Ricorso cumulativo (art. 32)

Ciro Daniele Piro

Inquadramento

A differenza del ricorso collettivo (ove si verifica un cumulo soggettivo di azioni), il ricorso cumulativo si distingue per accomunare più azioni sotto un profilo oggettivo, nel senso di racchiudere in un'unica impugnativa una pluralità di domande, sia della medesima tipologia (si pensi all'annullamento di una pluralità di atti) sia di tipologia diversa (come nel caso in cui alla domanda di annullamento si aggiunga quella di condanna).

La fattispecie trova disciplina specifica nell'art. 32 e il cumulo è ammesso in presenza di una connessione tra gli atti impugnati o le domande.

È bene precisare che in presenza dei presupposti per procedere al cumulo, questo rappresenta una semplice facoltà del ricorrente, che rimane libero di promuovere distinte azioni.

Anche un ricorso collettivo può essere proposto avverso più atti o contenere più domande, assumendo in tal modo anche carattere cumulativo (v. Formula “Ricorso collettivo”).

Formula

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL [ ....] [1]

RICORSO

Nell'interesse di

- [PERSONA FISICA] [2], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ....;

- [EVENTUALE: INSERIRE NOMINATIVI ALTRI RICORRENTI; V. FORMULA RICORSO COLLETTIVO];

elettivamente domiciliata/i in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [3] ...., C.F. .... [4], PEC: .... [5], fax .... [6], che li rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [7] .

- [PERSONA GIURIDICA] [8], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore;

- [Eventuale: inserire nominativi altri ricorrenti persone giuridiche, v. formula “Ricorso collettivo”];

elettivamente domiciliata/e in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [9] ...., C.F. .... [10], PEC: .... [11], fax .... [12], che le rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [13] .

[Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax ....] [14]

- ricorrente -

CONTRO

- [Amministrazione/Ente/Autorità] [15], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [16],

- resistente -

E NEI CONFRONTI DI

- Sig./Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. .... [17]

- controinteressato -

PER L'ANNULLAMENTO

- del provvedimento ...., prot. n. ...., notificato in data .... [18], avente ad oggetto .... [19];

- del provvedimento ...., prot. n. ...., notificato in data ...., avente ad oggetto ....;

- [eventuale: aggiungere altri provvedimenti]

- di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale, ivi espressamente incluso .....

[EVENTUALE: “NONCHÉ PER LA CONDANNA AL RISARCIMENTO DEL DANNO/ACCERTAMENTO DELLA NULLITÀ PER ELUSIONE DI GIUDICATO”]

FATTO

[ ....]

DIRITTO

[indicare i motivi per quali si ritiene illegittimo l'impugnato provvedimento, indicando nella loro descrizione una o più delle seguenti tipologie di vizi: incompetenza dell'autorità o organo che ha emanato l'atto, violazione di legge (con indicazione degli articoli della Costituzione, di legge o di altra normativa che si assume violata), eccesso di potere (indicando ove ricorra una delle figure sintomatiche, quali ad esempio: irragionevolezza, illogicità o contraddittorietà dell'atto, travisamento o erronea valutazione dei fatti, disparità di trattamento, ingiustizia manifesta, difetto di istruttoria, difetto di motivazione)]

[indicare eventuali istanze di remissione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione europea o di legittimità costituzionale]

[indicare eventuali istanze istruttorie]

ISTANZA CAUTELARE (EVENTUALE)

[Rinvio a formula “Ricorso con contestuale istanza cautelare”]

P.Q.M.

Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento dei provvedimenti impugnati, come indicati in epigrafe, nonché di ogni altro atto antecedente, conseguente e comunque connesso. [Eventuale: Si chiede altresì la condanna di .... al risarcimento del danno di .... /l'accertamento della nullità del provvedimento ....]

Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione.

Con vittoria di spese e onorari.

Si producono i seguenti documenti:

1) [copia del provvedimento impugnato ove disponibile]

2) [copia di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi]

3) [ ....] [20]

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]

Luogo e data ....

