Impugnazione degli atti di gara: legittimazione passiva delle comunità di enti locali e decorrenza del termine dalla conoscenza del vizio di legittimità

19 Gennaio 2024

Le comunità di enti locali sono da considerarsi autonomi centri di imputazione ai fini impugnatori nelle gare di appalto laddove gestiscano in autonomia la procedura. Il termine ad impugnare decorre non già dalla conoscenza complessiva della documentazione e degli atti di gara, ma dal momento in cui, sulla base della documentazione disponibile al ricorrente, questi ha una conoscenza sufficiente del vizio di legittimità.

I chiarimenti del TAR. Le comunità di enti locali che gestiscono le procedure di gara debbono qualificarsi come autonomi centri di imputazione di interesse, con riferimento all'impugnazione degli atti agli stessi riconducibili nello svolgimento di gare d'appalto.

Essi non sono, pertanto, meri moduli organizzativi, vantando invece potere decisionale e gestionale nell'ambito delle procedure di affidamento. Il TAR per il Friuli Venezia Giulia, ulteriormente in rito, chiarisce inoltre che il momento della conoscenza dal quale si instilla l'onere ad impugnare deve dirsi variabile a seconda del vizio contestato.

Infatti, la conoscenza non deve per forza essere “monolitica” e riguardare tutti i vizi che poi formeranno oggetto del ricorso, ma ben può appuntarsi individualmente su uno o alcuni soltanto dei motivi di postulata illegittimità. In ragione di ciò, i singoli motivi di ricorso presentati oltre il termine decadenziale debbono essere dichiarati inammissibili se la conoscenza del vizio era già piena e sufficiente in data anteriore all'ostensione degli atti da parte della stazione appaltante in sede di riscontro all'istanza di accesso presentata dal concorrente.

Viepiù, ove si contesti nel merito la valutazione dell'anomalia dell'offerta, come emergente in seguito all'espletamento dell'accesso agli atti, il Tribunale conferma la consolidata giurisprudenza che accolla l'onere della prova circa l'insostenibilità tecnica dell'offerta in capo alla parte ricorrente (Cons. Stato, sez. IV, 16 gennaio 2023, n. 500; Cons. Stato, sez. V, 29 maggio 2017, n. 2556 e Cons. Stato, 17 gennaio 2014, n. 162).

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