Clausola compromissoria in atto costitutivo di società

Mauro Di Marzio

Inquadramento

Gli atti costitutivi delle società, ad eccezione di quelle che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio a norma dell'art. 2325-bis c.c., possono, mediante clausole compromissorie, vincolanti per la società e per tutti i soci, prevedere la devoluzione ad arbitri di alcune ovvero di tutte le controversie insorgenti tra i soci ovvero tra i soci e la società che abbiano ad oggetto diritti disponibili relativi al rapporto sociale. Gli atti costitutivi possono inoltre prevedere che la clausola abbia ad oggetto controversie promosse da amministratori, liquidatori e sindaci ovvero nei loro confronti e, in tal caso, essa, a seguito dell'accettazione dell'incarico, è vincolante per costoro. Non possono essere oggetto di clausola compromissoria le controversie nelle quali la legge prevede l'intervento obbligatorio del Pubblico Ministero.

La clausola deve prevedere il numero e le modalità di nomina degli arbitri, conferendo in ogni caso, a pena di nullità, il potere di nomina di tutti gli arbitri a soggetto estraneo alla società. Se il designato non provvede, la nomina è richiesta al Presidente del Tribunale del luogo in cui la società ha la sede legale.

Le modifiche dell'atto costitutivo, introduttive o soppressive di clausole compromissorie, devono essere approvate dai soci che rappresentino almeno i due terzi del capitale sociale. I soci assenti o dissenzienti possono, entro i successivi novanta giorni, esercitare il diritto di recesso.

Formula

Art. .... (CLAUSOLA COMPROMISSORIA)

Qualsiasi controversia tra i soci ovvero tra i soci e la società, avente ad oggetto diritti disponibili relativi al rapporto sociale, ad eccezione di quelle nelle quali la legge prevede l'intervento obbligatorio del Pubblico Ministero, dovrà essere risolta da un Collegio arbitrale [1] nominato da .... [2] , il quale provvederà alla nomina entro 15 giorni dalla richiesta ad iniziativa della parte più diligente. Ove il designato non provveda nel termine, la nomina sarà richiesta dalla parte più diligente al Presidente del Tribunale del luogo dove ha sede la società. La sede dell'arbitrato sarà ubicata presso lo studio indicato dal Presidente del Collegio arbitrale. Il Collegio arbitrale deciderà entro .... giorni dalla nomina, secondo diritto, ed il lodo vincolerà le parti, determinando inoltre il riparto delle spese dell'arbitrato. Sono soggette alla disciplina sopra indicata anche le controversie promosse da amministratori, liquidatori e membri dell'organo di controllo, ovvero quelle promosse nei loro confronti, che abbiano ad oggetto diritti disponibili relativi al rapporto sociale. La soppressione della presente clausola compromissoria deve essere approvata con delibera dei soci con la maggioranza di almeno due terzi del capitale sociale. I soci assenti o dissenzienti possono, entro i successivi 90 giorni, esercitare il recesso. Le modifica del contenuto della presente clausola compromissoria devono essere approvate con la delibera dei soci con la maggioranza dei due terzi del capitale sociale.

[1]Ovvero di un arbitro unico.

[2]Deve trattarsi di un terzo estraneo alla società, ad es. il Presidente dell'Ordine degli avvocati, ovvero dei dottori commercialisti. Non può dunque prevedersi il congegno, consueto per l'arbitrato ordinario, secondo cui ciascuna parte nomina il proprio arbitro, e gli arbitri così nominati scelgono il terzo.

Commento

In esecuzione della delega contenuta nell'art. 1, comma 15, lett. f, l. n. 206/2021, il d.lgs. n. 149/2022, ha inserito nel titolo VII del codice un apposito capo VI-bis, rinumerando gli originari artt. 34,35,36 e 37 d.lgs. n. 5/2003, divenuti artt. 838-bis, 838-ter, 838-quater e 838-quinquies c.p.c.

Dal momento che, pur con i necessari adattamenti tecnici e con talune innovazioni, la riforma del 2022 non ha inteso innovare rispetto alla disciplina previgente, può farsi nel complesso riferimento all'assetto giurisprudenziale della materia come disciplinata dall'art. 34, d.lgs. n. 5/2003.

Può dunque tenersi per fermo il principio secondo cui l'art. 34 del d.lgs. n. 5/2003, contempla l'unica ipotesi di clausola compromissoria che può essere introdotta negli atti costitutivi delle società, restando escluso il ricorso in via alternativa od aggiuntiva alla clausola compromissoria di diritto comune prevista dall'art. 808 c.p.c. Ne consegue che se, in violazione di tale prescrizione, l'atto costitutivo preveda una forma di clausola compromissoria che non rispetti i requisiti, in punto di nomina, degli arbitri indicati dalla norma speciale, la nullità di tale pattuizione comporta che la controversia societaria possa essere introdotta soltanto davanti all'autorità giudiziaria ordinaria (Cass. n. 15892/2011).

Poiché il rapporto che lega l'amministratore alla società è di immedesimazione organica, non riconducibile al rapporto di lavoro subordinato, né a quello di collaborazione coordinata e continuativa, dovendo essere, piuttosto, ascritto all'area del lavoro professionale autonomo ovvero qualificato come rapporto societario tout court, le controversie tra amministratori e società, anche se specificamente attinenti al profilo interno dell'attività gestoria ed ai diritti che ne derivano agli amministratori, sono compromettibili in arbitri, ove tale possibilità sia prevista dagli statuti societari (Cass. n. 2759/2016). La clausola compromissoria inserita nell'atto costitutivo di una società, che prevede la possibilità di deferire agli arbitri le controversie tra i soci, quelle tra la società e i soci nonché quelle promosse dagli amministratori e dai sindaci, in dipendenza di affari sociali o dell'interpretazione o esecuzione dello statuto sociale, non include anche l'azione di responsabilità ex art. 2476 c.c. promossa dal socio nei confronti dell'amministratore, non rilevando che quest'ultimo sia anche socio della società (Cass. n. 12333/2012; Cass. n. 33149/2022).

