Licenziamento per giusta causa: non opera la presunzione di non colpevolezza e non è necessario attendere la condanna penale definitiva
06 Dicembre 2023
La presunzione di non colpevolezza può precludere l'esercizio del potere disciplinare da parte del datore qualora il fatto contestato sia oggetto anche di un procedimento penale? Può rilevare il fatto che la condotta non abbia prodotto un danno? Qualora i fatti contestati in via disciplinare abbiano anche rilevanza penale, secondo l'orientamento seguito dalla giurisprudenza di legittimità, è consentito comunque il licenziamento ex art. 2119 c.c. se tali fatti risultano essere connotati da una gravità tale da determinare una situazione di improseguibilità, anche solo provvisoria, del rapporto, senza necessità di attendere la sentenza definitiva di condanna in sede penale. L'assenza di un accertamento definitivo della colpevolezza in sede penale, infatti, non incide sul potere disciplinare del datore, considerato che la presunzione di non colpevolezza di cui all'art. 27, co. 2, Cost. concerne le garanzie relative all'attuazione della pretesa punitiva dello Stato, ma non può applicarsi, in via analogica o estensiva, anche all'esercizio da parte del datore della facoltà di recesso per giusta causa. Ne consegue che lo stabilire se nel fatto commesso dal dipendente ricorrano o meno gli estremi di una giusta causa di licenziamento ha carattere autonomo rispetto al giudizio che del medesimo fatto debba darsi ai fini penali. Non rileva, infine, che il fatto contestato non abbia generato danni, in quanto la gravità del comportamento e la sua rilevanza ai fini di cui all'art. 2119 c.c. non è esclusa, rilevando l'incidenza sull'elemento fiduciario proprio del rapporto di lavoro. |