Ricorso in ottemperanza con domanda di annullamento proposta in via subordinata (art. 112)

Roberto Chieppa

Inquadramento

Un nuovo atto dell'amministrazione va contestato con un ricorso di ottemperanza quando tale atto è stato adottato in violazione o elusione del giudicato o di una sentenza esecutiva del g.a.; se invece l'atto ha vizi propri va contestato con un ordinario ricorso di cognizione.

Il principio è semplice da declinare in teoria e non altrettanto semplice da applicare, potendo sussistere incertezze sulla natura del nuovo atto.

Tali incertezze dipendono dal fatto che l'esercizio del potere discrezionale da parte della p.a. è possibile anche dopo il passaggio in giudicato di una decisione del g.a. che, pur annullando l'atto impugnato, lasci residui margini di discrezionalità all'amministrazione; basti pensare ad un annullamento per difetto di motivazione o di istruttoria, che non preclude alla p.a. di riesercitare il potere sempre nel senso contrario alla posizione del privato ricorrente per ragioni diverse dall'originario diniego e non esaminate con il giudicato (altrimenti il nuovo provvedimento violativo o elusivo del giudicato sarebbe nullo).

In sostanza, l'annullamento della valutazione da parte del giudice amministrativo non preclude in via di principio la riedizione del potere amministrativo a meno che il giudice non abbia condannato l'amministrazione all'adozione di uno specifico atto, ma la nuova valutazione non può porre in discussione l'accertamento del giudice circa la sussistenza dei presupposti relativi alla pretesa del ricorrente e comunque deve dimostrarsi il frutto della constatazione della erroneità del giudizio precedente.

La sede per sindacare la legittimità dell'atto in sede di riedizione del potere amministrativo sotto profili che non abbiano formato oggetto delle statuizioni della sentenza (e che non integrano l'ambito della deducibilità) non può, pertanto, che essere il giudizio ordinario di cognizione e non il giudizio di ottemperanza. Pertanto, ove il medesimo fatto sia stato scrutinato mediante una diversa valutazione elusiva rispetto a quella indicata dalla sentenza da eseguire, la controversia è devoluta alla cognizione del giudice dell'ottemperanza; laddove, invece, vi sia una diversa motivazione su un fatto diverso, si tratta di riesercizio del potere da scrutinare in sede di legittimità del provvedimento.

In presenza di incertezza sulla azione da esercitare si possono proporre cumulativamente anche due domande, poste tra loro in rapporto di alternatività.

Prima dell'entrata in vigore del Codice la giurisprudenza aveva spesso limitato il cumulo di domande nel processo amministrativo, soprattutto in caso di assoggettamento delle varie domande a riti diversi.

L'art. 32 ha invertito tale tendenza e ha stabilito la regola secondo cui il cumulo di domande nello stesso giudizio è sempre ammesso (anche in via incidentale), purché le domande siano connesse.

L'assoggettamento a riti diversi non costituisce più un limite al cumulo ma è espressamente disciplinato con la regola della prevalenza del rito ordinario, salvi il rito abbreviato e il rito in materia di appalti, che prevalgono.

Una domanda di ottemperanza può anche essere proposta unitamente ad una azione di annullamento e spesso tali domande si pongono tra loro in un rapporto di alternatività: vi può essere ad esempio la contemporanea proposizione nei confronti del medesimo provvedimento dell'azione di ottemperanza per violazione o elusione del giudicato, in unico grado davanti al Consiglio di Stato, e di impugnazione ordinaria davanti al T.A.R. competente secondo le regole ordinarie, così è del pari consentito devolvere nella medesima impugnativa un'azione di ottemperanza ed una di legittimità. In questa seconda ipotesi il giudice adito è chiamato innanzitutto a qualificare le domande prospettate, distinguendo quelle attinenti propriamente all'ottemperanza da quelle che invece hanno a che fare con il prosieguo dell'azione amministrativa che non impinge nel giudicato, traendone le necessarie conseguenze quanto al rito ed ai poteri decisori, ed in particolare disponendo, in caso di rigetto della domanda di nullità, la conversione dell'azione per la riassunzione del giudizio innanzi al giudice competente per la cognizione. Nel caso, invece, in cui il giudice dell'ottemperanza ritenga che il nuovo provvedimento emanato dall'Amministrazione costituisce violazione ovvero elusione del giudicato, dichiarandone così la nullità, a tale dichiarazione non può che seguire l'improcedibilità per sopravvenuta carenza d'interesse della seconda domanda di annullamento.