Attengono a diritti indisponibili, come tali non compromettibili in arbitri ex art. 806 c.p.c., soltanto le controversie relative all'impugnazione di deliberazioni assembleari di società aventi oggetto illecito o impossibile, le quali danno luogo a nullità rilevabili anche di ufficio dal giudice, cui sono equiparate, ai sensi dell'art. 2479-ter c.c., quelle prese in assoluta mancanza di informazione, sicché la lite che abbia ad oggetto l'invalidità della delibera assembleare per omessa convocazione del socio, essendo soggetta al regime di sanatoria previsto dall'art. 2379-bis c.c., può essere deferita ad arbitri (Cass. n. 27736/2018; Cass. n. 16265/2013). È pure compromettibile la controversia avente ad oggetto la validità di una delibera assembleare con cui è stata disposta la trasformazione di una società di persone in società di capitali, in quanto non attiene a diritti indisponibili, ma riguarda i soci e la società in relazione ai rapporti sociali, essendo necessario distinguere la natura inderogabile delle norme, che gli arbitri devono applicare per risolvere la controversia, rispetto alla indisponibilità del diritto controverso (Cass. n. 10433/2022). La clausola compromissoria, contenuta nello statuto di una società, la quale preveda la devoluzione ad arbitri delle controversie connesse al contratto sociale, deve ritenersi estesa alla controversia riguardante il recesso del socio dalla società, alla domanda di accertamento dell'inadempimento dell'amministratore agli obblighi di comunicazione ai soci accomandanti del bilancio e del conto dei profitti e perdite, ai sensi dell'art. 2320, comma 3, c.c., e alla connessa domanda di condanna dell'amministratore al risarcimento del danno ex art. 2395 c.c., rientrando i correlativi diritti nella disponibilità del socio che se ne vanti titolare (Cass. n. 15697/2019). In tema di esclusione del socio dalla società di persone, la presenza nello statuto di una clausola compromissoria, non comporta naturalmente l'attribuzione agli arbitri del potere di decidere l'esclusione del socio, ma solo la devoluzione a questi ultimi della cognizione sulla controversia conseguente all'adozione della delibera di esclusione, poiché la previsione di tale clausola è cosa ben diversa dalla deroga alle disposizioni di legge che, come nel caso dell'art. 2287 c.c., attribuiscono alla maggioranza dei soci determinati poteri nei confronti della minoranza, regolandone l'esercizio (Cass. n. 25927/2022). Pure arbitrabile è la controversia avente ad oggetto l'esecuzione della delibera di aumento del capitale sociale di una società, poiché relativa a diritti inerenti al rapporto sociale inscindibilmente correlati alla partecipazione del socio, sicché, nel caso di fallimento della società, la clausola compromissoria statutaria resta opponibile al curatore fallimentare che agisca per l'esecuzione dell'aumento deliberato (Cass. n. 24444/2019). Eguali conclusioni sono state raggiunte in relazione ad una controversia avente ad oggetto l'impugnativa di una delibera assembleare di aumento di capitale e la conseguente domanda di risarcimento del danno (Cass. n. 17283/2015).

Non è compromettibile in arbitri la controversia avente ad oggetto l'impugnazione della deliberazione di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale di cui all'art. 2447 c.c., per violazione delle norme sulla redazione della situazione patrimoniale ex art. 2446 c.c., vertendo tale controversia, al pari dell'impugnativa della delibera di approvazione del bilancio per difetto dei requisiti di verità, chiarezza e precisione, su diritti indisponibili, essendo le regole dettate dagli artt. 2446 e 2447 c.c. strumentali alla tutela non solo dell'interesse dei soci ma anche dei terzi (Cass. n. 14665/2019). Non è compromettibile neppure la controversia avente ad oggetto l'impugnazione della deliberazione di approvazione del bilancio di società per difetto dei requisiti di verità, chiarezza e precisione. Invero, nonostante la previsione di termini di decadenza dall'impugnazione, con la conseguente sanatoria della nullità, le norme dirette a garantire tali principi non solo sono imperative, ma, essendo dettate, oltre che a tutela dell'interesse di ciascun socio ad essere informato dell'andamento della gestione societaria al termine di ogni esercizio, anche dell'affidamento di tutti i soggetti che con la società entrano in rapporto, i quali hanno diritto a conoscere la situazione patrimoniale e finanziaria dell'ente, trascendono l'interesse del singolo ed attengono, pertanto, a diritti indisponibili (Cass. n. 20674/2016).

La clausola compromissoria contenuta nello statuto societario la quale, non adeguandosi alla prescrizione legale, non preveda che la nomina degli arbitri debba essere effettuata da un soggetto estraneo alla società è nulla (Cass. n. 25610/2018; Cass. n. 15841/2015; Cass. n. 17287/2012). Egualmente, la clausola compromissoria contenuta nello statuto di una società a responsabilità limitata che preveda la nomina di un arbitro unico ad opera delle parti e, nel caso di disaccordo, del presidente del tribunale, è affetta da nullità (Cass. n. 23485/2017; Cass. n. 21422/2016; Cass. n. 3665/2014; Cass. n. 16556/2020).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario