Domanda di mediazione per rivendicaInquadramentoIl d.lgs. n. 149/2022, in attuazione della delega contenuta nella l. n. 206/2021, ha apportato molteplici modifiche alla normativa sulla mediazione nelle controversie civili e commerciali vertenti su diritti disponibili, contenuta nel d.lgs. n. 28/2010. In ordine alla relativa disciplina transitoria (sulla quale ha inciso anche la l. n. 197/2022) può distinguersi tra: a) norme non modificate dalla riforma (artt. 1, 10, 18, 19, 21, 22, 23, 24); b) norme modificate o sostituite o introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, applicabili ai procedimenti instaurati dal 30 giugno 2023 (artt. 4 comma 3, 5, da 5-bis a 5-sexies, 6, 7, 8, da 15-bis a 15-undecies, 16, 16-bis, 17, 20); c) norme modificate o sostituite o introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, applicabili ai procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023 (artt. 2, 3, 4 salvo il comma 3, 8-bis, 9, 11, 11-bis, 12, 12-bis, 13, 14, 15). La riforma, in particolare, ha ampliato il novero delle ipotesi in cui la mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale, aggiungendo – alle già previste controversie in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari - anche le controversie, instaurate a partire dal 30 giugno 2023, in materia di associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura (art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010). Occorre poi rammentare l'ulteriore fattispecie prevista dal comma 6-ter dell'art. 3 d.l. n. 6/2020, conv., con modif., in l. n. 13/2020, introdotto dal d.l. n. 28/2020, conv., con modif., in l. n. 70/2020, inerente alla controversia in materia di obbligazioni contrattuali in cui il rispetto delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19 possa essere valutato ai sensi del comma 6-bis dello stesso art. 3. Il procedimento di mediazione non costituisce, invece, condizione di procedibilità della domanda (art. 5, comma 6, d.lgs. n. 28/2010): a) nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l'opposizione, fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione ex artt. 648 e 649 c.p.c.; b) nei procedimenti per convalida di licenza o sfratto, fino al mutamento del rito di cui all'art. 667 c.p.c.; c) nei procedimenti di consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, di cui all'art. 696-bis c.p.c.; d) nei procedimenti possessori, fino alla pronuncia dei provvedimenti di cui all'art. 703, comma 3, c.p.c.; e) nei procedimenti di opposizione o incidentali di cognizione relativi all'esecuzione forzata; f) nei procedimenti in camera di consiglio; g) nell'azione civile esercitata nel processo penale; h) nell'azione inibitoria di cui agli artt. 37 e 140-octies d.lgs. n. 206/2005 (Codice del consumo). L'accesso alla mediazione è disciplinato dal novellato art. 4 d.lgs. n. 28/2010, che prevede la necessità di depositare apposita domanda presso un organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. La domanda può essere anche proposta congiuntamente dalle parti. Disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022 sono state, da ultimo, dettate, in materia di mediazione, dal d.lgs. n. 216/2024, entrato in vigore il 25 gennaio 2025. In particolare, la domanda di rivendica ex art. 948 c.c., sulla quale è modellata la formula in esame, rientra tra le controversie in materia di diritti reali, assoggettate alla mediazione obbligatoria quale condizione di procedibilità della domanda ex art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010. FormulaORGANISMO [1] DI MEDIAZIONE .... [2] DOMANDA [3] DI MEDIAZIONE (art. 4 d.lgs. n. 28/2010) [4] Il/La sottoscritto/a ...., nato/a a ...., prov. ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., e-mail ...., PEC ...., fax ...., cell. .... [5], doc. identità ...., (A) in proprio (B) quale titolare o legale rappresentante dell'ente/impresa/società/associazione .... [6], con sede in ...., prov. ...., cap ...., via .... n. ...., C.F./P.I. ...., tel. ...., e-mail ...., PEC ...., fax ...., cell. ..... (C) quale rappresentante con mandato a conciliare per conto di [7] Nome .... Cognome .... /Ente-Impresa ...., nato/a a .... il .... residente/con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ..... Assistito/a dal seguente difensore con specifica procura allegata [8]: Avv. ...., nato/a a ...., il ...., con studio in ...., prov. ...., cap ...., via .... n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., CHIEDE di avviare una procedura di mediazione exd.lgs. n. 28/2010 nei confronti del/la sig./ra ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F. ..... O dell'Ente/Impresa/Società ...., con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F./P.I. ..... NONCHÉ [9] nei confronti del/la sig./ra ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F. ..... O dell'Ente/Impresa/Società ...., con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F./P.I. ..... IN RELAZIONE ALLA CONTROVERSIA DI MEDIAZIONE OBBLIGATORIA (art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010) in materia di DIRITTI REALI [10], del valore indicativo di Euro .... [11], come di seguito prospettata [12]: azione di rivendica ex art. 948 c.c., con condanna al rilascio dell'appartamento sito in ...., riportato nel N.C.E.U. al foglio ...., p.lla ...., sub ...., superficie mq ...., acquistato con atto di compravendita del ...., per notaio ...., occupato sine titulo dal sig. ..... (eventuale: chiede che la procedura si svolga presso .... [13]) (eventuale: chiede che la procedura si svolga in modalità telematica [14]) (eventuale: dichiara di disporre/non disporre di firma digitale [15]) (eventuale: l'istante dichiara di non essere tenuto/a a versare l'indennità di mediazione, essendo stato/a ammesso/a, come da provvedimento allegato, al patrocinio a spese dello Stato exartt. 15-bis e ss. d.lgs. n. 28/2010). SI ALLEGA LA SEGUENTE DOCUMENTAZIONE: a) copia del documento d'identità in corso di validità; b) copia del codice fiscale; c) visura camerale aggiornata; d) copia dell'atto costitutivo/statuto; e) copia della documentazione attestante il potere a conciliare del rappresentante legale della persona giuridica o dell'ente; f) copia della procura sostanziale a conciliare al rappresentante o all'avvocato; g) copia attestante il pagamento delle spese di avvio del procedimento di mediazione; h) copia del provvedimento di ammissione anticipata al patrocinio a spese dello Stato; i) titolo di acquisto dell'immobile; j) ulteriore documentazione ..... N.B.: si devono segnalare, per iscritto, i documenti che l'istante intende eventualmente riservare all'attenzione del solo mediatore [16] . Il/la sottoscritto/a .... dichiara di avere letto e compreso il Regolamento ed il Tariffario dell'Organismo adito e di accettare entrambi integralmente [17] ; dichiara, altresì, di essere a conoscenza che l'art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010 dispone che la domanda di mediazione deve essere presentata presso un Organismo di mediazione nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia, e di avere scelto codesto Organismo di Mediazione avendo preso atto di tale disposizione. Dichiara, infine, di non aver presentato presso altro Organismo di mediazione analoga domanda relativa alla stessa controversia [18] . Luogo e data .... Firma .... Firma Avv. .... CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Il/La sottoscritto/a, nel trasmettere i propri dati all'Organismo di mediazione ...., acconsente al loro trattamento da parte dello stesso Ente, per l'adempimento degli obblighi civili e fiscali inerenti all'organizzazione ed all'espletamento del tentativo di conciliazione richiesto; dichiara, inoltre, di essere debitamente informato/a dei propri diritti ai sensi dell'art. 13 del Regolamento UE n. 2016/679. Luogo e data .... Firma .... Firma Avv. .... [1] [1]Solo un organismo iscritto al Ministero della Giustizia è legittimato a gestire una mediazione exd.lgs. n. 28/2010. L'art. 3d.m. n. 150/2023 (in vigore dal 15 novembre 2023) disciplina l'istituzione presso il Ministero del registro degli organismi abilitati a svolgere la mediazione e della sezione speciale del predetto registro per gli organismi ADR. [2] [2]Ai sensi dell'art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, la competenza spetta all'organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. In particolare, ai sensi dell'art. 21 c.p.c., la competenza in materia di diritti reali immobiliari spetta al giudice del luogo ove è posto l'immobile. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [3] [3]Il d.lgs. n. 149/2022, per indicare l'atto con cui si incardina il procedimento di mediazione, ha sostituito, al citato art. 4, il sostantivo “istanza” (di mediazione) con “domanda”: secondo la Relazione illustrativa, la modifica sarebbe stata giustificata proprio per evitare la confusione fra la domanda (relativa al contenuto dell'atto introduttivo del procedimento di mediazione) e l'istanza (relativa al documento contenente la domanda), attesa la inutilità pratica di mantenere tale distinzione. [4] [4]Il contenuto minimo della domanda di mediazione è disciplinato dall'art. 4, comma 2, d.lgs. n. 28/2010. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [5] [5]È opportuno indicare il maggior numero possibile di informazioni affinché l'organismo possa, stante l'informalità della procedura, usare tutti i modi possibili per contattare le parti. [6] [6]Quasi tutti gli organismi richiedono di allegare la visura camerale aggiornata attestante la rappresentanza. [7] [7]Per la forma della delega si rinvia al commento della presente formula. Per il testo delle procure sostanziali si rinvia alle formule dalla n. 203 alla n. 206. [8] [8]Le parti devono necessariamente essere assistite dai rispettivi avvocati nella mediazione obbligatoria ex art. 5, comma 1, ed in quella demandata dal giudice ex art. 5-quater d.lgs. n. 28/2010. Per il testo della procura si rinvia alle formule nn. 200 e 201. [9] [9]In caso di ulteriori parti verso cui sia promossa la procedura di mediazione. Si rinvia al paragrafo “Legittimazione” del commento della presente formula. [10] [10]Per quanto attiene all'individuazione delle controversie rientranti nella mediazione obbligatoria, si veda il paragrafo “Inquadramento”. [11] [11]Ai sensi dell'art. 29 d.m. n. 150/2023 (che ha abrogato, a decorrere dal 15 novembre 2023, il precedente d.m. n. 180/2010), la domanda di mediazione contiene l'indicazione del suo valore in conformità ai criteri previsti dagli artt. da 10 a 15 c.p.c. Quando tale indicazione non è possibile, la domanda indica le ragioni che ne rendono indeterminabile il valore. In base al valore così determinato vanno calcolati i costi della mediazione. Ai sensi dell'art. 28 del medesimo d.m. n. 150/2023, per il primo incontro le parti sono tenute a versare all'organismo di mediazione un importo a titolo di indennità, oltre alle spese vive. L'indennità comprende le spese di avvio del procedimento di mediazione e le spese di mediazione comprendenti il compenso del mediatore previste dai commi 4 e 5 del medesimo art. 28, calcolate per scaglioni in base al valore della lite. Sono altresì dovute e versate le spese vive, diverse dalle spese di avvio, costituite dagli esborsi documentati effettuati dall'organismo per la convocazione delle parti, per la sottoscrizione digitale dei verbali e degli accordi quando la parte è priva di propria firma digitale e per il rilascio delle copie dei documenti previsti dall'art. 16, comma 4, del predetto d.m. Quando il primo incontro si conclude senza la conciliazione e il procedimento non prosegue con incontri successivi, sono dovuti esclusivamente gli importi di cui ai commi 4 e 5. Quando il primo incontro si conclude con la conciliazione sono, altresì, dovute le ulteriori spese di mediazione calcolate in conformità all'art. 30, comma 1, stesso d.m. Quando la mediazione è condizione di procedibilità della domanda o quando è demandata dal giudice, l'indennità di mediazione è ridotta di un quinto, e sono ridotte di un quinto le ulteriori spese di mediazione. [12] [12]Breve descrizione dell'oggetto e delle ragioni della domanda. Non trattandosi di un atto giudiziario, non sono richieste particolari indicazioni (richieste istruttorie, conclusioni, etc.), ma occorre una corretta descrizione dell'oggetto della domanda, sia al fine di far comprendere alla controparte il tema della mediazione, sia al fine di inibire eventuali decadenze e/o di interrompere la prescrizione. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [13] [13]Qualora il regolamento di procedura dell'organismo scelto abbia più sedi operative oppure preveda la possibilità di far svolgere gli incontri in luoghi diversi. Cfr. art. 22 d.m. n. 150/2023. [14] [14]L'art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010, inserito dal d.lgs. n. 149/2022 e sostituito dal d.lgs. n. 216/2024, disciplina la mediazione in modalità telematica. [15] [15]Requisito importante, in particolar modo per alcune formalità (sottoscrizione del verbale) nella mediazione online. Cfr. art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010. [16] [16]L'art. 9, comma 2, d.lgs. n. 28/2010 prevede che il mediatore è tenuto alla riservatezza nei confronti delle altre parti anche rispetto alle dichiarazioni rese e alle informazioni acquisite nel corso delle sessioni separate eventualmente svolte, salvo consenso della parte dichiarante o dalla quale provengono le informazioni. [17] [17]Prima di scegliere un organismo e presentare domanda di mediazione, è opportuno leggere attentamente il suo regolamento, che può differenziarsi per più aspetti da quello di altri organismi. L'accettazione del regolamento può essere espressa nella domanda oppure in un secondo momento, ma, in ogni caso, prima dell'avvio della procedura da parte dell'organismo. [18] [18]Al fine di prevenire questioni di litispendenza. CommentoPremessa L'azione di rivendica, disciplinata dall'art. 948 c.c., ha una finalità restitutoria, in quanto con la stessa il proprietario, che non è nel possesso della cosa, chiede, previo accertamento della titolarità del proprio diritto, la condanna alla restituzione del bene. Per costante giurisprudenza, il rivendicante deve provare la sussistenza dell'asserito diritto di proprietà sul bene anche attraverso i propri danti causa fino a risalire ad un acquisto a titolo originario, ovvero dimostrando il compimento dell'usucapione (c.d. probatio diabolica: cfr. Cass. n. 1925/1997; Cass. n. 1098/1981). Al medesimo onere probatorio è tenuto anche colui il quale agisca per ottenere il mero accertamento della proprietà o comproprietà di un bene, anche unicamente per eliminare uno stato di incertezza circa la legittimità del potere di fatto esercitato sullo stesso (Cass. n. 1210/2017). Qualora il convenuto con l'azione di rivendicazione invochi l'usucapione, ciò non comporta, di per sé, alcun riconoscimento idoneo ad attenuare il rigore dell'onere probatorio a carico del rivendicante, il quale, anche in caso di mancato raggiungimento della prova dell'usucapione, non è esonerato dal dover provare il proprio diritto, risalendo, se del caso, attraverso i propri danti causa fino ad un acquisto a titolo originario o dimostrando che egli stesso o alcuno dei suoi danti causa abbia posseduto il bene per il tempo necessario ad usucapirlo. Il rigore probatorio rimane, tuttavia, attenuato quando il convenuto, nell'opporre l'usucapione, abbia riconosciuto, seppure implicitamente, o comunque non abbia specificamente contestato, l'appartenenza del bene al rivendicante o ad uno dei suoi danti causa all'epoca in cui assume di avere iniziato a possedere. Per contro, la mera deduzione, da parte del convenuto, di un acquisto per usucapione il cui dies a quo sia successivo al titolo del rivendicante o di uno dei suoi danti causa, disgiunta dal riconoscimento o dalla mancata contestazione della precedente appartenenza, non comporta alcuna attenuazione del rigore probatorio a carico dell'attore, che a maggior ragione rimane invariato qualora il convenuto si dichiari proprietario per usucapione in forza di un possesso remoto rispetto ai titoli vantati dall'attore (Cass. n. 28865/2021). In altri termini, la portata dell'onere probatorio a carico dell'attore deve stabilirsi in relazione alla peculiarità di ogni singola controversia, sicché il criterio di massima secondo cui l'attore deve fornire la prova rigorosa della sua proprietà e dei suoi danti causa fino a coprire il periodo necessario per l'usucapione, può subire opportuni temperamenti secondo la linea difensiva