Ricorso di annullamento con domanda di risarcimento in forma specifica (art. 30)InquadramentoL'art. 30, comma 2, stabilisce che “Sussistendo i presupposti previsti dall'articolo 2058 del codice civile, può essere chiesto il risarcimento del danno in forma specifica”. La proposizione non è collegata al periodo precedente dello stesso comma, che richiama i casi giurisdizione esclusiva e, quindi, la reintegrazione in forma specifica è possibile nell'intero ambito della giurisdizione amministrativa, sia di legittimità che esclusiva. Non si tratta di una novità in quanto l'art. 35, comma 1, del d.lgs. n. 80/1998 aveva già previsto l'applicabilità nel processo amministrativo dell'istituto della reintegrazione in forma specifica. Tuttavia, in dottrina e in giurisprudenza si erano contrapposte diverse tesi circa la natura dell'istituto all'interno del processo amministrativo: tra chi propendeva per adattare il modello civilistica alle peculiarità del giudizio amministrativo, trasformando l'istituto in una forma di azione di adempimento simile a quella presente nel sistema tedesco e chi restava più aderente all'impostazione civilistica, quale modalità riparatoria alternativa al risarcimento per equivalente. Una volta codificata con il c.p.a. l'azione di condanna, anche al rilascio di un determinato provvedimento (v. formula “Domanda di condanna al rilascio di un determinato provvedimento”), il diretto richiamo all'art. 2058 c.c. sembra togliere ogni dubbio circa la validità della c.d. tesi civilistica. Il risarcimento in forma specifica potrà quindi essere chiesto in tutti quei casi in cui l'annullamento dell'atto può non risultare sufficiente a ripristinare la situazione soggettiva del privato, in quanto, pur avendo inciso l'atto su interessi legittimi di tipo oppositivo, l'atto è stato nel frattempo portato ad esecuzione apportando nella realtà giuridica e materiale delle modificazione, che possono essere rimosse appunto con una domanda di risarcimento in forma specifica (es. riconsegna e ripristino del bene illegittimamente sottratto al privato; consegna di cosa uguale a quella illegittimamente distrutta; riparazione materiale dei danni cagionati ad es. in caso di illegittima demolizione di un bene). La domanda di risarcimento in forma specifica non esclude che per altri tipi di danno possa essere chiesto anche il risarcimento per equivalente. FormulaTRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL ... RICORSO Nell'interesse di: - [PERSONA FISICA] [1], nato/a a ... il ... (C.F. ...), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [2] ..., C.F. ... [3], PEC: ... [4], Fax ... [5], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [6]. - [PERSONA GIURIDICA] [7], con sede legale in ..., via/piazza ..., n. ..., iscritta nel registro delle imprese di ..., n. ..., P. I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [8] ..., C.F. ... [9], PEC: ... [10], fax ... [11], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti ... [12]. [Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata ... ed il numero di fax ... .] [13] - ricorrente - CONTRO - [Amministrazione/Ente/Autorità] [14], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [15], - resistente - E NEI CONFRONTI DI - Sig./Sig.ra ... residente in ..., via/piazza ... n. ... [16] - controinteressato - - PER L'ANNULLAMENTO - del provvedimento ..., prot. n. ..., notificato in data ... [17], avente ad oggetto ... [18] ; - di ogni altro atto presupposto, connesso e consequenziale, ivi espressamente incluso ... [19]. E PER IL RISARCIMENTO DEL DANNO FATTO [Descrivere in maniera sintetica le vicende fattuali che hanno condotto alla presentazione del ricorso, con particolare riferimento al provvedimento di cui si chiede l'annullamento, al procedimento che lo ha preceduto e a ogni altro elemento di fatto utile] [Indicare già nel fatto le conseguenze dannose derivanti dal provvedimento impugnato] 1. Il ricorrente è ... [indicare chi è il ricorrente quale è l'attività svolta, anche in relazione alla attività provvedimentale censurata] 2. In data [ ... ], l'amministrazione adottava l'atto indicato in epigrafe, con cui [ ... ] 3. A seguito di tale atto, l'odierno ricorrente [ ... ] 4. Il provvedimento indicato in epigrafe è illegittimo per i seguenti motivi di DIRITTO 1. [indicare i motivi per quali si ritiene illegittimo l'impugnato provvedimento, indicando nella loro descrizione una o più delle seguenti tipologie di vizi: incompetenza dell'autorità o organo che ha emanato l'atto, violazione di legge (con indicazione degli articoli della Costituzione, di legge o di altra normativa che si assume violata), eccesso di potere (indicando ove ricorra una delle figure sintomatiche, quali