Ricorso nei confronti della P.A. per il risarcimento del danno derivante da atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice, poi riformate (art. 30)InquadramentoUna fattispecie particolare in cui è certa l'esistenza di un danno e non è facile individuare la strada per pervenire al risarcimento è costituita dalla ipotesi in cui il danno deriva da atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce giurisdizionali, poi non confermate (pronuncia di merito di segno diverso rispetto alla concessa misura cautelare o sentenza del T.A.R. eseguita e poi riformata in appello). Si tratta di casi non frequenti, che tuttavia sono arrivati all'esame della giurisprudenza amministrativa, specie in materia di appalti, dove può accadere che un appalto venga aggiudicato in base ad una pronuncia del giudice (cautelare o di primo grado), poi riformata in sede di giudizio di merito o in appello quando nel frattempo il rapporto è già stato interamente eseguito con l'impresa ricorrente in primo grado. In questo caso vi è un soggetto (quello sbagliato) che ha svolto il rapporto con la P.A. e altro soggetto, a cui spettava l'aggiudicazione, che non ha potuto farlo a causa dell'avvenuta esecuzione di una decisione giurisdizionale, poi riformata, senza quindi che si sia verificato alcun errore da parte dell'amministrazione. Vi è sicuramente un danno, ma è difficile pervenire al risarcimento. La più recente giurisprudenza sembra indicare due strade: a) quella dell'azione di risarcimento nei confronti della p.a. da proporre in sede di ricorso in ottemperanza; b) l'azione civile nei confronti dell'impresa che ha beneficiato dell'atto posto in essere in esecuzione di una pronuncia giurisdizionale ottenuta a seguito di un suo ricorso. Si tratta di due azioni che non possono essere proposte insieme in via alternativa in quanto appartenenti a due giurisdizioni diverse. La formula in commento riguarda la prima ipotesi (azione nei confronti della P.A.). FormulaCONSIGLIO DI STATO [1] RICORSO Nell'interesse di - [PERSONA FISICA] [2], nato/a a .... il .... (C.F. ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [3] ...., C.F. .... [4], PEC .... [5], fax .... [6], che lo/la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [7] . - [PERSONA GIURIDICA] [8], con sede legale in ...., via/piazza ...., n. ...., iscritta nel registro delle imprese di ...., n. ...., P.I. ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliato/a in ...., via/piazza ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. [9] ...., C.F. .... [10], PEC .... [11], fax .... [12], che la rappresenta e difende in forza di procura speciale alle liti .... [13]. [Per tutte le future comunicazioni e notifiche di cancelleria si indicano l'indirizzo di posta elettronica certificata .... ed il numero di fax .....] [14] - ricorrente - CONTRO - [Amministrazione/Ente/Autorità] [15], in persona del legale rappresentante pro tempore, [per legge rappresentata e difesa dall'Avvocatura generale/distrettuale dello Stato] [16], - resistente - E NEI CONFRONTI DI - Sig./ Sig.ra .... residente in ...., via/piazza .... n. .... [17] - controinteressato - PER L'OTTEMPERANZA DELLA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO N. .... DEL .... E IL RISARCIMENTO DEL DANNO FATTO Con bando del ...., la .... ha indetto una procedura di gara per l'affidamento dei lavori di .... con importo a base d'asta pari ad Euro ..... Con provvedimento del ...., la stazione appaltante ha aggiudicato la gara all'impresa ...., dopo aver escluso l'aggiudicataria provvisoria impresa ..... L'impresa .... ha impugnato tali provvedimenti innanzi al Tribunale amministrativo regionale per la ...., che, con sentenza ...., n. ...., ha accolto il ricorso e, per l'effetto, ha annullato l'aggiudicazione in favore dell'impresa ..... L'impresa .... ha impugnato tale sentenza innanzi al Consiglio di Stato, chiedendone in via cautelare la sospensione. All'esito della camera di consiglio del ...., è stata respinta la domanda di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza appellata (ordinanza n. ....). Con la sentenza ...., n. ...., il Consiglio di Stato ha accolto l'appello e, per l'effetto, in riforma della sentenza appellata, ha respinto il ricorso proposto in primo grado dall'impresa ..... Con formale diffida inviata con nota del ...., la stazione appaltante veniva invitata a dare