Memoria di costituzione con riproposizione dei motivi assorbiti (art. 101)

Roberto Chieppa

Inquadramento

L'appello è caratterizzato dall'effetto devolutivo, che determina il riesame da parte del Consiglio di Stato dell'intera controversia, ovviamente nei limiti di quanto devoluto (principio dispositivo) e del formarsi del giudicato interno (statuizione della sentenza di primo grado non oggetto di contestazioni in appello).

Pertanto, anche una omessa pronuncia del giudice di primo grado su un punto della controversia non ha effetti invalidanti sulla sentenza impugnata, ma comporta solo che la questione debba essere esaminata dal Consiglio di Stato.

La riproposizione dei motivi assorbiti in primo grado può sempre avvenire con semplice memoria, ma tassativamente entro un termine perentorio coincidente con quello della relativa costituzione in giudizio, che è di sessanta giorni dal perfezionamento nei propri confronti della notificazione del ricorso (trenta nel rito abbreviato).

La nuova regola sul termine per la riproposizione dei motivi assorbiti non si applica agli appelli depositati prima dell'entrata in vigore del codice.

Formula

CONSIGLIO DI STATO SEZIONE ....

ATTO DI COSTITUZIONE E MEMORIA [1]

NELL'INTERESSE DI

- [PERSONA FISICA] [2], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [3] ...., C.F. .... [4], PEC: .... [5], fax .... [6], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [7] .

- [PERSONA GIURIDICA] [8], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [9] ...., C.F. .... [10], PEC: .... [11], fax .... [12], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [13] ;

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15] ;

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax .....] [16]

[INDICARE SE IN QUALITÀ DI RESISTENTE O CONTROINTERESSATO]

NEL RICORSO IN APPELLO R.G. N. ....

proposto da [PERSONA FISICA/GIURIDICA], rappresentata e difesa da ...., presso il cui studio è elettivamente domiciliata in ....;

PER L'ANNULLAMENTO

- della sentenza del T.A.R. del ...., n. ...., pubblicata in data ...., notificata in data ...., con cui è stato accolto/respinto il ricorso .....

FATTO

L'appellante / la parte appellata proponeva ricorso al T.A.R. del .... avverso il provvedimento del .... adottato da .... ed avente ad oggetto. ...., deducendo che: ....

Con sentenza del ...., notificata in data .... / pubblicata in data ...., il T.A.R. ha accolto/respinto il ricorso sulla base delle seguenti ragioni ....

Il Sig. .... ha proposto ricorso in appello con atto notificato il ....

DIRITTO

1. Con il presente atto si costituisce ...., nella sua qualità di ...., e chiede che l'appello sia dichiarato irricevibile, inammissibile o respinto perché infondato nel merito.

(indicare eventuali profili di irricevibilità, inammissibilità o improcedibilità dell'appello e di seguito le ragioni per cui si ritiene l'appello infondato nel merito).

2. Ai sensi dell'art. 101, comma 2, c.p.a. si intende riproporre le domande, i motivi di ricorso e le eccezioni dedotte in primo grado che il T.A.R. ha dichiarato assorbite o non ha comunque esaminato.

Domande, motivi di ricorso ed eccezioni che vengono qui di seguito riportate: ....

P.Q.M.

Si chiede che codesto ecc.mo Consiglio di Stato voglia dichiarare irricevibile o inammissibile o respingere nel merito il ricorso in appello indicato in epigrafe o comunque confermare l'impugnata sentenza sulla base dei motivi di ricorso e di domande ed eccezioni assorbite dal T.A.R. e riproposte in sede di appello.

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa.

Con vittoria di spese e onorari del doppio grado del giudizio.

Si producono i seguenti documenti:

1) [ ....] [17]

Luogo e data ....

Firma Avv. [18] ....

PROCURA

[V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [19] .

[1]Ai sensi dell'artt. 46 c.p.a., le parti intimate possono costituirsi in giudizio entro 60 giorni dalla notificazione del ricorso. In caso di costituzione tardiva, la parte incorre nelle decadenze di cui all'art. 73 c.p.a. in relazione alla facoltà di produrre scritti e memorie difensive, le quali possono essere depositate entro 30 giorni liberi prima della udienza di discussione (40 per i documenti e 20 per eventuali memorie di replica). Si tratta di termini, questi ultimi, perentori, e soggetti a dimidiazione nei casi previsti dalla legge.

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[3]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[4]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[5]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[6]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]».

[7]La procura, conferita ad avvocato abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[8]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[9]V. nt. 3.

[10]V. nt. 4.

