Istanza di autorizzazione al deposito di atti o documenti con modalità cartacea per ragioni tecniche (art. 9 d.P.C.M. n. 40/2016)InquadramentoCon l'entrata in vigore del PAT, dal 1° gennaio 2017 è diventato obbligatorio - tanto per i ricorsi di primo grado quanto in appello - l'obbligo di sottoscrizione con firma digitale e, conseguentemente, del deposito con modalità telematiche di tutti gli atti processuali di parte. Non è quindi ulteriormente possibile, senza autorizzazione del Giudice, la tradizionale modalità di deposito in segreteria di atti redatti in formato cartaceo (analogico) né di documenti di causa formati con le medesime modalità (in senso contrario, vedi tuttavia Cons. St. IV, n. 1541/2017 – Pres. Poli, Est. Castiglia). La l. n.197/2016 nonché il d.P.C.S. n. 134/2020, al quale tale legge espressamente rinvia, prevedono tuttavia – oltre a fattispecie in cui l'applicazione del PAT è esclusa ex lege [1] – ipotesi in cui è prevista la possibilità di richiedere al Giudice l'autorizzazione al deposito con le tradizionali modalità cartacee. In particolare, l'art. 9 d.P.C.S. n. 134/2020 prevede la possibilità di chiedere al Giudice l'autorizzazione al deposito cartaceo, quando il deposito con modalità telematiche non sia possibile per motivate ragioni tecniche. Si evidenzia che, in tali casi, non sembrerebbe potersi prescindere dal fatto che l'autorizzazione venga quantomeno richiesta prima della scadenza del termine di deposito. 1. Si tratta delle controversie di cui all'art. 22 e agli artt. 39 e ss. della l. n. 124/2007 - cioè, le controversie relative al rapporto di lavoro proposte dal personale dei servizi d'informazione per la sicurezza e del DIS nonché, più in generale, qualsiasi ricorso che coinvolga atti, documenti, notizie, attività sottoposti alla disciplina del segreto di Stato- con riferimento alle quali il d.l. n. 168/2016, convertito in l. n. 197/2016, per ragioni connesse all'attuale configurazione tecnologica del S.I.G.A., ha previsto l'esclusione tout-court dell'applicazione delle disposizioni del PAT una preclusione ex lege di inapplicabilità dello strumento telematico. In tal caso non occorrerà chiedere alcuna autorizzazione per incardinare il fascicolo con le ordinarie modalità cartacee, che avverrà attraverso il tradizionale deposito della nota di iscrizione al ruolo in segreteria. FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL ... [1] ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE AL DEPOSITO CARTACEO QUANDO NON È POSSIBILE EFFETTUARE IL DEPOSITO CON MODALITA' TELEMATICHE (ART.9 d.P.C. n. 40/2016) Nell'interesse di: - [PERSONA FISICA] [2], nato/a a ... il ... C.F. ..., residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [3] ..., C.F. ... [4], PEC ... [5], Fax ... [6], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [7]; - [PERSONA GIURIDICA] [8], con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ... iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P. I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [9] ..., C.F. ... [10], PEC ... [11], Fax ... [12], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [13] PREMESSO Visti gli artt.136 comma 2 e 2-bis c.p.a., come modificati dall'art.7, comma 3 l. n.197/2016, ai sensi dei quali per tutte le controversie incardinate a decorrere dal 1° gennaio 2017 è obbligatoria la sottoscrizione degli atti di parte con firma digitale e il deposito con modalità telematiche; Rilevata la necessità di depositare in giudizio ... [14]; Ritenuto che, nel caso in esame, non è possibile [15] a causa di specifiche ragioni tecniche procedere al deposito con modalità telematiche; che, in particolare [16] : a) occorre depositare in giudizio documentazione attinente a [atto/documento] che, ove riprodotta in copia informatica, non consentirebbe il deposito con PEC né il caricamento upload a causa del superamento del limite di peso previsto con decreto del Segretario Generale della G.A. n.1 54/2016 [17] (art.9, comma 8 All.1 d.P.C.S. n. 134/2020); oppure b) alla data di scadenza del deposito del presente [atto/documento] il sito istituzionale della G.A. non risultava funzionante, come da attestazione pubblicata nella apposita sezione del web che si allega in copia (art.9, comma 9 del d.P.C.M. n. 40/2016); Per tali motivi, visto l'art. 9 All.1 d.P.C.S. n. 134/2020 CHIEDE che l'Ill.mo Giudice adito voglia, in via eccezionale, dispensare il sottoscritto dall'impiego delle modalità telematiche, autorizzando il deposito con modalità cartacee del/la presente [atto/documento]. Si allega: copia informatica dell'attestazione di malfunzionamento del sito in data [ ... ]. Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [18] Firma Avv [19] ... 1. L'istanza si propone al presidente del tribunale o del Consiglio di Stato, presidente della sezione se il ricorso è già incardinato o al collegio se la questione sorge in udienza dell'ufficio giudiziario nel quale deve essere effettuato il deposito dell'atto introduttivo o dell'atto successivo al primo, qualora il fascicolo informatico sia stato già incardinato, ai sensi dell'art.5 All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020, con attribuzione di un Numero di Registro generale. Tale ufficio giudiziario corrisponde a quello nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1, c.p.a.). Nel caso di controversie relative al pubblico impiego, sussiste il foro speciale indicato dall'art. 13, comma 2 c.p.a. (ossia il TAR nella cui circoscrizione è situata la sede di servizio). Naturalmente l'istanza può essere proposta tanto in primo grado che in appello. 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. 6 luglio 2011 n. 98, conv., con mod., in l. 15 luglio 2011 n. 111). 3. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., PEC, fax, etc...). 4. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito. 5. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. 6. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art.136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit., «Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 c.p.c. di cui al d.lgs. n. 104/2010, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove. 7. Per gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, quanto alla procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 8 All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020. 8. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. 9. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...). 10. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella legge 24/2010; con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6 bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del CF del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del Modulo deposito. 11. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. 12. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato, per quanto riguarda il processo amministrativo, è prevista dall'art. 136, comma 1 c.p.a. e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis 1, d.P.R. cit. «Gli importi di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 6-bis sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 c.p.c. di cui al d.lgs. n. 104/2010, ovvero qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale nel ricorso. L'onere relativo al pagamento dei suddetti contributi è dovuto in ogni caso dalla parte soccombente, anche nel caso di compensazione giudiziale delle spese e anche se essa non si è costituita in giudizio. Ai fini predetti, la soccombenza si determina con il passaggio in giudicato della sentenza. Ai fini del presente comma, per ricorsi si intendono quello principale, quello incidentale e i motivi aggiunti che introducono domande nuove.». 13. Per quanto riguarda gli atti di parte redatti con modalità telematiche dopo il 1° gennaio 2017, ai fini della procura si deve tener conto di quanto stabilito dall'art. 83 c.p.c. in combinato disposto con l'art. 8 All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020. 