Istanza di ammissione anticipata al patrocinio a spese dello Stato per la partecipazione al procedimento di mediazione

Cesare Taraschi

Inquadramento

Il d.lgs. n. 149/2022, ha introdotto il patrocinio a spese dello Stato in favore della parte non abbiente nelle procedure di mediazione, dando così attuazione ai principi e criteri direttivi espressi nella legge delega (art. 1, comma 4, lett. a), l. n. 206/2021). La scelta di fondo operata dal legislatore è stata quella di limitare il beneficio alle sole ipotesi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione costituisca condizione di procedibilità della domanda giudiziale e solo nei casi in cui sia stato “raggiunto l'accordo di conciliazione” ex art. 15-bis d.lgs. n. 28/2010.

L'istanza per l'ammissione anticipata al patrocinio a spese dello Stato è disciplinata dall'art. 15-quater del medesimo d.lgs., secondo il quale l'interessato che si trova nelle condizioni reddituali indicate nel precedente art. 15-ter può chiedere di essere ammesso al beneficio del patrocinio al fine di proporre domanda di mediazione o di partecipare al relativo procedimento (evidentemente instaurato dalla controparte) nei casi di cui all'art. 5, comma 1 (mediazione obbligatoria).

Formula

AL CONSIGLIO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI [1]

ISTANZA DI AMMISSIONE ANTICIPATA AL PATROCINIO A SPESE DELLO STATO PER LA PARTECIPAZIONE AL PROCEDIMENTO DI MEDIAZIONE

(ARTT. 15-BIS E SS. D.LGS. N. 28/2010)

Il/La sottoscritto/a ....,

nato/a a .... il ....,

codice fiscale ....,

residente in ...., via .... n. ....,

recapito telefonico .... nazionalità ....,

in proprio (ovvero in qualità di legale rappresentante dell'ente/associazione ....,

con sede in .... via .... n. ...., P.I./C.F. ....,

che il/la sottoscritto/a attesta non perseguire scopi di lucro e non esercitare attività economica [2] ),

(eventualmente già) assistito, come da procura allegata alla presente istanza, dall'Avv. ...., del Foro di ...., C.F. ....,

fax ...., PEC ...., con studio in ....,

via ...., n. ...., presso il quale elegge domicilio,

CHIEDE

di essere ammesso, in via anticipata e provvisoria, al patrocinio a spese dello Stato in relazione

☐ alla mediazione che intende promuovere nei confronti di (indicare generalità e residenza):

....,

☐ alla mediazione promossa nei confronti del/della sottoscritto/a da (indicare generalità

e residenza): ....,

avente per oggetto: ....

....

....

....

.....

Consapevole delle responsabilità che assume e delle conseguenze penali previste dagli artt. 75 e 76 del d.P.R. n. 445/2000 per chi rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso [3]

DICHIARA

1. le generalità (nome, cognome, luogo e data di nascita) dei componenti della propria famiglia anagrafica, con i relativi numeri di codice fiscale:

- ....

- ....

- ....

- ....

- ....

2. la sussistenza delle condizioni di reddito previste per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato ed, in particolare, dichiara, in via sostitutiva di certificazione [4], che il reddito imponibile ai fini dell'imposta personale sul reddito, risultante dall'ultima dichiarazione [5] riferita all'anno .... [6], conseguito da tutti i componenti della famiglia (tenuto conto anche dei redditi che per legge sono esenti dall'IRPEF o che sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'imposta ovvero ad imposta sostitutiva) non è superiore a Euro 12.838,01 [7];

3. s'impegna a produrre, a richiesta, la documentazione necessaria ad accertare la veridicità di quanto indicato in questa istanza;

4. s'impegna a comunicare immediatamente le sopravvenute modifiche delle condizioni reddituali [8];

5. espone gli elementi in fatto ed in diritto utili a valutare la non manifesta infondatezza della pretesa che intende far valere:

....

....

....

....

Luogo e data ....

L'istante ....

È autentica ....

Avv. ....

AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

Dichiaro di aver ricevuto completa informativa ai sensi dell'articolo 13 del Regolamento UE n. 2016/679, e di essere stato informato che le informazioni indicate nella presente dichiarazione verranno utilizzate unicamente per le finalità per le quali sono state acquisite e che i dati non verranno in alcun modo diffusi a persone o enti estranei diversi da quelli specificati.

Firma ....

