una pronuncia meramente processuale, potendo essere la domanda riproposta nel caso in cui siano ancora aperti i termini per far valere in giudizio la pretesa sostanziale e la rinuncia all'azione, che comporta, invece, una pronuncia con cui si prende atto di una volontà del ricorrente di rinunciare alla pretesa sostanziale dedotta in giudizio, con la conseguente inammissibilità di una riproposizione della domanda; in quest'ultimo caso non vi può essere estinzione del processo, in quanto la decisione implica una pronuncia di merito, cui consegue l'estinzione del diritto di azione, atteso che il giudice prende atto della volontà del ricorrente di rinunciare alla pretesa sostanziale dedotta nel processo). In sede di appello la rinuncia al ricorso ed agli effetti della sentenza di primo grado da parte dell'appellato vittorioso – non notificata alle altre parti, che ne hanno comunque preso atto – è stata qualificata non come rinuncia in senso tecnico, ma come fattispecie d'improcedibilità dell'appello, in ragione della perdita di interesse al ricorso originario, ex art. 84 comma 4, c.p.a. e della conseguente statuizione di annullamento senza rinvio della sentenza appellata (Cons. St. V, n. 5971/2011). Il deposito di un atto di transazione in fase di appello è stato qualificato come rinuncia alla impugnazione, con estinzione del ricorso di primo grado e conseguente annullamento senza rinvio della sentenza appellata (Cons. giust. amm. Sicilia, 2 marzo 2015, n. 167; Cons. St. V, n. 6256/2013). La rinuncia, anche ove contenuta in atto transattivo, non può essere riferita a qualunque evento futuro, non potendosi configurare una rinuncia preventiva alla tutela giurisdizionale dell'interesse legittimo, effettuata prima della lesione di quest'ultimo (Cons. St. IV, n. 1337/2016; Cons. St. IV, n. 5557/2013; Cons. giust. amm. Sicilia, n. 511/2017). Per ciò che riguarda la fattispecie relativa alla sopravvenuta carenza di interesse, si rinvia al commento alla formula “Atto che dichiara sopravvenuta carenza di interesse”. |