Firma Avv. [21] ....

PROCURA

[Rinvio a formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate]

ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE)

[Rinvio a formula “Istanza abbreviazione dei termini”]

RELATA DI NOTIFICA

[Rinvio a formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] [22]

DEPOSITO INFORMATICO

AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELL'ART. 136, COMMA 2, C.P.A., IL PRESENTE ATTO È DEPOSITATO CON MODALITÀ TELEMATICHE [23] .

[EVENTUALE] ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE A DEROGARE AL LIMITE DIMENSIONALE DEL RICORSO

[Rinvio a formula “Istanza di autorizzazione al deposito di atti che superano i limiti del decreto sinteticità (art. 3 d.P.C.S. n. 167/2016)”] [24] .

[1]Il ricorso si deve proporre dinnanzi al T.A.R. nella cui circoscrizione territoriale ha sede l'amministrazione che ha emesso l'atto, ovvero nel cui ambito regionale sono limitati gli effetti diretti dell'atto (cfr. art. 13, comma 1, c.p.a.). Nel caso di controversie relative al pubblico impiego, sussiste il foro speciale indicato dall'art. 13, comma 2 (ossia il T.A.R. nella cui circoscrizione è situata la sede di servizio).

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011).

[3]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.).

[4]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico.

[5]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”.

[6]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 [c.p.a.]».

[7]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all. 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità al fine del deposito di copia informatica della documentazione relativa alla notifica”.

[8]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio.

[9]Vedi nt. 3.

[10]Vedi nt. 4.

[11]Vedi nt. 5.

[12]Vedi nt. 6.

[13]Vedi nt. 7.

[14]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento.

[15]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”.

[16]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979).

[17]Ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a., il ricorso va notificato ad almeno uno dei controinteressati individuati nell'atto stesso.

[18]Indicare il numero e la data del provvedimento. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto.

[19]È utile indicare altresì una breve descrizione dell'oggetto e del contenuto del provvedimento.

[20]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso.. V. anche Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”.

[21]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”).

[22]V. anche Formule “Attestazione di conformità al fine del deposito di copia informatica della documentazione relativa alla notifica ” e ““Attestazione di conformità al fine del deposito della prova della notifica a mezzo pec che non possa essere fornita con modalità telematiche”.)”.

[23]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa (v. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto di parte, provvedimento o documento originale analogico”).

[24]Gli allegati al ricorso sono depositati insieme a quest'ultimo utilizzando il “ModuloDepositoRicorso” (v. nt. 22), reperibile sul sito istituzionale (www.giustizia-amministrativa.it) seguendo le istruzioni ivi rese disponibili (art. 6, comma 1, delle Specifiche tecniche del PAT – all.to 2 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). Tale modalità si applica, ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. È stato abrogato l'obbligo di cui all'art. 7, comma 4, d.l. n. 168/2016 di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (dall'art. 4 del d.l. n. 28/2020).

Commento

Il ricorso cumulativo si distingue per accomunare più azioni sotto un profilo oggettivo, nel senso di racchiudere in un'unica impugnativa una pluralità di domande, sia della medesima tipologia (si pensi all'annullamento di una pluralità di atti) sia di tipologia diversa (come nel caso in cui alla domanda di annullamento si aggiunga quella di condanna).

La sua ammissibilità è dovuta a evidenti ragioni di economia processuale, qualora si sia in presenza, ad esempio, di provvedimenti tra loro connessi che legittimerebbero il giudice a procedere alla riunione dei ricorsi.

A differenza del ricorso collettivo, dove è la pluralità delle parti ricorrenti che viene in evidenza, nel ricorso cumulativo è il profilo oggettivo che assume rilievo, nella forma di più atti oggetto di impugnativa o più domande contenute nel ricorso (non vi sono preclusioni a che un ricorso collettivo possa assumere anche carattere cumulativo).