Documentazione da allegare all'istanza di ammissione anticipata al patrocinio a spese dello Stato:

1) autocertificazione, con i requisiti di legge, dello stato di famiglia;

2) autocertificazione, con i requisiti di legge, relativa ai redditi risultanti dall'ultima dichiarazione, con allegata copia del documento d'identità valido [9];

3) codice fiscale.

Se l'interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei redditi conseguiti nel medesimo periodo da ogni componente della famiglia, compreso l'istante; in tal caso, alla domanda devono essere allegate le autocertificazioni, con i requisiti di legge, dei redditi, copia del documento d'identità valido e codice fiscale di ogni componente maggiorenne del nucleo familiare; non si tiene conto del reddito del componente il nucleo familiare i cui interessi siano in conflitto con quelli dell'istante.

L'autocertificazione relativa ai redditi deve attestare: a) di aver/non aver prodotto reddito nell'anno .... (anno precedente alla presentazione dell'istanza) – in caso di redditi, indicare l'importo complessivo [10]; b) di possedere/non possedere beni immobili (se sì, quali); c) di possedere/non possedere beni mobili (se sì, quali).

[1]Competente è il consiglio dell'ordine degli avvocati del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione individuato ai sensi dell'art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, e cioè l'organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. In caso di più domande relative alla stessa controversia, la mediazione si svolge davanti all'organismo territorialmente competente presso il quale è stata presentata la prima domanda. La competenza dell'organismo è derogabile su accordo delle parti. Per determinare il tempo della domanda si ha riguardo alla data del deposito.

[2]Ai sensi dell'art. 119 d.P.R. n. 115/2002, possono beneficiare del patrocinio a spese dello Stato anche gli enti e le associazioni che non perseguono scopi di lucro e non esercitano attività economica. Anche tali enti ed associazioni devono, però, rispettare i limiti di reddito: in tal senso, T.A.R. Lombardia 10 novembre 2009; T.A.R. Toscana Firenze n. 569/2011.

[3]La dichiarazione sostitutiva di certificazione di cui all'art. 46, comma 1, lett. o), d.P.R. n. 445/2000, attestante la sussistenza delle condizioni di reddito complessivo valutabile ai sensi dell'art. 76 d.P.R. n. 115/2002, non deve essere oggetto di separata allegazione, potendo essere contenuta nell'istanza stessa, per la quale non è richiesta una formale assunzione di responsabilità da parte del dichiarante (Cass. pen., sez. IV, n. 22110/2023, secondo cui, peraltro, il procedimento per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato è improntato alla semplicità delle forme ed è del tutto irrilevante che la dichiarazione sostitutiva non contenga alcun richiamo alle sanzioni previste per le dichiarazioni false o mendaci).

[4]Ai sensi dell'art. 15-decies d.lgs. n. 28/2010, chiunque, al fine di ottenere o mantenere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, formula l'istanza per l'ammissione corredata dalla dichiarazione sostitutiva di certificazione, attestante falsamente la sussistenza delle condizioni di reddito previste, è punito ai sensi dell'art. 125, comma 1, d.P.R. n. 115/2002.

[5]Per “ultima dichiarazione”, ex art. 76, comma 1, d.P.R. n. 115/2002, si intende quella per la quale è maturato, al momento del deposito dell'istanza, l'obbligo di presentazione, anche se materialmente non presentata (Cass. pen. IV, n. 21313/2022; Cass. pen. IV, n. 15694/2020). Per approfondimenti si veda il commento della formula in esame.

[6]L'assenza di riferimento temporale nell'autocertificazione sul reddito, in mancanza di dichiarazione reddituale relativa all'anno per il quale è scaduto il termine di presentazione, rende l'istanza inammissibile (Cass. pen. n. 29458/2020).

[7]Con il decreto inter-dirigenziale del 10 maggio 2023 il limite di reddito per l'accesso al patrocinio a spese dello Stato è stato elevato a 12.838,01 Euro. Per approfondimenti si rimanda al commento della presente formula.

[8]Cfr. art. 15-novies, comma 2, d.lgs. n. 28/2010.

[9]In tema di patrocinio a spese dello Stato, la falsità o l'incompletezza della dichiarazione sostitutiva di certificazione prevista dall'art. 79, comma 1, lett. c), d.P.R. n. 115/2002, non comporta, qualora i redditi effettivi non superino il limite di legge, la revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, che può essere disposta solo nelle ipotesi espressamente disciplinate dagli artt. 95 e 112 del predetto d.P.R. (Cass. pen. S.U., n. 14723/2020).

[10]La mancata indicazione numerica della situazione reddituale nell'autodichiarazione da allegare all'istanza di ammissione al beneficio non costituisce di per sé motivo di revoca dell'ammissione disposta in via provvisoria, dovendo il giudice, anche in sede di opposizione, attivare i poteri istruttori officiosi in relazione alla determinazione non solo del quantum, ma anche dell'an (Cass. n. 18801/2023).

Commento

Premessa

L'introduzione, con la riforma Cartabia (d.lgs. n. 149/2022), del patrocinio a spese dello Stato nelle procedure di mediazione non è avvenuta con un'integrazione del T.U. in materia di spese di giustizia (d.P.R. n. 115/2002), ove l'istituto trova la sua compiuta disciplina generale (artt. 74-145), bensì con l'inserimento, all'interno del d.lgs. n. 28/2010, del nuovo Capo II-bis, contenente gli articoli dal 15-bis al 15-undecies, applicabili alle procedure instaurate dal 30 giugno 2023. Tale scelta legislativa, come si desume dalla Relazione illustrativa al predetto d.lgs., è stata dettata dalla considerazione per cui l'intero sistema previsto dal citato T.U. – sviluppantesi in più complesse fasi, dall'ammissione al beneficio alla liquidazione degli onorari e all'eventuale recupero delle spese giudiziali nei confronti della parte soccombente non ammessa al beneficio – appariva inadeguato e difficilmente adattabile alle modalità con cui si svolgono le procedure di A.D.R. La previsione, inoltre, di un apposito procedimento che imponesse alla parte non abbiente e al suo difensore, a conclusione della procedura di mediazione, di adire l'autorità giurisdizionale al solo scopo di ottenere la liquidazione del compenso (come invece previsto dal T.U. per la liquidazione degli onorari giudiziali) si poneva in contrasto con i generali obiettivi di semplificazione e celerità che la legge delega n. 206/2021 si prefiggeva di raggiungere anche nel settore degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

L'intervento della Corte costituzionale

La novità legislativa è stata determinata anche dall'esigenza di colmare il vuoto normativo rilevato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 10/2022, con cui era stata dichiarata l'incostituzionalità degli artt. 74, comma 2, e 75, comma 1, del T.U. spese di giustizia “nella parte in cui non prevedono che il patrocinio a spese dello Stato sia applicabile anche all'attività difensiva svolta nell'ambito dei procedimenti di mediazione” di cui all'art. 5, comma 1-bis, d.lgs. n. 28/2010 “quando nel corso degli stessi è stato raggiunto l'accordo”, nonché dell'art. 83, comma 2, del medesimo T.U. “nella parte in cui non prevede che, in tali fattispecie, alla liquidazione in favore del difensore provveda l'autorità giudiziaria che sarebbe stata competente a decidere la controversia”.

Prima della predetta pronuncia della Consulta, la giurisprudenza ammetteva la liquidazione del patrocinio a spese dello Stato anche per l'attività stragiudiziale svolta dal difensore, ma solo nel caso in cui la mediazione avesse avuto esito negativo e la controversia fosse transitata davanti al giudice. Ciò sulla base di una nozione estesa di “attività giudiziale”, tale da ricomprendervi anche quelle attività stragiudiziali che, essendo strettamente dipendenti dal mandato alla difesa, dovevano considerarsi “strumentali o complementari alle prestazioni giudiziali” (Cass. S.U., n. 9529/2013). Nel caso, invece, di mediazione conclusasi con un accordo, senza quindi alcun seguito processuale, non veniva liquidato alcun compenso a carico dello Stato, essendosi la prestazione professionale esaurita in un'attività meramente stragiudiziale.

In tale contesto, il compenso del difensore del non abbiente era stato riconosciuto e posto a carico dello Stato, nel caso di mediazione conclusasi positivamente, solo da una parte minoritaria della giurisprudenza di merito (Trib. Vasto ord. 9 aprile 2018; Trib. Trieste 29 novembre 2017, n. 6797; Trib. Firenze, decreto 13 gennaio 2015), la quale aveva fondato le proprie decisioni su un'interpretazione costituzionalmente orientata delle norme del T.U., alla luce del principio di effettività della tutela giurisdizionale, nonché in considerazione di quanto previsto dalla direttiva 2002/8/CE del 27 gennaio 2003 (c.d. Legal Act), che aveva impegnato gli Stati membri a garantire l'accesso alla giustizia – nell'ambito pluralistico dei sistemi di gestione dei conflitti affermatosi a livello europeo – attraverso un “adeguato” riconoscimento del patrocinio a spese dello Stato anche “nella fase precontenziosa al fine di giungere a una soluzione prima di intentare un'azione legale”. Proprio in attuazione di tale direttiva, peraltro, l'art. 10 d.lgs. n. 116/2005 aveva esteso normativamente il patrocinio a spese dello Stato anche ai procedimenti stragiudiziali “qualora l'uso di tali mezzi sia previsto come obbligatorio dalla legge ovvero qualora il giudice vi abbia rinviato le parti in causa”. Palese era il contrasto che dall'applicazione della predetta direttiva emergeva con il principio costituzionale di uguaglianza, considerato che l'ordinamento interno forniva sostegno legale per la fase stragiudiziale alla persona non abbiente coinvolta in una lite transfrontaliera, ma lo negava ai medesimi soggetti nelle liti “domestiche”.

Di segno contrario risultavano, tuttavia, sia la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 18123/2020; Cass. n. 24723/2011; cfr. anche Cass. S.U., n. 9529/2013), che quella prevalente di merito (Trib. Roma 11 gennaio 2018; Trib. Torino 17 febbraio 2006), secondo cui il patrocinio a spese dello Stato non trovava applicazione per l'attività stragiudiziale, posto che l'art. 74 d.P.R. n. 115/2002 ne limitava l'operatività al giudizio sia civile che penale e postulava, quindi, l'intervenuto avvio della lite, sicchè l'estensione in via giudiziale del predetto beneficio, oltre le ipotesi consentite dalla lettera della legge, sarebbe sfociata in una vera e propria “produzione normativa”, idonea ad incidere sulla sfera afferente la gestione del pubblico denaro, soprattutto in relazione alle disposizioni di spesa, materia riservata al legislatore e presidiata da precisi dettami costituzionali.

Nell'accogliere la questione di legittimità costituzionale, sollevata dai Tribunali di Oristano e di Palermo, la Consulta, nella citata sentenza n. 10/2022, ha rilevato la palese irrazionalità dell'esclusione del patrocinio proprio nei casi in cui la mediazione abbia raggiunto lo scopo deflattivo avuto di mira da legislatore, provocando ciò una sorta di effetto “boomerang”, considerato il rischio che “i non abbienti e i loro difensori potrebbero essere indotti a non raggiungere l'accordo e ad adire quindi comunque il giudice, all'unico scopo di ottenere, una volta introdotto il processo, le relative spese difensive”. Ciò “determinerebbe ulteriori irragionevoli ricadute di sistema per il sicuro aumento degli oneri a carico dello Stato, chiamato a sostenere anche i costi dello svolgimento del giudizio”.

Pertanto, nel dichiarare l'illegittimità costituzionale delle predette norme del T.U., la Corte costituzionale ha ribadito che il diverso trattamento riservato dall'ordinamento per la difesa del non abbiente, rispettivamente nel processo e nella mediazione obbligatoria, si pone in contrasto con il principio di “effettività del diritto ad agire e a difendersi in giudizio”, violando l'art. 24, comma 2, Cost.

Trattandosi di “spese costituzionalmente necessarie” perché volte “all'erogazione di prestazioni sociali incomprimibili”, l'argomento dell'equilibrio di bilancio deve recedere di fronte alla possibilità di intervenire, se del caso, riducendo quelle spese che non rivestono il medesmo carattere di priorità. Sulla base di questi argomenti la Corte costituzionale ha lanciato un monito al legislatore, ricordando che deve essere “la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”.

Interessante è anche il passaggio della sentenza in cui la Consulta rileva “la palese irrazionalità” dell'esclusione del patrocinio a spese dello Stato quando la mediazione abbia avuto esito positivo, ossia proprio nei casi in cui il procedimento in esame abbia raggiunto, per ipotesi anche grazie all'impegno dei difensori, lo scopo deflattivo prefissato dal legislatore, “traducendosi anche in una sorta di disincentivo verso quella cultura della mediazione che il legislatore si è fatto carico di promuovere”. Tutto ciò porta “nocumento” non solo alla funzione della mediazione, ma anche a quella della giurisdizione che “a dispetto della sua natura sussidiaria rispetto alla mediazione stessa”, finirebbe per essere strumentalizzata per obiettivi diversi dallo ius dicere, “ciò che determinerebbe ulteriori irragionevoli ricadute di sistema per il sicuro aumento degli oneri a carico dello Stato, chiamato a sostenere anche i costi dello svolgimento del giudizio”.

In definitiva, la Corte costituzionale ha affermato la necessità di approntare un sistema che garantisca l'effettività del diritto di difesa nell'ambito della mediazione, anche sull'assunto della “natura sussidiaria” della giurisdizione rispetto alla mediazione.