La giurisprudenza ha ritenuto ammissibile il cumulo della domanda di ottemperanza e di quella di annullamento, quando esse siano state proposte nei confronti delle stesse parti, abbiano ad oggetto gli stessi atti, sebbene considerati sotto profili diversi, e perseguano lo stesso interesse sostanziale (Cons. St. V, n. 3713/2015).

Formula

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE .... [1]

RICORSO PER L'OTTEMPERANZA E PER L'ANNULLAMENTO [2]

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [3], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [4]...., C.F. .... [5], PEC: .... [6], fax .... [7], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [8].

- [PERSONA GIURIDICA] [9], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [10]...., C.F. .... [11], PEC: .... [12], fax .... [13], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [14].

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax .....] [15]

- ricorrente -

CONTRO

- [AMMINISTRAZIONE/ENTE/AUTORITÀ] [16], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [17],

- resistente -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./ Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. ....

- controinteressato -

PER L'OTTEMPERANZA

in relazione al giudicato formatosi sulla sentenza del .... n. .... del .... / della sentenza esecutiva del .... n. .... del .... [18]

E PER L'ANNULLAMENTO

- del provvedimento ...., prot. n. ...., notificato in data .... [19], avente ad oggetto .... [20] ;

- di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale, ivi espressamente incluso .... [21].

FATTO

In data .... è passata in giudicato la sentenza del .... n. .... pubblicata in data .... / è stata pubblicata la sentenza del .... n. ...., che è allo stato esecutiva.

Con la predetta sentenza è stato accolto il ricorso del sottoscritto avente ad oggetto .....

In particolare, dalla sentenza sorge l'obbligo per l'amministrazione qui intimata di conformarsi al contenuto della sentenza.

Avendo l'amministrazione adottato atti violativi o elusivi del giudicato (specificare se è stata proposta previa diffida, che non è comunque obbligatoria), si agisce in questa sede per l'ottemperanza della menzionata sentenza, proponendo in via subordinata una azione di annullamento avverso gli indicati atti nell'eventualità che gli stessi siano qualificati come non violativi o elusivi della sentenza da eseguire.

DIRITTO

1. Alcun dubbio sussiste sul passaggio in giudicato della sentenza di cui si chiede l'esecuzione che è avvenuto in data .... a seguito del .... / sussiste sulla esecutività della sentenza di cui si chiede l'attuazione in quanto .....

L'obbligo conformativo che grava sull'amministrazione consiste in:

a) (specificare il contenuto dell'obbligo conformativo)

L'inadempimento della p.a. intimata è dimostrato dall'aver adottato i seguenti atti palesemente posti in violazione o elusione del giudicato e da considerare, quindi, nulli e come tali tamquam non essent (indicare il contenuto degli atti e spiegare).

Si chiede, pertanto, che venga ordinato all'amministrazione di dare esecuzione al giudicato entro il termine di quindici giorni, nominando fin da ora un commissario ad acta che intervenga in sostituzione dell'amministrazione alla scadenza del predetto termine.

(eventuale in caso di ottemperanza di una sentenza passata in giudicato) Si chiede inoltre la condanna dell'amministrazione al pagamento di rivalutazione monetaria e interessi maturati dopo il passaggio in giudicato della sentenza di cui si chiede l'ottemperanza, da quantificare nella somma di Euro .....

DOMANDA DI RISARCIMENTO DEL DANNO

(EVENTUALE IN CASO DI OTTEMPERANZA DI UNA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO)

[V. formula “Ricorso di ottemperanza con domanda di risarcimento”]

RICHIESTA DI UNA SOMMA DOVUTA PER VIOLAZIONE, INOSSERVANZA O RITARDO NELL'ESECUZIONE DEL GIUDICATO

(EVENTUALE IN CASO DI OTTEMPERANZA DI UNA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO)

[V. formula “Istanza Per Fissazione Della Somma Dovuta Per Violazione, Inosservanza o Ritardo Nell'esecuzione Del Giudicato (Astreintes)”]

[INDICARE EVENTUALI ISTANZE ISTRUTTORIE]

L'amministrazione dovrà altresì essere condannata al pagamento delle spese di giudizio, in relazione alle quali appare evidente la sussistenza di un danno erariale da segnalare alla competente Procura della Corte dei Conti, cui si chiede di inviare la sentenza con cui è deciso il presente ricorso (se proposta azione di risarcimento o domanda per il pagamento di una somma di denaro ai sensi dell'art. 114, comma 4, lett. e), c.p.a., integrare la richiesta con riferimento anche a tali somme).

2. Con l'azione di ottemperanza è stata proposta in via cumulativa e alternativa una domanda di annullamento degli menzionati atti qualora gli stessi non dovessero essere qualificati come atti violativi o elusivi del giudicato.

L'ammissibilità del cumulo tra azione di ottemperanza e di annullamento è stata riconosciuta dalla giurisprudenza dopo l'entrata in vigore del Codice del processo amministrativo (Cons. St. V, n. 3713/2015; Cons. St. IV, n. 4302/2014; Cons. St. IV, n. 4142/2013).

Anche qualificando gli atti in questione come non violativi o elusivi del giudicato gli stessi sono in ogni caso illegittimi per le seguenti ragioni:

- [indicare i motivi per quali si ritiene illegittimo l'impugnato provvedimento, indicando nella loro descrizione una o più delle seguenti tipologie di vizi: incompetenza dell'autorità o organo che ha emanato l'atto, violazione di legge (con indicazione degli articoli della Costituzione, di legge o di altra normativa che si assume violata), eccesso di potere (indicando ove ricorra una delle figure sintomatiche, quali ad esempio: irragionevolezza, illogicità o contraddittorietà dell'atto, travisamento o erronea valutazione dei fatti, disparità di trattamento, ingiustizia manifesta, difetto di istruttoria, difetto di motivazione; i motivi devono essere diversi da quelli proposti per sostenere l'azione di ottemperanza]

P.Q.M.

Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di accogliere il ricorso di ottemperanza e, per l'effetto, di ordinare all'amministrazione intimata di dare esecuzione alla sentenza indicata in epigrafe entro il termine di giorni 15, nominando fin da ora un commissario ad acta che intervenga in sostituzione dell'amministrazione alla scadenza del predetto termine. Si chiede che la sentenza sia trasmessa alla competente Procura presso la Corte dei Conti.

In via subordinata rispetto all'accoglimento del ricorso di ottemperanza, si chiede di disporre l'annullamento dei/del provvedimenti/o impugnati/o.

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia della sentenza di cui si chiede l'esecuzione]

2) [certificazione del passaggio in giudicato della sentenza] (eventuale)

3) [atto di diffida e messa in mora] (eventuale)

4) [copia del provvedimento impugnato qualificato come violativo o elusivo della sentenza da eseguire]

5) [ ....] [22]

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]

Luogo e data ....

Firma Avv. [23]....

PROCURA

[ V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

RELATA DI NOTIFICA

[V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate]

DEPOSITO INFORMATICO

Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [24].

[1]Il ricorso si deve proporre dinnanzi al T.A.R. che ha emesso la sentenza da ottemperare. La competenza è del tribunale amministrativo regionale anche per i suoi provvedimenti confermati in appello con motivazione che abbia lo stesso contenuto dispositivo e conformativo dei provvedimenti di primo grado. La giurisprudenza riconosce, infatti, la competenza funzionale in unico grado del Consiglio di Stato, quale giudice dell'esecuzione del giudicato, ogniqualvolta l'amministrazione si deve adeguare a statuizioni rese per la prima volta in appello, anche se la sentenza di primo grado è stata confermata con integrazione e modifiche della motivazione, e cioè qualora dalla motivazione della decisione di secondo grado emergesse un autonomo contenuto precettivo, quanto al contenuto e alle modalità dell'ottemperanza. Per l'azione di annullamento, Il T.A.R. come sopra individuato dovrebbe essere lo stesso che si determinerebbe in base alle regole generali sulla competenza, che prevedono che il ricorso si deve proporre dinnanzi al TA.R. nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1, c.p.a.).

