Concessioni e risoluzione del contratto: presupposti e limiti del recesso per sopravvenuto squilibrio economico-finanziario

19 Gennaio 2024

La comunicazione di avvio del procedimento non è necessaria laddove il privato abbia comunque potuto partecipare al procedimento medesimo. L’amministrazione concedente, ai fini di consentire il recesso del concessionario, deve condividere con lo stesso la sussistenza e non emendabilità di una situazione di squilibrio economico.

Il caso. Il T.A.R. Firenze chiarisce, in applicazione di un principio giurisprudenziale oramai consolidato, che l'omessa comunicazione dell'avvio del procedimento non è ragione automatica di illegittimità del provvedimento finale laddove l'interessato sia comunque messo nella condizione di interloquire e intervenire nel procedimento stesso (in senso conforme, ex multis:  Cons. Stato, sez. V, 22 luglio 2019, n. 5168).

L'onere di consentire la conoscenza del procedimento in itinere, in particolare, può essere assolto anche da un atto che, pur non recando espressamente la denominazione di comunicazione di avvio del procedimento ed avendo contenuto dispositivo, rechi in sé informazioni sufficienti a rendere il destinatario edotto della procedura che lo riguarda.

I chiarimenti del TAR. Nel merito della questione, il Tribunale chiarisce che il recesso del concessionario non può essere giustificato dalla sopravvenuta eccessiva onerosità della prestazione, che fonda semmai il diverso istituto della risoluzione ex art. 1467 c.c. Allorquando il concessionario, infatti, intenda recedere allegando il sopravvenire di uno squilibrio economico, ai sensi dell'art. 165, comma 6, d.lgs. n. 50/2016, è suo onere dare prova tanto dello squilibrio stesso quanto del tentativo – fallito - di intessere trattative con il concedente al fine di ristabilire condizioni economiche tali da consentire la sostenibilità della concessione.

Peraltro, onde darsi adito al recesso, la parte pubblica deve positivamente accettare la sussistenza dei predetti elementi di significativo e non tollerabile squilibrio economico. La necessità di intessere reali trattative al fine di salvare il rapporto contrattuale è ulteriormente confermata dalla disciplina speciale anti-Covid. L'art. 216 d.l. n. 34/2020, infatti, onerava i gestori degli impianti sportivi di domandare espressamente la revisione del piano economico-finanziario delle concessioni in essere prima di poter esercitare il diritto potestativo di recesso.

In un quadro più generale, può affermarsi che imporre alla parte privata di un tentativo di trattativa rientra nell'alveo di applicazione dei principi civilistici di c.d. buona fede oggettiva, ex artt. 1175 e 1375 c.c., secondo cui ciascun contraente è onerato dal fare quanto nella propria disponibilità per conservare in efficacia il rapporto negoziale e minimizzare per quanto possibile il sacrificio della controparte nella relativa esecuzione (sul punto vedasi ad esempio TAR per la Toscana, sez. II, 15 luglio 2020, n. 926 nonché TAR per il Lazio,  Roma, sez. II, 20 giugno 2018, n. 6898).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.