Decreto di esecutorietà del processo verbale di conciliazione (art. 411 ult. co. c.p.c.)

Antonio Lombardi

Inquadramento

La conciliazione in ambito giuslavoristico può essere giudiziale o stragiudiziale. Nell'ambito delle conciliazioni stragiudiziali si distinguono quelle in sede sindacale. La conciliazione facoltativa in sede sindacale non è soggetta, per espressa previsione dell'art. 411 c.p.c. alle disposizioni di cui all'art. 410 c.p.c., essendo attivata e regolamentata sulla base delle specifiche procedure previste da contratti ed accordi collettivi. Il processo verbale di avvenuta conciliazione è depositato presso la Direzione provinciale del lavoro a cura di una delle parti o per il tramite di un'associazione sindacale e, successivamente depositato presso la cancelleria del tribunale nella cui circoscrizione è stato redatto, è dichiarato esecutivo con decreto del giudice, previo accertamento della sua regolarità formale. Nel caso in cui la conciliazione non riesca, troveranno applicazione le norme dettate per la conciliazione in sede amministrativa.

Formula

IL GIUDICE

Letta la suestesa istanza depositata dall'Avv. ...., quale legale del sig. ....;

rilevata la sussistenza delle condizioni di cui all'art. 411, ultimo comma, c.p.c.

DICHIARA

Esecutivo il verbale di conciliazione sottoscritto da .... e .... in data .... dinanzi alla Commissione di Conciliazione di cui all'Accordo Confederale Sindacale .....

Luogo e data ....

Il Giudice ....

Commento

La conciliazione in sede sindacale

La conciliazione facoltativa in sede sindacale non è soggetta, per espressa previsione dell'art. 411 c.p.c. alle disposizioni di cui all'art. 410 c.p.c., essendo attivata e regolamentata sulla base delle specifiche procedure previste da contratti ed accordi collettivi, in ragione della riserva contemplata dall'art. 412-ter c.p.c., che demanda alla contrattazione collettiva di maggiore rappresentatività l'individuazione delle sedi e delle procedure conciliative ed arbitrali che, nella pratica, appaiono particolarmente variegate e non riconducibili ad unità.

Il tratto comune, caratteristico di tutte le procedure conciliative sindacali è rappresentato dall'assistenza qualificata del lavoratore ad opera del rappresentante sindacale. L'assenza di assistenza sindacale in capo alla parte datoriale non è motivo di invalidità della conciliazione (Cass. sez. lav., n. 18864/2016). Il ruolo ascritto al rappresentante sindacale, quantomeno nell'intento legislativo, non può essere relegato ad una mera presenza formale, dovendo rivestire una nevralgica funzione informativa nei confronti del lavoratore, funzionale a garantire la piena contezza in ordine all'ampiezza delle rinunce operate e dei diritti conseguiti.

Secondo la giurisprudenza, l'assistenza sindacale, della quale non ha valore equipollente quella fornita da un legale, deve porre il lavoratore in condizione di sapere a quale diritto rinunci e in quale misura, nonché, nel caso di transazione, di evincere la questione controversa oggetto della lite e le reciproche concessioni in cui si risolve il contratto transattivo ai sensi dell'art. 1965 c.c., (cfr. Trib. Salerno, sez. lav., 16 aprile 2020, n. 2936).

Il verbale di conciliazione sottoscritto in sede sindacale

La caratteristica distintiva di tale forma di conciliazione riposa nel fatto che il processo verbale di avvenuta conciliazione debba essere depositato presso la Direzione provinciale del lavoro a cura di una delle parti o per il tramite di un'associazione sindacale e, successivamente depositato presso la cancelleria del tribunale nella cui circoscrizione è stato redatto, previa verifica della sua autenticità e riconducibilità a rappresentanti di associazioni sindacali rappresentative, da parte del direttore o di un delegato dello stesso.

Anche in questo caso, come in quello, regolato dall'art. 411, comma 1, c.p.c., il giudice provvederà a dichiarare esecutivo il verbale con decreto apposto in calce allo stesso, successivamente al riscontro della sua regolarità formale (segnatamente, delle sottoscrizioni delle parti e del sindacalista) e della non manifesta contrarietà a ordine pubblico e buon costume, non potendo viceversa estendersi il sindacato alla validità sostanziale dell'atto, anche sotto il profilo del rispetto della procedura codificata dalla contrattazione collettiva.

Per il combinato disposto degli artt. 2113 c.c., 410 e 411 c.p.c., le rinunzie e transazioni aventi ad oggetto diritti del prestatore di lavoro, derivanti da disposizioni inderogabili della legge o di contratti collettivi, contenute in verbali di conciliazione sindacale, non sono impugnabili ex art. 2113, commi 2 e 3, c.c., a condizione che l'assistenza prestata dai rappresentati sindacali sia stata effettiva, consentendo al lavoratore di sapere a quale diritto rinunzia ed in che misura, e, nel caso di transazione, a che dall'atto si evinca la res dubia oggetto della lite (in atto o potenziale) e le reciproche concessioni in cui si risolve il contratto transattivo ai sensi dell'art. 1965 c.c. (Trib. Milano, sez. lav., 30 ottobre 2019, n. 138).

L'accordo di conciliazione alla presenza del rappresentante sindacale determinerà la cessazione della materia del contendere rispetto alle domande oggetto di transazione laddove la conciliazione sia intervenuta nel corso del giudizio, risultando tuttavia frequente l'abbandono della causa conciliata in sede sindacale, con applicazione del meccanismo estintivo contemplato dal combinato disposto degli artt. 181 e 309 c.p.c. Qualora, invece, l'accordo conciliativo risulti concluso prima dell'instaurazione del giudizio, le domande del lavoratore, siccome carenti ab origine di interesse ad agire, andranno dichiarate inammissibili (in questo senso Trib. Novara, sez. lav., 28 febbraio 2019, n. 47).

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