adottata dal convenuto (Cass. n. 1569/2022). In ordine alla differenza tra azione di rivendica e azione di restituzione, si è precisato che l'azione personale di restituzione è destinata ad ottenere l'adempimento dell'obbligazione di ritrasferire un bene in precedenza volontariamente trasmesso dall'attore al convenuto, in forza di negozi giuridici (tra i quali la locazione, il comodato ed il deposito) che non presuppongono necessariamente nel tradens la qualità di proprietario; da essa si distingue l'azione di rivendicazione, con la quale il proprietario chiede la condanna al rilascio o alla consegna nei confronti di chi dispone di fatto del bene nell'assenza anche originaria di ogni titolo, per il cui accoglimento è necessaria la probatio diabolica della titolarità del diritto di chi agisce (Cass. n. 25052/2018). Pertanto, la domanda con cui l'attore chieda di dichiarare abusiva ed illegittima l'occupazione di un immobile di sua proprietà da parte del convenuto, con conseguente condanna dello stesso al rilascio del bene, senza ricollegare la propria pretesa al venir meno di un negozio giuridico, che avesse giustificato la consegna della cosa e la relazione di fatto sussistente tra questa ed il medesimo convenuto, non dà luogo ad un'azione personale di restituzione, e deve qualificarsi come azione di rivendicazione ai sensi dell'art. 948 c.c. In sostanza, mentre la rivendica ha natura reale, l'azione di restituzione può essere esperita da chi consegna un bene ad un terzo in base ad un titolo avente carattere obbligatorio, personale e prescrittibile (Cass. S.U., n. 7305/2014). La competenza La domanda di mediazione va depositata da una delle parti presso un organismo di mediazione, iscritto nel registro presso il Ministero della Giustizia (cfr. art. 22 d.m. n. 150/2023, in vigore dal 15 novembre 2023), sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. In tema di diritti reali su beni immobili rileva l'art. 21 c.p.c., secondo cui è competente il giudice del luogo ove è posto l'immobile: trattasi di foro esclusivo, ma non inderogabile per tale tipologia di cause (Cass. n. 13353/2006). Ovviamente la previsione di corrispondenza tra luogo dell'organismo di mediazione e luogo del giudice competente va intesa nel senso di collegare la localizzazione dell'organismo al foro della controversia e non viceversa, a pena, diversamente, della distorsione delle regole processuali sulla competenza (Cass. n. 17480/2015). In particolare, secondo la circolare ministeriale del 27 novembre 2013, l'individuazione dell'organismo va fatta tenendo conto del luogo ove lo stesso ha la sede principale o le sedi secondarie che si trovino nell'ambito di qualunque Comune della circoscrizione del tribunale territorialmente competente a conoscere la controversia, purché tali sedi siano state regolarmente comunicate al Ministero della Giustizia ed indicate nel provvedimento di iscrizione. In caso di più domande relative alla stessa controversia (ossia aventi identità di parti, petitum e causa petendi), la mediazione si svolge davanti all'organismo territorialmente competente presso il quale è stata presentata la prima domanda. Per determinare il tempo della domanda si ha riguardo alla data del deposito. La competenza dell'organismo è, però, derogabile dalle parti (negli stessi limiti previsti dall'art. 28 c.p.c. per la deroga alla competenza territoriale dell'autorità giudiziaria: Trib. Milano 29 ottobre 2013, in D&G 2013), le quali possono, con domanda congiunta, rivolgersi ad altro organismo scelto di comune accordo (art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010). Ogni organismo è astrattamente legittimato, salvo limitazioni del proprio regolamento, ad occuparsi di tutte le controversie conciliabili, ovvero di tutte quelle che vertono su diritti disponibili. Non vi è, quindi, una previsione normativa di competenze per materia e/o per valore degli organismi di mediazione. La domanda di mediazione presentata unilateralmente dinanzi all'organismo che non ha competenza territoriale non produce effetti, sicché, nel caso di mediazione obbligatoria, deve ritenersi non verificata la condizione di