Recesso volontario nell’appalto: se manca la prova della grave negligenza sull’affidabilità e integrità dell’aggiudicataria non è illecito professionale

Il caso. La ricorrente ha impugnato l'aggiudicazione disposta nei confronti della controinteressata, sostenendo che quest'ultima doveva essere esclusa per essere destinataria di un provvedimento recesso ex art. 109 del Codice dei contratti 2016, disposto nei suoi confronti da una stazione appaltante, in quanto tale fattispecie configurerebbe un grave illecito professionale.

La soluzione del TAR Lombardia. Il TAR Lombardia ha rigettato il motivo di ricorso, osservando che la vicenda in esame non è ascrivibile alla fattispecie di cui alla lett. c-ter) del comma 5 dell'art. 80 del Codice dei contratti 2016 che riguarda “persistenti e significative carenze nell'esecuzione” determinanti “la risoluzione per inadempimento ovvero la condanna al risarcimento del danno o altre sanzioni comparabili”, avendo l'amministrazione disposto di avvalersi del recesso volontario ex art. 109 del d.lgs. n. 50/2026 elargendo peraltro un indennizzo all'aggiudicataria, né è ascrivibile alla fattispecie di cui alla lett. c-bis) della stessa disposizione non sussistendo alcuna omissione dichiarativa, né tantomeno all'ipotesi del grave illecito professionale sub lett. c) non potendo trarsi dalla deliberazione dell'Ente che ha esercitato il recesso alcuna prova adeguata della commissione di un illecito incidente sull'affidabilità e integrità dell'aggiudicataria.

Secondo il TAR Lombardia la fattispecie non è sussumibile neppure nell'ipotesi di cui alla lett. f-bis) dell'art. 80 del Codice dei contratti 2016, che sanziona la falsa dichiarazione avendo la società esposto circostanze veritiere.