Conflitto di interessi: deve essere provato dalla ricorrente allegando elementi specifici e documentati

Il caso. La vicenda trae origine dalla procedura indetta dal Comune di Roma per la selezione di tre operatori interessati all'esercizio dell'attività relativa ai servizi di noleggio di monopattini a propulsione elettrica.

Successivamente all'espletamento della procedura di gara, l'impresa non aggiudicataria impugnava innanzi al Tar Lazio l'aggiudicazione disposta in favore di altro operatore, deducendo la violazione delle norme sul conflitto di interesse nelle gare pubbliche e la distorsione della par condicio competitorum sulla base del precedente rapporto con l'amministrazione comunale di una figura apicale della società aggiudicataria.

L'onere della prova per il conflitto di interessi. Nella pronuncia in questione, l'adito Tar rammenta innanzitutto che nessuna norma primaria o regolamentare vieta espressamente che un soggetto titolare di un incarico politico presso un ente pubblico, con specifiche competenze acquisite in un determinato settore, possa essere assunto da una società che opera nel suddetto settore e che si interfaccia con il medesimo ente pubblico.

Nonostante ciò, il Giudice amministrativo richiama la normativa in materia di conflitto di interesse di cui all'art. 42, d.lgs n. 50/2016 (oggi confluita nell'art. 16,d.lgs n. 36/2023), osservando come la giurisprudenza sul tema sia comunque chiara nel prevedere che l'ipotesi di conflitto d'interessi debba essere supportata da elementi concreti, specifici ed attuali.

Sulla scorta di tali considerazioni, il Tar Lazio, ritenendo che nel caso di specie non ricorresse un'ipotesi tipizzata di conflitto di interesse e che la ricorrente non avesse fornito la prova del conflitto di interessi in cui sarebbe incorsa la società aggiudicataria, ha rigettato il ricorso proposto.