14. Va indicato di quale atto di parte o documento si tratti. L'istanza di dispensa dal deposito dalle modalità telematiche potrebbe riguardare lo stesso ricorso introduttivo del giudizio, oltre che i successivi atti e documenti di parte. Nel primo caso, se l'istanza mira a sottrarre la formazione del fascicolo alle modalità telematiche, che consentono l'accesso quantomeno alle relative informazioni a eventuali soggetti estranei al giudizio (ad esempio, per effetto della c.d. “istanza di visibilità” che può essere esercitata dai difensori di procura ad litem e/o procura sostanziale, a prescindere dalla costituzione in giudizio; oppure per effetto della possibilità concessa a tutti i difensori di avere accesso alle informazioni essenziali relative al ricorso entro i primi 60 giorni dal deposito), l'istanza dovrà essere cartacea. In tal caso, qualora il Giudice consenta l'autorizzazione, tutto il fascicolo sarà formato in modalità cartacea. L'istanza può anche riguardare un singolo atto/ documento relativo ad un fascicolo informatico: anche in tal caso, poiché l'istanza già contiene informazioni rilevanti, è opportuno che si tratti di istanza cartacea. 15. In realtà, la formulazione della norma avrebbe dovuto fare riferimento non alla “impossibilità” di procedere al frazionamento, ma alla sua inopportunità a fini processuali. A bene vedere, quasi qualsiasi atto (quantomeno quelli divisi in pagine) ma ciò ne renderebbe assai disagevole la lettura (si pensi ad un documento che giunge nel fascicolo processuale “frazionato” per singole pagine). La ratio dell'art.13, comma 1 bis, all. 2, disp. att. c.p.a. – che stabilisce che al fine di garantire la tenuta del sistema e la perfetta ricezione dei depositi, il Segretario generale della giustizia amministrativa può stabilire, con proprio decreto, i limiti delle dimensioni del singolo file allegato al modulo di deposito effettuato mediante PEC o upload- è infatti unicamente quella di scongiurare da un lato rischi di malfunzionamento del sistema informativo, dall'altro l'impossibilità tecnica di scaricare, aprire o visualizzare il singolo file le cui dimensioni non sono supportate dal sistema. La ratio di questa norma è quindi totalmente diversa rispetto a quella di cui all'art.13 ter, all.2, disp. att. c.p.a. che attribuisce al Presidente del Consiglio di Stato il potere di adottare, con proprio decreto, criteri volti a disciplinare il principio di sinteticità degli atti. Nel caso in esame, infatti, il limite riguarda esclusivamente le dimensioni del singolo file allegato al Modulo di Deposito effettuato mediante PEC o upload e la stessa norma in commento lascia intendere che, in caso di dimensioni del singolo file eccedenti il limite prescritto, possa procedersi con “più invii dello stesso scritto difensivo o documento”. La formulazione della norma, piuttosto infelice, sta in realtà a significare che l'invio del medesimo atto o documento possa essere frazionato mediante più file (ad es.: da pag. 1 a 30, da 31 a 50; da 51 a 70 e così via). A detta norma primaria non corrisponde, tuttavia, alcuna disposizione del d.P.C.S. che specifichi le concrete modalità in cui il frazionamento debba essere effettuato. L'art.9, comma 5, All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020 disciplina, infatti, una differente ipotesi di “frazionamento” dello scritto difensivo o documento, che presuppone che il messaggio PEC del mittente ecceda (non i limiti dimensionali stabiliti con decreto del Segretario Generale, ma) la dimensione massima gestibile dalla casella del mittente. In tal caso, l'art. 7, comma 9, All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020 disciplina le modalità del frazionamento con la seguente modalità: nel primo modulo inviato, deve essere inserito l'indice di tutti i documenti in corso di deposito, mentre nei successivi invii deve farsi riferimento al primo modulo inviato. Al fine di evitare il “frazionamento” - che potrebbe rendere oltremodo difficoltosa non soltanto la lettura dei documenti di causa, ma soprattutto la riconduzione ad unità di più file riguardanti il medesimo atto processuale - l'art. 7 comma 