PCT: rimessione in termini se i file degli atti sono illeggibili dopo la seconda PEC
16 Novembre 2023
La vicenda trae origine dalla sentenza con cui il Tribunale per i Minorenni di Bologna accoglieva il ricorso proposto dal PM, dichiarando lo stato di adottabilità dei minori A.E.A. e A.D., figli di A.A. e C.L.M. Avverso l'indicata sentenza proponevano appello A.A. e C.L.M. Per quanto d'interesse, unitamente all'atto introduttivo, gli appellanti depositavano istanza di rimessione in termini, segnalando di avere proposto tempestivamente appello in data (omissis) depositando la busta telematica; che la busta telematica risultava accettata e consegnata il (omissis), ma successivamente l'Ufficio giudiziario non aveva comunicato alcun esito e la busta risultava ancora in lavorazione; che, dopo avere comunicato il problema alla Cancelleria, avevano provveduto a nuovo deposito stante l'impossibilità per la Cancelleria di recuperare la precedente busta telematica. La Corte di appello di Bologna dichiarava inammissibile l'appello in quanto tardivo. Secondo la Corte, la mancata ricezione da parte degli appellanti della terza e della quarta PEC non avrebbe di per sé inficiato il perfezionamento e la tempestività del deposito telematico, essendo a tal fine sufficiente la ricezione del secondo messaggio contenente la ricevuta di avvenuta consegna. Era comunque necessario, secondo la Corte felsinea, che il contenuto della busta contenesse effettivamente gli atti necessari a perfezionare il deposito, mentre nel caso di specie, si riteneva che non era stato possibile verificare il contenuto delle stesse in quanto non apribili e quindi palesemente viziate. Avverso la predetta sentenza gli appellanti proponevano ricorso per cassazione articolato in un solo motivo. I ricorrenti denunciavano la violazione e falsa applicazione dell'art. 1, comma 58, l. n. 92/2012, e dell'art. 16-bis, comma 7, del d.l. n. 179/2012. Con successiva istanza di rimessione in termini, i ricorrenti riferivano di aver ricevuto in sede di iscrizione a ruolo del ricorso per cassazione, la ricevuta di accettazione di consegna e una PEC di esito dei controlli automatici informativa di errore imprevisto e necessità di verifiche; che solo dopo la loro richiesta di verifiche avevano ricevuto la PEC n. 4 che informava del rigetto dell'atto per errore di decifratura della busta. Con ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte disponeva preliminarmente la rimessione in termine dei ricorrenti e mandava alla cancelleria di richiedere informazione scritta alla cancelleria della Corte d'appello al fine di ottenere notizie sulla busta telematica, onde verificare, in particolare, se i file degli atti in essa contenuta fossero o meno leggibili da parte della stessa cancelleria. Parte ricorrente depositava, inoltre, memoria con cui chiedeva la dichiarazione di nullità del procedimento per mancata nomina del curatore ex art. 78 c.p.c. Il Procuratore generale concludeva per l'accoglimento del ricorso. La Cassazione riteneva fondata l'istanza, atteso che, a seguito dell'informativa ricevuta dalla cancelleria della Corte d'appello, constatava che l'errore imprevisto verificatosi al momento dell'invio della busta telematica, non fosse loro addebitabile, evidenziava, inoltre, che il deposito telematico degli atti processuali si perfeziona quando viene emessa la seconda missiva PEC attestante la consegna. L'assunto dei ricorrenti è fondato posto che, diversamente da quanto affermato dalla Corte d'appello, le buste telematiche si potevano aprire e contenevano i necessari allegati (ossia atto di appello, provvedimento impugnato e procura). Tale richiesta trova riscontro in tre importanti elementi: 1) il procedimento di deposito telematico aveva subito una interruzione per fatto incolpevole del notificante e il sistema non aveva generato la terza e quarta PEC; 2) la parte appellata si era regolarmente costituita e si era difesa nel merito, chiedendo la conferma della sentenza impugnata e il rigetto dell'appello, mostrando così di aver potuto leggere l'atto notificato senza nulla eccepire; 3) la Corte d'appello non ha dichiarato di essersi basata su alcuna certificazione della propria cancelleria circa la non leggibilità degli allegati alla busta telematica. Premesso tutto quanto innanzi, la Cassazione concludeva sostenendo che l'inammissibilità dell'appello era stato dichiarato illegittimamente. In conclusione, veniva accolto il ricorso, la sentenza impugnata veniva cassata con rinvio alla Corte d'appello in diversa composizione, la quale doveva valutare anche la richiesta di dichiarazione di nullità per la mancata nomina del curatore speciale dei minori e doveva regolare anche le spese del giudizio di legittimità. *Tratto da: www.dirittoegiustizia.it |