Atto di intervento volontario del terzo

Mauro Di Marzio

Inquadramento

L'art. 838-ter c.p.c. stabilisce che nel procedimento arbitrale promosso a seguito della clausola compromissoria di cui all'art. 838-bis, l'intervento di terzi a norma dell'art. 105 nonché l'intervento di altri soci a norma degli artt. 106 e 107 è ammesso fino alla prima udienza di trattazione. Si applica l'art. 820, comma 4, dettato in punto di proroga del termine per lo svolgimento dell'arbitrato.

La formula che segue è prevista per l'atto di intervento volontario del terzo.

Formula

ALL'ILL.MO COLLEGIO ARBITRALE

COMPARSA DI INTERVENTO VOLONTARIO

UDIENZA DEL .... [1]

Per il Sig./Sig.ra ...., nato/a a .... il .... (C.F.: ....), residente in ...., via/piazza .... n. ...., [nella sua qualità di amministratore unico/legale rappresentante/titolare della società ...., con sede in .... ( ....), via/piazza ...., C.F.: .... P. IVA: ....)], elettivamente domiciliato/a in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. ...., fax ...., che lo/a rappresenta e difende in forza di procura alle liti [2] ....;

PREMESSO

– dinanzi a codesto Ill.mo Collegio arbitrale, composto da ...., Presidente, e .... e ...., Arbitri, investito con domanda di arbitrato del ...., il Sig. ...., attore in arbitrato, ha formulato le seguenti conclusioni: .... [3] ;

– a fondamento della domanda la parte attrice in arbitrato a dedotto quanto segue: ....;

– si è costituito nel giudizio arbitrale il Sig. ...., spiegando le seguenti conclusioni: ....;

– a fondamento delle conclusioni prese, la parte convenuta in arbitrato a dedotto quanto segue: ....;

– con il presente atto l'esponente, Sig./Sig.ra ...., interviene volontariamente nel processo intendendo far valere, in confronto di tutte le parti [4] , il diritto relativo all'oggetto [5] dedotto nel processo medesimo, per i seguenti motivi in

DIRITTO

–  .... [6] ;

–  ....;

–  .....

Tutto ciò premesso, considerato e ritenuto, il Sig./la Sig.ra .... come sopra rappresentato/a, difeso/a e domiciliato/a rassegna le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia l'Ill.mo Collegio arbitrale, ritenuta l'ammissibilità dell'intervento spiegato, rigettata ogni contraria istanza, ragione o eccezione, così provvedere:

–  ....;

– in via istruttoria si chiede ....;

– Con vittoria di spese e compensi oltre rimborso forfettario per spese generali oltre I.V.A. e C.P.A. come per legge.

Si produce la seguente documentazione:

–  ....;

–  ....;

–  .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]L'intervento è consentito fino alla prima udienza di trattazione.

[2]La procura può essere apposta in calce o a margine della citazione (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

[3]Trascrivere le conclusioni dell'atto introduttivo del giudizio arbitrale.

[4]O di alcune di esse, secondo quanto sancisce l'art. 105 c.p.c.

[5]O dipendente dal titolo, secondo quanto sancisce l'art. 105 c.p.c. Il terzo può altresì intervenire per sostenere le ragioni di alcuna delle parti, quando vi ha un proprio interesse.

[6]Esporre le ragioni di fatto e di diritto che legittimano l'intervento nel processo in corso.

Commento

In generale, secondo l'art. 816-quinquies c.p.c. – introdotto al fine di supplire alla precedente mancanza di una disposizione concernente l'intervento e la chiamata del terzo – l'intervento volontario di cui al comma 1 dell'art. 105 (intervento principale e intervento adesivo autonomo) o la chiamata in arbitrato di un terzo sono ammessi solo con l'unanime accordo degli interessati, ivi compresi gli arbitri.

Sono tuttavia sempre ammessi, alla stregua della stessa norma, l'intervento previsto dal comma 2 dell'art. 105 (ossia l'intervento ad adiuvandum) e l'intervento del litisconsorte necessario: tali intervenienti (anche quello ad adiuvandum) non necessitano dell'accordo delle altre parti.

Trova infine applicazione del procedimento arbitrale l'art. 111, dettato per la successione a titolo particolare nel diritto controverso.

Con riguardo tanto all'intervento volontario che a quello su istanza di parte occorre dunque l'accordo del terzo, delle parti e degli arbitri. Sembra da credere, tuttavia, che la norma non intenda riferirsi al caso in cui il terzo sia già parte della convenzione arbitrale, occorrendo in tale ipotesi il solo consenso degli arbitri. Il consenso va prestato per iscritto e può risultare dal verbale di arbitrato: in tal caso, tuttavia, se proveniente dal difensore, occorre che questi sia dotato del relativo potere.

Il litisconsorte necessario pretermesso può però sempre intervenire, anche se non abbia sottoscritto la convenzione di arbitrato e senza necessità di altrui consenso. Se è parte dell'accordo, la chiamata in causa (arbitrale) può avvenire ad opera delle parti direttamente o in conseguenza dell'ordine degli arbitri di integrare il contraddittorio. Non può, invece, essere obbligato a partecipare al processo arbitrale il terzo che non abbia sottoscritto l'accordo compromissorio.

Il richiamo all'art. 111 fa sì che, in caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso, il procedimento arbitrale prosegue tra le parti originarie e il successore può intervenire o essere chiamato nel processo. Il successore nel diritto, anche se non ha partecipato al giudizio arbitrale, ha diritto di impugnare il lodo.

L'art. 838-ter c.p.c. riprende la disciplina recata dal previgente art. 35, d.lgs. n. 5/2003, che ha precorso la regolamentazione della materia in ambito arbitrale di cui all'art. 816-quinquies c.p.c., che ha previsto la possibilità di estendere il contraddittorio ad estranei al rapporto processuale originario, ma vincolati alla convenzione di arbitrato. Peraltro, l'intervento nell'arbitrato di diritto comune esige non solo l'accordo del terzo e delle parti, ma anche il consenso degli arbitri. Sulla scia della precedente disposizione, l'art. 838-ter c.p.c. ammette l'intervento volontario ex art. 105 c.p.c. e l'intervento su istanza di parte o per provvedimento del giudicante exartt. 106 e 107 c.p.c., con l'unico limite preclusivo costituito dalla «prima udienza di trattazione» (l'intervento volontario nel processo ordinario è possibile «sino al momento in cui il giudice fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione», ex art. 268, comma 1).

In relazione alla norma previgente si è detto che l'art. 34 citato prescrive inderogabilmente che il potere di nomina degli arbitri sia conferito ad un terzo, mentre nulla dice quanto al modo d'instaurazione del procedimento; è indubbio, tuttavia, che sia necessaria la proposizione di una domanda, che identifichi gli estremi oggettivi e soggettivi del rapporto arbitrale, prevedendo il successivo art. 35 l'iscrizione di tale domanda nel registro delle imprese; ne consegue che nel cosiddetto arbitrato societario la domanda diretta alla controparte si distingue nettamente dall'istanza per la nomina degli arbitri, senza che vi sia quindi necessaria contestualità tra questi due atti, né che tale istanza debba essere notificata a controparte, muovendo la prescrizione dell'art. 810 c.p.c. dal diverso presupposto della naturale contestualità tra domanda di arbitrato ed attivazione del procedimento di nomina degli arbitri (Cass. n. 2400/2012).

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