[11]V. nt. 5.

[12]V. nt. 6.

[13]V. nt. 7.

[14]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[15]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[16]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[17]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni avanzate dalla parte in relazione al ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

[18]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Atto”).

[19]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito: www.giustizia-amministrativa.it. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi.

Commento

Il termine di sessanta giorni per la costituzione in giudizio stabilito dall'art. 46 non ha carattere perentorio, potendo la costituzione in giudizio avvenire anche successivamente, purché nei termini fissati per il deposito delle memorie prima dell'udienza di discussione dall'art. 73 c.p.a. (v. la formula “Memoria conclusionale del ricorrente”).

Tuttavia, nel giudizio di appello le domande e le eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sentenza di primo grado devono essere riproposte dalle parti diverse dall'appellante con memoria depositata a pena di decadenza entro il termine per la costituzione in giudizio.

È frequente che, in caso di accoglimento del ricorso da parte del T.A.R., il giudice non esamini tutti i motivi di ricorso, «assorbendone» alcuni, il cui esame ritiene non necessario alla luce della statuizione di accoglimento.

Con la formula in commento la memoria di costituzione e risposta contiene appunto anche la riproposizione dei motivi assorbiti in primo grado.

La prassi dell'assorbimento dei motivi di ricorso è stata più volte criticata dalla dottrina e anche la giurisprudenza ha cercato di porre un freno ad un utilizzo dell'assorbimento che possa risultare penalizzante per l'effettività della tutela giurisdizionale.

È stato affermato che l'ordine del giudice di esaminare le censure non può prescindere dal principio dispositivo, che regola anche il processo amministrativo e comporta la necessità di esaminare prima quelle censure, da cui deriva un effetto pienamente satisfattivo della pretesa del ricorrente. In presenza di un motivo diretto ad escludere il primo classificato di una gara di appalto e di altro motivo tendente ad una rinnovazione (parziale o totale) delle operazioni di gara, solo l'accoglimento della prima censura, che deve quindi essere esaminata per prima, soddisfa l'interesse della seconda classificata ad ottenere l'aggiudicazione dell'appalto (Cons. St., n. 213/2008, che ha anche sottolineato che il mancato esame di alcune censure non può essere escluso in quanto – come affermato nella specie dal T.A.R. – «occorrerebbe svolgere un'ulteriore attività istruttoria», tenuto conto che in alcun modo difficoltà istruttorie o esigenze di economia processuale possono condurre ad una limitazione della tutela).

Quale sia l'ordine di esame dei motivi, il giudice è tenuto a proseguire tale esame finché è certo che dall'accoglimento di un ulteriore motivo non deriva più alcuna utilità al ricorrente; la prassi del giudice amministrativo di assorbire alcuni motivi del ricorso, che già in precedenza poteva condurre a risultati errati, deve essere del tutto riconsiderata ora che è ammesso il risarcimento del danno derivante dall'esercizio illegittimo dell'attività amministrativa, in quanto, per assorbire un motivo, deve essere evidente che dall'eventuale accoglimento della censura assorbita non possa derivare alcun vantaggio al ricorrente, neanche sotto il profilo risarcitorio.

Fino all'entrata in vigore del Codice, in caso di fondatezza dei motivi del ricorso di appello, i motivi assorbiti in primo grado potevano essere riproposti dall'appellato (vincitore in primo grado) con semplice memoria senza alcun termine.

Il Codice ha previsto la decadenza delle domande e delle eccezioni non esaminate o dichiarate assorbite nella sentenza di primo grado, se non espressamente riproposte nell'atto di appello e la disposizione non ha portata innovativa.

Con disposizione innovativa, invece, per la riproposizione delle domande e delle eccezioni formulate dalle parti diverse dall'appellante viene imposto, a tutela del contraddittorio, un termine perentorio coincidente con quello della costituzione in giudizio.

I motivi assorbiti (o le eccezioni non esaminate, salvo quanto detto oltre) continuano, quindi, a poter essere riproposti dalle parti diverse dall'appellante con semplice memoria, ma ciò deve avvenire entro il termine per la costituzione in giudizio, che è di sessanta giorni dal perfezionamento nei propri confronti della notificazione del ricorso (trenta nel rito abbreviato).

