Quale disciplina si applica al fallimento successivo ad un concordato preventivo presentato dopo l'entrata in vigore del CCI

La Redazione
06 Febbraio 2023

Il Tribunale di Catania si pone il problema di quale disciplina applicare ad un ricorso per dichiarazione di fallimento presentato prima dell'entrata in vigore del CCI che sia però seguito da un concordato preventivo con esito negativo presentato in data 20/12/2022, ossia dopo l'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza.

IL Tribunale di Catania ha ritenuto che al ricorso per dichiarazione di fallimento che consegue ad un concordato preventivo con esito negativo presentato dopo l'entrata in vigore del CCII non si applica la disciplina transitoria dettata dall'art. 390 CCI, ma, per effetto delle esigenze di coordinamento con la domanda di concordato preventivo, va convertita in domanda di apertura della liquidazione giudiziale . Secondo il tribunale, la giurisprudenza di legittimità è concorde nel ritenere che, secondo il la legge fallimentare, il rapporto tra concordato preventivo e fallimento deve essere ricostruito in termini di mero coordinamento tra i due procedimenti.

Il rapporto tra concordato preventivo e fallimento si atteggia quindi come un fenomeno di consequenzialità (eventuale del fallimento, all'esito negativo della pronuncia di concordato) e di assorbimento (dei vizi del provvedimento di rigetto in motivi di impugnazione del successivo fallimento) che determina una mera esigenza di coordinamento fra i due procedimenti. Partendo quindi da questo principio, per il Tribunale di Catania appare chiaro che non si può applicare la norma transitoria (dettata dall'art. 390 CCI) in quanto prende in considerazione solo il momento di pendenza dei singoli procedimenti visti in modo atomistico, senza far riferimento ad esigenze di coordinamento.

Il tribunale, pertanto, ritenendo che la risoluzione della medesima crisi d'impresa non può ricadere sotto normative intertemporali diverse, per effetto delle esigenze di coordinamento, statuisce che è la domanda di fallimento (divenuta temporalmente consecutiva alla domanda di concordato) che va coordinata con quella di concordato preventiva e, pertanto, in applicazione del principio della conservazione degli atti, ne dispone la conversione in domanda di apertura della liquidazione giudiziale per le seguenti considerazioni:

a) il fallimento e la liquidazione giudiziale – i cui requisiti di apertura sono peraltro diversi - producono analoghi effetti e perseguono analoghi fini liquidatori in quanto entrambi volti a soddisfare il creditore e a tutelare la par condicio creditorum;

b) i rispettivi pre-procedimenti sono sovrapponibili, anche con riguardo ai termini di 15 giorni che devono intercorrere tra la notifica al debitore del ricorso e del decreto di fissazione udienza, oltreché con riguardo al termine di 7 giorni prima dell'udienza per la presentazione delle memorie.

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