[2]Il contenuto del ricorso è disciplinato dall'art. 40 c.p.a. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 44 c.p.a., lo stesso deve recare, a pena di nullità, la sottoscrizione del ricorrente (se sta in giudizio personalmente) o del difensore (con indicazione, in questo caso, della procura speciale). Il ricorso è un atto di parte e, pertanto, debbono essere rispettati i limiti dimensionali e le specifiche tecniche stabiliti con il d.P.C.S. n. 167/2016.

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

[4]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[5]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[6]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[7]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]».

[8]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c.. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[9]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[10]V. nt. 4.

[11]V. nt. 5.

[12]V. nt. 6.

[13]V. nt. 7.

[14]V. nt. 8.

[15]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[16]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[17]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[18]In caso di azione di ottemperanza proposta in relazione ad una decisione resa su un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica vanno inseriti gli estremi di tale decisione. Per il lodo arbitrale vedi la formula “Ricorso per ottemperanza per lodo arbitrale ex art. 112 lett. e).”

[19]Indicare il numero e la data del provvedimento. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

[20]È utile indicare altresì una breve descrizione dell'oggetto e del contenuto del provvedimento.

[21]Indicare eventuali atti prodromici, preparatori o consequenziali di cui si chiede l'annullamento.

[22]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”].

[23]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[24]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi.

Commento

La formula in commento è relativa al cumulo della domanda di ottemperanza con la domanda di annullamento.

Tale cumulo non serve ad arricchire il giudizio di ottemperanza di una possibilità che amplia la tutela, come avviene nel caso di cumulo tra azione di ottemperanza e domanda di risarcimento, ma a consentire una strategia processuale subordinata nell'ipotesi in cui gli atti qualificati nel ricorso come violativi o elusivi del giudicato non venissero intesi come tali dal giudice.

In questo caso può sempre essere chiesta la conversione dell'azione di ottemperanza proposta davanti al T.A.R. in una ordinaria azione di annullamento (v. formula “Memoria con cui si richiede la conversione dell'azione”), ma può anche essere proposto fin dall'inizio un ricorso cumulativo, come nella formula in commento.

Tale soluzione può anzi risultare preferibile non essendo condizionata ad un giudizio del collegio sulla possibilità di convertire l'azione.

Come già detto, le due domande sono proponibili cumulativamente quando esse sono proposte nei confronti delle stesse parti, abbiano ad oggetto gli stessi atti, sebbene considerati sotto profili diversi, e perseguano lo stesso interesse sostanziale.

Vi può essere un problema di competenza e uno di rito.

Sotto il profilo della competenza, se la domanda di ottemperanza va proposta davanti al Consiglio di Stato non appare percorribile la strada del cumulo delle azioni e anche quella della conversione non è pacifica.

La giurisprudenza ha riconosciuto che nei confronti di atti amministrativi adottati in seguito a una sentenza di annullamento, è consentito proporre in un unico ricorso, diretto al giudice dell'ottemperanza, domande tipologicamente distinte, le une proprie di un giudizio di cognizione e le altre di un giudizio di ottemperanza (Cons. St., Ad. plen., n, 2/2013, secondo cui il giudice dell'ottemperanza, se respinge le domande di nullità o inefficacia degli atti, ove il ricorso sia stato proposto nel rispetto dei termini per l'azione di annullamento, dispone la conversione dell'azione per la riassunzione del giudizio avanti al giudice competente per la cognizione; la conversione dell'azione può essere disposta dal giudice dell'ottemperanza e non viceversa, perché solo questo giudice, per effetto degli artt. 21-septies l. n. 241/1990 e 114, comma 4, lett. b), c.p.a., è competente, in relazione ai provvedimenti emanati dall'amministrazione per l'adeguamento dell'attività amministrativa a seguito di sentenza passata in giudicato, per l'accertamento della nullità di detti atti per violazione o elusione del giudicato, e dunque della più grave delle patologie delle quali gli atti suddetti possono essere affetti).