10, All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020 esplicita che qualora il deposito del ricorso introduttivo sia effettuato a mezzo PEC è comunque consentito, nei casi di cui all'art. 6, comma 8, All. 1 d.P.C.S. n. 134/2020, il deposito dei relativi allegati nonché degli atti successivi al primo anche tramite upload. In via interpretativa, può allora ritenersi che anche nel caso di frazionamento per superamento dei limiti fissati con decreto del S.G., le concrete modalità con cui operare siano le medesime indicate per effettuare il frazionamento del deposito qualora i file da depositare eccedano la dimensione massima gestibile dalla casella PEC del mittente. In ogni caso, né la norma primaria né quella regolamentare indicano quali siano le conseguenze del mancato rispetto dei limiti di peso richiesti, se cioè si tratti di mere conseguenze tecniche (ad esempio, il deposito non viene accettato) o giuridiche (ad esempio, al superamento dei limiti di peso dei file consegua l'inammissibilità del ricorso), fatta salva naturalmente la possibilità di ipotizzare la responsabilità civile ex art.2043 c.c. qualora dal deposito irregolare derivi il danneggiamento del sistema informativo. 16. Le ragioni tecniche “specifiche” vanno motivate. Si veda, in proposito, il commento al presente articolo. 17. Ad esempio, nei ricorsi collettivi, le procure o la documentazione eseguita con modalità cartacea. 18. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'All. 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7 d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti.. 19. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES. Va peraltro osservato che, di recente, Cons. St. III, n. 744/2018 ha ribadito che l'evoluzione tecnologica non può risolversi in un ostacolo alla tutela giurisdizionale (soprattutto nei procedimenti elettorali che prevedono tempi molto brevi) e che pertanto non può ritenersi nullo l'atto sottoscritto con firma PADES – BASIC e non PADES – BES, richiesta dalle norme tecniche, in virtù del principio del raggiungimento dello scopo ex art. 156, comma 3, c.p.c. L'istanza va quindi depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. n. 134/2020 (in particolare, se si tratta di ricorso già incardinato che ha dato vita a un fascicolo informatico andrà utilizzato il Modulo deposito Atto). CommentoGli art.136, comma 2 e 2 bis[1], del c.p.a. sanciscono, con riferimento ai ricorsi depositati dal 1° gennaio 2017, l'obbligo di sottoscrizione con firma digitale e, conseguentemente, del deposito con modalità telematiche di tutti gli atti processuali di parte [2] Dal 1° gennaio 2018, la sottoscrizione con firma digitale sarà estesa a qualsiasi atto di parte depositato in giudizio successivamente a tale data, pur se relativo a ricorsi incardinati in data antecedente al 1° gennaio 2017 (art. 7, comma 3, l. n.197/2016). Tale obbligo, seppure non esplicitato dalla legge, si evince dalla sostituzione della locuzione “possono” - inserita nell'originaria formulazione dell'art.136, comma 2 bis, c.p.a dal d.lgs. n. 160/2012 (c.d. “secondo correttivo” al Codice) con decorrenza dal 3 ottobre 2012 - con il categorico “sono”, con decorrenza dal 1° gennaio 2017. Con l'art.136, comma 2 bis, c.p.a. il legislatore ha così introdotto anche nel processo amministrativo il concetto di “atto processuale informatico” [3], estendendo alla funzione giurisdizionale l'utilizzo di strumenti e categorie previsti, per l'attività della pubblica amministrazione, dal d.lgs. n. 82/2005 e s.m.i. (CAD). Si tratta di una regola che, ad avviso della giurisprudenza prevalente, costituisce presupposto “inderogabile” del PAT, che richiede la sottoscrizione e il deposito esclusivamente con le modalità telematiche disciplinate nel d.P.C.S. n. 134/2020. Tali modalità attengono tanto alla tipologia di firma digitale, quanto ai “formati” utilizzabili quanto alle stesse modalità di deposito - che il d.P.C.S. n. 134/2020 individua nella PEC e, solo in casi del tutto residuali, nell'upload – che, ove non