ad esempio: irragionevolezza, illogicità o contraddittorietà dell'atto, travisamento o erronea valutazione dei fatti, disparità di trattamento, ingiustizia manifesta, difetto di istruttoria, difetto di motivazione)] [20] 2. Risarcimento del danno Il provvedimento qui impugnato ha causato e sta causando ingenti danni al ricorrente. Tali danni consistono: - nella privazione del bene della vita già attribuito ed ora sottratto per effetto del provvedimento impugnato (in caso di interessi legittimi oppositivi); - eventuali altri elementi (altre ipotesi, quali ad esempio l'interesse negativo in caso di responsabilità precontrattuale). Sotto il profilo oggettivo è evidente l'ingiustizia del danno conseguito a seguito dell'adozione del provvedimento illegittimo e altrettanto evidente è il nesso di causalità tra danno e provvedimento, in quanto (spiegare). Con riferimento all'elemento soggettivo, l'illegittimità del provvedimento costituisce indice presuntivo della colpa della parte resistente, che in alcun modo può nel caso di specie invocare alcun errore scusabile (non necessario nel contenzioso appalti), in quanto (descrivere circostanze di fatto e di diritto a sostegno della presunzione). La quantificazione del danno già emerge in questa fase dai seguenti elementi (indicare) che ci si riserva di meglio specificare nel corso del giudizio e in relazione ai quali, solo ove ritenuti non sufficienti ai fini della quantificazione della richiesta somma di euro ..., si chiede in via subordinata di disporre una Consulenza tecnica di ufficio. La domanda di risarcimento per equivalente viene presentata per i danni che si sono già prodotti nella sfera giuridica del ricorrente. Al fine di evitare l'ulteriore produzione di danni e tenuto conto che il provvedimento impugnato ha avuto nel frattempo esecuzione si chiede che l'amministrazione venga condannata al risarcimento in forma specifica, consistente nella diretta rimozione delle modificazioni apportate dall'atto impugnato alla realtà giuridica e materiale (es. riconsegna e ripristino del bene illegittimamente sottratto al privato; consegna di cosa uguale a quella illegittimamente distrutta; riparazione materiale dei danni cagionati ad es. in caso di illegittima demolizione di un bene). La somma spettante a titolo di risarcimento del danno va maggiorata a titolo di interessi e rivalutazione monetaria. Si chiede, infine, la trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti, derivando dall'eventuale sentenza di condanna al risarcimento del danno un danno erariale (eventuale). [indicare eventuali altre istanze istruttorie] P.Q.M. Si chiede al Tribunale adito, respinta ogni contraria istanza, di disporre l'annullamento del provvedimento impugnato, come indicato in epigrafe, nonché di ogni altro atto antecedente, conseguente e comunque connesso. Condannare la parte resistente al risarcimento dei danni nella misura di Euro ... . o nella misura maggiore che sarà dimostrata in corso di causa, oltre interessi e rivalutazione monetaria e al risarcimento in forma specifica con ordine all'amministrazione di (specificare azione che si richiede; v. esempi nella parte in diritto), con trasmissione della sentenza alla competente Procura della Corte dei Conti (eventuale). Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione. Con vittoria di spese e onorari. Si producono i seguenti documenti: 1) [copia del provvedimento impugnato ove disponibile] 2) [copia di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi] 3) [ ... ] [21]. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ... . Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro ... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]. Luogo e data ... Firma Avv. ... [22] PROCURA [V. formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (eventuale) [V. formula “Istanza abbreviazione dei termini”] RELATA DI NOTIFICA [V. formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] [23] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [24]. 1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011). 2. In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc...). 3. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, 8° comma, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art.40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico. 4. Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. 5. L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'articolo 136 [c.p.a.] ». 6. La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico, il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'articolo 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”. 7. In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. 8. Vedi nt. 4. 