Tuttavia, se la qualificazione dell'atto come violativo o elusivo del giudicato è davvero dubbia, appare preferibile instaurare due giudizi, uno davanti al Consiglio di Stato di ottemperanza e uno davanti al T.A.R. di cognizione.

Qualora la competenza sia invece del T.A.R. per entrambe le azione la alternativa al ricorso con cumulo delle domande è quella di riservarsi di chiedere la conversione dell'azione in ipotesi di diversa qualificazione dell'atto da parte del giudice, ma in questo caso per essere convertita l'azione di ottemperanza deve essere stata proposta nel termine di 60 giorni dalla conoscenza dell'atto, previsto per l'azione di annullamento (v. formula “Memoria con cui si richiede la conversione dell'azione”).

Con riferimento al rito, in caso di unico ricorso con cumulo di domande l'adozione del rito ordinario deriva dall'applicazione dell'art. 32, comma 1 e consente comunque alle parti di esplicare le facoltà difensive con maggiore incisività rispetto al rito camerale cui è assoggettato il ricorso per l'ottemperanza, tanto è vero che il codice del processo amministrativo sanziona con la nullità la violazione delle norme sulla pubblicità dell'udienza e non già l'inverso (art. 87 comma 1, c.p.a.; Cons. St. V, n. 3713/2015). In caso di cumulo tra domanda di annullamento e domanda di ottemperanza deve essere seguito il rito della udienza pubblica; qualora ciò non accada la sentenza di primo grado è nulla ed il giudizio deve regredire in primo grado ex art. 105 c.p.a.; per far valere la nullità della sentenza è necessario tuttavia che venga proposto uno specifico mezzo di gravame ed ove ciò non accada il Consiglio di Stato deve giudicare previa conversione del rito (Cons. St. IV, n. 8446/2021).

Nella formula è inserita la richiesta di nomina di un commissario ad acta, che può tuttavia essere oggetto di una istanza specifica (v. formula “Istanza di nomina del commissario ad acta nel giudizio di ottemperanza”).

Si consiglia di inserire sempre tale richiesta, utilizzando la appena citata formula nei casi in cui il giudice non nomini subito il commissario ad acta e si riservi di farlo, su istanza di parte, in caso di perdurante inottemperanza alla scadenza del termine assegnato all'amministrazione.

Altra valutazione da fare per completare è l'inserimento della richiesta di pagamento di una somma per violazione, inosservanza o ritardo nell'esecuzione del giudicato, le c.d. astreintes ex art. 114 comma 3, lett. e), la cui efficacia è evidente perché da un lato viene monetizzato il ritardo e dall'altro lato si ottiene un forte disincentivo per l'amministrazione nel proseguire l'inottemperanza.

La trattazione del ricorso in ottemperanza in camera di consiglio consente una definizione generalmente celere del giudizio; non si può tuttavia escludere che si renda necessario proporre una istanza cautelare, per la quale si rinvia alla formula “Ricorso con contestuale istanza cautelare”.

Nella formula è inserita anche la richiesta di trasmissione della sentenza che decide(rà) il ricorso alla competente Procura della Corte dei Conti per il danno erariale causato, in modo da rendere maggiormente consapevole l'amministrazione del rischio che corre sottraendosi agli obblighi conformativi di un giudicato, in quanto il danno grave che integra l'elemento soggettivo della responsabilità amministrativo contabile è facilmente integrato nelle ipotesi in cui consapevolmente non si dà esecuzione ad una pronuncia del giudice.

La nullità degli atti adottati in violazione o elusione del giudicato

Con riguardo agli atti adottati in violazione o elusione del giudicato, la giurisprudenza aveva ritenuto che gli stessi dovessero essere considerati tamquam non essent con ammissibilità del ricorso in ottemperanza anche prima della loro espressa qualificazione in termini di nullità avvenuta con l'entrata in vigore dell'art. 21-septies della l. n. 241/1990.

