Affidamento delle concessioni di lavori e servizi e Piano economico finanziario: valutazione tecnica dell’Ente concedente e limiti al sindacato giurisdizionale

16 Novembre 2023

Nelle concessioni di lavori e servizi il PEF ha la funzione di garantire, per tutta la durata della concessione, l'equilibrio economico-finanziario dell'operazione e di dimostrare la sostenibilità dell'offerta. Il PEF è oggetto di una valutazione tecnica riservata all'Ente concedente, che può essere sindacata in sede giurisdizionale solo nelle ipotesi di manifesta e macroscopica erroneità o irragionevolezza. Grava sul concorrente, che intenda censurare l'attività di valutazione tecnica dei PEF, l'onere di fornire puntuale evidenza della manifesta e macroscopica erroneità o irragionevolezza della stessa.

Il T.A.R. Lazio chiarisce che, nell'ambito delle procedure per l'affidamento delle concessioni di lavori e servizi, la valutazione del Piano Economico Finanziario che correda l'offerta consiste in una valutazione tecnica riservata all'ente concedente e tendenzialmente insindacabile in sede giurisdizionale, salvo che nelle ipotesi di manifesta e macroscopica erroneità o irragionevolezza (T.A.R. Lazio, Roma, sez. II, 25 maggio 2022, n. 6758).

Il PEF ha, infatti, la funzione di garantire, lungo tutto l'arco temporale della gestione, l'equilibrio economico e finanziario dell'iniziativa per mezzo di una corretta allocazione dei rischi e di dimostrare la sostenibilità dell'operazione, consentendo all'Ente concedente di valutare l'adeguatezza dell'offerta e l'effettiva realizzabilità dell'oggetto della concessione (Cons. Stato, sez. V, 4 febbraio 2022, n. 795; Cons. Stato, sez. V, 26 settembre 2013, n. 4760).

L'Ente concedente, nell'esame dei PEF presentati dai concorrenti, è chiamato a valutare l'adeguatezza e sostenibilità dell'offerta e la concreta distribuzione del rischio tra le parti alla luce delle discipline tecniche ed economiche applicabili e sulla base delle eventuali prescrizioni dettate dalla legge di gara.

L'operatore economico che intenda contestare l'aggiudicazione, censurando l'attività di valutazione tecnica dei PEF, deve, quindi, fornire – ricorda il Collegio – puntuale evidenza della macroscopica irragionevolezza del giudizio che ha condotto l'Ente concedente a valutare congruo e adeguato il PEF dell'aggiudicataria nonché della piena adeguatezza e idoneità finanziaria del proprio PEF.

La macroscopica irragionevolezza del giudizio non è ravvisabile per il solo fatto che non siano state valutate, in quanto ritenute peggiorative, le proposte integrative delle concorrenti, ancorché l'espunzione delle stesse possa avere riflessi sui piani economici finanziari presentati.

È evidente, infatti, a dire del T.A.R., che l'espunzione delle proposte integrative non può comportare la necessità di richiedere ai concorrenti di modificare i rispettivi PEF (e, dunque, di ripetere il giudizio), poiché ciò darebbe luogo a un'inammissibile modificazione delle offerte economiche.

Al contrario – afferma il T.A.R. – le conseguenze economiche negative, eventualmente derivanti dall'impossibilità di realizzare i ricavi connessi alle proposte integrative espunte, ricadono in capo al concorrente, in ossequio al principio di auto-responsabilità.

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