Clausola compromissoria per arbitrato rituale collegiale (artt. 12 c.p.a. e 809 c.p.c.)InquadramentoCon la clausola compromissoria, le parti di un contratto possono deferire ad un collegio arbitrale la risoluzione delle controversie che possono insorgere in merito al contratto stesso. Formula
CLAUSOLA COMPROMISSORIA PER ARBITRATO RITUALE COLLEGIALE 1. Le parti stipulanti il presente contratto, convengono espressamente che tutte le controversie che dovessero insorgere tra le parti in relazione al presente contratto, comprese quelle inerenti alla sua validità, efficacia, interpretazione, esecuzione e risoluzione, saranno deferite alla decisione di un collegio di tre arbitri, così composto: 1. Dott. ...., con studio in ...., alla via ...., n. ....; 2. Dott. ...., con studio in ...., alla via ...., n. ....; 3. Dott. ...., con studio in ...., alla via ...., n. ...., con funzioni di Presidente. 2. Oppure Le parti convengono che la controversia tra loro insorta sarà decisa da un collegio composto da tre arbitri, da nominarsi uno per ciascuna parte ed il terzo, con funzioni di Presidente, di comune accordo tra i primi due. 3. Le parti concordano inoltre che laddove vi fosse disaccordo o inerzia dell'arbitro o degli arbitri o delle parti, o, in ogni caso, nell'eventualità che si rendesse necessaria la sostituzione di uno o più arbitri, il Presidente del Tribunale nel cui circondario ha sede l'arbitrato provvederà, su istanza di parte, a designare un nuovo collegio arbitrale. 4. Il suddetto collegio deciderà in via rituale, secondo diritto [1], nel rispetto delle norme inderogabili di cui al c.p.c. art. 816 e ss. e la decisione sarà espressa in un lodo idoneo ad acquistare efficacia esecutiva ai sensi del c.p.c. art. 825, commi 2 e 3. 5. La sede [2] del procedimento arbitrale è in .... presso .... in via .... n. ..... 6. Nell'esecuzione dell'incarico, il collegio arbitrale potrà assumere tutti i mezzi di prova ritenuti necessari per la decisione della controversia. 7. Gli arbitri, al momento della costituzione del Collegio, potranno richiedere alle parti un congruo acconto sul compenso spettante, in base alle tariffe professionali, anche a titolo di anticipazione per le spese prevedibili, salvo poi determinare il saldo al momento della pronuncia del lodo. 8. Le parti espressamente convengono che il lodo così pronunciato sarà impugnabile per violazione delle norme di diritto [3]. 9. Le parti precisano che per quanto non espressamente previsto, troveranno applicazione le norme del codice di procedura civile [4]. 10. Con la firma del contratto le parti espressamente accettano la presente clausola di arbitrato e di seguito con doppia firma accettano la stessa con doppio richiamo. [1]L'art. 12 c.p.a. consente esclusivamente il ricorso all'arbitrato rituale di diritto, pertanto non è possibile incaricare gli arbitri di decidere la lite applicando l'equità. [2]L'art. 816 c.p.c. consente alle parti, e in subordine agli arbitri, di scegliere e indicare la sede dell'arbitrato. Nel caso di inerzia di parti e arbitri, la sede dell'arbitrato è nel luogo in cui è stata stipulata la convenzione di arbitrato, ove tale luogo non si trovi nel territorio nazionale, la sede è a Roma. [3]Si ricorda che ai sensi del terzo comma dell'art. 829 c.p.c. l'impugnazione del lodo per violazione di una norma sostanziale è ammissibile solo se espressamente convenuta dalle parti. [4]Il rinvio alle norme del codice di procedura civile è espressamente contenuto nell'art. 12 c.p.a. CommentoDefinizione La clausola compromissoria è un accordo, inserito in un contratto, con cui le parti convengono di affidare e affidano ad uno o più arbitri l'incarico di decidere le controversie derivanti dal contratto stesso. Tradizionalmente si rinviene la distinzione tra compromesso e clausola compromissoria nel momento della insorgenza della controversia da devolvere ad arbitri: la stipula del compromesso presuppone la pendenza di una lite tra le parti; la clausola compromissoria al contrario attiene alle controversie nondum natae, quindi alle liti future ed eventuali, relative ad un determinato rapporto contrattuale. Tuttavia, autorevoli autori reputano che la clausola compromissoria possa riguardare anche liti “nascenti dal contratto” ma già sorte al momento della stipula della convenzione d'arbitrato (Ruffini, La nozione di clausola compromissoria, in Riv. arb., 2004, 417). Forma della clausola compromissoria L'art. 808 c.p.c. prevede che “La clausola compromissoria deve risultare da atto avente la forma richiesta per il compromesso dall'articolo 807” c.p.c. Il rinvio alla forma richiesta dall'art. 807 c.p.c. per il compromesso ha indotto alcuni autori a ritenere che per la clausola compromissoria la forma scritta sia richiesta non ad substantiam ma solo ad probationem tantum. La diversità di trattamento sarebbe motivata dalla circostanza per cui la clausola compromissoria può accedere anche ad un contratto per il quale la forma scritta non sia richiesta ad substantiam, per cui sarebbe illogico imporre la forma scritta per una singola clausola. Tuttavia, il prevalente orientamento giurisprudenziale e dottrinale è concorde nel reputare che la forma scritta sia richiesta a pena di validità tanto per il compromesso che per la clausola compromissoria. La clausola compromissoria può essere inserita nel contratto cui afferisce o conclusa per atto separato e, quindi, distinto nella forma documentale. In tale ultima ipotesi la clausola compromissoria dovrà contenere una relatio puntuale ad un contratto determinato negli elementi soggettivi ed oggettivi, specificando tutte le obbligazioni assunte dalle parti, con relative condizioni e termini, in modo da individuare quali controversie vengono devolute ad arbitri. Il requisito della forma scritta imposto dall'art. 808 c.p.c. è soddisfatto – con riguardo alle clausole compromissorie per relationem, ossia quelle previste in un diverso negozio o documento cui il contratto faccia riferimento – solo quando il rinvio, contenuto nel contratto, preveda un richiamo espresso e specifico della clausola compromissoria e non, invece, ove il rinvio sia generico, richiamandosi semplicemente il documento o il formulario che contenga la clausola stessa, in quanto soltanto il richiamo espresso assicura la piena consapevolezza delle parti in ordine alla deroga alla giurisdizione. Sottoscrizione e vessatorietà della clausola compromissoria Quanto alle modalità di sottoscrizione della clausola compromissoria, l'art. 1341 c.c. nell'ambito delle condizioni generali predisposte unilateralmente da uno dei contraenti stabilisce che “in ogni caso non hanno effetto, se non sono specificamente approvate per iscritto, le condizioni che stabiliscono, a favore di colui che le ha predisposte” le clausole compromissorie e le deroghe alla giurisdizione dell'autorità giudiziaria. Il fine che la disposizione si propone è di richiamare l'attenzione dei contraenti sull'importanza e sugli effetti dell'atto che sta compiendo, in modo da ripristinare l'equilibrio informativo tra i contraenti. La citata disposizione che trova applicazione anche per i contratti conclusi medianti moduli o formulari. Peraltro la specifica approvazione per iscritto delle clausole cosiddette vessatorie, in particolare della clausola compromissoria, ai sensi dell'art. 1341 c.c., è requisito per l'opponibilità delle clausole medesime al contraente aderente, il quale è il solo legittimato a farne valere l'eventuale mancanza. Pertanto la nullità di una clausola compromissoria per la mancata specifica approvazione scritta dell'aderente non può essere invocata dal predisponente. Inoltre l'art. 33 del d.lgs. n. 206/2005, cd. codice del consumo, considera vessatorie, fino a prova contraria, le clausole inserite nel contratto concluso tra consumatore e professionista che contengano “deroghe alla competenza