Istanza di correzione di errore materiale (art. 86)InquadramentoCon l'istanza di correzione di errore materiale, la parte di un provvedimento giurisdizionale chiede al medesimo giudice di correggere omissioni o errori materiali contenuti nel provvedimento. La correzione di errore materiale presuppone che l'errore sia immediatamente rilevabile in modo obiettivo, senza necessità di alcuna indagine ricostruttiva del pensiero del giudice, dovendosi altrimenti ricorrere ai mezzi di impugnazione ordinari che il codice prevede. L'istanza di correzione può anche essere congiunta, qualora vi sia adesione delle parti e, in tal caso, il giudice provvede con le forme più semplici del decreto in camera di consiglio (v. formula “Istanza congiunta o con adesione di controparte per la correzione di errore materiale”). In caso di dissenso sarà il collegio a decidere con la forma dell'ordinanza. FormulaAL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL .... [1] SEZIONE .... [2] giudizio R.G. N. [ ....] ISTANZA DI CORREZIONE DI ERRORE MATERIALE EX ART. 86 C.P.A. Nell'interesse di [PARTE RICORRENTE/RESISTENTE/CONTROINTERESSATO] [3], elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., che lo/la rappresenta e difende giusta procura speciale, in relazione al ricorso n. r.g. ...., proposto da .... contro .... e nei confronti di ....; FATTO E DIRITTO Con la presente istanza, la parte che qui si rappresenta richiede la correzione dell'errore materiale di cui è affetta la pronuncia .... [indicare natura ed estremi del provvedimento di cui si chiede la correzione], emessa da codesto Giudice in data .... e pubblicata in data ...., nell'ambito del ricorso indicato in epigrafe. In particolare, l'errore consiste nel .... [indicare l'errore di cui si chiede la correzione]; pertanto, nella parte riferita il provvedimento andrebbe corretto come segue .... [indicare la formulazione corretta]. Tale errore è immediatamente rilevabile, anche solo dalla lettura del provvedimento, ove nella parte motiva, tale circostanza è chiarita nel seguente modo .... [eventualmente indicare e allegare gli atti utili al fine di apprezzare la svista in cui è incorso il giudicante nel provvedimento di cui si chiede la correzione]. P.Q.M. Sulla base delle considerazioni che precedono, si chiede che codesto ecc.mo Giudice voglia disporre, ai sensi dell'art. 86 c.p.a., la correzione del provvedimento indicato, con le modalità sopra evidenziate o con altre che ritenga ugualmente appropriate, con vittoria di spese e onorari. [eventuale: Si chiede che la correzione sia apportata in calce alla copia cartacea conforme all'originale informatico, ai sensi dell'art. 86, comma 3, c.p.a.]. [eventuale: Si chiede di essere sentiti nella camera di consiglio fissata per la decisione dell'istanza] Si allega: [provvedimento di cui si chiede la correzione] Luogo e data .... Firma Avv. .... [4] RELATA DI NOTIFICA [V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate [5] .] DICHIARAZIONE DI NON DEBENZA DEL CONTRIBUTO UNIFICATO Ai sensi degli artt. 9 e 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002, non è dovuto il contributo unificato, non trattandosi di nuovo ricorso ma di incidente processuale. DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [6]. [1]L'istanza dovrà essere indirizzata al Consiglio di Stato, qualora la sentenza di cui si chiede la correzione è stata emessa da quest'ultimo. [2]Ai sensi dell'art. 136, comma 2, c.p.a., i difensori sono tenuti a depositare tutti gli atti e i documenti con modalità telematiche. A tal fine, il deposito avviene mediante l'utilizzo del modulo disponibile sul sito www.giustizia-amministrativa.it, da inviare via PEC alla segreteria del tribunale adito (vedi le relative istruzioni disponibili sul sito www.giustizia-amministrativa.it). [3]Legittimate a proporre l'istanza di correzione sono tutte le parti. In caso di istanza congiunta il procedimento è semplificato, prevedendosi l'adozione di un decreto, in camera di consiglio (art. 86, comma 1, c.p.a.). [4]V. nt. precedente. Si ricordi che per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatta in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”). [5]Ai sensi dell'art. 288 c.p.c. – applicabile in virtù dell'art. 39 c.p.a.: “Se è chiesta la correzione di una sentenza dopo un anno dalla pubblicazione, il ricorso e il decreto debbono essere notificati alle altre parti personalmente”. [6]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito: www.giustizia-amministrativa.it. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi. CommentoIl procedimento per la correzione di errore materiale non ha natura impugnatoria e la domanda di correzione va proposta allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento da correggere. In caso di accordo tra le parti, può essere semplificato e definito con decreto, altrimenti è definito con ordinanza collegiale in camera di consiglio. Per ciò che riguarda i termini, anche se non sono previste decadenze per la correzione, si ritiene applicabile l'art. 288 c.p.c. in base al quale, se l'istanza di correzione è depositata oltre un anno dalla pubblicazione della decisione, l'istanza va notificata alla parte personalmente. L'istanza va comunque sempre notificata, essendo necessario il contraddittorio per la correzione di errore materiale. Con il provvedimento di correzione, in caso di modifica del dispositivo, il giudice dispone la annotazione della correzione in calce del provvedimento emendato e può altresì disporre i successivi incombenti della fase processuale (ad es., la fissazione tempestiva della prosecuzione dell'appello in caso di accoglimento della domanda cautelare). All'esito del procedimento la correzione è materialmente apportata dal segretario mediante annotazione in calce o a margine dell'originale del provvedimento corretto. In caso di sentenza sottoscritta con firma digitale, la segreteria procederà alla correzione di detta sentenza con modalità telematiche, ai sensi dell'art. dell'art. 13-bis, comma 1-ter, delle norme tecniche di attuazione, all. 2 c.p.a, come modificato dalla l. n. 197/2016. Il difensore dovrà formulare apposita richiesta per richiedere la correzione anche mediante annotazione nella copia cartacea conforme dell'originale informatico, con le correzioni disposte dal giudice (T.A.R. Lazio, 5 giugno 2017, n. 6519). È ammissibile la conversione della istanza di correzione avverso l'ordinanza cautelare in domanda di revocazione (Cons. St., n. 661/2016). Tipologia di errori correggibili Il procedimento è finalizzato alla correzione di errori materiali, in cui rientrano anche le omissioni e riguarda non solo le sentenze, ma anche decreti e ordinanze. L'istanza è proponibile anche avverso le ordinanze cautelari. L'errore deve riguardare non la sostanza del giudizio o la valutazione del giudice, ma la manifestazione del pensiero all'atto della formazione del provvedimento, di talché la divergenza fra il giudizio e la sua espressione letterale appare «fortuita», cagionata da mera svista o disattenzione nella redazione della sentenza e come tale percepibile e rilevabile ictu oculi. Più in generale, si è ritenuto che l'errore suscettibile di correzione è quello che si estrinseca in una inesattezza o svista accidentale rilevando una discrepanza tra la volontà del giudicante e la sua rappresentazione, chiaramente riconoscibile da chiunque, e che è rilevabile dal contesto stesso dell'atto, e la relativa disciplina è applicabile anche nell'ipotesi di contrasto tra dispositivo e motivazione della decisione tutte le volte in cui, in termini inequivocabili, rilevabili ictu oculi, essa statuisca nel dispositivo in difformità di quanto argomentatamente esposto in motivazione (ex multis, Cons. St. IV, n. 2935/2016). Sulla base di tali principi, ad esempio, sono stati oggetto di istanza di correzione errori quali: l'erroneo rigetto della domanda cautelare a fronte di un parte motiva che argomenta nel senso di un suo accoglimento (Cons. St. III, n. 871/2016), la mancata liquidazione delle somme dovute per le spese generali di giudizio (T.A.R. Sicilia (Catania) II, 23 marzo 2016, n. 820), l'erronea condanna alle spese a carico di parte ricorrente invece che a carico di parte resistente, laddove il dispositivo medesimo recava pronuncia di accoglimento della domanda cautelare (T.A.R. Lazio, 30 novembre 2017, n. 11863); la mancata distrazione degli onorari e delle spese, per come liquidate in dispositivo, in favore del difensore della parte appellata, dichiaratosi antistatario (Cons. St. III, n. 5491/2015); la mancata liquidazione degli onorari di avvocati (T.A.R. Lazio (Latina) I, 10 ottobre 2013, n. 743). Di contro, è stata ritenuta inammissibile l'istanza quando l'asserito errore consiste nella mancata pronuncia da parte del giudice su un capo della domanda, in quanto in questo caso non si ha una mera omissione materiale, ma un vizio da far valere in sede di impugnazione (T.A.R. Lazio (Roma) II, 6 marzo 2014, n. 2593). Analogamente, si è ritenuto non emendabile l'erronea indicazione del ricorrente, contenuta già nell'atto di ricorso, poi confluita nella sentenza, atteso che l'art. 86 c.p.a. prevede soltanto la correzione di errori materiali commessi dal giudice e non anche dall'avvocato (Cons. St. VI, decreto n. 5404/17). Quando invece il contrasto fra motivazione e dispositivo non costituisce «svista» o «lapsus calami» del giudice, tale contrasto non è sanabile (almeno non con il procedimento di correzione), non potendosene a tutta evidenza individuare l'effettiva voluntas con riferimento al punto specifico della materia del contendere (cfr. Cons. St. IV, n. 4198/2015, per un caso di contrasto tra motivazione, nella quale si dispone la compensazione delle spese di giudizio, e dispositivo, nel quale, invece, le spese vengono poste a carico della parte soccombente, provvedendosi anche alla specifica quantificazione delle medesime; v. in senso contrario Cons. St. V, n. 2937/2017). Ciò implica anche l'inapplicabilità della procedura in esame al caso in cui la parte motiva non consente di comprendere il percorso motivazionale e le ragioni della decisione. L'omissione dell'iter decisorio comporta la nullità della sentenza e non può essere corretta, con la procedura in esame (Cons. St. V, n. 5069/2011, per un caso in cui la parte motiva risulta esattamente identica, parola per parola, alla parte espositiva in fatto la quale contiene solamente un sommario sunto riferito allo svolgimento del giudizio di primo grado e non lascia trasparire quale iter decisorio abbia effettivamente condotto al rigetto del ricorso). Procedimento di correzione Il procedimento consiste in una fase incidentale del precedente giudizio (che si apre nel giudizio instaurato e ha come oggetto l'individuazione dell'errore e la sua correzione). Il procedimento semplificato si fonda sulla istanza di parte (o può essere attivato anche d’ufficio; v. oltre) e sul necessario contraddittorio con le parti interessate e si svolge secondo le forme della camera di consiglio. Conseguentemente, si richiede, da un lato, che la sentenza oggetto della istanza sia stata notificata alla controparte (in caso contrario, l'istanza di correzione è inammissibile, salvo sua riproponibilità); dall'altro, l'ordinanza che decide sulla correzione deve essere pronunciata su istanza di parte e nel contraddittorio con gli interessati (Cons. St. V, n. 5069/2011). E’ stata riconosciuta la possibilità di attivare il procedimento di correzione anche di ufficio, trattandosi di un procedimento privo di connotati giurisdizionali e di natura sostanzialmente amministrativa (Cons. St., Ad. Plen., n. 1/2023). La procedura è applicabile anche al dispositivo pubblicato prima del deposito della sentenza (Cons. St. V, n. 2197/2002). Per ciò che riguarda la spese, seppur è vero che, in assenza di una soccombenza sostanziale, non vi dovrebbe essere una condanna alle spese (Cons. St. V, n. 2530/2017; Cons. St. III, n. 526/2017), può accadere tuttavia che, nei casi di dissenso tra le parti, il giudice compensi le spese tra le parti (Cons. St. V, n. 2937/2017; Cons. St. IV, n. 5557/2016). Il rapporto tra correzione di errore materiale e impugnazioni Il procedimento di correzione di errore materiale non rientra tra le impugnazioni ed è insensibile a queste, nel senso che può essere proposto anche in pendenza di appello (Corte cost., n. 335/2004) e la sua proposizione non implica conoscenza legale della sentenza che si chiede di correggere ai fini del decorso del termine breve per l'impugnazione (Cass. S.U., n. 5053/2017; Cass. II, n. 17122/2011). Ciò si spiega per ragioni di economia processuale recepite dal legislatore con l'art. 287 c.p.c., che tollerano la pendenza contestuale del procedimento di correzione e dei procedimenti di impugnazione, e perfino del procedimento di appello quando questo sia posteriore a quello di correzione; in conclusione, esse sono poste a fondamento di un'eccezionale disciplina dei rapporti tra procedimento di correzione e procedimenti di impugnazione. In pendenza del termine per l'appello, l'errore materiale che infici la sentenza non ancora passata in giudicato può essere denunciato con apposito motivo di impugnazione anziché far luogo all'apposita procedura di correzione (Cons. St. IV, n. 26/2016). La natura sostanzialmente amministrativa del provvedimento di correzione esclude che avvero il medesimo possa essere proposto appello (Cons. St. V, n. 1365/2010). |