attuazione al giudicato formatosi sulla sentenza del Consiglio di Stato n. ..... La stazione appaltante ha risposto, rilevando che il giudicato è intervenuto successivamente alla ultimazione dei lavori oggetto dell'appalto (avvenuta in data ...., come risultante dal certificato di ultimazione dei lavori), con conseguente impossibilità di far subentrare l'impresa .... nel rapporto contrattuale. DIRITTO Il danno subito dalla parte ricorrente è evidente e non richiede particolari sforzi probatori. La ricorrente era stata individuata come aggiudicataria dalla stazione appaltante e non ha potuto stipulare il contratto e svolgere il rapporto solo perché, a seguito dell'iniziativa giurisdizionale del controinteressato ...., la stazione appaltante ha aggiudicato la gara a quest'ultimo, che ha poi stipulato ed eseguito il contratto. Con riferimento alla responsabilità della stazione appaltante è sufficiente richiamare i principi affermati dalla Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (Cons. St., Ad. plen., n. 2/2017), secondo cui in questi casi sussiste una responsabilità oggettiva dell'amministrazione, che prescinde da ogni indagine sull'elemento soggettivo, potendo la responsabilità essere esclusa solo dal venire meno del nesso di causalità, presente nel caso di specie senza ombra di dubbio. Resta estraneo all'oggetto del presente giudizio il tema dei rapporti tra stazione appaltante e impresa controinteressata e il presente ricorso è stato notificato anche a quest'ultima ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a. Passando alla quantificazione del danno, si rileva come la stessa citata pronuncia della Plenaria abbia affermato che nel caso di mancata aggiudicazione il risarcimento del danno conseguente al lucro cessante si identifica con l'interesse c.d. positivo, che ricomprende sia il mancato profitto (che l'impresa avrebbe ricavato dall'esecuzione dell'appalto), sia il danno c.d. curricolare (ovvero il pregiudizio subìto dall'impresa a causa del mancato arricchimento del curriculum e dell'immagine professionale per non poter indicare in esso l'avvenuta esecuzione dell'appalto). Non è dubitabile, invero, che il fatto stesso di eseguire un appalto pubblico (anche a prescindere dal lucro che l'impresa ne ricava grazie al corrispettivo pagato dalla stazione appaltante), possa essere, comunque, fonte per l'impresa di un vantaggio economicamente valutabile, perché accresce la capacità di competere sul mercato e, quindi, la chance di aggiudicarsi ulteriori e futuri appalti. L'utile che la ricorrente avrebbe ricavato dall'esecuzione dell'appalto ammonta a Euro ...., come risultante dall'offerta economica e dalla prodotta scheda riepilogativa (o citare altri documenti.) [18]. Con riferimento al c.d. danno curricolare, si indicano i seguenti elementi di prova: .... [19]. La somma spettante a titolo di risarcimento del danno va maggiorata a titolo di interessi e rivalutazione monetaria. P.Q.M. Si chiede a codesto Ecc.mo Giudice, respinta ogni contraria istanza, di condannare la parte resistente al risarcimento dei danni nella misura di Euro .... o nella misura maggiore che sarà dimostrata in corso di causa, oltre interessi e rivalutazione monetaria. Con riserva di dedurre ulteriormente nel corso di causa e di proporre eventualmente motivi aggiunti di impugnazione. Con vittoria di spese e onorari. Si producono i seguenti documenti: 1) copia della sentenza da ottemperare 2) [copia del provvedimento originariamente impugnato] 3) [copia di eventuali atti antecedenti, conseguenti e connessi] 4) .... [20]. Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che il valore del presente procedimento è pari a Euro ..... Il contributo unificato, già versato, dovrà, pertanto, applicarsi nella misura determinata in relazione allo scaglione di appartenenza, per un importo pari a Euro .... [rinvio a Formula “Dichiarazione ai fini del contributo unificato”]. Luogo e data .... Firma Avv. [21] .... PROCURA [Rinvio a formula “Procura speciale alle liti rilasciata a singolo avvocato” e formule correlate] ISTANZA ABBREVIAZIONE DEI TERMINI (EVENTUALE) [Rinvio a formula “Istanza abbreviazione dei termini”] RELATA DI NOTIFICA [Rinvio a formula “Relata di notifica a persona fisica” e formule correlate] DEPOSITO INFORMATICO Ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, comma 2, c.p.a., il presente