dell'autorità giudiziaria”. La genericità della disposizione ha dato adito a molte incertezze circa la qualifica da attribuire alla clausola di arbitrato. Un orientamento dottrinale ritiene che nella locuzione “deroghe alla competenza giudiziaria” sia compresa ogni forma di arbitrato, sia rituale che irrituale, che dunque non potrebbe trovare applicazione nei contratti conclusi dal consumatore, salvo che non siano oggetto di una trattativa individuale. Altre voci deducono dalla mancata menzione dell'arbitrato nell'elenco delle clausole vessatorie la dimostrazione di una chiara scelta di favore del legislatore verso l'utilizzo di tale tecnica alternativa, anche nelle controversie con i consumatori. Secondo un altro orientamento la qualificazione di vessatorietà va riferita esclusivamente alla clausola che prevede un arbitrato irrituale. Una tesi più prudente ritiene che dalla mancata menzione della clausola arbitrale nell'elenco delle clausole da considerarsi vessatorie fino a prova contraria se ne possa ricavare che la clausola compromissoria non è vessatoria in via presuntiva. In sostanza non si può, in astratto, ritenere che la via dell'arbitrato, sia sempre e comunque, pregiudizievole per il consumatore, ma è compito del giudice esprimere, dopo attenta disamina del contenuto della clausola inserita all'interno del contratto, un giudizio di sfavore verso la detta clausola. La giurisprudenza è in ogni caso orientata a subordinare la validità della clausola compromissoria alla specifica negoziazione ed approvazione per iscritto, sicché essa deve essere dichiarata nulla ex art. 33, comma 2, lett. t), del d.lgs. n. 306/2005 quando sia inserita in condizioni generali predisposte da uno solo dei contraenti (il professionista), perché la deroga alla competenza dell'autorità giudiziaria è da considerarsi vessatoria e contraria alla disciplina di protezione del consumatore (Cass. ord. n. 3744/2017). Se ne ricava che la clausola di deroga alla competenza del giudice ordinario, per non essere considerata vessatoria, deve essere il frutto di una trattativa caratterizzata dai requisiti della serietà – ossia svolta mediante l'adozione di un comportamento obiettivamente idoneo a raggiungere il risultato di una composizione dei contrapposti interessi delle parti –; della effettività – ossia rispettosa dell'autonomia privata delle parti, non solo nel senso di libertà di concludere il contratto ma anche nel suo significato di libertà e concreta possibilità di determinarne il contenuto –; e della individualità, dovendo riguardare tutte le clausole, o elementi di clausola, costituenti il contenuto dell'accordo, prese in considerazione sia singolarmente, oltre che nel significato desumibile dal complessivo tenore del contratto –. Autonomia della clausola compromissoria L'art. 808, comma 2, c.p.c. prevede che “la validità della clausola compromissoria deve essere valutata in modo autonomo rispetto al contratto al quale si riferisce”. Con tale disposizione il legislatore ha inteso chiarire che tra clausola compromissoria e contratto vi è una piena autonomia. Ne consegue che i vizi del contratto non necessariamente inficiano la clausola compromissoria, che potrebbe sopravvivere alla nullità del contratto stesso: la validità della clausola deve essere valutata in modo autonomo rispetto al contratto al quale si riferisce. Tra clausola compromissoria e contratto non sussiste, dunque, un legame strutturale: ciò è escluso espressamente dall'art. 808 c.p.c. laddove dispone che la validità o l'invalidità dell'una non comporta la validità o l'invalidità dell'altro. Neppure vi è un legame di carattere funzionale, atteso che la funzione, o la causa, della clausola è diversa e indipendente dalla funzione del contratto di riferimento. Sembra invece che il contratto cui la clausola si riferisce sia requisito di identificazione delle controversie e quindi del suo oggetto (Cass. I, n. 37266/2021). |