Si è così sostenuto nella giurisprudenza di legittimità che l'avvocato difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato ha diritto al compenso per l'attività svolta in sede di mediazione obbligatoria conclusa positivamente senza avvio della lite giudiziale, per effetto della sentenza additiva della Corte cost. n. 10/2022, non potendo più trovare applicazione la norma dichiarata incostituzionale dal giorno successivo (ossia dal 21 gennaio 2022) alla pubblicazione della declaratoria di illegittimità, conformemente all'art. 136 Cost. (Cass. n. 7974/2024).

La riforma Cartabia

Come già detto, il d.lgs. n. 149/2022, in attuazione dei principi e criteri direttivi di cui alla legge delega, ha espressamente esteso il beneficio del patrocinio a spese dello Stato all'attività stragiudiziale prestata dall'avvocato nell'ambito delle procedure di mediazione (art. 15-bis, comma 1), tuttavia limitandolo alle sole ipotesi di mediazione obbligatoria per legge (art. 5, comma 1) o iussu iudicis (art. 5-quater, comma 2), ed imponendo, quale ulteriore condizione, che il procedimento di mediazione si concluda con un accordo conciliativo.

Le ragioni che hanno indotto il legislatore ad inserire questa seconda condizione sono ravvisabili, da un lato, nell'implicita necessità di contenere la spesa pubblica, e, dall'altro, nell'esigenza di evitare possibili abusi, non facilmente rilevabili con gli ordinari controlli di tipo amministrativo. D'altra parte, se l'accordo non viene raggiunto, la liquidazione potrà sempre avvenire al termine del conseguente giudizio e a seguito dei previsti controlli del giudice, che dovrà provvedervi secondo le regole del T.U. spese di giustizia.

Il patrocinio è, inoltre, escluso nelle stesse ipotesi previste dall'art. 121 del predetto T.U., ossia nelle controversie per cessione di crediti e ragioni altrui – in quanto costituenti, salvo specifica eccezione, ipotesi presunte di abuso dello strumento (in tal senso, la Relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2022) – ad eccezione del caso in cui la cessione appare indubbiamente fatta in pagamento di crediti o ragioni preesistenti (art. 15-bis, comma 2, d.lgs. n. 28/2010).

Nei casi ammessi la liquidazione degli onorari da porre a carico dello Stato è stata del tutto sganciata da una decisione di tipo giurisdizionale (sempre necessaria, invece, nel caso dei compensi dell'Avvocato per l'attività giudiziale ex art. 83 T.U. spese di giustizia), ed è stata affidata ad un procedimento prettamente amministrativo. Il controllo giurisdizionale rimane così solo eventuale, per i casi di revoca del beneficio (art. 15-novies, comma 4, d.lgs. n. 28/2010).

L'intera procedura di ammissione e liquidazione si inquadra in un sistema fortemente procedimentalizzato, che attribuisce un ruolo rilevante allo stesso avvocato, il quale provvede ad autoliquidare i propri compensi, ed anche al Consiglio dell'Ordine, che ammette, conferma, controlla ed eventualmente revoca il beneficio.

Per il resto sono riprodotte, nelle parti ritenute compatibili, le disposizioni del T.U. spese di giustizia che contengono i principi generali del patrocinio a spese dello Stato in materia civile, in particolare in relazione alle condizioni di accesso al beneficio della parte non abbiente, non ravvisandosi ragioni per adottare una disciplina differenziata per il caso in cui la richiesta del patrocinio a spese dello Stato sia necessaria per accedere alla tutela giurisdizionale vera e propria o ad una procedura alternativa che deve essere obbligatoriamente instaurata prima di adire il giudice.

Con il d.m. 1° agosto 2023 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 agosto 2023 n. 183), in attuazione dell'art. 15-octies d.lgs. n. 28/2010, sono stati determinati gli importi ed i criteri di liquidazione e pagamento dell'onorario spettante all'avvocato della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato nei casi di mediazione obbligatoria ex art. 5, comma 1, e di mediazione demandata dal giudice ex art. 5-quater del medesimo d.lgs. In particolare, l'art. 4 del d.m. statuisce che il compenso spettante all'Avvocato, determinato ex art. 20, comma 1-bis, d.m. n. 55/2014, è ridotto della metà.

Condizioni reddituali

L'art. 15-ter d.lgs. n. 28/2010 fissa le condizioni per l'accesso al patrocinio a spese dello Stato, richiamando i limiti di reddito indicati nell'art. 76 T.U. spese di giustizia, come aggiornati ed adeguati ogni due anni, ai sensi dell'art. 77 del medesimo T.U., con decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.

