Decreto legislativo - 30/06/2003 - n. 196 art. 60 - Dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all'orientamento sessuale 1Dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all'orientamento sessuale 1
1. Quando il trattamento concerne dati genetici, relativi alla salute, alla vita sessuale o all'orientamento sessuale della persona, il trattamento è consentito se la situazione giuridicamente rilevante che si intende tutelare con la richiesta di accesso ai documenti amministrativi, è di rango almeno pari ai diritti dell'interessato, ovvero consiste in un diritto della personalità o in un altro diritto o libertà fondamentale. [1] Articolo sostituito dall'articolo 5, comma 1, lettera b), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. InquadramentoNella vecchia formulazione, ormai abbandonata, del codice, i dati idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale delle persone fisiche potevano essere trattati, per esercitare il diritto di accesso ai documenti amministrativi (exartt. 22 e ss. l. n. 241/1990) o per far valere o difendere un diritto in giudizio, solo se la situazione giuridica da tutelare (nel caso dell'accesso ai documenti amministrativi) o il diritto da far valere o difendere (nelle finalità difensive) era di rango pari a quello dell'interessato, ovvero consistente in un diritto della personalità o in un altro diritto o libertà fondamentale e inviolabile. Ebbene, la nuova formulazione del Codice, come modificato dal decreto, riproduce sostanzialmente una disciplina analoga alla previgente (fatto salvo per il cambio dei termini da “idonei a rivelare” a “relativi a e per l'aggiunta dei dati genetici e di quelli relativi all'orientamento sessuale), ma solo con riferimento alla disciplina dell'accesso ai documenti amministrativi. Recita, infatti, il nuovo art. 60 cod. privacy: «Quando il trattamento concerne dati genetici, relativi alla salute, alla vita sessuale o all'orientamento sessuale della persona, il trattamento è consentito se la situazione giuridicamente rilevante che si intende tutelare con la richiesta di accesso ai documenti amministrativi, è di rango almeno pari ai diritti dell'interessato, ovvero consiste in un diritto della personalità o in un altro diritto o libertà fondamentale». Viceversa, non si rintraccia nella nuova lettera del Codice una limitazione di pari rango equivalente alla previgente con riguardo alle finalità difensive. Abrogato l'art. 26 del codice, e con esso il suo comma 4 lett. c), l'unica limitazione, in tal senso, è reperibile all'art. 92 cod. privacy, il quale, però, non comprende genericamente tutti i dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all'orientamento sessuale, ma si riferisce soltanto alla cartella clinica e alla scheda di dimissione ospedaliera. Si può estensivamente interpretare che tale limitazione di pari rango, sia per finalità difensive sia per eventuali accessi ai documenti amministrativi, debba riferirsi anche ai singoli dati contenuti in tali particolari documenti, la cartella o la SDO, appunto, ma non è possibile spingersi oltre. Non resta che concludere per la constatazione che il trattamento per fini difensivi in giudizio di dati relativi alla salute o alla vita o all'orientamento sessuale di una persona, ove non contenuti in una cartella clinica o in una SDO, non debba più sottostare alla regola del diritto di pari rango, nell'ordinamento italiano. Scelta non banale, che rafforza il peso dell'art. 24 della Costituzione nel confronto e bilanciamento con l'art. 2 della medesima. Infine, si segnala un dettaglio di assoluto rilievo introdotto dalla novella del 2018: anche laddove permane la limitazione del diritto di pari rango (artt. 60 e 92 cod. privacy), come condizione di liceità per il trattamento di dati relativi alla salute o alla vita o all'orientamento sessuale di una persona fisica per finalità difensive in sede giudiziaria o di accesso ai documenti amministrativi, viene comunque eliminata la parola “inviolabile”. La lettera della legge non parla più di diritto di pari rango come “diritto o libertà fondamentale e inviolabile” bensì solo di “diritto o libertà fondamentale”. Potrà apparire un'assenza da poco, ma non lo è: sarà ammesso, d'ora innanzi, anche considerare di pari rango diritti fondamentali riconosciuti non già in assoluto alla persona umana, ma anche al cittadino e persino alle persone giuridiche (v. Savini, Reggio d'Aci). Grazie a tale modifica si potenzia, altresì, moltissimo la portata dell'art. 4 della l. n. 24/2017 (Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie) in materia di trasparenza e accessibilità delle documentazioni sanitarie. BibliografiaBolognini, Pelino, Bistolfi, Il regolamento privacy europeo, Milano, 2016. |