Opposizione al decreto che dichiara l'estinzione o l'improcedibilità (art. 85)InquadramentoL'art. 85 c.p.a. introduce un rito sommario per le declaratorie di estinzione e di improcedibilità del giudizio, definito con decreto, nei confronti del quale è possibile proporre opposizione nel termine di sessanta giorni dalla comunicazione. L'opposizione può essere proposta da qualsiasi parte costituita che ne abbia interesse. L'atto di opposizione deve essere notificato a tutte le altre parti (anche non costituite). Il giudizio di opposizione, che segue le forme del rito camerale, è deciso con ordinanza e può concludersi con l'accoglimento (nel qual caso il giudice iscrive nuovamente a ruolo il ricorso fissando anche l'udienza per la discussione), ovvero con il rigetto. L'ordinanza che decide sull'opposizione è appellabile (anch'essa secondo il rito camerale; v. formula “Ricorso in appello avverso l'ordinanza che decide sulla opposizione”). FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... SEZIONE .... [1] giudizio R.G. N. [ ....] RICORSO IN OPPOSIZIONE Nell'interesse di [PARTE RICORRENTE/RESISTENTE/CONTROINTERESSATO], elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale, in relazione al ricorso n. r.g. ...., proposto da .... contro .... e nei confronti di ....; PER L'ANNULLAMENTO E/O LA REVOCA del decreto del Presidente del T.A.R. ...., pubblicato in data ...., comunicato all'opponente in data ...., con cui si è dichiarata .... [indicare l'oggetto del decreto] in relazione al ricorso r.g. n. .... FATTO E DIRITTO - In relazione al ricorso indicato in epigrafe, proposto da ...., contro .... e relativo a .... [indicare oggetto del ricorso], con il decreto oggetto della presente opposizione è stata dichiarata [indicare la causa di estinzione dichiarata, specificando la relativa ragione, ex art. 35, comma 2, c.p.a.] - Il suddetto decreto è stato comunicato alla parte che si rappresenta in data ..... - Il decreto è meritevole di annullamento e/o revoca in ragione del fatto che [evidenziare i motivi di ordine procedurale o di altro tipo che rendono illegittimo il decreto opposto] P.Q.M. si chiede che codesto Ecc.mo Tribunale voglia accogliere la presente opposizione e, per l'effetto, revochi il decreto, fissando ai sensi dell'art. 85, comma 4, c.p.a., l'udienza per la discussione del ricorso. Si chiede altresì di essere sentito in camera di consiglio. Luogo e data .... Firma Avv. [2] .... DICHIARAZIONE DI NON DEBENZA DEL CONTRIBUTO UNIFICATO Ai sensi degli artt. 9 e 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002, non è dovuto il contributo unificato, non trattandosi di nuovo ricorso ma di incidente processuale. RELAZIONI DI NOTIFICAZIONE [Rinvio a formula “relata di notificazione a persona fisica” e formule ad essa correlate] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [3] . [1]Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it). [2]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”). [3]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito: www.giustizia-amministrativa.it. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi. CommentoL'estinzione o l'improcedibilità è dichiarata con decreto monocratico, emesso dal Presidente o dal magistrato delegato (salvo che non siano accertate in udienza di discussione; v. art. 85, comma 9, c.p.a.). Il decreto è depositato in segreteria, che ne dà comunicazione alle altre parti (art. 85, comma 2, c.p.a.). A seguito della comunicazioni, le parti possono proporre, ai sensi del comma 4, opposizione avverso il decreto, nel termine di 60 giorni dalla comunicazione. Con riguardo alle regole che assistono tali comunicazioni, la giurisprudenza ha chiarito che: a) le comunicazioni di segreteria tramite posta elettronica certificata sono valide anche se riferite a ricorsi notificati prima dell'entrata in vigore del c.p.a. – purché, comunque, successive a esso – e anche se indirizzate a un difensore che aveva omesso di indicare il proprio indirizzo PEC nel ricorso o nel primo atto difensivo; b) la comunicazione del documento informatico per via telematica, mediante l'utilizzo di posta elettronica certificata, risulta assistita, sul piano tecnico, dall'utilizzo di protocolli di trasmissione che ne assicurano l'assoluta affidabilità, in ordine all'indirizzo del mittente, a quello del destinatario, al contenuto della comunicazione e all'avvenuto recapito del messaggio, tanto che l'art. 48, comma 2, del d.lgs. n. 82/2005 (codice dell'amministrazione digitale) equipara tale comunicazione alla notificazione per mezzo di posta ordinaria e che l'art. 136 c.p.a. sanziona con la presunzione di conoscenza l'utilizzo della PEC; ciò vale a escludere qualunque lesione di buona fede, correttezza, affidamento; c) in caso di tardività dell'opposizione rispetto a tale comunicazione, non può essere concesso il beneficio dell'errore scusabile, in quanto l'art. 37 c.p.a., risolvendosi in una deroga al principio fondamentale di perentorietà dei termini processuali, va considerato norma di stretta interpretazione e un suo uso largheggiante rischierebbe di attentare al principio, quantomeno di pari dignità rispetto all'esigenza di assicurare l'effettività della tutela giurisdizionale, della parità delle parti relativamente all'osservanza dei termini processuali perentori (Cons. St. IV, n. 1400/2017, che richiama, Cons. St., Ad. plen., ord. n. 33/2014). Il decreto di perenzione notificato ad un indirizzo PEC non inserito in alcun pubblico elenco e facente capo ad un privato cittadino, e non ad un avvocato, non è valido e può essere revocato (Cons. St. IV, n. 8877/2019). Termini e modalità per l'opposizione L'opposizione apre una fase contraddittorio (assente prima della emissione del decreto monocratico) in merito al decreto che definisce il giudizio. L'opposizione al decreto può essere proposta da parte di chi vi abbia interesse (e non solo dal ricorrente, come nel caso di decreto di perenzione ultraquinquennale; v. commento alla Formula “Opposizione avverso il decreto che dichiara la perenzione”) e apre una fase di cognizione trattata secondo il rito camerale, decisa con ordinanza collegiale. Applicandosi i termini dimidiati, il termine per il deposito dell'atto è pari a quindici giorni dall'ultima notificazione del ricorso in opposizione. Nei giudizi soggetti a abbreviazione dei termini, anche il termine per proporre opposizione è ridotto alla metà, ex art. 119, comma 2, c.p.a. Pertanto, l'opposizione deve essere proposta entro trenta, e non sessanta giorni, dalla ricezione del decreto di perenzione (Cons. St., n. 1400/2017; Cons. St. V, n. 2583/2011). L'opposizione si propone al collegio e l'atto è notificato a tutte le altre parti (comma 3). Il relativo giudizio si svolge ai sensi dell'art. 87, comma 4, c.p.a., con conseguente dimezzamento dei termini. Se l'opposizione non è notificata alle altre parti del giudizio, la stessa è dichiarata inammissibile (Cons. St., n. 2608/2014; Cons. St. V, n. 5216/2013). In merito alle spese di giudizio, in caso di rigetto, l'opponente è condannato alla rifusione delle spese processuali, secondo una chiara funzione deflattiva (art. 85, comma 5). Deve ritenersi che la condanna alle spese vada pronunciata soltanto in caso di costituzione nella fase di opposizione. La condanna alle spese «ordinaria», infatti, non ha carattere sanzionatorio, ma è fondata sul principio della soccombenza, per cui chi perde deve rifondere le spese al vincitore. In caso di accoglimento dell'opposizione, invece, il regolamento delle spese avverrà con il provvedimento che definisce il giudizio. In relazione all'opposizione al decreto che dichiara la perenzione del giudizio, si rinvia alla formula “Opposizione avverso il decreto che dichiara la perenzione”. In caso di mancata opposizione al decreto lo stesso passa in giudicato, risultando idoneo a definire il giudizio al pari della sentenza. Appello avverso l'ordinanza che decide sull'opposizione L'ordinanza che in primo grado decide sull'opposizione è appellabile e il giudizio di appello si svolge secondo le disposizioni previste per il giudizio in camera di consiglio (v. formula “Ricorso in appello avverso l'ordinanza che decide sulla opposizione”). A tale ordinanza è riconosciuto pacificamente contenuto decisorio, in quanto idonea a definire il giudizio (attraverso l'attribuzione, al decreto di estinzione o di improcedibilità, del crisma del giudicato quantomeno in senso formale), e come tali sono assimilabili alle sentenze, dovendosi quindi ammettere l'esperibilità del mezzo d'impugnazione (Cons. St. V, n. 2546/2016; Cons. St., n. 2264/2015 e Cons. St. IV, n. 3578/2013). Anche alla fase di impugnazione si applica il rito camerale, con il conseguente dimezzamento di tutti i termini, ivi compresi quello di notifica. Il termine per la presentazione del ricorso è da intendersi di 30 giorni (e non di 60), decorrenti dalla data della pubblicazione dell'ordinanza (Cons. St. IV, n. 811/2014). Nel caso in cui sia il Consiglio di Stato a pronunciarsi direttamente sull'improcedibilità o estinzione in grado d'appello, tale ordinanza non è soggetta ad appello. Non è stato infatti ritenuto estensibile in via analogica l'art. 87 comma 7 c.p.a. alle ordinanze del Consiglio di Stato che pronuncino sull'opposizione a decreti monocratici di improcedibilità o estinzione potendosi invece soltanto ammettere il rimedio della revocazione, che è mezzo d'impugnazione proposto allo stesso giudice da cui è stata emanata la decisione gravata, sia pure nei limiti più stringenti previsti dal combinato disposto degli artt. 96 c.p.a. e 395 c.p.c. (Cons. St. IV, n. 1840/2017). In caso di revocazione i termini sono quelli previsti per il mezzo ordinario e si dovrà fare riferimento al medesimo termine dell'opposizione, ossia 60 giorni dalla comunicazione (Cons. St. IV, n. 3683/2017). Nel caso in cui l'improcedibilità o l'estinzione siano dichiarate con sentenza (art. 85, u.c.), la stessa è soggetta ad impugnazione secondo le regole ordinarie. In caso di accoglimento dell'appello, il Consiglio di Stato, in riforma della ordinanza appellata, rileva la mancata estinzione del giudizio di primo grado e dispone il rinvio della causa al T.A.R., per la sua definizione (Cons. St. VI, n. 4318/2017). |