Casellario informatico ANAC: segnalazione della risoluzione del contratto e annotazione, quali poteri-doveri istruttori dell’Autorità?

28 Marzo 2024

A fronte di una segnalazione avente ad oggetto la risoluzione di un contratto, l'ANAC non dispone né della competenza né degli strumenti per accertare errori di valutazione della stazione appaltante, a meno che questi non si traducano in palesi violazioni procedimentali. Nel caso in cui in fase istruttoria emerga una diversa interpretazione del medesimo fatto da cui genera la risoluzione, l'ANAC è tenuta a dare atto nell'annotazione, seppur in modo sintetico, della diversa ricostruzione dei fatti offerta dall'o.e. e dalla stazione appaltante.

Il caso. Un'impresa, destinataria di un provvedimento di risoluzione contrattuale per gravi ritardi ed inadempimenti, ha impugnato il provvedimento con cui l'ANAC, su segnalazione della stazione appaltante, aveva disposto l'inserimento della relativa annotazione nel Casellario dei contratti pubblici.

Più nel dettaglio, la stazione appaltante contestava sia che l'o.e. non aveva dato avvio neppure alle opere fondazionali dell'edifico oggetto di intervento, sia le precarie condizioni di sicurezza in cui si trovava il cantiere.

Con riferimento alla annotazione, la ricorrente ha contestato la presunta carenza di istruttoria e di motivazione del provvedimento impugnato sotto un duplice e concorrente profilo: i) l'utilità della notizia (in quanto riferita ad una vicenda ritenuta poco significativa” e che non inciderebbe sull'affidabilità dell'operatore), e ii) la legittimità dell'annotazione che non avrebbe dato atto delle iniziative stragiudiziali e giudiziali assunte dall'o.e. per il contro-accertamento degli inadempimenti della stazione appaltante.

Annotazione nel Casellario: i limiti dei poteri/doveri istruttori dell'ANAC. Il Collegio ha preliminarmente ricordato che con riferimento al Casellario giudiziario, l'art. 213 d.lgs. n. 50/2016 (norma applicabile ratione temporis) contiene un rinviodinamico” all'art. 80, comma 5, lett. c) del Codice e ciò esprime la volontà del legislatore di dare pubblicità, all'interno del casellario medesimo, ai provvedimenti di risoluzione contrattuale quale valutazione unilaterale della stazione appaltante, fatta ovviamente salva la facoltà per l'o.e. di chiedere al G.O. l'accertamento dell'insussistenza dei relativi presupposti.

Da ciò consegue che l'ANAC, in sede istruttoria, non può e non deve “spingersi” nella valutazione delle vicende fattuali e nelle ragioni giuridiche che hanno indotto la stazione appaltante a risolvere il contratto, dovendosi limitare ad una verifica sommaria delle posizioni delle parti contrattuali, al solo fine di escludere l'inserimento di notizie manifestamente infondate.

L'ANAC, infatti, non dispone né della competenza né degli strumenti per accertare errori di valutazione della stazione appaltante, a meno che tali errori non si configurino come palesi violazioni procedimentali che assurgono a indizi sintomatici di un utilizzo distorto del potere di risoluzione contrattuale (quali, ad esempio, il mancato rispetto del contraddittorio, vizi di forma del provvedimento di risoluzione immediatamente identificabili, gravi lacune motivazionali, etc. etc.).

Tornando alla fattispecie in esame, il Collegio ha ritenuto che non vi fossero elementi che avrebbero dovuto indurre ANAC a ritenere la sussistenza di elementi di straordinarietà a sostegno dell'inutilità dell'annotazione: il quadro “indiziario” risultante dagli atti [unico al quale l'ANAC doveva rifarsi] deponeva infatti per una sommaria fondatezza dei rilievi posti dalla stazione appaltante alla base del provvedimento risolutorio.

Sotto altro e concorrente profilo, neppure ha colto nel segno il rilievo della ricorrente in ordine alla incompletezza del testo della annotazione, che – a suo dire - non avrebbe tenuto conto dei “contro-rilievi” sollevati dall'o.e. rispetto alla risoluzione del contratto.

Il testo inserito nel casellario, a giudizio del Collegio, dava infatti ampio spazio alle osservazioni della ricorrente, facendo riferimento, oltre che ad un atto di diffida, ad un A.T.P. già incardinato e finanche all'imminente notifica di un atto di citazione nei confronti della stazione appaltante.

E ciò in virtù del principio, ormai pacifico, secondo cui nei casi in cui in sede istruttoria emergano diverse ricostruzioni del medesimo fatto ad opera delle parti interessate, l'ANAC è tenuta «… quanto meno, a dare sinteticamente conto della diversa ricostruzione dei fatti…» (TAR Lazio, I-quater, 24 ottobre 2022, n. 13626).

Il Collegio, nel respingere il ricorso, ha quindi confermato la legittimità dell'operato dell'Autorità.

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