In proposito, sulla G.U. del 6 giugno 2023, n. 130, è stato pubblicato il decreto interdirigenziale del 10 maggio 2023 che, tenendo conto dell'aumento del costo della vita rilevato dall'Istat nel biennio 2020-2022, ha fissato un nuovo limite di reddito per l'accesso al patrocinio a spese dello Stato elevandolo a 12.838,01 Euro, rispetto a quello di 11.734,93 Euro indicato nel decreto del 3 febbraio 2023 (pubblicato in G.U. del 21 aprile 2023), calcolato tenendo conto dell'aumento del costo della vita rilevato dall'Istat nel biennio 2018-2020.

Se l'interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla somma dei redditi conseguiti nel medesimo periodo da ogni componente della famiglia, compreso l'istante (art. 76, comma 2, T.U.). Si tiene conto, invece, del solo reddito personale quando sono oggetto della causa diritti della personalità, ovvero nei processi in cui gli interessi del richiedente sono in conflitto con quelli degli altri componenti il nucleo familiare con lui conviventi (art. 76, comma 4, T.U.). In proposito, si è precisato che, ai fini della determinazione dei requisiti reddituali, deve tenersi conto della somma dei redditi conseguiti nel medesimo periodo dai familiari, da intendersi non soltanto coloro i quali sono legati all'istante da vincoli di consanguineità o comunque giuridici, ma anche quanti convivono con lui, rilevando un legame affettivo stabile e duraturo, a prescindere dalla coabitazione fisica (Cass. n. 18134/2023).

Nel reddito vanno inclusi il reddito di cittadinanza o similari (Agenzia delle Entrate, interpello n. 956-2517/2020), le pensioni di invalidità e di vecchiaia (Cass. pen. IV, n. 27106/2020; Cass. pen. IV, n. 23223/2016), gli assegni familiari e/o l'assegno unico per i figli (Cass. pen.. IV, n. 39067/2012), il T.F.R., l'indennità di disoccupazione, i sussidi per condizioni di difficoltà economica e familiare, gli interessi sui conti correnti bancari o postali e quelli derivanti da titoli di Stato, l'assegno di mantenimento o divorzile per il coniuge (ad esclusione dell'assegno di mantenimento una tantum, ossia da corrispondersi in un'unica soluzione: Cass. n. 29178/2019; Corte cost. n. 113/2007), gli assegni di mantenimento per i figli (Cass. n. 24378/2019, secondo cui vanno computati, ai sensi dell'art. 76 d.P.R. n. 115/2002, anche i redditi che non sono stati assoggettati ad imposte – vuoi perché non rientranti nella base imponibile, vuoi perché esenti, vuoi perché, di fatto, non hanno subito alcuna imposizione – giacché il legislatore assume, quale indice della condizione dell'interessato, l'elemento del reddito complessivo effettivamente percepito o posseduto nel periodo d'imposta; conf. Cass. n. 15458/2020), la rendita per inabilità permanente (Cass. n. 1934/1999), gli arretrati della pensione di invalidità (Cass. n. 40970/2021), i redditi illeciti e quelli per i quali è stata esclusa l'imposizione fiscale (Cass. pen. IV, n. 36362/2010), i redditi agrari e domenicali connessi alla disponibilità di terreni agricoli (Cass. pen. n. 21253/2012), le erogazioni significative e non saltuarie provenienti da familiari o terzi (Cass. pen. IV, n. 37627/2021, secondo cui tali contributi devono in concreto essere accertati con gli ordinari mezzi di prova, tra cui le presunzioni semplici previste dall'art. 2739 c.c., quali il tenore di vita ed altri fatti di emersione della percezione di redditi; idemCorte cost. n. 382/1995), il ricavato della vendita di beni ereditari.

Ai fini dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato non va invece considerata, nella dichiarazione del reddito complessivo del nucleo familiare, l'eventuale indennità di accompagnamento percepita dall'istante o da uno dei componenti il nucleo medesimo, trattandosi di sussidio destinato esclusivamente a spese indispensabili e non rientrante nella nozione di “reddito” prevista dall'art. 76 T.U. (Cass. pen. IV, n. 26302/2018; Cass. pen. IV, n. 24842/2015; Cass. pen. III, n. 31591/2002), e neppure la somma percepita a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale, ossia non diretta a ristorare un pregiudizio concretatosi nella mancata percezione di redditi (Cass. pen. IV, n. 27234/2020). Sono, quindi, escluse dal computo del reddito: l'indennità di accompagnamento agli invalidi civili totali; l'indennità di accompagnamento ai ciechi civili assoluti; l'indennità speciale per i ciechi civili parziali “ventesimisti”; l'indennità di comunicazione ai sordi.

Inoltre, secondo la risoluzione della Direzione Centrale Normativa e Contenzioso dell'Agenzia delle Entrate 20 ottobre 2008, n. 387, “ai fini della determinazione del reddito da utilizzare per verificare lo stato di non abbienza di un soggetto interessato al gratuito patrocinio, non è possibile scomputare dal reddito complessivo l'eventuale perdita subita nell'esercizio di una attività d'impresa svolta da altri componenti il nucleo familiare”.

La più recente giurisprudenza ha, altresì, statuito che gli oneri deducibili debbono essere decurtati dal reddito rilevante ai fini del beneficio, mentre vanno escluse le detrazioni d'imposta (Cass. pen. IV, n. 34935/2017; Cass. pen. III, n. 16583/2011; contra, in ordine agli oneri deducibili, Cass. pen. IV, n. 19751/2015; Cass. pen. IV, n. 28802/2011).

Il reddito ISEE non è valido ai fini del computo del reddito rilevante ex art. 76 d.P.R. n. 115/2002, essendo basato su dati non collimanti con quelli prescritti da tale ultima norma ed essendo escluso nelle prestazioni sociali in sede di amministrazione della Giustizia (art. 1 d.P.C.M. n. 159/2013; Cass. pen. IV, n. 46159/2021).

È opportuno precisare che per “ultima dichiarazione” dei redditi, ex art. 76, comma 1, d.P.R. n. 115/2002, si intende quella per la quale è maturato, al momento del deposito dell'istanza, l'obbligo di presentazione, anche se materialmente non presentata (Cass. pen. IV, n. 21313/2022; Cass. pen. IV, n. 15694/2020). La Suprema Corte, nell'affrontare il problema di stabilire se per “ultima dichiarazione” debba intendersi l'ultima presentata o quella relativamente alla quale sia sorto l'obbligo di presentazione, pur se ancora materialmente non presentata, ha affermato il predetto principio in quanto rispondente alla ratio della previsione normativa, quella cioè di ancorare il dato in maniera cronologicamente più prossima alla presentazione della istanza di ammissione al beneficio e di garantire, dunque, la coincidenza fra le dichiarazioni in essa contenute e le condizioni reddituali del soggetto, rilevando che, se il reddito da indicare fosse quello risultante dall'ultima dichiarazione presentata, lo iato cronologico fra il momento di presentazione di quest'ultima e quello di deposito dell'istanza potrebbe determinare l'ammissione al beneficio di un soggetto che in passato versava effettivamente in condizioni reddituali tali da consentirgli di fruire del beneficio, ma che – al momento del deposito dell'istanza e dell'autocertificazione, in conseguenza di variazioni reddituali in melius – non abbia più diritto al patrocinio (in tal senso, anche Cass. pen. IV, n. 46382/2014; Cass. pen. IV, n. 7710/2010).

Contenuto dell'istanza

L'art. 15-quater d.lgs. n. 28/2010 stabilisce il contenuto necessario dell'istanza di ammissione, prevedendo, al comma 1, la possibilità, per chi si trovi nelle condizioni per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, di farne richiesta al fine di proporre domanda di mediazione o di partecipare al relativo procedimento. L'istanza deve, quindi, indicare in modo specifico l'oggetto del patrocinio.

Il comma 2 della medesima norma riproduce la disciplina del T.U. spese di giustizia in ordine alla redazione e sottoscrizione dell'istanza per l'ammissione (artt. 78, comma 2, e 79, comma 1, lett. b, c, d), prevedendo che debbano essere indicate “le enunciazioni in fatto e in diritto” utili a valutare la non manifesta infondatezza della pretesa che si intende far valere. A differenza, però, di quanto previsto dal comma 1 dell'art. 122 T.U., non è richiesta anche l'indicazione delle prove di cui si intende chiedere l'ammissione, attesa la specialità della procedura di mediazione.

È inammissibile l'istanza priva dell'indicazione dei redditi percepiti per l'annualità di riferimento, poiché non consente la verifica, neppure formale, della sussistenza delle condizioni di reddito che giustificano l'intervento dello Stato per assicurare la difesa del non abbiente, né la stessa può essere successivamente integrata, ostandovi il disposto dell'art. 79 d.P.R. n. 115/2002, che richiede, a pena di inammissibilità, una dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza delle condizioni di reddito previste per l'ammissione, permanendo, in ogni caso, la possibilità di presentare una nuova istanza adeguatamente formulata e documentata (Cass. pen. IV, n. 29458/2020).

