Sanzioni pecuniarie per pratiche commerciali scorrette e principio del ne bis in idem

Redazione Scientifica Processo amministrativo
06 Novembre 2023

La Corte di giustizia dell’Unione Europea si pronuncia sulla natura delle sanzioni amministrative pecuniarie in relazione alla finalità perseguita e sul rispetto del principio del ne bis in idem.

L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) sanzionava in solido, per pratiche commerciali scorrette, due società automobilistiche tedesche, le quali proponevano ricorso dinanzi al TAR per il Lazio.

In pendenza di detto ricorso, la Procura di Braunschweig (Germania) irrogava a una delle due società una sanzione pecuniaria per aver colposamente violato le disposizioni relative all'obbligo di vigilanza sull'attività delle imprese per quanto riguarda lo sviluppo del software, oggetto delle pratiche commerciali scorrette.

La decisione diventava definitiva in quanto la società versava la sanzione pecuniaria ivi prevista rinunciando a proporre ricorso, sicché, nell'ambito del procedimento pendente dinanzi al TAR Lazio, entrambe le società automobilistiche deducevano l'illegittimità sopravvenuta della decisione dell'AGCM per violazione del principio del ne bis in idem.

A fronte della reiezione del ricorso da parte del TAR Lazio, le due società automobilistiche tedesche proponevano appello dinanzi al Consiglio di Stato (“giudice del rinvio”) che, alla luce della necessità di interpretare la normativa europea rilevante in materia, decideva di sospendere il procedimento e di sottoporre alla Corte di Giustizia tre questioni pregiudiziali.

Tanto rappresentato, la Corte di giustizia UE ha dichiarato che:

  • a) con riferimento alla prima questione, l'articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea deve essere interpretato nel senso che una sanzione amministrativa pecuniaria, prevista dalla normativa nazionale, irrogata a una società dall'autorità nazionale competente in materia di tutela dei consumatori per pratiche commerciali sleali, benché sia qualificata come sanzione amministrativa dalla normativa nazionale, costituisce una sanzione penale, ai sensi di tale disposizione, quando persegue una finalità repressiva e presenta un elevato grado di severità.
  • b) Con riferimento alla seconda questione, il principio del ne bis in idem, sancito dal citato articolo 50, deve essere interpretato nel senso che esso osta a una normativa nazionale che consente il mantenimento di una sanzione pecuniaria di natura penale irrogata a una persona giuridica per pratiche commerciali sleali, nel caso in cui tale persona abbia riportato una condanna penale per gli stessi fatti in un altro Stato membro, anche se detta condanna è successiva alla data della decisione che irroga tale sanzione pecuniaria ma è divenuta definitiva prima che la sentenza sul ricorso giurisdizionale proposto avverso tale decisione sia passata in giudicato.
  • Nel caso concreto, la decisione tedesca era divenuta definitiva successivamente a quella dell'AGCM. Di conseguenza, sebbene tale decisione non potesse essere invocata per opporsi al procedimento condotto dall'AGCM e alla sua decisione fintantoché non fosse divenuta definitiva, la situazione era mutata nel momento in cui essa era divenuta definitiva mentre quella dell'AGCM non lo era ancora. La decisione tedesca, inoltre, era stata emessa a seguito di una valutazione relativa al merito del caso, di talché il procedimento relativo alla sua adozione si era concluso con una decisione definitiva.
  • c) Con riferimento alla terza questione , circa le condizioni che possono giustificare limitazioni all'applicazione del principio del ne bis in idem sancito dall'articolo 50 della Carta, l'articolo 52, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea deve essere interpretato nel senso che esso autorizza la limitazione dell'applicazione del principio del ne bis in idem, sancito all'articolo 50 della medesima  carta, in modo da consentire un cumulo di procedimenti o di sanzioni per gli stessi fatti, purché le condizioni previste all'articolo 52, paragrafo 1, siano soddisfatte, vale a dire qualora, in primo luogo, tale cumulo non rappresenti un onere eccessivo per l'interessato, in secondo luogo, esistano norme chiare e precise che consentano di prevedere quali atti e omissioni possano essere oggetto di cumulo e, in terzo luogo, i procedimenti di cui trattasi siano stati condotti in modo sufficientemente coordinato e ravvicinato nel tempo.

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