rispettate, possono dare luogo a conseguenze processuali [4]. L'art.136, comma 2, c.p.a., come modificato dalla l. n. 197/2016[5] nonché il d.P.C.S. n. 134/2020, al quale lo stesso art.136, comma 2, c.p.a. rinvia [6] prevedono, tuttavia, alcune eccezioni a tale regola. Tra queste, l'art.9 comma 8 d.P.C.S. n. 134/2020 prevede che nel corso del giudizio, il giudice può, per specifiche e motivate ragioni tecniche, ordinare o autorizzare il deposito di copia cartacea o su supporto informatico ovvero su diverso supporto di singoli atti e documenti. Si tratta ovviamente di ipotesi eccezionali, in cui il Giudice – d'ufficio o su istanza di parte- per concedere l'autorizzazione al deposito con modalità cartacee dovrà valutare e motivare la sussistenza di “specifiche ragioni tecniche”. Deve, in particolare, trattarsi di ragioni oggettive, che prescindano da impedimenti soggettivi legati alle parti (quali ad esempio, malfunzionamenti della PEC; l'indisponibilità di un personal computer, etc.). Ad esempio, una ragione tecnica specifica potrebbe essere ravvisata, nei ricorsi collettivi, dal “peso” della copia informatica delle procure o della notifica effettuata in modalità cartacea, che rendono impossibile tanto il deposito con PEC – anche in virtù del c.d. “frazionamento” - quanto il caricamento diretto con upload, a causa del superamento del limite di peso stabilito con decreto del Segretario Generale della G.A. con decreto n.154/2016. Va sempre rammentato che il deposito cartaceo è pur sempre l'estrema ratio nel processo telematico ed è per questo che la norma consente anche il deposito anche “su supporto informatico ovvero su diverso supporto” (ad esempio, potrebbe essere consentito il deposito su CD rom, ma anche il deposito di videoriprese etc.). Un'ipotesi particolare - in cui non sembra, tuttavia, sussistere alcuna possibilità per il Giudice di vietare il deposito cartaceo- è descritta dalla norma con riferimento alla produzione autorizzata di documenti ai sensi dell'art. 55, commi 7 e 8, del c.p.a., in cui tuttavia l'istanza di deposito con modalità cartacee verrà di norma formulata oralmente senza particolari formalità direttamente in camera di consiglio. In tal caso, infatti - fino alla auspicabile dotazione delle aule giudiziarie di wi-fi - i difensori si troverebbero impossibilitati al deposito con modalità telematiche. Particolare, inoltre, è la fattispecie di cui all'art. 10, comma 5, del d.P.R. n. 574/88: tutelando le prerogative riconosciute alla Regione autonoma del Trentino Alto-Adige, anche dopo l'avvio del PAT è consentito alle parti, oltre che di proporre ricorso anche verbalmente, davanti alla cancelleria della sezione che provvede a redigere il processo verbale, di depositare memorie con le tradizionali modalità cartacee. Ulteriore ipotesi generale di deposito con modalità cartacee è invece prevista nei casi di cui all'art.9, comma 9 d.P.C.S. n. 134/2020, che fa riferimento alla possibilità di effettuare il deposito con modalità cartacee “nei casi di oggettiva impossibilità di funzionamento del SIGA, attestata dal Responsabile del SIGA”. Si tratta, in tal caso, di ragioni tecniche che rendano, anche temporaneamente, impossibile l'operatività del sistema informativo della Giustizia Amministrativo (ad esempio crash del sistema; calamità naturali etc.). La documentazione relativa al malfunzionamento del sito è reperibile in apposita sezione del sito web istituzionale, denominata “Attestazioni indisponibilità SIGA” [7]. In tali ipotesi, gli atti e documenti depositati in formato (del quale viene fatta menzione nell'indice del fascicolo informatico) sono acquisiti dalla Segreteria dell'Ufficio Giudiziario, che, salva la ricorrenza di ragioni tecniche ostative o di contrarie disposizioni del Presidente nei casi di cui all'art. 136, comma 2, c.p.a., provvede ad effettuarne copia informatica ed inserirla nel fascicolo informatico, apponendo la firma digitale, compiendo l'asseverazione di conformità all'originale e sono comunque conservati in un fascicolo cartaceo, che riporta gli elementi identificativi del procedimento nel cui ambito è stato operato il deposito. Tale fascicolo forma parte integrante del fascicolo informatico ed è formato e tenuto con le modalità di cui all'art. 5 delle disposizioni di attuazione del c.p.a.