L'esplicitazione delle ragioni della pretesa è finalizzata a consentire all'organo, competente a ricevere l'istanza, di valutare la meritevolezza del beneficio richiesto dalla parte non abbiente ed anche a prevenire che esso sia concesso per il perseguimento di pretese manifestamente infondate. Lo scrutinio delle ragioni della domanda consente, altresì, di verificare la riconducibilità della pretesa alle controversie per le quali il procedimento di mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale, quale requisito essenziale per essere ammessi al beneficio.

È possibile indicare già nell'istanza (oppure, in alternativa, in un momento successivo all'ammissione, come previsto dal comma 3 dell'art. 15-quinquies d.lgs. n. 28/2010), il nominativo di un avvocato iscritto negli elenchi degli avvocati abilitati al patrocinio a spese dello Stato istituito presso il C.O.A. del luogo ove ha sede l'organismo di mediazione individuato ex art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010.

La lettera del citato art. 15-quinquies sembra escludere che sia possibile nominare un difensore iscritto nell'elenco tenuto presso il C.O.A. di un altro distretto, come invece espressamente previsto dall'art. 80, comma 3, T.U. spese di giustizia. Tuttavia, un'interpretazione così restrittiva contrasta con la generale libertà di esercizio della professione forense da parte dell'avvocato incaricato della difesa, che può esplicarsi su tutto il territorio nazionale ed anche europeo, ancor più a seguito dell'informatizzazione della professione conseguente all'introduzione del processo civile telematico. Inoltre, il rapporto tra cliente ed avvocato si fonda sulla fiducia, sicché non vi è ragione per ritenere che la persona non abbiente debba cedere su questo essenziale profilo di libertà ed autonomia, dovendo garantirsi il rispetto dei superiori principi di uguaglianza ed effettività della difesa, ai quali si è richiamata la Corte costituzionale nella sentenza n. 10/2022, che ha ispirato il legislatore delegato nella materia in esame (in tal senso, M. Marinaro, Diritto della mediazione civile e commerciale, 2023, 388). Resta fermo che, nel caso di nomina di un difensore extra distretto, allo stesso non sono dovute le spese e le indennità di trasferta previste dalla tariffa professionale, ex art. 82, comma 2, T.U. spese di giustizia.

Organo competente a ricevere l'istanza

L'art. 15-quinquies d.lgs. n. 28/2010 individua, quale ente destinatario dell'istanza di ammissione, il Consiglio dell'Ordine degli avvocati avente sede nel luogo ove si trova l'organismo di mediazione competente ad esperire la procedura di mediazione ai sensi dell'art. 4, comma 1, del medesimo d.lgs., ossia l'organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia.

L'istanza va presentata, personalmente o a mezzo raccomandata o a mezzo posta elettronica certificata o con altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato, dall'interessato o dall'avvocato che ne ha autenticato la firma.

Il predetto criterio di competenza richiama la previsione di cui all'art. 124, comma 2, T.U. spese di giustizia, senza però riprodurla integralmente.

Problemi applicativi potrebbero insorgere, in ordine all'individuazione del Consiglio dell'Ordine competente, nei casi in cui la mediazione sia stata già avviata dinanzi ad un organismo incompetente e la parte chiamata a parteciparvi, richiedente il patrocinio, intenda aderire alla deroga della competenza (art. 4, comma 1, ultima parte). Nell'analoga ipotesi giudiziale, invero, la questione non si pone, in quanto il Consiglio dell'Ordine competente è senz'altro quello del luogo in cui ha sede il “magistrato davanti al quale pende il processo” (art. 124, comma 2, prima parte, T.U.), sia esso o meno competente.

Nel caso, invece, dell'istanza di ammissione anticipata è dubbio se la stessa sia ammissibile ove presentata presso il Consiglio dell'Ordine avente sede nel luogo dell'organismo di mediazione territorialmente incompetente, ma la cui incompetenza non sia stata ancora sanata con l'accordo delle parti in deroga. In tale ipotesi, sarebbe allora opportuno che il richiedente allegasse all'istanza di ammissione al beneficio – presentata all'Ordine avente sede nel luogo dell'organismo incompetente – anche la propria dichiarazione di adesione alla procedura, radicando in tal modo la diversa competenza sia dell'organismo che dell'Ordine deputato a ricevere l'istanza.

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