atto è depositato con modalità telematiche [22]. [1]Il ricorso si presenta innanzi al giudice che ha emesso la sentenza di cui si chiede l'ottemperanza (art. 113). [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con mod., in l. n. 111/2011). [3]In caso di procura rilasciata a più difensori, si dovrà indicare per ciascuno di essi i dati indicati (C.F., fax, etc.). [4]L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1, c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Con riferimento specifico al processo amministrativo, sebbene l'art. 40 c.p.a., lett. a), faccia riferimento generico agli “elementi identificativi” del ricorrente, del suo difensore e delle parti, tale indicazione è imposta dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Per i ricorsi incardinati dopo l'avvio del PAT, l'indicazione del codice fiscale del difensore e della parte, oltre che dell'indirizzo PEC e Fax, è comunque richiesta anche nella compilazione dei campi del modulo per il deposito telematico. [5]Ai sensi dell'art. 136 c.p.a. “I difensori indicano nel ricorso o nel primo atto difensivo un recapito di fax, che può essere anche diverso da quello del domiciliatario. La comunicazione a mezzo fax è eseguita esclusivamente qualora sia impossibile effettuare la comunicazione all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi, per mancato funzionamento del sistema informatico della giustizia amministrativa. È onere dei difensori comunicare alla segreteria e alle parti costituite ogni variazione del recapito di fax o di indirizzo di posta elettronica certificata. Ai fini dell'efficacia delle comunicazioni di segreteria è sufficiente che vada a buon fine una sola delle comunicazioni effettuate a ciascun avvocato componente il collegio difensivo”. [6]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 136, comma 1, c.p.a., e dall'art. 13, comma 6-bis, d.P.R. n. 115/2002. Ai sensi di quest'ultima norma, gli importi dovuti a titolo di contributo unificato “sono aumentati della metà ove il difensore non indichi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata e il proprio recapito fax, ai sensi dell'art. 136 [c.p.a.]». [7]La procura, ove necessaria, può essere apposta in calce o a margine dell'atto di appello o, comunque, nelle forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. Per i ricorsi depositati successivamente al 1° gennaio 2017, ai quali si applica il Processo Amministrativo Telematico (‘PAT'), il difensore procede al deposito della copia per immagine della procura conferita su supporto cartaceo e ne attesta la conformità all'originale, ai sensi dell'art. 22 del d.lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”; CAD), mediante sottoscrizione con firma digitale (cfr. art. 8, comma 2, delle Regole tecnico-operative del PAT, all.to 1 al d.P.C.S. 28 luglio 2021). V. Formula “Attestazione di conformità ai fini del deposito della copia per immagine della procura rilasciata su supporto analogico”. [8]In caso di proposizione del ricorso nell'interesse di una persona giuridica, si dovrà indicare la denominazione della società, la sede legale, l'eventuale iscrizione al registro delle imprese, la partita IVA, il codice fiscale, con l'indicazione del rappresentante legale per mezzo del quale la società sta in giudizio. [9]V. nt. 3 [10]V. nt. 4. [11]V. nt. 5. [12]V. nt. 6. [13]V. nt. 7. [14]In caso di pluralità di difensori, può essere utile indicare l'indirizzo (di fax e/o PEC) al quale si desidera ricevere le comunicazioni inerenti il procedimento. [15]A titolo esemplificativo, nel caso di Ministero, il ricorso sarà proposto contro il Ministero “in persona del Ministro in carica”; in caso di Comune, “in persona del Sindaco in carica”, in caso di un'autorità indipendente o altro ente pubblico o concessionario di pubblici servizi, “in persona del Presidente e legale rappresentante pro tempore”. [16]In caso di amministrazioni statali, si applicano le norme vigenti per la difesa in giudizio delle stesse, che prevedono il patrocinio da parte dell'Avvocatura dello Stato territorialmente competente (quella nel cui distretto ha sede il T.A.R. adito; v. artt. 1, l. n. 260/1958 e 10, comma 3, l. n. 103/1979). Le funzioni dell'Avvocatura dello Stato nei riguardi dell'amministrazione statale sono estese alle regioni a statuto ordinario che decidano di avvalersene con deliberazione del consiglio regionale da pubblicarsi per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e nel Bollettino ufficiale della regione (art. 10, comma 1, l. n. 103/1979). [17]Ai sensi dell'art. 41, comma 2, c.p.a., il ricorso va notificato ad almeno uno dei controinteressati individuati nell'atto stesso. [18]Appare preferibile quantificare questa voce di risarcimento con elementi oggettivi riferibili all'offerta, piuttosto che invocare elementi presuntivi rispetto ai quali la giurisprudenza si è attestata su tesi restrittive. [19]Anche in questo caso vanno indicati elementi oggettivi altrimenti si corre il rischio che la domanda venga respinta per assenza di elementi probatori. [20]Copia di eventuale altra documentazione utile alla comprensione del contesto fattuale e/o alle ragioni del ricorso. V. anche Formula [“Attestazione di conformità ai fini del deposito di copia informatica di atto, provvedimento o documento originale analogico”]. [21]Per i ricorsi depositati in giudizio dopo la data del 1° gennaio 2017 e, quindi, soggetti alla normativa sul processo amministrativo telematico (PAT), l'atto di parte sottoscritto dal difensore, deve essere redatto in forma di pdf nativo digitale sottoscritto con firma PAdES e depositata in giudizio con le modalità telematiche previste dall'art. 6 delle Specifiche tecniche del PAT di cui all'all.to 2 del d.P.C.S. 28 luglio 2021 (attraverso il modulo denominato “Modulo Deposito Ricorso”). [22]Ai sensi dell'art. 13, comma 1-ter, dell'allegato 2 al c.p.a., introdotto dall'art. 7, del d.l. n. 168/2016, il Processo amministrativo telematico si applica ai giudizi introdotti con i ricorsi depositati, in primo o in secondo grado, a far data dal 1° gennaio 2017. Ai ricorsi depositati anteriormente a tale data, continuano ad applicarsi, fino all'esaurimento del grado di giudizio nel quale sono pendenti alla data stessa e comunque non oltre il 1° gennaio 2018, le norme previgenti. Ai fini del deposito telematico, il ricorrente dovrà utilizzare gli appositi moduli presenti sul sito della Giustizia Amministrativa. È stato definitivamente abrogato (cfr. art. 4 d.l. n. 28/2020) l'obbligo di depositare una copia cartacea conforme all'originale telematico del ricorso e degli scritti difensivi. CommentoA chi deve rivolgersi l'impresa aggiudicataria che non ha eseguito il rapporto per effetto di atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice poi riformate: l'azione nei confronti della P.A. La questione oggetto delle formule qui in commento è stata oggetto di esame da parte della giurisprudenza in materia di appalti. Nel caso in cui un appalto sia stato aggiudicato in base ad una pronuncia del giudice (cautelare o di primo grado), poi riformata in sede di giudizio di merito o in appello, è evidente che l'impresa originaria aggiudicataria ha subito un danno ed è altresì evidente l'assenza di colpa della stazione appaltante che aveva correttamente individuato il contraente della P.A., ma è stata poi “costretta” ad eseguire una sentenza rivelatasi poi errata (assenza di colpa evidenziata da: Cons. St. V, n. 5789/2002). Tralasciando in questa sede la percorribilità dell'azione nei confronti dello Stato per danni causati nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali (l. 13 aprile 1988 n. 117), le strade percorribili appaiono essere due: a) l'azione nei confronti della stazione appaltante a titolo di responsabilità oggettiva; b) l'azione nei confronti del privato che ha beneficiato degli effetti dei provvedimenti giurisdizionali, da lui richiesti e poi non confermati. Le due azioni non possono essere proposte insieme perché appartengono a due diverse giurisdizioni: la prima alla giurisdizione amministrativa e la seconda alla giurisdizione ordinaria, tenuto conto che è stato escluso che il giudice amministrativo possa conoscere di controversie di cui non sia parte una pubblica amministrazione, o soggetti ad essa equiparati, in presenza di azioni tra privati, che non possono essere attribuite alla giurisdizione del giudice amministrativo per mere ragioni di connessione (Cons. St. VI, n. 2957/2008, confermata da Cons. St., Ad. plen., n. 2/2017). In passato la giurisprudenza sembrava escludere la prima ipotesi, ma la decisione della Adunanza plenaria del Consiglio di Stato n. 2/2017 ha invece riconosciuto la sussistenza di una obbligazione ex lege scaturente dal fatto oggettivo dell'impossibilità di eseguire il giudicato, ricordando che sulla base della giurisprudenza della Corte di Giustizia non è necessario provare la colpa dell'amministrazione aggiudicatrice, poiché il rimedio risarcitorio risponde al principio di effettività della tutela previsto dalla normativa comunitaria. In questi casi la responsabilità potrebbe essere esclusa solo dalla mancanza o dal venir meno della antigiuridicità della condotta o del nesso di causalità, che è invece presente nel caso concreto essendoci profili di imprudenza in capo all'amministrazione (Cons. St., Ad. plen., n. 2/2017, in cui l'azione di risarcimento è stata proposta in sede di giudizio di ottemperanza). Ciò non esclude che il soggetto danneggiato possa agire davanti al giudice civile per chiedere la condanna del beneficiario dell'atto adottato in esecuzione della pronuncia non confermata del giudice al risarcimento del danno. Infatti, è stato affermato che il danno da mancata aggiudicazione derivante dall’esecuzione di una pronuncia del giudice poi riformata non discende da una condotta illecita o da un provvedimento illegittimo della stazione appaltante, bensì risulta conseguenza immediata e diretta dell’avvenuta esecuzione di una decisione giurisdizionale di primo grado, la cui efficacia non è stata interinalmente sospesa, in ragione anche della scelta processuale di rinunciare all’istanza cautelare; in questi casi l’azione risarcitoria non esaurisce lo strumentario giuridico approntato dall’ordinamento per reintegrare la sfera patrimoniale, potendo il concorrente pretermesso – che avrebbe avuto titolo all’affidamento e all’esecuzione del contratto di appalto – agire in giudizio per ottenere, nei limiti legalmente tipizzati, che il vantaggio economico ottenuto dall’affidatario del contratto, tradottosi in uno spostamento di ricchezza senza idonea causa, venga riverso a chi ha subìto un impoverimento. L'arricchimento senza causa sussiste quando tra due soggetti si verifica, senza alcuna giustificazione giuridica, uno spostamento patrimoniale tale che uno subisca pregiudizio e l'altro si arricchisca. Trattasi di un’azione generale, perché esperibile in una serie indeterminata di casi; sussidiaria, ai sensi dell’art. 2042 c.c., perché proponibile solo quando il danneggiato non possa esercitare alcun'altra azione, basata su un contratto, su un fatto illecito o su altro atto o fatto produttivo dell'obbligazione restitutoria o risarcitoria (Cons. giust. Amm. Reg. Sic., n. 598/2024). Le due azioni sono alternative, non potendo certo essere duplicato il risarcimento, ma l'appartenenza a due diverse giurisdizioni complica il rapporto tra le due azioni. L'azione di regresso della p.a. nei confronti del beneficiario dell'atto La stessa Plenaria non ha escluso che l'amministrazione, chiamata a risarcire il danno ai sensi dell'art. 112, comma 3, c.p.a., possa vantare un'azione di regresso nei confronti del beneficiario che ha tratto vantaggio dal provvedimento illegittimo travolto dal giudicato, collegata a un'obbligazione risarcitoria di natura solidale o di azione di ingiustificato arricchimento per il disequilibrio causale derivante dal collegamento tra le posizioni sostanziali in gioco, non proposta nel caso di specie e quindi non esaminata neanche sotto il profilo della sussistenza della giurisdizione). È dubbio se la p.a. possa chiedere la chiamata in causa del terzo beneficiario dell'atto adottato in esecuzione della pronuncia a garanzia e non vi è giurisprudenza sul punto; in realtà ai sensi dell'art. 41, comma 2, il beneficiario dell'atto è parte necessaria del giudizio e quindi in assenza del suo coinvolgimento il g.a. dovrebbe ordinare l'integrazione del contraddittorio. Altra e diversa questione è se la p.a. possa proporre nell'ambito dello stesso giudizio una azione diretta ad ottenere la condanna del beneficiario dell'atto al pagamento delle somme per le quali la p.a. è chiamata a risarcire a titolo di responsabilità oggettiva. Seguendo il ragionamento della Plenaria, tale azione è ammissibile e si potrebbe ritenere sussistente la giurisdizione amministrativa (questione su cui la Plenaria non si è voluta pronunciare). Si rinvia alla formula “Ricorso incidentale con azione di regresso da parte della p.a. nei cui confronti è stato chiesto il risarcimento del danno”. L'azione davanti al g.o. nei confronti della parte privata La parte danneggiata può decidere di proporre una azione (davanti al g.o.) nei confronti del beneficiario dell'atto posto in esecuzione di una decisione del giudice adottata su suo ricorso (atto poi travolto automaticamente dal diverso esito finale del contenzioso). Tale possibilità era stata ipotizzata in alcuni obiter, in cui la giurisprudenza ha ipotizzato l'applicazione dell'art. 96, comma 2, c.p.c., che prevede che il giudice che accerta l'inesistenza di un diritto per cui è stato eseguito un provvedimento cautelare possa condannare parte attrice al risarcimento del danno sulla base del principio, secondo cui l'errore del giudice va considerato come errore della parte (bene intendasi: di quella che vi ha dato causa, non certo di quella che ne subisce le conseguenze); o in alternativa, si è suggerito di spostare l'attenzione su fattispecie normative diverse dalla responsabilità civile, al fine di esplorare il ruolo da riconoscersi alle norme in tema di restituzione dell'indebito, o di arricchimento senza causa (l'indebito sarebbe costituito dall'utile di impresa, che potrebbe così essere in tutto o in parte restituito alla controparte privata dell'aggiudicazione di un appalto a seguito di una decisione giurisdizionale, portata ad esecuzione e solo successivamente riformata, dopo che il rapporto era stato svolto in fatto, nelle more della definizione del giudizio, da altro soggetto sine titulo (Cons. giust. amm. Sicilia, 21 luglio 2008, n. 600). Anche il Consiglio di Stato, per giustificare l'interesse di un'impresa alla decisione, non ha escluso che il soggetto che ha svolto sine titulo un appalto pubblico possa essere chiamato a restituire l'utile di impresa, o all'amministrazione ovvero direttamente alla controparte che, in esito al giudizio definitivo, sia risultata legittima aggiudicataria, avente come tale titolo a svolgere il lavoro o il servizio (Cons. St. VI, n. 1750/2008). Secondo T.A.R. Lazio II-bis, n. 4865/2021, appartiene alla cognizione del giudice ordinario l'azione che un'amministrazione eserciti per ottenere la ripetizione di indebito ex art. 2033 c.c. in ordine a pagamenti dalla stessa amministrazione effettuati ad un proprio appaltatore in forza di un contratto medio tempore annullato in via di autotutela, con provvedimenti consolidatisi. Si rinvia alla formula “Azione civile nei confronti dell'impresa che ha beneficiato dell'atto posto in essere in esecuzione di una pronuncia giurisdizionale poi riformata”. L'applicazione dell'art. 41, comma 2, c.p.a. Va rilevato che la possibilità di prevedere obblighi restitutori in capo a chi ha svolto l'appalto in luogo del soggetto che lo avrebbe dovuto svolgere sembra essere presupposta dalla previsione dell'art. 41, comma 2, del codice del processo amministrativo, in base al quale qualora sia proposta azione di condanna, anche in via autonoma, il ricorso è notificato altresì agli eventuali beneficiari dell'atto illegittimo, ai sensi dell'art. 102 c.p.c.; altrimenti il giudice provvede ai sensi dell'art. 49. In precedenza, la giurisprudenza aveva sempre ritenuto che quando la domanda era limitata al risarcimento del danno il beneficiario del provvedimento fonte del danno non era parte necessaria del giudizio, solo risarcitorio. Nella relazione al Codice viene indicato che “per quanto attiene all'azione di condanna – che nel codice ha trovato sistematizzazione – si è mantenuto il litisconsorzio necessario con i beneficiari, ove esistenti, dell'atto di cui il ricorrente assume l'illegittimità e in dipendenza della quale propone la domanda risarcitoria. Con tale previsione, si vuol provocare la formazione del giudicato sull'illegittimità dell'atto anche nei confronti dei suoi eventuali beneficiari (sicché, almeno per tale profilo, non potrà più essere contestato in altra sede l'eventuale ricorso all'autotutela). Nella relazione al Codice del processo amministrativo viene richiamato il considerando 21 della c.d. direttiva ricorsi, recepita con il d.lgs. n. 53/2010, che afferma che “Nel prevedere che gli Stati membri fissino le norme atte a garantire che un appalto sia considerato privo di effetti si mira a far sì che i diritti e gli obblighi dei contraenti derivanti dal contratto cessino di essere esercitati ed eseguiti ..... il diritto nazionale può, ad esempio, prevedere la soppressione con effetto retroattivo di tutti gli obblighi contrattuali (ex tunc) o viceversa limitare la portata della soppressione agli obblighi che rimangono da adempiere (ex nunc). Ciò non dovrebbe condurre a una mancanza di forti sanzioni se gli obblighi derivanti da un contratto sono già stati adempiuti interamente o quasi interamente. Il diritto nazionale dovrà determinare inoltre le conseguenze riguardanti il possibile recupero delle somme eventualmente versate nonché ogni altra forma di possibile restituzione, compresa la restituzione in valore qualora la restituzione in natura non sia possibile”. Con l'ultimo periodo si ipotizza che la declaratoria di inefficacia del contratto con effetti ex tunc possa comportare il recupero delle somme versate all'aggiudicatario sbagliato e ciò ovviamente avverrà nei limiti dell'arricchimento. Sia in caso di danni causati da provvedimenti giurisdizionali non confermati, che nell'ipotesi di declaratoria di inefficacia del contratto con effetti ex tunc, si è in presenza di un rapporto, in tutto o in parte eseguito, restato sine titulo, rispetto al quale si possono ipotizzare obblighi di restituzione. Cosa conviene fare per ottenere il risarcimento dei atti amministrativi posti in essere in esecuzione di pronunce del giudice poi riformate Le considerazioni sopra svolte evidenziano la difficoltà di ottenere il risarcimento del danno in una ipotesi in cui l'esistenza di un danno è evidente. Dopo la Plenaria n. 2/2017 la strada più semplice può apparire quella dell'azione, in sede di ottemperanza, nei confronti della stazione appaltante e la configurabilità di una responsabilità oggettiva facilita l'onere probatorio del ricorrente, che altrimenti dovrebbe sperimentare una azione davanti al g.o., rispetto alla quale non risultano precedenti. Tuttavia, va segnalato come alcuni aspetti di tale pronuncia presentano dei profili di criticità; ad esempio, si può dubitare che in siffatte ipotesi la condotta della p.a., che si è limitata a dare esecuzione ad una pronuncia del giudice possa essere qualificata come antigiuridica e non convincono le considerazioni svolte dalla Plenaria su una presunta imprudenza della p.a., per aver dato esecuzione alla pronuncia del giudice (non sospesa) troppo celermente. Inoltre, in un caso come quello affrontato dalla Plenaria, si era in presenza di un giudicato con cui il ricorso originario era stato respinto e ciò rievoca la tematica della possibilità di utilizzare il giudizio di ottemperanza in relazione a sentenze di rigetto dei ricorsi. La giurisprudenza tende ad escludere che il giudizio di ottemperanza possa essere proposto in relazione a sentenze di rigetto (Cons. St., n. 1060/1998), non producendo alcun effetto di accertamento e tanto meno costitutivo, lasciando invariato l'assetto giuridico dei rapporti determinato dal provvedimento impugnato, rispetto al quale nulla viene tolto e nulla viene aggiunto (Cons. St. VI, n. 1675/2013; Cons. St. V, n. 4523/2008, che afferma la validità di principio anche quando il rigetto è pronunciato dal Consiglio di Stato in riforma di una sentenza del T.A.R. di accoglimento dell'originario ricorso). In senso conforme anche la dottrina che ritiene le sentenze di rigetto insuscettibili di ottemperanza (Caringella, Protto, Manuale di dir. proc. amm., 1123), anche se qualora nelle sentenze di rigetto siano contenute prescrizioni sostanziali, è stato ipotizzata l'ammissibilità dell'ottemperanza (Scoca, 203; Tarullo, 12). Nei casi in precedenza descritti la sentenza di rigetto determina il definitivo accertamento dell'originario provvedimento adottato dalla p.a., che non deve adottare atti in esecuzione del giudicato, ma semmai rimuovere atti posti in essere di decisioni del giudice non confermate e l'eventuale impossibilità non riguarda, quindi, l'esatta esecuzione del giudicato, ma è connessa agli effetti irreversibili di atti, successivamente travolti dal giudicato. Si tratta di principi che devono consolidarsi e, di conseguenza, non va a priori esclusa la via dell'azione diretta davanti al g.o. per ottenere il risarcimento del danno dall'impresa privata. Con riferimento alla stazione appaltante il consiglio è quello di proporre con ricorso incidentale una domanda diretta ad ottenere, sulla base dei principi sopra richiamati, la condanna dell'impresa privata al pagamento delle somme chieste alla p.a. (azione di regresso). |