Se prima dell'entrata in vigore del Codice la giurisprudenza aveva spesso limitato il cumulo di domande nel processo amministrativo, soprattutto in caso di assoggettamento delle varie domande a riti diversi, l'art. 32 stabilisce la regola secondo cui il cumulo di domande nello stesso giudizio è sempre ammesso (anche in via incidentale), purché le domande siano connesse.

In questa prospettiva, la presenza di riti diversi ai quali sarebbero soggette le diverse domande non costituisce più un limite al cumulo, ma è un'ipotesi espressamente disciplinata con la regola della prevalenza del rito ordinario, salvi il rito abbreviato e il rito in materia di appalti, che prevalgono.

L'art. 32 chiarisce anche che spetta al giudice qualificare l'azione proposta in base ai suoi elementi sostanziali. In tale operazione non è vincolato dal nomen dato dalle parti e, sussistendone i presupposti, il giudice può sempre disporre la conversione delle azioni.

Presupposti

Con riferimento al ricorso cumulativo, si è precisato che la sua ammissibilità dipende dalla circostanza che i distinti provvedimenti oggetto di impugnazione siano riferibili al medesimo procedimento amministrativo (inteso in senso ampio) e che i vizi dedotti colpiscano, nella medesima misura, i diversi atti impugnati, così da investire il complesso dell'attività provvedimentale contestata (Cons. St. III, n. 7045/2021; T.A.R. Veneto (Venezia) III, 27 settembre 2016, n. 1077).

In particolare, il ricorso cumulativo ha carattere di deroga al principio generale per cui il ricorso giurisdizionale va diretto nei confronti di un solo atto e trova la sua ragion d'essere qualora sussista una connessione oggettiva tra gli atti contestati in quanto riferibili ad una stessa sequenza procedimentale o iscrivibili all'interno della medesima azione amministrativa (Cons. St. III, n. 3032/2021).

È dunque necessario che la figura del ricorso cumulativo trovi ingresso nel processo amministrativo in presenza di una connessione tra gli atti impugnati, tale da richiedere un unico giudizio, funzionale a concrete e ragionevoli esigenze di giustizia sostanziale, riconducibili, in ultima istanza, ai principi di effettività della tutela giurisdizionale, a mente delle previsioni di cui agli artt. 24 e 111 Cost. Si tratta di situazioni in cui la proposizione di ricorsi distinti avverso atti che appartengono ad una medesima vicenda sostanziale significherebbe di fatto un maggior aggravio procedurale, privo di concreta utilità, che si pone a carico di chi intende tutelarsi contro gli atti lesivi dell'amministrazione.

La connessione rilevante ai fini di una azione cumulativa è definita di tipo “procedimentale” o “funzionale”. Al riguardo è stato specificato che l'ammissibilità del ricorso cumulativo si giustifica nelle sole ipotesi in cui la cognizione, nel medesimo giudizio, della legittimità di più provvedimenti sia imposta dall'esigenza di concentrare in un'unica delibazione l'apprezzamento della correttezza dell'azione amministrativa oggetto del gravame, quando questa venga censurata nella sua complessità funzionale e, soprattutto, per profili che ne inficiano in radice la regolarità e che interessano trasversalmente le diverse, ma connesse, sequenze di atti (Cons. St. III, n. 4563/2019; Cons. St. III, n. 1866/2017, Cons. St. IV, n. 3783/2016).

È quindi necessario che i distinti provvedimenti siano riferibili al medesimo procedimento amministrativo, seppur inteso nella sua più ampia latitudine semantica, e che con il gravame vengano dedotti vizi che colpiscano, nella medesima misura, i diversi atti impugnati, in modo che non residui, quindi, alcun margine di differenza nell'apprezzamento della legittimità dei singoli provvedimenti congiuntamente gravati. Ciò avviene, in particolare, qualora fra i due atti impugnati sussiste un rapporto di presupposizione/consequenzialità necessaria (Cons. St. III, n. 1866/2017; Cons. St., Ad. plen., n. 5/2015; Cons. St. V, n. 2543/2016; Cons. St. IV, n. 4277/2014; Cons. St. V, n. 398/2014; Cons. St., n. 6537/2011); analogamente, nel caso sussista una connessione procedimentale ovvero un rapporto di presupposizione giuridica o quantomeno di carattere logico (come nel caso in cui è ricavabile una ragione comune tra i provvedimenti impugnati che, pur appartenenti a procedimenti diversi, si rapportano tra loro secondo un modello di relazione basato sulla presupposizione, consequenzialità o connessione in senso lato; Cons. St. V, n. 1687/2019; Cons. St. III, n. 4926/2019T.A.R. Venezia III, n. 764/2021).