Gli effetti della mancata riproposizione sono indicati dall'art. 101, comma 2 nella rinuncia alle domande e alle eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sentenza di primo grado, anche se va chiarito che una volontà rinunciativa ex lege, quale quella derivante dall'applicazione dell'art. 101, comma 2, c.p.a., non può assumere di per sé valenza di volontà di rinunciare alla pretesa sostanziale, con la conseguente limitazione dei relativi effetti al processo nell'ambito del quale si sia perfezionata e senza preclusioni di sorta in ordine alla riproposizione – se possibile in relazione ai termini – della relativa domanda in un altro contesto processuale (Cons. St. III, n. 5014/2018, che, nell'ammettere la riproposizione in separato giudizio di una domanda di risarcimento non esaminata in primo grado e non riproposta in appello, ha anche richiamato la distinzione tra rinuncia agli atti del giudizio, cui consegue una pronuncia meramente processuale, potendo essere la domanda riproposta nel caso in cui siano ancora aperti i termini per far valere in giudizio la pretesa sostanziale e la rinuncia all'azione, che comporta, invece, una pronuncia con cui si prende atto di una volontà del ricorrente di rinunciare alla pretesa sostanziale dedotta in giudizio, con la conseguente inammissibilità di una riproposizione della domanda; in quest'ultimo caso non vi può essere estinzione del processo, in quanto la decisione implica una pronuncia di merito, cui consegue l'estinzione del diritto di azione, atteso che il giudice prende atto della volontà del ricorrente di rinunciare alla pretesa sostanziale dedotta nel processo).

In questi casi, si deve tuttavia fare attenzione a fare completo affidamento nella possibilità di riproporre la domanda, in quanto se dalla sentenza di primo grado si può desumere che la domanda di risarcimento è stata respinta unitamente a quella di annullamento, sarà necessario riproporre nell'atto di appello anche la domanda di risarcimento.

In sostanza, la non riproposizione di una domanda (nell'esempio, di risarcimento) nell'atto di appello deve essere il frutto di una attenta scelta che dipenda da una specifica strategia processuale e deve fondarsi sulla certezza che si tratti di un mancato esame e non di un rigetto anche implicito della domanda insieme al rigetto del ricorso; in assenza di particolari esigenze appare preferibile riproporre la domanda di risarcimento in appello, ovviamente con gli adeguati supporti probatori.

La rilevanza della novità si desume anche dal fatto che solo per tale disposizione è stata dettata una specifica disposizione transitoria.

Infatti, mentre in termini generali, l'art. 2 delle Norme transitorie stabilisce che «Per i termini che sono in corso alla data di entrata in vigore del codice del processo amministrativo continuano a trovare applicazione le norme previgenti»; per la riproposizione dei motivi assorbiti, è stato previsto che la disposizione in commento non si applica agli appelli depositati prima dell'entrata in vigore del codice medesimo.

Per tali giudizi la riproposizione dei motivi continuerà a poter avvenire anche nell'ultima memoria; mentre per tutti i giudizi di appello, in cui il ricorso è stato depositato dopo l'entrata in vigore del Codice, le parti appellate dovranno fare particolare attenzione a costituirsi tempestivamente in giudizio e a riproporre con il primo atto i motivi assorbiti, se non vogliono precludersi tale possibilità.

Ad esempio, l ‘eccezione di tardività del ricorso di primo grado, qualora non sia stata esaminata dal T.A.R., va riproposta nel giudizio di appello a pena di decadenza entro il termine di costituzione in giudizio (vale a dire 60 giorni dal perfezionamento nei propri confronti dalla notificazione del ricorso ex art. 46 comma 1, dimidiati a 30 giorni in ragione nel rito degli appalti ex art. 119 c.p.a.).

Nei casi in cui non si applica la rimessione al T.A.R. ai sensi dell'art. 105, la possibilità per il giudice di appello di pronunciarsi sulle domande non esaminate in primo grado o erroneamente dichiarate irricevibili, inammissibili o improcedibili, presuppone necessariamente che, ai sensi dell'art. 101, comma 2, tali domande siano oggetto di rituale riproposizione, operando, altrimenti, la presunzione di rinuncia stabilita dallo stesso articolo, con conseguente inammissibilità per difetto di interesse dell'appello proposto senza assolvere all'onere di riproposizione (Cons. St., Ad. plen., n. 10/2018 e Cons. St., Ad. plen., n. 11/2018 che hanno anche precisato che la disciplina dei rapporti tra giudice di primo grado e giudice d'appello ha natura indisponibile, il che implica che, fermo restando l'onere di articolare specifici motivi di appello e il generale principio di conversione della nullità in motivi di impugnazione, nei casi di cui all'art. 105, il giudice d'appello deve procedere all'annullamento con rinvio anche se la parte omette di farne esplicita richiesta o chiede espressamente che la causa sia direttamente decisa in secondo grado).

Tuttavia, in sede di rimessione di una questione alla adunanza plenaria relativa al termine per impugnare i bandi di gara, è stato ritenuto che l'ammissibilità del ricorso di primo grado possa essere esaminata di ufficio anche in grado di appello, in tutte le eventualità in cui il T.A.R. abbia omesso di pronunciarsi esplicitamente sul punto, a condizione che, nel corso del giudizio di primo grado nessuna delle parti abbia prospettato la questione e, pertanto, possa escludersi con certezza la sussistenza di una valutazione implicita in ordine alla ritualità del ricorso, tenuto conto che nel processo amministrativo il principio del giudicato implicito sulle questioni preliminari, che ne impedisce il rilievo officioso in appello, è ora sancito in via normativa dall'art. 9 del codice del processo amministrativo, ma con esclusivo riferimento al tema della giurisdizione: «il difetto di giurisdizione è rilevato in primo grado anche d'ufficio. Nei giudizi di impugnazione è rilevato se dedotto con specifico motivo avverso il capo della pronuncia impugnata che, in modo implicito o esplicito, ha statuito sulla giurisdizione» (Cons. St. III, ord. n. 5138/2017).

Quando invece l'appellato, pur vincendo il ricorso, risulta soccombente su alcune statuizioni della sentenza del T.A.R. (ad es., con cui si respingono determinate eccezioni), la devoluzione di tali questioni al giudice di appello richiede l'appello incidentale.

In questo senso era già la giurisprudenza antecedente al Codice, che aveva appunto rilevato che le questioni pregiudiziali sollevate in primo grado e che sono state oggetto di esame espresso da parte del primo giudice e da questi rigettate, possono essere riproposte dall'appellato esclusivamente mediante appello incidentale, potendosi riproporre con semplice memoria solo le questioni pregiudiziali sollevate e non esaminate dal tribunale, ritenendo invece rituale la riproposizione della questione pregiudiziale non esaminata dal giudice di primo grado con semplice memoria, senza necessità dell'appello incidentale.

Con riferimento all'appellante, devono intendersi rinunciate le domande e le eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sentenza di primo grado, che non siano state espressamente riproposte nell'atto di appello.

Le doglianze contenute nel ricorso incidentale e non esaminate dal giudice di primo grado, il quale ha valutato il difetto di interesse all'esame delle stesse in ragione dell'infondatezza del ricorso principale, devono essere riproposte con appello incidentale se l'originario ricorrente incidentale vuole evitare che sulla questione si formi il giudicato interno, non essendo la memoria richiesta dall'art. 101, comma 2, c.p.a., riservata alle sole domande ed eccezioni assorbite o non esaminate in primo grado, mezzo idoneo alla devoluzione della questione al giudice d'appello.

Nel processo amministrativo, ai sensi dell'art. 101 c.p.a., per le parti diverse dall'appellante la riproposizione, con memoria difensiva da depositare entro il termine per la costituzione in giudizio, riguarda in modo esclusivo le domande e le eccezioni dichiarate assorbite o non esaminate nella sentenza di primo grado; di conseguenza, laddove invece l'eccezione pregiudiziale sia stata esaminata e disattesa dal giudice di primo grado, la parte resistente ha l'onere di impugnare il relativo capo della sentenza nelle forme dell'appello incidentale, sia pure condizionato.

Può verificarsi il caso in cui l'appellato ha interesse all'esame dei motivi assorbiti indipendentemente dall'esito dell'appello di controparte, perché dall'accoglimento dei motivi assorbiti conseguirebbe un'utilità maggiore di quella che gli deriva dalla attuale sentenza del T.A.R. che ha accolto gli altri motivi.

In questo caso è preferibile utilizzare lo strumento dell'appello incidentale, in quanto ciò che si fa valere non è il mero assorbimento dei motivi, di cui si chiede l'esame in caso di fondatezza dell'appello, ma un errore della sentenza di primo grado che avrebbe dovuto esaminare i motivi, da cui derivava alla parte una utilità maggiore rispetto a quella conseguita con i motivi accolti.

La proposizione di un appello incidentale non subordinato consente l'esame di tali motivi a prescindere dalla fondatezza o infondatezza dell'appello principale, mentre la riproposizione con semplice memoria può condurre all'esame solo in caso di fondatezza dell'appello principale.

Il mancato esame dei motivi assorbiti può anche derivare dal superamento dei limiti dimensionali dell'atto in assenza di specifica istanza di autorizzazione (Cons. St. IV, n. 1686/2020).

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