9. Vedi nt. 5. 10. Vedi nt. 6. 11. Vedi nt. 7. 12. Vedi nt. 8. 13. In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento. 14. A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”. 15. In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il TAR adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979). 16. Ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a., il ricorso va notificato ad almeno uno dei controinteressati individuati nell'atto stesso. 17. Occorre, ovviamente, provvedere ad indicare numeri e date. In caso di mancata notifica o comunicazione, indicare il momento in cui lo stesso è stato conosciuto. 18. Appare utile indicare altresì una breve descrizione dell'oggetto e del contenuto del provvedimento. 19. Indicare eventuali atti prodromici, preparatori o consequenziali di cui si chiede l'annullamento. 20. V. formula “Ricorso al T.A.R. per l'annullamento di un atto amministrativo (giur. legittimità)”. 21. Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”]. 22. Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di PDF nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dal d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il Modulo Deposito Atto; v. art. 6, all.to 2). 23. V. anche Formule “Attestazione di conformità della prova della notificazione effettuata con modalità cartacea” e “attestazione di conformità al fine del deposito della prova della notifica a mezzo pec che non possa essere fornita con modalità telematiche”. 24. Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. E' stato definitivamente abrogato l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020). CommentoIl risarcimento in forma specifica nel processo amministrativo Il richiamo dell'istituto del risarcimento in forma specifica nel processo amministrativo (art. 30, comma 2, c.p.a. e, in precedenza, art. 35, comma 1, d.lgs. n. 80/1998) ha suscitato non pochi interrogativi e problemi applicativi. Infatti, nonostante in dottrina non siano stati avanzati dubbi circa la natura risarcitoria del nuovo istituto introdotto nell'ordinamento amministrativo e circa l'analogia con quello già previsto dall'art. 2058 c.c., la concreta applicazione dello strumento ha condotto a soluzioni assai divergenti tra loro. In via generale, il risarcimento in forma specifica consiste nella diretta rimozione delle conseguenze derivanti dall'evento lesivo tramite la produzione di una situazione materiale corrispondente a quella che si sarebbe realizzata se non fosse intervenuto il fatto illecito produttivo del danno. Tale misura è volta a ripristinare non già la situazione antecedente al fatto lesivo, ma quella che si sarebbe avuta in assenza dell'illecito. Nell'ottica civilistica la reintegrazione in forma specifica rimane un rimedio risarcitorio, o riparatorio secondo alcuni, ossia una forma di reintegrazione dell'interesse del danneggiato mediante una prestazione diversa e succedanea rispetto al contenuto del rapporto obbligatorio e non va confusa né con l'azione di adempimento (diretta ad ottenere la condanna del debitore all'adempimento dell'obbligazione), né con il diverso rimedio dell'esecuzione in forma specifica quale strumento per l'attuazione coercitiva del diritto e non mezzo di rimozione diretta delle conseguenze pregiudizievoli. La forma specifica non è né una forma eccezionale né una forma sussidiaria di responsabilità, ma uno dei modi attraverso i quali il danno può essere risarcito, la cui scelta spetta al creditore salva l'ipotesi di eccessiva onerosità (è possibile il concorso tra tale forma di risarcimento ed il risarcimento per equivalente per i danni ulteriori). Come esempio in sede civile di risarcimento in forma specifica può essere indicata la richiesta del creditore di abbattimento del muro che il debitore era tenuto a non elevare; mentre è esecuzione in forma specifica l'azione in via esecutiva diretta a far costruire il muro che il debitore è obbligato a costruire. Il rimedio della reintegrazione in forma specifica, quindi, può consistere nel ripristino diretto della situazione materiale (abbattimento diretto del muro) o nella corresponsione di una somma di denaro determinata nella misura corrispondente alle spese necessarie per tale ripristino (spese per abbattere il muro). In entrambe le ipotesi si tratta di una prestazione diversa (abbattimento del muro) che sostituisce quella oggetto del contenuto dell'originaria prestazione (non innalzamento del muro). Va, infine, evidenziata la distinzione dell'istituto in esame rispetto ai rimedi restitutori a tutela dei diritti reali e del possesso: i rimedi restitutori mirano a reintegrare il diritto o il potere violato ripristinando la pienezza della situazione giuridica incisa (attraverso, ad es., la restituzione materiale del bene sottratto); il risarcimento in forma specifica assolve alla funzione di riparare al danno prodotto (attraverso, ad es., la dazione di un bene analogo a quello sottratto e andato distrutto). La diversità funzionale si risolve nella diversità dei presupposti soggettivi e oggettivi previsti dalla legge ai fini dell'utile esercizio dei rimedi in comparazione. Una eventuale confusione tra i due strumenti rischierebbe di convertire la tutela reale in un diritto di credito al risarcimento. Non si esclude, però, che vi possa essere una sovrapposizione dei rimedi nei casi in cui la violazione di un diritto reale produca anche un danno ingiusto, come avviene nel caso di apprensione di un bene altrui con danni derivanti dalla trasformazione dello stesso rispetto alla originaria destinazione. Ritornando all'istituto introdotto nel diritto amministrativo, si osserva che l'interpretazione della disposizione dipende strettamente dalla configurabilità della reintegrazione in forma specifica quale istituto corrispondente a quello previsto dall'art. 2058 c.c. o quale diverso e speciale istituto introdotto nell'ordinamento amministrativo. A seguito della codificazione di una azione di condanna atipica anche al rilascio di un determinato provvedimento amministrativo (v. formula “Domanda di condanna al rilascio di un determinato provvedimento”) deve ormai essere esclusa la tesi secondo cui il legislatore avrebbe introdotto nel nostro ordinamento, con tale strumento, un'azione di adempimento simile a quella prevista nell'ordinamento tedesco, che consente di agire in giudizio per ottenere la condanna dell'amministrazione all'emanazione di un atto amministrativo; il potere di ordinare all'amministrazione un facere sussisterebbe indipendentemente dal carattere, vincolato o discrezionale, del provvedimento da emanare. L'espresso richiamo dell'art. 2058 c.c. conduce ad accogliere la c.d. tesi civilistica, secondo cui la reintegrazione in forma specifica trova applicazione nel diritto amministrativo in caso di interessi di tipo oppositivo (es. riconsegna e ripristino del bene illegittimamente sottratto al privato; consegna di cosa uguale a quella illegittimamente distrutta; riparazione materiale dei danni cagionati ad es. in caso di illegittima demolizione di un bene). Si tratta di fattispecie in cui all'attività giuridica è seguita una attività materiale, che costituisce diretta conseguenza dell'evento lesivo. In tali ipotesi, pur essendo spesso sufficiente il semplice annullamento dell'atto ai fini del ripristino della situazione lesa, può accadere che l'atto annullato sia stato nel frattempo portato ad esecuzione ed abbia prodotto delle modificazioni, sia sul piano della realtà giuridica che di quella di fatto, la cui rimozione necessita di apposite misure risarcitorie in forma specifica. In presenza di interessi pretensivi, invece, non è possibile pensare ad una reintegrazione in forma specifica perché il silenzio, il ritardo o l'illegittimo diniego incidono sempre su una situazione che era e rimane insoddisfatta, per cui non vi è nulla che possa essere reintegrato; in relazione a tali interessi, la questione attiene al diverso istituto della esecuzione in forma specifica (per il quale si pone il problema della distinzione tra attività vincolata e attività discrezionale della P.A.). I limiti della reintegrazione in forma specifica In relazione alla natura ed ai limiti della reintegrazione in forma specifica, si segnala che la giurisprudenza amministrativa li ha desunti grazie al parallelo con la disciplina del codice civile: in particolare, l'art. 2058 c.c. pone come limite la concreta impossibilità di disporre la reintegrazione e l'eccessiva onerosità per il debitore (rectius, per il pubblico interesse, per la P.A.). A volte è stato richiamato anche l'art. 2933 c.c., che disciplina l'esecuzione forzata degli obblighi di non fare e pone un limite al processo esecutivo, prevedendo che «non può essere ordinata la distruzione della cosa e l'avente diritto può conseguire solo il risarcimento danni se la distruzione della cosa è di pregiudizio all'economia nazionale». L'interesse alla conservazione di un bene che sia utile all'economia nazionale è di ostacolo al soddisfacimento in executivis della pretesa e provoca la sostituzione del risarcimento per equivalente. Si tratta di una disposizione che sovrappone l'interesse pubblico all'interesse privato e che si riflette sui metodi di protezione diretta dei diritti, che il giudice amministrativo ha già utilizzato al fine di delimitare l'ambito di espansione del giudizio di ottemperanza per la soddisfazione dell'interesse oppositivo, sempre in materia di