In questi casi l'oggetto proprio del giudizio d'ottemperanza non è la difformità dell'atto sopravvenuto rispetto alla legge sostanziale (in tal caso occorrendo esperire l'ordinaria azione d'annullamento), bensì la difformità specifica dell'atto stesso rispetto all'obbligo (processuale) di attenersi esattamente all'accertamento contenuto nella sentenza da eseguire.

Si rinvia per ogni approfondimento al commento della formula “Ricorso per l'accertamento della nullità del provvedimento amministrativo”.

Ottemperanza, atti sopravvenuti e riesercizio della discrezionalità

La possibilità per l'amministrativa di adottare atti nuovamente negativo nei confronti del privato ricorrente e vincitore in giudizio è compatibile in diversi casi con gli obblighi conformativi derivanti dal giudicato, che possono non coincidere con l'attribuzione del c.d. bene della vita al privato, ma potrebbe aprire alla possibilità per la p.a. di pronunciarsi un numero di volte in via di principio infinito sullo stesso affare, ove questa ogni volta ponesse a sostegno del «nuovo» provvedimento fatti o elementi «nuovi» (in quanto non precedentemente esaminati), vanificando in tal modo l'effettività della tutela giurisdizionale.

Tra le contrapposte esigenze di garanzia della inesauribilità del potere di amministrazione attiva e della portata cogente del giudicato, il punto di equilibrio è stato individuato in via empirica dalla giurisprudenza, imponendo all'amministrazione – dopo un giudicato di annullamento da cui derivi il dovere o la facoltà di provvedere di nuovo – di esaminare l'affare nella sua interezza, sollevando, una volta per tutte, tutte le questioni che ritenga rilevanti, dopo di ciò non potendo tornare a decidere sfavorevolmente neppure in relazione a profili non ancora esaminati (Cons. St. IV, n. 1018/2014, che richiama Cons. St. V, n. 134/1999).

Nell'ordinamento italiano quindi, per costante elaborazione pretoria non trova riconoscimento la teoria c.d. del «one shot» (viceversa ammessa in altri ordinamenti e che prevede che l'amministrazione possa pronunciarsi negativamente una sola volta, facendo in detta occasione emergere tutte le possibili motivazioni che si oppongono all'accoglimento della istanza del privato), ma vige il principio che accorda alla p.a. due chances: al diniego di atto ampliativo vittoriosamente gravato in sede giurisdizionale, non consegue sempre e comunque l'obbligo per l'Amministrazione rimasta soccombente di rilasciare il titolo ampliativo medesimo, potendo essa, quantomeno in sede di prima riedizione del potere, evidenziare ulteriori elementi preclusivi (una sola volta, però).

L'esecuzione del giudicato può tuttavia trovare limiti nelle sopravvenienze di fatto e di diritto antecedenti alla notificazione della sentenza divenuta irrevocabile, con la conseguenza che la sopravvenienza è strutturalmente irrilevante sulle situazioni giuridiche istantanee, mentre incide su quelle durevoli nel solo tratto dell'interesse che si svolge successivamente al giudicato, determinando non un conflitto, ma una successione cronologica di regole che disciplinano la situazione giuridica anche per le situazioni istantanee, però, la retroattività dell'esecuzione del giudicato trova, peraltro, un limite intrinseco e ineliminabile (che è logico e pratico, ancor prima che giuridico), nel sopravvenuto mutamento della realtà – fattuale o giuridica – tale da non consentire l'integrale ripristino dello status quo ante che semmai, ove ne ricorrano le condizioni, può integrare il presupposto esplicito della previsione del risarcimento del danno, per impossibile esecuzione del giudicato, sancita dall'art. 112, comma 3, c.p.a. (Cons. St., Ad. plen., n. 11/2016).

A seguito delle modifiche dell'art. 10-bis della l. n. 241/90, apportate dal d.l. n. 76/2020 (d.l. semplificazioni) è oggi più difficile per le p.a. riesercitare il potere in senso negativo al privato nei procedimenti ad iniziativa di parte, in quanto ogni possibile ragione ostativa all'accoglimento della istanza del privato deve essere rappresentata dall'amministrazione nel corso del procedimento e non può essere addotta per la prima volta dopo l'annullamento in giudizio dell'atto (v. oltre). Con lo stesso d.l. n. 76/2020 è stato introdotto l'art. 21-decies della l. n. 241/90, che prevede la possibilità di chiedere l'attivazione di un procedimento semplificato in caso di annullamento di un provvedimento finale in virtù di una sentenza passata in giudicato, derivante da vizi inerenti ad uno o più atti emessi nel corso del procedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale.