[8]. Quanto alla modalità di asseverazione, va evidenziato che l'art.22 comma 3 del CAD è stato di recente oggetto di modifiche da parte del d.lgs. n. 217/2017, che ha eliminato proprio il riferimento al fatto che l'asseverazione poteva essere compiuta nello stesso documento o in atto separato. Attenzione: l'istanza di autorizzazione al deposito cartaceo presuppone il rispetto dei termini processuali del deposito. Qualora la ragione del mancato deposito con modalità telematiche attenga a problemi di funzionamento del sito web, a rigore il deposito dovrebbe essere effettuato con le tradizionali modalità cartacee in Segreteria, (purché nel rispetto dei termini di deposito, attestato da timbro di protocollazione), salvo successivamente comprovarne la tempestività producendo in giudizio la documentazione di malfunzionamento pubblicata sul sito web. 1. TAR Napoli, sez. II, n.1053/2017 ritiene che l'art.136, comma 2 bis, c.p.a., nello stabilire che tutti gli atti delle parti, salvo specifiche eccezioni, sono sottoscritti con firma digitale, e non più che gli stessi «possono essere sottoscritti con firma digitale» (come nel testo anteriore al d.l. n. 168/2016, convertito in l. n. 197/2016) contenga un'espressa disposizione sulla forma degli atti. La prescrizione dell'art. 40 c.p.a. in base al quale il ricorso deve contenere la sottoscrizione del ricorrente, se sta in giudizio personalmente, o del difensore munito di procura speciale, deve quindi intendersi riferita alla sottoscrizione mediante firma digitale. Nello stesso senso andrebbe interpretato l'art. 44, comma 1 lett. a), c.p.a., per il quale il ricorso è nullo se manca la sottoscrizione. 2. Analogo obbligo è previsto per la sottoscrizione e il deposito dei provvedimenti del giudice, agli atti dei suoi ausiliari e del personale degli uffici giudiziari. 3. In realtà l'unica tipologia di documento informatico nativo digitale rilevante ai fini PAT, per espresso richiamo della disposizione in argomento, è quello di cui all'art. 21, comma 2, d.lgs. n. 82/2005, cioè il documento informatico sottoscritto con firma digitale. Anche dopo le modifiche recentemente apportate al CAD dal d.lgs. n. 217/2017, quindi, secondo quanto espressamente previsto dal nuovo art. 20 comma 1-quater del CAD non è invece contemplata, allo stato, la possibilità di utilizzare - a fini processuali - sia documenti informatici sottoscritti con firma c.d. “semplice”, sia documenti sottoscritti con firma elettronica avanzata o qualificata. Secondo quanto specificamente previsto dalle regole tecniche del processo amministrativo dettate dal d.P.C.S. n. 134/2020, l'atto processuale in forma di documento informatico è costituito da un atto redatto in formato PDF sottoscritto con firma PAdES-BES, utilizzando l'algoritmo SHA - 256. In tal modo, sarà possibile apporre una firma digitale valida secondo le disposizioni della Delibera CNIPA 45/2009. Ai fini della validità giuridica della firma inoltre deve trattarsi, come esplicitato dal richiamato d.P.C. di una firma corrispondente ai criteri di cui all'art. 24 d.lgs. n.82/2005, che a sua volta rinvia alle Regole tecniche in materia di generazione, apposizione e verifica delle firme elettroniche avanzate, qualificate e digitali, dettate dal d.P.C. 22 febbraio 2013. In particolare, per la generazione della firma digitale deve adoperarsi un certificato qualificato che, al momento della sottoscrizione, non risulti scaduto di validità ovvero non risulti revocato o sospeso, in quanto l'apposizione a un documento informatico di una firma digitale o di un altro tipo di firma elettronica qualificata basata su un certificato elettronico revocato, scaduto o sospeso equivale a mancata sottoscrizione, salvo che lo stato di sospensione sia stato annullato. La revoca o la sospensione, comunque motivate, hanno effetto dal momento della pubblicazione, salvo che il revocante, o chi richiede la sospensione, non dimostri che essa era già a conoscenza di tutte le parti interessate. 