annullamento di atti espropriativi. Va aggiunto che, in seguito all'entrata in vigore del T.U. espropriazioni (d.P.R. n. 325/2001), il problema della restituzione e riduzione in pristino del fondo illegittimamente occupato e trasformato si pone in termini parzialmente diversi, in quanto la mancata restituzione del bene al privato può essere preclusa solo a seguito dello speciale procedimento di “espropriazione in sanatoria”, previsto dall'art. 43 del T.U. In tal senso, l'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, nel disporre la restituzione di un'area illegittimamente acquisita dalla P.A. (in base ad una dichiarazione di pubblica utilità annullata), ha affermato che la domanda restitutoria non può essere preclusa dai limiti indicati dall'art. 2058 c.c. (eccessiva onerosità) e dall'art. 2933 c.c., anche se tale statuizione è stata determinata dall'entrata in vigore del T.U. espropriazioni, il cui art. 43 stabilisce che l'autorità che utilizza un bene immobile per scopi di interesse pubblico, modificato in assenza del valido ed efficace provvedimento, di espropriazione o dichiarativo della pubblica utilità, può disporre che esso vada acquisito al suo patrimonio indisponibile e che al proprietario vadano risarciti i danni” ( Cons. St., Ad. Plen., n. 2/2005). Secondo l'Adunanza Plenaria, in assenza di un formale (e legittimo) provvedimento di acquisizione dell'area ai sensi dell'art. 43 T.U. espropriazioni, non può essere preclusa la restituzione del bene; in effetti, appare anche logico ritenere che se l'amministrazione, dopo aver appreso in modo illegittimo un bene del privato, non si cura nemmeno di adottare un provvedimento di acquisizione ai sensi del citato art. 43 o non formuli apposita domanda in giudizio, la restituzione non possa essere preclusa da valutazioni circa l'eccessiva onerosità per il pubblico interesse o sul pregiudizio per l'economia nazionale, che competeva all'amministrazione, e non al giudice, effettuare. Quando chiedere il risarcimento in forma specifico e come coordinare tale richiesta con le altre domande Il risarcimento in forma specifica, come spiegato, non va chiesto per ottenere la condanna della p.a. all'adozione di un determinato provvedimento, per la quale vi sono oggi altri strumenti (v. la formula “Domanda di condanna al rilascio di un determinato provvedimento”). Il risarcimento in forma specifica va chiesto in quei limitati casi in cui l'atto impugnato è stato nel frattempo portato ad esecuzione apportando nella realtà giuridica e materiale delle modificazione, che possono essere rimosse appunto con una domanda di risarcimento in forma specifica (già citati esempi: riconsegna e ripristino del bene illegittimamente sottratto al privato; consegna di cosa uguale a quella illegittimamente distrutta; riparazione materiale dei danni cagionati ad es. in caso di illegittima demolizione di un bene). In questi casi la domanda può non essere alternativa rispetto al risarcimento per equivalente chiesto ad altro titolo: ad esempio, risarcimento per equivalente per il non aver avuto a disposizione il bene sottratto in modo illegittimo dalla p.a. e risarcimento in forma specifica per ottenere il ripristino del bene nel frattempo modificato e la sua riconsegna dopo il ripristino. Altro esempio può essere il risarcimento per equivalente per non aver potuto godere del bene illegittimamente demolito e il risarcimento in forma specifica per la ricostruzione del bene (a sua volta consistente nella diretta ricostruzione o nella condanna al pagamento delle somme necessarie alla ricostruzione). Ovviamente, la tutela risarcitoria in forma specifica ex art. 2058 c.c. non può ritenersi esperibile in caso di intervenuta decadenza dall'azione di annullamento, per conseguire gli effetti conformativi tipici conseguenti ad un eventuale accoglimento dell'azione impugnatoria/demolitoria, pena l'elusione del termine di decadenza di cui agli artt. 29 e 41, comma 2, c.p.a., essendo dubbio che lo strumento possa essere utilizzato in via autonoma ai sensi dell'art. 30, comma 3, comunque in presenza dei presupposti per l'azione autonoma di risarcimento (v. formula: “Ricorso autonomo per il risarcimento del danno (senza aver impugnato l'atto”). In ogni caso, la restituzione del bene, previa eventuale riduzione in pristino, costituisce modalità di risarcimento in forma specifica, ai sensi dell'art. 2058 c.c., alternativa al risarcimento per equivalente e, quindi, mezzo concorrente per conseguire la riparazione del pregiudizio subito; di conseguenza è da escludere che la scelta, in corso di giudizio, per una delle due modalità costituisca una mutatio libelli, risolvendosi solo in una emendatio libelli (Cons. St. IV, n. 306/2014). |