È stato inoltre sottolineato come la connessione procedimentale o funzionale debba accertarsi in modo rigoroso, al fine di evitare la confusione di controversie con conseguente aggravio dei tempi del processo, ovvero l'abuso dello strumento processuale per eludere le disposizioni fiscali in materia di contributo unificato (Cons. St. III, n. 8488/2021: Cons. St. V, n. 1463/2017; T.A.R. Lazio (Roma) II, 29 aprile 2022, n. 5304; T.A.R. Liguria (Genova) II, 10 aprile 2017, n. 303; T.A.R. Valle d'Aosta (Aosta) I, 8 marzo 2017, n. 10).

In caso di cumulo di domande si pone il problema della conversione del rito: se le domande sono soggette a riti diversi, l'art. 32 prevede la prevalenza del rito ordinario, a meno che una delle domande non sia soggetta ad un rito abbreviato (v. artt. 119 o 120 c.p.a.). In tale caso, è il rito abbreviato ad assumere valore assorbente (e quindi, il rito abbreviato si applicherà anche alla eventuale domanda di condanna o azione risarcitoria connessa alla domanda di annullamento proposta).

Nel caso di proposizione nello stesso giudizio di un cumulo di domande connesse, la competenza a decidere si radica in capo al giudice territorialmente competente a conoscere della domanda principale (Cons. St. III, n. 3236/2012).

Le condizioni elaborate dalla giurisprudenza in tema di ammissibilità del ricorso cumulativo sono applicabili nell'ambito dei ricorsi di annullamento, dove l'annullamento del provvedimento rappresenta l'oggetto del ricorso, mentre in caso di giudizi inerenti diritti soggettivi nell'ambito della giurisdizione esclusiva, valgono le regole in tema di connessione oggettiva e soggettiva delle domande, presente anche nel caso in cui sia necessario risolvere identiche questioni di diritto (T.A.R. Toscana I, n. 613/2019).

Cumulo tra azione di annullamento e azione di ottemperanza

Tipicamente, la questione del cumulo tra azione di ottemperanza e altre domande era stata esaminata dalla giurisprudenza in fattispecie relative alla proposizione di domande di risarcimento in giudizi di ottemperanza, in cui appunto vi era il cumulo dell'azione di esecuzione del giudicato con l'azione risarcitoria.

In tale situazione, la giurisprudenza risalente aveva ritenuto che, trattandosi di due giudizi sottoposti a regole diverse, non si poteva procedere al cumulo tra azione impugnatoria e giudizio di ottemperanza. (Cons. St. V, n. 367/1998, in un caso in cui è stato anche ritenuto non utile il richiamo all'istituto giurisprudenziale della conversione del ricorso per l'ottemperanza in ricorso ordinario, giacché esso postula che uno solo sia il ricorso con un ben definito petitum sostanziale ma, al tempo stesso, la mancanza dei presupposti di ammissibilità dello stesso, mancanza rimediabile con una diversa sua qualificazione giuridica, sussistendone le condizioni).

A fronte di ciò si era rilevato come il principio di conservazione degli atti processuali, la cui applicazione potrebbe in ipotesi condurre alla conversione del ricorso in ottemperanza in ricorso ordinario limitatamente alla domanda risarcitoria, si attua in presenza di tutti i presupposti formali e sostanziali della fattispecie di riferimento (Cons. St. IV, n. 1615/1998).

In questa prospettiva, alcun ostacolo insormontabile era costituito dall'assoggettamento delle due domande a riti diversi. Tra le differenze tra giudizio di ottemperanza e giudizio cognitorio assumeva rilievo la trattazione del primo in camera di consiglio, con possibilità per una delle parti di chiedere la trattazione in udienza pubblica. Al riguardo si rilevava come la domanda cognitoria avrebbe potuta essere trattata in udienza pubblica o a seguito di diretta fissazione del ricorso cumulativo, o dopo la decisione sulla istanza di esecuzione del giudicato, che poteva assumere priorità logica. In ogni caso si sottolineava come tale scelta non attenuava le garanzie delle parti, sia perché la possibilità di un colloquio informale assegna alla trattazione in camera di consiglio un quid pluris rispetto alla trattazione in udienza, sia perché la presenza del pubblico al dibattimento è, di per sé sola, irrilevante ai fini della tutela giurisdizionale

Il principio del cumulo delle domande aveva poi trovato nello stesso Codice una concreta e speciale attuazione proprio con riferimento ai casi controversi, venuti in passato all'esame della giurisprudenza. Nell'originaria formulazione del codice, nel giudizio di ottemperanza poteva essere proposta la connessa azione risarcitoria e, in tal caso, si applica il rito ordinario (art. 112, comma 4); la specificazione dell'ammissibilità del cumulo è stata necessaria in considerazione della possibilità che il giudizio di ottemperanza si svolga in unico grado davanti al Consiglio di Stato e, pur non avendo il doppio grado del giudizio una copertura costituzionale, era necessaria una norma espressa per consentire la concentrazione delle azioni.

A seguito della abrogazione del comma 4 – che continuava a dare adito a dubbi circa la reale portata derogatoria al principio del doppio grado di giudizio (su questo v. il commento sub art. 112 (par. 20), in Chieppa, Codice del processo amministrativo commentato), venivano meglio specificati nel comma 3 dell'art. 112 i limiti e le modalità con cui nel giudizio di ottemperanza poteva altresì darsi ingresso alla domanda risarcitoria: “Può essere proposta, anche in unico grado dinanzi al giudice dell'ottemperanza, azione di condanna al pagamento di somme a titolo di rivalutazione e interessi maturati dopo il passaggio in giudicato della sentenza, nonché azione di risarcimento dei danni connessi all'impossibilità o comunque alla mancata esecuzione in forma specifica, totale o parziale, del giudicato o alla sua violazione o elusione.” (art. 112, comma 3). Le domande risarcitorie proponibili appaiono quindi essere quelle connesse alla mancata esecuzione o alla impossibilità di esecuzione del giudicato (anche parziale), oltre che alla violazione o elusione sempre del giudicato; ulteriori pretese risarcitorie, quale il danno da ritardo, esulano dall'oggetto del giudizio d'ottemperanza (Cons. St. II, n. 6530/2021). In base alla norma, si segue il rito camerale proprio del giudizio di ottemperanza, anche in unico grado.

Una domanda di ottemperanza può anche essere proposta unitamente ad una azione di annullamento e spesso tali domande si pongono tra loro in un rapporto di alternatività: vi può essere ad esempio la contemporanea proposizione nei confronti del medesimo provvedimento dell'azione di ottemperanza per violazione o elusione del giudicato, in unico grado davanti al Consiglio di Stato, e di impugnazione ordinaria davanti al T.A.R. competente secondo le regole ordinarie (Cons. St. IV, n. 1625/2014), così è del pari consentito devolvere nella medesima impugnativa un'azione di ottemperanza ed una di legittimità. In questa seconda ipotesi il giudice adito è chiamato innanzitutto a qualificare le domande prospettate, distinguendo quelle attinenti propriamente all'ottemperanza da quelle che invece hanno a che fare con il prosieguo dell'azione amministrativa che non impinge nel giudicato, traendone le necessarie conseguenze quanto al rito ed ai poteri decisori, ed in particolare disponendo, in caso di rigetto della domanda di nullità, la conversione dell'azione per la riassunzione del giudizio innanzi al giudice competente per la cognizione (Cons. St. VI, n. 3939/2015; Cons. St. V, n. 4604/2015). Nel caso, invece, in cui il giudice dell'ottemperanza ritenga che il nuovo provvedimento emanato dall'Amministrazione costituisce violazione ovvero elusione del giudicato, dichiarandone così la nullità, a tale dichiarazione non può che seguire l'improcedibilità per sopravvenuta carenza d'interesse della seconda domanda di annullamento (Cons. St. IV, n. 5279/2013).

Con riguardo al giudizio avverso il silenzio, si è ammessa l'impugnazione con motivi aggiunti del provvedimento espresso sopravvenuto e, in questo caso, il processo prosegue con il rito previsto per il nuovo provvedimento (art. 117, comma 5) e che, nello stesso giudizio avverso il silenzio, posa essere proposta l'azione di risarcimento del danno e in questo caso il giudice può definire con il rito camerale l'azione avverso il silenzio e trattare con il rito ordinario la domanda risarcitoria (art. 117, comma 6). Nel processo amministrativo qualora vengano proposte in giudizio domande soggette a riti diversi (nell'ambito del rito del silenzio ai fini dell'esecuzione, ma anche rivolte a differenti e più complesse questioni di merito), ai sensi dell'art. 32 deve applicarsi il procedimento previsto dal rito ordinario e non può seguirsi il rito speciale in camera di consiglio in quanto l'art. 87, comma 1, impone, a pena di nullità, la trattazione del processo in udienza pubblica. (T.A.R. Lazio (Roma) II, 16 maggio 2011, n. 4216).

Casistica

Nell'ambito di procedure di gara, si è ritenuto inammissibile il ricorso cumulativo proposto contro l'aggiudicazione di due o più lotti di una stessa gara, nel caso in cui i lotti siano del tutto indipendenti ed aggiudicabili separatamente, le censure proposte sono dirette ad avversare l'attività del medesimo ente appaltante, ma in relazione a diverse imprese concorrenti e i motivi introdotti sono del tutto eterogenei, risentendo della specificità della posizione delle singole imprese meglio classificate in relazione a ciascun lotto. Tale ultima circostanza rappresenta un evidente fattore ostativo al cumulo: l'analogia dei motivi di impugnativa integra da sempre la condizione per la proposizione del ricorso cumulativo ed anche per la riunione di distinti ricorsi (T.A.R. Piemonte (Torino) II, 25 gennaio 2017, n. 146).

In senso contrario, qualora il ricorso cumulativo investa più aggiudicazioni (relative a più lotti, assegnati a diverse imprese concorrenti), lo stesso è ammissibile nella misura in cui le censure articolate nel ricorso siano idonee ad inficiare segmenti procedurali comuni (ad esempio il bando, il disciplinare di gara, la composizione della commissione giudicatrice, la determinazione di criteri di valutazione delle offerte tecniche, censure in merito alla genericità dei criteri di valutazione delle offerte, nonché allo scorretto utilizzo di tali criteri da parte della commissione di gara, ecc.) alle differenti e successive fasi di scelta delle imprese affidatarie dei diversi lotti e, quindi, a caducare le pertinenti aggiudicazioni. In simile circostanza, sussiste una identità di causa petendi e la riferibilità delle diverse domande di annullamento alle medesime ragioni fondanti la pretesa demolitoria, legittimandosi la trattazione congiunta Cons. St. V, n. 6385/2020; (T.A.R. Trentino-Alto Adige (Bolzano) I, 7 febbraio 2017, n. 46; v. anche T.A.R. Veneto III, n. 1077/2016; Cons. St. III, n. 4569/2019). Tali principi sono stati affermati anche nel caso di procedure di aggiudicazione “a più lotti”, ossia quando ciascun lotto può essere aggiudicato a concorrenti diversi. In tal caso la possibilità di aggiudicare autonomamente i singoli lotti è incompatibile con la configurazione di una gara unitaria poiché le singole procedure di aggiudicazione sono dirette a tanti contratti di appalto quanti sono i lotti (v. Cons. St. V, n. 6385/2020; T.A.R. Lazio (Roma) II-quater, 16 gennaio 2017, n. 708).

In caso di procedure di aggiudicazione in più lotti, l'art. 120, comma 11-bis (introdotto dal d.lgs. n. 50/2016Codice dei contratti pubblici) disciplina una specifica ipotesi di ricorso cumulativo, per cui “[n]el caso di presentazione di offerte per più lotti l'impugnazione si propone con ricorso cumulativo solo se vengono dedotti identici motivi di ricorso avverso lo stesso atto”. Al riguardo, la prima applicazione di tale norma ha evidenziato come in presenza di vizi diversi fatti valere nei confronti dei provvedimenti di aggiudicazione dei singoli lotti, la ricorrente non può avvalersi della forma del ricorso cumulativo (in quanto si tratta di motivi differenti riguardanti atti differenti), violando il limite di cui alla norma citata (T.A.R. Lazio (Roma) III, 18 luglio 2017, n. 8644). Ai fini dell'ammissibilità di un ricorso avverso gli atti di aggiudicazione di distinti lotti, occorre che i motivi di impugnazione svolti dalla ricorrente siano di contenuto speculare e non comportino alcuna differente valutazione da parte del tribunale tra un lotto e l'altro in cui si articola la procedura di gara in contestazione (Cons. St. V, n. 1463/2017; T.A.R. Roma I, 2 febbraio 2021, n. 1337; v. anche Cons. St. V, n. 3373/2021 che ritiene ammissibile il ricorso proposto ai sensi del citato comma 11-bis, pur in assenza dei requisiti, qualora nel corso del giudizio il ricorrente rinunci ai motivi di ricorso in modo da restringere l'impugnativa ad un solo lotto).

Conversione delle azioni

Ai sensi dell'art. 32 spetta al giudice qualificare la domanda, al di là del nomen utilizzato dalle parti, essendo possibile anche la conversione delle azioni. Scopo della norma è di facilitare la concentrazione delle azioni o il passaggio da un'azione all'altra, avendo sempre riguardo al contenuto sostanziale delle stesse.

Il giudice qualifica l'azione proposta in base ai suoi elementi sostanziali e indipendentemente dalla richiesta introdotta in giudizio (T.A.R. Milano II, 18 gennaio 2021, n. 163; T.A.R. Roma I, 25 agosto 2020, n. 9262; T.A.R. Sicilia Catania I, 28 febbraio 2011, n. 491). La disposizione segna la prevalenza che il giudice amministrativo deve dare alla sostanza, in sede di esame delle domande proposte dalle parti. Se rispetto ad una azione originariamente proposta vi siano circostanza sopravvenute che ne rendono utile (per il ricorrente) la conversione, in questo caso, il giudice potrà sempre disporre la conversione delle azioni, fermo restando il rispetto dei termini e delle forme previste («sussistendone i presupposti»). Ai sensi dell'art. 34, comma 3, secondo cui quando, nel corso del giudizio, l'annullamento del provvedimento impugnato non risulta più utile per il ricorrente, il giudice accerta l'illegittimità dell'atto se c'è interesse ai fini risarcitori.

L'azione di accertamento può essere proposta anche in via cumulativa con l'azione di annullamento, posto che, ai sensi dell'art. 32 c.p.a. è sempre possibile nello stesso giudizio il cumulo di domande connesse proposte in via principale o incidentale (T.A.R. Roma II, 13 ottobre 2017, n. 1034; T.A.R. Sardegna I, 14 gennaio 2011, n. 27).

Sui presupposti e la casistica in tema di conversione, vedi il commento alla formula “Memoria con cui si richiede la conversione dell'azione (art. 32)”.

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