Invito alla conciliazione monocratica a seguito di diffida accertativa ex art. 12, d.lgs. n. 124/2004.InquadramentoLa conciliazione presso l'Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL) risulta introdotta, nel nostro ordinamento, dal d.lgs. n. 124/2004, come modificato dalla l. n. 183/2010 (c.d. Collegato Lavoro) e si articola nelle due fattispecie della conciliazione monocratica, disciplinata dall'art. 11, ed in quella a seguito di diffida accertativa, di cui al successivo art. 12. La conciliazione a seguito di diffida accertativa, disciplinata dall'art. 12, presuppone non soltanto l'inizio dell'attività di vigilanza, come nell'ipotesi disciplinata dall'art. 11, comma 6, ma la finalizzazione della stessa, con invio al lavoratore di diffida a corrispondere gli importi risultanti dagli accertamenti in favore del prestatore di lavoro. FormulaTRASMETTERE LA RICHIESTA A MEZZO RACCOMANDATA A/R O CONSEGNA A MANO O VIA PEC Alla Direzione territoriale del lavoro ....; Alla c.a. Sig./Sig.ra/Isp. ..... Il sottoscritto (cognome e nome) .... nato a .... il ...., in qualità di .... della Ditta (ragione sociale della ditta) ...., Codice Fiscale/P.IVA ...., e-mail .... fax ..... PREMESSO che a seguito di richiesta di intervento .... codice ...., numero protocollo .... del .... presentata dal/la sig./sig.a .... l'Ispettorato Territoriale del Lavoro ha attivato la propria attività di vigilanza ispettiva, a seguito della quale è stata emanata la diffida accertativa n. .... del ...., con la quale il sottoscritto veniva diffidato a corrispondere i seguenti importi .... a titolo di ....; CHIEDE che venga esperito il tentativo di conciliazione ai sensi dell'art. 12, comma 2, d.lgs. 124/2004, nei confronti di: lavoratore/lavoratrice .... nato/a a .... il .... e residente a .... prov. .... via .... alle cui dipendenze è stato/è occupato dal .... al .... con la qualifica di .... con le mansioni di .... presso la sede di .... CCNL applicato ..... In caso di accordo, risultante da verbale sottoscritto dalle parti, il provvedimento di diffida perderà efficacia e, per il verbale medesimo, non trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 2113, commi primo, secondo e terzo del codice civile. Luogo dove far pervenire le comunicazioni: .... Fax .... e-mail .... tel. ..... Luogo e data .... Firma .... “Dichiaro/a di essere informato/a ai sensi e per gli effetti dell'art. 13, d.lgs. n. 196/2003, che i dati personali, di cui alla presente istanza, sono richiesti obbligatoriamente ai fini del procedimento. Gli stessi trattati, anche con strumenti informatici, non saranno diffusi, ma potranno essere comunicati soltanto a soggetti pubblici per l'eventuale seguito di competenza. L'interessato potrà esercitare i diritti di cui all'art. 7 del d.lgs. n. 196/2003. Dichiaro/a di ricevere la relativa informativa”. CommentoLa conciliazione dinanzi all'Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL) La conciliazione presso l'Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL) risulta introdotta, nel nostro ordinamento, dal d.lgs. n. 124/2004, come modificato dalla l. n. 183/2010 (c.d. Collegato Lavoro) e si articola nelle due fattispecie della conciliazione monocratica, disciplinata dall'art. 11, ed in quella a seguito di diffida accertativa, di cui al successivo art. 12. La conciliazione monocratica ex art. 11 si articola, a sua volta, nella conciliazione preventiva e in quella contestuale. Quella preventiva, che ha luogo in sede preispettiva, consegue alla richiesta di intervento ispettivo, da parte del lavoratore, alla Direzione Provinciale del Lavoro (DPL), che abbia ad oggetto la rivendicazione di diritti disponibili, potenzialmente forieri di attività ispettiva e sanzionatoria a carico del datore di lavoro, come nel classico esempio di svolgimento di rapporto di lavoro in nero. L'eventuale accordo previene l'accertamento ispettivo e la conseguente diffida accertativa, cui accede l'applicazione di sanzioni in capo al datore di lavoro inadempiente ed ha, pertanto, effetti vincolanti per le parti e per l'Ispettorato, che non potrà attivare o proseguire l'attività. Quella contestuale può avere luogo in sede di vigilanza ispettiva. L'ispettore, al termine dell'attività ricognitiva, sarà tenuto a redigere una relazione al Dirigente e rimettere la pratica all'ufficio, onde permettere di valutare gli elementi raccolti e decidere l'attivazione della conciliazione monocratica. Laddove l'ufficio si determini per l'attivazione del procedimento, provvederà a convocare le parti presso l'Ispettorato per tentare l'accordo (ex art. 11, comma 6). La conciliazione a seguito di diffida accertativa La diversa fattispecie di conciliazione a seguito di diffida accertativa, disciplinata dal successivo art. 12, presuppone non soltanto l'inizio dell'attività di vigilanza, come nell'ipotesi disciplinata dall'art. 11, comma 6, ma la finalizzazione della stessa, con invio al lavoratore di diffida a corrispondere gli importi risultanti dagli accertamenti in favore del prestatore di lavoro. Per effetto di successiva modifica, la diffida va notificata altresì ai «soggetti che utilizzano le prestazioni di lavoro», da ritenersi solidalmente responsabili dei crediti accertati. La locuzione va interpretata in senso ampio, come riferita non soltanto ai fruitori della prestazione nell'ambito di un contratto di somministrazione, ora disciplinata dal d.lgs. n. 81/2015, ma anche ai committenti di un contratto di appalto d'opera o servizi, rappresentando la norma un'estensione della responsabilità solidale prevista dall'art. 29 cpv. d.lgs. n. 276/2003. Ulteriore differenza rispetto alla fattispecie contemplata dall'art. 11 è rappresentata dalla circostanza che l'iniziativa della conciliazione competa non all'organo ispettivo, bensì al datore di lavoro diffidato il quale, in alternativa alla proposizione di ricorso giurisdizionale avverso la diffida, potrà promuovere tentativo di conciliazione presso la Direzione provinciale del lavoro, dinanzi alla quale si osserveranno le regole previste dai commi da 2 a 5 dell'art. 11. In particolare, laddove le parti raggiungano un accordo, di ciò andrà redatto verbale, sottoscritto dalle stesse, che determinerà la caducazione del provvedimento di diffida, con conseguente novazione dell'obbligazione a carico del datore di lavoro, il quale non sarà tenuto a pagare gli importi quantificati in sede ispettiva, eventualmente maggiorati da contributi e sanzioni, bensì quelli oggetto di valida convenzione, in quanto sottratta all'applicazione dell'art. 2113, commi da 1 a 3 c.c. Va da sé che, nel caso di diffida notificata anche nei confronti del soggetto solidalmente obbligato, ai sensi del comma 1, in quanto utilizzatore della prestazione, il raggiungimento dell'accordo conciliativo determinerà la perdita di efficacia anche della diffida del debitore solidale, indipendentemente dalla partecipazione dello stesso all'accordo conciliativo. |