Osservatorio antimafia - Richiesta di aggiornamento dell'informazione antimafia: illegittimo il silenzio-rifiuto serbato dalla Prefettura

15 Marzo 2023

A fronte di una circostanziata richiesta di aggiornamento da parte del soggetto interessato, il Prefetto non può legittimamente sottrarsi all'obbligo di riesaminare il quadro indiziario esistente alla luce dei nuovi dati segnalatigli e di ripronunciarsi, quindi, in via espressa su di esso, ferma restando, naturalmente, la piena discrezionalità del suo potere valutativo in merito al perdurare del rischio di infiltrazione mafiosa. Il procedimento amministrativo, una volta attivato d'ufficio o su istanza di parte, deve essere concluso, sì da reputarsi illegittima una sospensione “sine die”.

Il caso. Il TAR Bologna, premesso che sussiste la legittimazione e l'interesse a ricorrere dell'impresa richiedente il rilascio di liberatoria antimafia, in quanto operatore economico che aspira ad avere rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione, ha chiarito come il “venir meno delle circostanze rilevanti” di cui all'art. 91, comma 5, del d.lgs. n. 159 del 2011, non dipende, infatti, dal mero trascorrere del tempo, in sé, ma dal sopraggiungere di obiettivi elementi diversi o contrari che ne facciano venir meno la portata sintomatica, oppure perché ne controbilanciano, smentiscono ed in ogni caso superano la valenza sintomatica, o ancora perché rendono remoto, e certamente non più attuale, il pericolo (in senso conforme, ex plurimis, cfr. Cons. Stato, sez. III, 9 aprile 2019, n. 2324Id., sez. V, 1° ottobre 2015, n. 4602; Id., sez. III, 22 gennaio 2012, n. 292; Id., sez. VI, 30 dicembre 2011, n. 7002).

Quanto anzidetto ha portato la giurisprudenza a ritenere che, a fronte di una circostanziata richiesta di aggiornamento da parte del soggetto interessato, il Prefetto non possa legittimamente sottrarsi all'obbligo di riesaminare il quadro indiziario esistente alla luce dei nuovi dati segnalatigli e di ripronunciarsi, quindi, in via espressa su di esso, ferma restando, naturalmente, la piena discrezionalità del suo potere valutativo in merito al perdurare del rischio di infiltrazione mafiosa (in senso conforme, ex multisTAR Sicilia, Catania, sez. I, 12 ottobre 2017, n. 2396Cons. Stato, sez. III, 3 maggio 2016, n. 1743Id., sez. III, 13 maggio 2015, n. 2410Id., sez. VI, 20 maggio 2009, n. 3092).

A tal proposito, il Collegio ha richiamato quell'indirizzo giurisprudenziale secondo cui la conclusione del procedimento in questione è necessariamente sottoposta al termine di complessivi 30 giorni (decorrenti dalla presentazione dell'istanza), ai sensi dell'art. 2, comma 2, della legge 241/1990 e 92 d.lgs. 159/2011, non essendo previsto nella normativa di settore alcun diverso termine e dovendo quindi applicarsi quello generale e sussidiario valevole per l'adempimento all'obbligo di provvedere di ogni pubblica amministrazione (ex multis, cfr. TAR Umbria, 21 maggio 2018, n. 364).

In definitiva, il procedimento amministrativo, una volta attivato d'ufficio o su istanza di parte, deve essere concluso, sì da reputarsi illegittima una sospensione “sine die” (cfr., ex multisTAR Lombardia, Brescia, sez. I, 9 luglio 2021, n. 648TAR Toscana, sez. III, 2 marzo 2011, n. 410).

Osservatorio sulla Giurisprudenza in tema di misure amministrative di prevenzione della criminalità organizzata

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