4. Il mancato rispetto delle regole tecniche di cui al d.P.C.S. n. 134/2020 comporta conseguenze processuali che vanno dalla mera “irregolarità” del deposito, fino alla nullità dello stesso. In merito agli effetti del deposito degli atti processuali in un formato diverso da quello prescritto dal d.P.C.S. n. 134/2020, la giurisprudenza ha assunto posizioni contrastanti: secondo un primo orientamento, sposato tra gli altri dal T.A.R. Catanzaro I, n. 175/2017, il ricorso depositato in formato di copia digitale per immagini di un originale analogico (nel caso di specie sottoscritto con firma digitale), benché depositato in un formato differente da quello prescritto dalle norme di riferimento, non può essere dichiarato nullo in quanto comunque idoneo al raggiungimento dello scopo. Al contrario, T.A.R. Catania, n. 499/2017 e T.A.R. Salerno, n. 213/2017 ritengono inammissibile il ricorso depositato esclusivamente nel formato di copia per immagine e privo della sottoscrizione digitale, nonché dell'attestazione di conformità. Il collegio siciliano, in particolare, non ha ravvisato neppure la sussistenza degli estremi per il riconoscimento dell'errore scusabile, non risultando, nel caso di specie, che la difformità rispetto al modello legale fosse attribuibile ad eventuali difficoltà operative connesse all'avvio del processo amministrativo telematico. Nello stesso senso T.A.R. Napoli, n.1053/2017 e n.1694/2017; in particolare, secondo quest'ultima pronunzia, il comma 2-ter dell'art. 136, c.p.a., che ammette la possibilità di depositare con modalità telematiche la copia informatica, anche per immagine, di un atto processuale di parte, di un provvedimento del giudice o di un documento formato su supporto analogico e detenuto in originale o in copia conforme, previa asseverazione ai sensi dell'art. 22, comma 2, del d.lgs. 82/2005 (CAD), si applicherebbe soltanto al deposito di atti precedenti alla piena operatività del PAT legittimamente formati in analogico, ovvero qualora si intenda produrre un atto riferibile a distinti giudizi o copia di provvedimenti giurisdizionali ovvero, ancora, quando l'utilizzo della forma "analogica/cartacea" sia imposta o comunque consentita. 5. La norma, nel suo inciso, prevede che “in casi eccezionali” anche in considerazione della ricorrenza di particolari ragioni di riservatezza legate alla posizione delle parti o alla natura della controversia, il Giudice può dispensare gli attori processuali che ne facciano richiesta dall'impiego delle modalità di sottoscrizione con firma digitale e del deposito con modalità telematica. 6. Si tratta appunto delle ipotesi descritte dall'art.9, commi 8 e 9, d.P.C.S. n. 134/2020, in cui l'esclusione dall'impiego delle modalità telematiche è connesso alla sussistenza di “particolari ragioni tecniche” che rendano impossibile il deposito telematico. 7. In tale Sezione verrà inserita la documentazione relativa alle attestazioni di mancato funzionamento del S.I.G.A. (art. 7, comma 3, art.9, commi 8 e 9, art.13, comma 7, e art. 14, comma 6, delle regole tecniche operative di cui al d.P.C. 16 febbraio 2016, n. 40). È evidente che l documentazione sarà reperibile solo “ex post”, alla ripresa del funzionamento del Sito. Il documento “S.I.G.A. Procedure di emergenza” pubblicato nel sito istituzionale della G.A. descrive le procedure di emergenza da adottare nel caso si verifichino le situazioni di mancato funzionamento del S.I.G.A., previste nelle regole tecnico-operative, che non consentono il deposito telematico. 8. In proposito, l'art.136 comma 2 c.p.a., come modificato dalla l.n.197/2016 si limita a stabilire che “in tali casi e negli altri casi di esclusione dell'impiego di modalità telematiche previsti dal decreto di cui all'articolo 13, comma 1, delle norme di attuazione, si procede al deposito ed alla conservazione degli atti e dei documenti.” |