La motivazione apparente della sentenza di primo grado determina la sua nullità

Redazione Scientifica
24 Luglio 2023

È nulla, per motivazione apparente, la sentenza in cui si faccia riferimento, in modo assolutamente vago e generico, alle “analoghe considerazioni” ed alle “circostanze denunciate”, locuzioni che per il loro carattere eccessivamente generico sono inidonee a soddisfare l'obbligo di motivazione.

Il Consiglio di Stato ha avuto modo di pronunciarsi sulla questione della nullità della sentenza di primo grado per difetto assoluto di motivazione e ha disposto l'annullamento della sentenza con rinvio al giudice di primo grado.

Nella fattispecie, l'appello era stato proposto avverso la sentenza di primo grado basato anche su un motivo con cui ci si doleva della sostanziale mancanza della motivazione, posto che il richiamo alle “analoghe considerazioni” ed alle “circostanze denunciate” era eccessivamente generico e inidoneo a soddisfare l'obbligo di motivazione.

Invero, come ritenuto dall'Adunanza plenaria (Cons. Stato, 30 luglio 2018, n. 10 e 11) “l'anomalia della c.d. motivazione apparente si identifica, oltre che nella mancanza assoluta di motivi sotto l'aspetto materiale e grafico, nel contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili, nella motivazione meramente assertiva, tautologica, apodittica oppure obiettivamente incomprensibile, quando, cioè, le anomalie argomentative sono di gravità tale da collocare la motivazione al di sotto del “minimo costituzionale” di cui all'art. 111, comma 5, Cost.”.

Il carattere “apparente” della motivazione comporta, quindi, la sua assoluta inidoneità a far comprendere il percorso logico-giuridico sulla base del quale il primo giudice è pervenuto a determinate conclusioni, venendosi a determinare di fatto la trasformazione del giudizio di appello in un iudicium novum, in cui il collegio del gravame è costretto ad effettuare dall'inizio, non disponendo di alcun effettivo riferimento motivazionale, la valutazione sulle doglianze dedotte in primo grado, come se su di esse il giudice di primo grado non si fosse pronunciato. Di qui, il carattere apparente della motivazione e dunque l'annullamento della sentenza con rinvio al giudice di primo grado.

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