Fideiussore paga un debito inerente all’azienda ceduta: subentro nella posizione del creditore

29 Marzo 2024

La Suprema Corte ritorna sul tema della surrogazione del fideiussore nei diritti del creditore tacitato, ricordando che – se è vero che nel caso di cessione di azienda il negozio fideiussorio non subisce, ai sensi dell'art. 2558 c.c., mutamenti soggettivi – il fideiussore che effettua il pagamento di un debito inerente all’azienda ceduta e risultante dai libri contabili obbligatori, subentra nella medesima posizione e nello stesso diritto di cui era titolare il creditore che ha ricevuto il pagamento.

Massima

“La surrogazione realizza una variazione soggettiva del rapporto obbligatorio: l'adempimento del terzo non estingue l'obbligazione in senso oggettivo, ma tacita la pretesa del creditore, senza liberare il debitore. Si opera, quindi, una variazione dal lato attivo del rapporto obbligatorio e si mira ad agevolare la soddisfazione del soggetto attivo del rapporto stesso, consentendo a colui che paga di succedere nello stesso diritto di cui era titolare il creditore che ha ricevuto il pagamento.”

 “Il fideiussore si è surrogato ex art. 1203 c.c. nei diritti del creditore (la banca), esercitando in via surrogatoria lo stesso diritto della banca, a fronte del medesimo debito inerente all'esercizio dell'azienda. In altri termini, una volta eseguito il pagamento, spetta al fideiussore, ai sensi dell'art. 1203 c.c. e dell'art. 1949 c.c., il diritto di surrogarsi nella medesima posizione del creditore.”

Il caso

Alfa cede a Beta la propria azienda. Tizio, fideiussore di Alfa, paga a un terzo un debito risultante dai libri sociali di Alfa, e, successivamente, chiede una ingiunzione di pagamento nei confronti di Beta, società cessionaria, per il recupero del credito.

Il decreto viene emesso e quindi opposto, ma il Tribunale respinge l'opposizione, ritenendo fondata (poiché il debito risulta dalle scritture contabili della società cedente) l'azione esperita dal fideiussore nei confronti della società cessionaria ai sensi dell'art. 2560 c.c.

La sentenza viene appellata e la Corte d'Appello di Venezia conferma la decisione di primo grado, rilevando che il debito risulta dalle scritture contabili della società cedente, è inerente all'azienda ceduta ai sensi dell'art. 2560 c.c., originandosi da un contratto bancario, e non è applicabile il disposto dell'art. 2467 c.c. in tema di postergazione, come sostenuto dagli ingiunti (non essendo stati dimostrati i presupposti applicativi di tale previsione).

 Avverso la decisione ricorre in Cassazione la società cessionaria e i due soci della stessa, sulla base di tre motivi.

La questione

I ricorrenti lamentano, in particolare:

  • con il primo motivo (ritenuto inammissibile dalla Suprema Corte), l'avere la Corte d'Appello ritenuto provata l'esistenza del debito in capo alla società, laddove – secondo la prospettazione dei ricorrenti – i documenti in atti, le situazioni contabili e il libro giornale non provano tale assunto.
  • con il secondo motivo (anch'esso ritenuto inammissibile dalla Suprema Corte, per mancanza di specificità, non consentendo il ricorso di avere piena cognizione della controversia e del suo oggetto), l'avere la Corte d'Appello ritenuto implicitamente irrilevante l'art. 2 del contratto di cessione di azienda, che escludeva la responsabilità della cessionaria per debiti pregressi.
  • con il terzo motivo, la violazione o falsa applicazione degli artt. 2467 e 2560 c. 2 c.c., perché il cessionario di azienda, secondo tale ultima disposizione, assume una posizione di garanzia aggiuntiva, a fini di rafforzamento della tutela per i creditori, ma la cessione di azienda non opera una modificazione del lato passivo del rapporto: pertanto, il fideiussore, che abbia pagato un debito aziendale sorto in capo al soggetto alienante, non ha diritto di regresso o di surroga se non contro questi, mentre il suo pagamento avrà, nei confronti del cessionario dell'azienda, semplicemente l'effetto di liberarlo da quell'obbligo di garanzia, ma non gli dà diritto di ripetere quanto versato.

Le soluzioni giuridiche

Con riferimento al terzo motivo, la Suprema Corte procede dalla considerazione che l'art. 2560 c.c. dispone che dei debiti relativi all'esercizio dell'azienda ceduta risponde anche l'acquirente dell'azienda, se essi risultano dai libri contabili obbligatori, purché – naturalmente – si tratti di debiti inerenti all'esercizio dell'azienda. Se tale requisito è soddisfatto, il debito passa in capo all'acquirente.

Se è certamente vero, prosegue la Suprema Corte, che non si trasmette sul piano soggettivo il negozio fideiussorio intercorrente tra fideiussore e creditore, cui il debitore sul piano della conclusione del negozio resta estraneo (e, pertanto, nel caso di cessione di azienda, il negozio fideiussorio non subisce, ai sensi dell'art. 2558 c.c., mutamenti soggettivi), nel caso di specie occorre stabilire se l'acquirente dell'azienda debba rispondere ex art. 2560 c.c., ricorrendo i presupposti di legge (cioè il debito deve essere inerente all'esercizio dell'azienda e risultare dai libri contabili obbligatori), per il debito esistente non direttamente verso il creditore originario (nella specie, la banca in forza di contratto di conto corrente bancario), ma derivante dall'esercizio dell'azione di surrogazione ai sensi dell'art. 1949 c.c. da parte del fideiussore, che quel debito abbia pagato.

Ebbene, prosegue la Suprema Corte, la surrogazione realizza una variazione soggettiva del rapporto obbligatorio: l'adempimento del terzo non estingue l'obbligazione in senso oggettivo, ma tacita la pretesa del creditore, senza liberare il debitore. Si opera, quindi, una variazione dal lato attivo del rapporto obbligatorio e si mira ad agevolare la soddisfazione del soggetto attivo del rapporto stesso, consentendo a colui che paga di succedere nello stesso diritto di cui era titolare il creditore che ha ricevuto il pagamento. La sentenza impugnata afferma che il fideiussore si è surrogato ai sensi dell'art. 1203 c.c. nei diritti del creditore (la banca), esercitando in via surrogatoria lo stesso diritto della banca, a fronte del medesimo debito inerente all'esercizio dell'azienda. In altri termini, una volta eseguito il pagamento, spetta al fideiussore, ai sensi dell'art. 1203 c.c. e dell'art. 1949 c.c., il diritto di surrogarsi nella medesima posizione del creditore.

Pertanto, poiché la banca creditrice avrebbe potuto esercitare il proprio diritto tanto verso l'alienante tanto verso l'acquirente dell'azienda ceduta, un analogo diritto spetta al fideiussore che ha effettuato il pagamento, che subentra nella medesima posizione del creditore. In definitiva, la sentenza impugnata ha fatto corretta applicazione della normativa di legge.

Sempre con riferimento al terzo motivo, la Suprema Corte giudica lo stesso inammissibile con riferimento alla asserita violazione dell'art. 2467 c.c. per difetto di argomentazione, non essendo stata in alcun modo censurata a tal riguardo la sentenza impugnata.

Osservazioni

Provvedimento assai lineare e tranchant, che ha il merito di definire chiaramente il perimetro di responsabilità del cessionario di azienda e i presupposti perché possa essere azionata la sua responsabilità. Chiarisce, a beneficio degli operatori, alcuni principi suscettibili di una assai estesa applicazione pratica, che possono risultare utili anche a decifrare situazioni ben più articolate.  

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