Leasing e interessi usurari
09 Gennaio 2024
Contratto di leasing: cenni Il contratto di leasing finanziario, diffusamente utilizzato nella prassi commerciale, è disciplinato dall’art. 1 c. da 136 a 140 L. 124/2017 (Legge annuale per il mercato e la concorrenza), che ha dettato disposizioni relative ai profili fisiologici e patologici di tale figura negoziale. L'art. 1 c. 136 L. 124/2017 ha stabilito che per locazione finanziaria si intende il contratto con il quale la banca o l'intermediario finanziario iscritto nell'albo di cui all'art. 106 TUB si obbliga ad acquistare o a far costruire un bene su scelta e secondo le indicazioni dell'utilizzatore, che ne assume tutti i rischi, anche di perimento, e lo fa mettere a disposizione per un dato tempo verso un determinato corrispettivo che tiene conto del prezzo di acquisto o di costruzione e della durata del contratto. Alla scadenza del contratto l'utilizzatore ha diritto di acquistare la proprietà del bene ad un prezzo prestabilito ovvero, in caso di mancato esercizio del diritto, l'obbligo di restituirlo. I successivi commi da 137 a 139 dell’art. 1 L. 124/2017 disciplinano la risoluzione del contratto per inadempimento; configura una grave inadempimento dell'utilizzatore il mancato pagamento di almeno sei canoni mensili o due canoni trimestrali anche non consecutivi o un importo equivalente per i leasing immobiliari, ovvero di quattro canoni mensili anche non consecutivi o un importo equivalente per gli altri contratti di locazione finanziaria. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito che la L. 124/2017 (precisamente l'art. 1 c. 136-140 L. 124/2017) non ha effetti retroattivi e si applica, quindi, ai contratti di leasing finanziario in cui i presupposti della risoluzione per l'inadempimento dell'utilizzatore (previsti dall'art. 1 c. 137 L. 124/2017) non si siano ancora verificati al momento della sua entrata in vigore. Di conseguenza, per i contratti risolti in precedenza e rispetto ai quali sia intervenuto il fallimento dell'utilizzatore soltanto successivamente alla risoluzione contrattuale, rimane valida la distinzione tra leasing di godimento e leasing traslativo, dovendo per quest'ultimo social-tipo negoziale applicarsi, in via analogica, la disciplina di cui all'art. 1526 c.c. e non quella dettata dall'art. 72 quater L. Fall., rispetto alla quale non possono ravvisarsi, nella specie, le condizioni per il ricorso all'analogia legis, né essendo altrimenti consentito giungere in via interpretativa ad una applicazione retroattiva della L. 124/2017 (Cass. SU 28 gennaio 2021 n. 2061). Le Sezioni Unite hanno altresì stabilito che l’operazione di leasing è «trilatera, nel senso che coinvolge necessariamente tre soggetti; così come è indubbio che tra i due negozi [di compravendita e di locazione finanziaria] v’è un indispensabile collegamento, siccome la fornitura è effettuata in funzione della successiva locazione del bene compravenduto e la locazione presuppone che il locatore si sia procurato il bene che darà in godimento al locatario. Tuttavia, nessuno pone in discussione che i due atti mantengano la loro sostanziale autonomia, che l’utilizzatore sia terzo rispetto al contratto di fornitura e, a sua volta, il fornitore sia terzo rispetto al contratto di locazione; laddove, invece, il concedente è l’unico, tra i tre, ad essere parte di entrambi gli atti» (Cass. SU 5 ottobre 2015 n. 19785). Il c.d. tasso leasing Tanto premesso, il costo del leasing, dato dal canone anticipato corrisposto alla firma, se previsto, e dai successivi canoni periodici, dipende – tra l'altro – dal prezzo di acquisto del bene, dal tasso e dalla durata del contratto, e da tutte le spese, oneri e tasse, inclusa l'IVA sui singoli canoni e sul prezzo finale di acquisto del bene. Il "tasso" concretamente praticato al cliente sulla specifica operazione, evidentemente funzione fra l'altro del grado di rischio, di onerosità e di complessità dell'operazione stessa, viene espressamente indicato in contratto. Il tasso del contratto di locazione finanziaria (c.d. tasso leasing) è definito nelle Istruzioni della Banca d'Italia come «il tasso interno di attualizzazione per il quale si verifica l'uguaglianza fra costo di acquisto del bene locato (al netto delle imposte) e valore attuale dei canoni e del prezzo dell'opzione finale di acquisto (al netto delle imposte) contrattualmente previsti. Per i canoni comprensivi dei corrispettivi per servizi accessori di natura non finanziaria o assicurativa andrà considerata solo la parte di canone riferita alla restituzione del capitale investito per l'acquisto del bene e dei relativi interessi . In tema di determinazione del tasso di leasing, la sanzione sostitutiva prevista dall'art. 117 TUB si applica alle ipotesi nelle quali nel contratto manchi la relativa pattuizione, ipotesi cui deve essere equiparata quella in cui il tasso sia indicato nel contratto ma esso porti a un ammontare del costo della operazione variabile in funzione dei patti che regolano le modalità di pagamento, sì da ritenere che il prezzo dell'operazione risulti sostanzialmente inespresso e indeterminato, oltre che non corrispondente a quello su cui si è formata la volontà dell'utilizzatore, e non allorché il tasso sia determinabile per relationem (Cass. 18 ottobre 2023 n. 28983, Cass. 13 maggio 2021 n. 12889). In definitiva, la mancata indicazione, nel contratto, del tasso leasing non determina la violazione dell'art. 117 c. 4 TUB ove lo stesso sia determinabile per relationem, con rinvio a criteri prestabiliti ed elementi estrinseci, obiettivamente individuabili, senza alcun margine di incertezza né di discrezionalità in capo alla società di leasing, dovendosi individuare la ratio della norma nell'esigenza di salvaguardia del cliente sul piano della trasparenza, declinata in senso economico, essendo trasparente il contratto che lascia intuire o prevedere il livello di rischio o di spesa del contratto di durata (Cass. 17 ottobre 2023 n. 28824). Leasing e interessi usurari Come noto, la legge L. 108/1996 (Disposizioni in materia di usura) pone un limite ai tassi di interesse sui finanziamenti (tasso soglia) oltre il quale questi sono reputati usurari ai sensi dell'art. 644 c.p. In materia di disciplina antiusura, alcuni punti fermi sono stati stabiliti dalla recente giurisprudenza di legittimità. Anche ai contratti di leasing si applicano tali principi di diritto - spesso enunciati dalla Cassazione proprio in riferimento ai contratti di locazione finanziaria -, di seguito sintetizzati:
In particolare, nei contratti di leasing, ai fini della valutazione del rispetto della soglia usura del tasso di interesse, devono essere conteggiati sia il prezzo per l'esercizio dell'opzione di acquisto finale, previsto quale voce del risarcimento del danno per il caso di risoluzione per inadempimento, sia le spese di assicurazione se risultino collegate alla concessione del credito, nel senso che questa non possa avere attuazione in mancanza dell'assicurazione (Cass. 15 novembre 2023 n. 31734, Cass. 17 maggio 2023 n. 13536). Conclusioni Il contratto di locazione finanziaria è soggetto (naturalmente) alla normativa antiusura. Il costo del leasing è rappresentato da tutte le voci di spesa addebitabili all’utilizzatore e che concorrono alla determinazione del tasso concretamente applicato, che andrà poi commisurato al corrispondente tasso soglia usura. L’elaborazione giurisprudenziale di legittimità ha chiarito molti dubbi interpretativi, ridimensionando il contenzioso in materia di normativa antiusura (ad es., anche gli interessi moratori sono assoggettati alla disciplina antiusura, ma autonomamente considerati, non sommati agli interessi corrispettivi; l’usurarietà degli interessi moratori non travolge gli interessi corrispettivi; la penale di anticipata estinzione non concorre alla determinazione del tasso usurario). |