Infine, va aggiunto che la consumazione della discrezionalità può essere anche il frutto della insanabile “frattura” del rapporto di fiducia tra Amministrazione e cittadino, derivante da un agire reiteratamente capzioso, equivoco, contradittorio, lesivo quindi del canone di buona amministrazione e dell'affidamento riposto dai privati sulla correttezza dei pubblici poteri. In presenza di una evenienza siffatta, resta precluso all'amministrazione di potere tornare a decidere sfavorevolmente nei confronti dell'amministrato anche in relazione ai profili non ancora esaminati. In alcuni casi, può accadere che la pervicacia degli organi amministrativi a reiterare le statuizioni annullate integri una elusione (palese o occulta) del giudicato: in tal caso deve ammettersi la possibilità, per il giudice dell'ottemperanza, di intervenire anche su aspetti non pregiudicati dalla sentenza (v., in materia di concorsi universitari, Cons. St. VI, n. 1321/2019).

Aspetti peculiari riguardano il caso delle le sopravvenienze di diritto. Secondo la giurisprudenza si deve distinguere le fattispecie in cui il G.A. riesce a spingersi ad accertare la fondatezza delle pretesa dedotta da quelle che non consentono il raggiungimento di tale obiettivo; nel primo caso l'eventuale giudizio di ottemperanza ha natura di sola esecuzione, in quanto il giudice deve esclusivamente verificare se l'amministrazione abbia correttamente posto in essere l'azione che la sentenza di cognizione ha prefigurato in tutti i suoi contenuti e il principio generale – derogabile in ragione della peculiarità di singole fattispecie e dei valori ad esse sottese – è quello della prevalenza del giudicato sulla normativa sopravvenuta. In presenza di fattispecie in relazione alle quali il sindacato del giudice amministrativo non può estendersi all'intero rapporto controverso dovendo, in ossequio al principio costituzionale di separazione dei poteri, rispettare le sfere di valutazione di esclusiva spettanza della pubblica amministrazione, l'azione di cognizione conduce alla formazione di un giudicato che contiene una regola incompleta su cui può incidere la normativa sopravvenuta quanto meno per la parte di attività amministrativa non vincolata dalla sentenza da eseguire (Cons. St. VI, n. 3569/2012).

Una sopravvenienza di diritto può anche derivare dall'approvazione di un c.d. «legge provvedimento», che è un atto avente valore e forza di legge che sul piano sostanziale agisce e incide, come un provvedimento, su casi specifici e su destinatari determinati.

Le leggi provvedimento non sono inammissibili in assoluto, ma incontrano dei limiti, tra cui quello del rispetto della funzione giurisdizionale in ordine alla decisione delle cause in corso e, di conseguenza, la formazione del giudicato paralizza un intervento legislativo contrastante con il dictum giurisdizionale in quanto l'intervento di una legge provvedimento chiaramente diretto a incidere sull'esercizio (in corso) della tutela giurisdizionale deve essere vagliato con particolare attenzione dal giudice delle leggi.

Rinvio

Per quanto riguarda la natura del giudizio di ottemperanza, misto di cognizione e di esecuzione, le questioni di competenza, le decisioni eseguibili in sede di ottemperanza, il concetto di giudicato, il rapporto tra giudicato e diritto dell'U.E. e tra giudicato e Cedu, l'inadempimento della p.a. quale presupposto per agire in ottemperanza, la richiesta di rivalutazione, interessi, il termine di prescrizione, la legittimazione, la notificazione, lo svolgimento del giudizio in camera di consiglio, la giurisdizione estesa al merito e le impugnazioni delle sentenze di ottemperanza, si rinvia al commento alla formula “Ricorso di ottemperanza”.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario