Decreto legislativo - 30/06/2003 - n. 196 art. 111 bis - (Informazioni in caso di ricezione di curriculum) 1 .

Luca Bolognini

(Informazioni in caso di ricezione di curriculum) 1.

 

1. Le informazioni di cui all'articolo 13 del Regolamento, nei casi di ricezione dei curricula spontaneamente trasmessi dagli interessati al fine della instaurazione di un rapporto di lavoro, vengono fornite al momento del primo contatto utile, successivo all'invio del curriculum medesimo. Nei limiti delle finalità di cui all'articolo 6, paragrafo 1, lettera b), del Regolamento, il consenso al trattamento dei dati personali presenti nei curricula non è dovuto.

Inquadramento

All'art. 111- bis del codice privacy si stabilisce che le informazioni di cui all'art. 13 del Regolamento (cioè l'informativa privacy da rendersi agli interessati al momento della raccolta dei dati), nei casi di ricezione dei curricula spontaneamente trasmessi dagli interessati al fine della instaurazione di un rapporto di lavoro, vengono fornite al momento del primo contatto utile, successivo all'invio del curriculum medesimo. Nei limiti delle finalità di cui all'art. 6, paragrafo 1, lett. b), del Regolamento – e quindi nella misura in cui il trattamento dei dati personali comuni, non sensibili, sia necessario all'esecuzione di un contratto di cui l'interessato è parte o all'esecuzione di misure precontrattuali adottate su richiesta dello stesso – il consenso al trattamento dei dati personali presenti nei curricula non è dovuto. Va detto che, implicitamente, il legislatore parrebbe ammettere anche la posticipazione (certo, non l'esclusione) del consenso per il trattamento di dati particolari/sensibili, in caso di invio spontaneo dei curricula da parte degli interessati, poiché si permette la resa dell'informativa differita al primo contatto utile e ne consegue che non sia ipotizzabile la richiesta di un consenso ex art. 9.2.a) del Regolamento che non sia informato.

Inoltre, alla luce della disposizione in commento, è necessario soffermarsi sulla base giuridica del trattamento di dati personali comuni, diversi da quelli particolari o relativi a condanne penali e reati, ai fini amministrativi e di gestione del rapporto di lavoro, che viene di regola ricondotto alle basi giuridiche di cui all'art. 6 del Regolamento paragrafo 1 lett. b) – per quanto attiene al trattamento necessario all'esecuzione di un contratto di cui l'interessato è parte o all'esecuzione di misure precontrattuali adottate su richiesta dello stesso – c) – se il trattamento è necessario per adempiere un obbligo legale al quale è soggetto il titolare del trattamento – e) se il trattamento è necessario per l'esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all'esercizio di pubblici poteri di cui è investito il titolare del trattamento – o f) – quando il trattamento è necessario per il perseguimento del legittimo interesse del titolare del trattamento o di terzi, a condizione che non prevalgano gli interessi o i diritti e le libertà fondamentali dell'interessato che richiedono la protezione dei dati personali, in particolare se l'interessato è un minore. Più rara la base giuridica del consenso, ex art. 6.1.a) del Regolamento, per il debole valore riconosciuto al consenso individuale del lavoratore-interessato nello sbilanciato rapporto con il datore di lavoro.

In caso di trattamenti di dati sensibili, cioè quelle categorie di dati previste dall'art. 9 del Regolamento, le basi giuridiche tipiche vanno rintracciate nell'art. 9.2.b) – se il trattamento è necessario per assolvere gli obblighi ed esercitare i diritti specifici del titolare del trattamento o dell'interessato in materia di diritto del lavoro e della sicurezza sociale e protezione sociale, nella misura in cui sia autorizzato dal diritto dell'Unione o degli Stati membri o da un contratto collettivo ai sensi del diritto degli Stati membri, in presenza di garanzie appropriate per i diritti fondamentali e gli interessi dell'interessato; 9.2.f) – se il trattamento è necessario per accertare, esercitare o difendere un diritto in sede giudiziaria o ogniqualvolta le autorità giurisdizionali esercitino le loro funzioni giurisdizionali; 9.2.h) se il trattamento è necessario per finalità di medicina preventiva o di medicina del lavoro, valutazione della capacità lavorativa del dipendente. Anche in tal caso, per i suesposti motivi, più di rado si assiste all'utilizzo del consenso esplicito ex art. 9.2.a) del Regolamento al fine di legittimare trattamenti di dati del dipendente.

A norma del secondo comma del nuovo art. 2-sexies del codice, introdotto dal Decreto, è riconosciuta, inoltre, la condizione di rilevante interesse pubblico [ex art. 9.2.g) del Regolamento] per il trattamento di dati sensibili, ma solo da parte di soggetti che svolgono compiti di interesse pubblico o connessi all'esercizio di pubblici poteri, al fine di svolgere compiti di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro [lett. u)] e di instaurazione, gestione ed estinzione, di rapporti di lavoro di qualunque tipo, anche non retribuito o onorario, e di altre forme di impiego, materia sindacale, occupazione e collocamento obbligatorio, previdenza e assistenza, tutela delle minoranze e pari opportunità nell'ambito dei rapporti di lavoro, adempimento degli obblighi retributivi, fiscali e contabili, igiene e sicurezza del lavoro o di sicurezza o salute della popolazione, accertamento della responsabilità civile, disciplinare e contabile, attività ispettiva [lett. d)].

Il trattamento di dati giudiziari, cioè relativi a condanne penali o reati o a connesse misure di sicurezza, vede applicare l'art. 10 del Regolamento, e deve avvenire soltanto sotto il controllo dell'autorità pubblica o se il trattamento è autorizzato dal diritto dell'Unione o degli Stati membri che preveda garanzie appropriate per i diritti e le libertà degli interessati. Anche a tal fine servirà il rinnovo dell'Autorizzazione generale del Garante. A norma comma 3, lett. a) del nuovo art. 2-octies, introdotto dal Decreto, il trattamento di dati personali relativi a condanne penali e a reati o a connesse misure di sicurezza è consentito se autorizzato da una norma di legge o, nei casi previsti dalla legge, di regolamento, riguardanti, in particolare l'adempimento di obblighi e l'esercizio di diritti da parte del titolare o dell'interessato in materia di diritto del lavoro o comunque nell'ambito dei rapporti di lavoro, nei limiti stabiliti da leggi, regolamenti e contratti collettivi, secondo quanto previsto dagli artt. 9, paragrafo 2, lett. b), e 88 del Regolamento.

Alla luce di quanto sopra evidenziato, in estrema sintesi, è risultata opportuna l'abrogazione operata dal d.lgs. 101/2018 degli artt. 23,24,26 del codice, fatto salvo per alcuni aspetti non direttamente relativi all'ambito lavoristico (Bolognini, Pelino, Codice privacy).

Bibliografia

Bolognini, Pelino, Codice privacy: tutte le novità del D.lgs. n. 101/2018, Milano, 2018; Bolognini, Pelino, Bistolfi, Il regolamento privacy europeo. Commentario alla nuova disciplina sulla protezione dei dati personali, Milano, 2016; Del Punta, La nuova disciplina del controllo a distanza sul lavoro, in Riv. it. dir. lav., I, 2016; Marazza, Dei poteri (del datore di lavoro), dei controlli (a distanza) e dei trattamenti dei dati (del lavoratore)”, WP C.S.D.L.E. “Massimo D'Antona” it n. 300/2016; Maresca, Controlli tecnologici e tutela del lavoratore nel nuovo art. 4 dello statuto dei lavoratori, in Riv. dir. lav., IV, 2016; Salimbeni, La riforma dell'art. 4 dello statuto dei lavoratori: l'ambigua risolutezza del legislatore, in Riv. it. dir. lav., IV, 2015; A. Sitzia, Il controllo (del datore di lavoro) sull'attività̀ dei lavoratori: il nuovo art. 4 st. lav. e il consenso del lavoratore, in Labour & Law Issues, 2016, vol. 2, n. 1.

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