procedibilità (Trib. Taranto 27 dicembre 2024, in IUS – Processo civile, 11 febbraio 2025; Trib. Torino 10 giugno 2022, n. 2577; Trib. Foggia 19 luglio 2021, n. 1831; Trib. Milano 26 febbraio 2016), salvo che la parte invitata spontaneamente vi aderisca. La parte invitata può anche aderire alla mediazione e, nel contempo, eccepire l'incompetenza territoriale dell'organismo adito. La mancata adesione e partecipazione alla mediazione non può, invece, condurre ad un tacito accordo di deroga al criterio di competenza, per cui l'accordo per comportamento concludente può ravvisarsi solo nel caso di partecipazione senza eccezione (App. Napoli 9 gennaio 2023, n. 36). Il contenuto della domanda La domanda di mediazione deve indicare l'organismo, le parti, l'oggetto e le ragioni della pretesa (art. 4, comma 2). È fondamentale che tali elementi siano ben individuati e che vi sia esatta corrispondenza tra gli stessi e quelli posti a base della domanda giudiziale successivamente proposta, perché solo in tal caso il giudice potrà considerare assolta la condizione di procedibilità, potranno realizzarsi gli effetti che sulla prescrizione e la decadenza produce la domanda di mediazione ex art. 8, comma 2, d.lgs. n. 28/2010 e la controparte potrà valutare, soppesando i rischi connessi all'instaurazione della lite, l'opportunità di un accordo stragiudiziale (Cass. n. 23072/2022; Trib. Roma 28 febbraio 2023, n. 3333; App. Milano 5 maggio 2022, in DeJure). In sostanza, il fattore idoneo a delineare oggettivamente la pretesa fatta valere in sede di mediazione – sulla cui base verificare la coincidenza con la domanda proposta in sede giudiziale – è dato esclusivamente dai fatti allegati, sui quali le parti siano state effettivamente chiamate a conciliarsi. Il predetto principio è stato ribadito da Trib. Roma 13 giugno 2023, n. 9450 (in IUS – I l processo civile, con nota di R. Nardone), secondo cui, affinché si possa considerare assolta la condizione di procedibilità, gli accadimenti narrati in fase di mediazione devono essere corrispondenti e simmetrici a quelli che saranno poi esposti in fase processuale, dovendo la domanda di mediazione includere tutti e gli stessi elementi fattuali, almeno quelli principali, del futuro giudizio. Ciò anche in considerazione del rilievo per cui il contenuto della previsione normativa di cui al comma 2 dell'art. 4 d.lgs. n. 28/2010 è “praticamente equivalente” a quello dell'art. 125 c.p.c., concernente, in generale, i contenuti minimi di qualunque atto introduttivo di un procedimento giudiziale. In senso conforme, in relazione al principio di simmetria, Trib. Torino 31 ottobre 2024, n. 5502, in IUS Processo civile, 12 novembre 2024. In particolare, per quanto attiene alle “ragioni della pretesa”, con tale locuzione può intendersi, in un procedimento deformalizzato come quello di mediazione, l'allegazione di una situazione ingiusta per la quale si prospetti una futura azione di merito, con il riferimento, tuttavia, a tutti e gli stessi elementi fattuali che saranno invocati nel giudizio contenzioso. Occorre, quindi, l'individuazione della situazione ritenuta ingiusta dal punto di vista di parte istante e per la quale potrebbe poi essere promossa un'azione. Non è, invece, richiesta anche l'indicazione degli “elementi di diritto”, come nel caso della citazione ex art. 163 c.p.c. o del ricorso ex art. 414 c.p.c. Oltre agli elementi indicati dal citato art. 4, va riportata nella domanda di mediazione ogni altra informazione utile alla gestione del procedimento: ad es., il valore della controversia determinato ai sensi del codice di procedura civile ai fini della determinazione dell'indennità (spese di avvio e spese di mediazione: artt. 28 e ss. d.m. n. 150/2023) spettante all'organismo di mediazione, l'eventuale allegazione di documenti, la presenza di rappresentanti o tecnici della parte, la dichiarazione di accettazione del regolamento dell'organismo, etc. La domanda di mediazione non è trascrivibile, posto che la stessa non delimita l'oggetto del futuro accordo, che, non operando il principio ex art. 112 c.p.c., potrebbe avere un contenuto completamente diverso, a differenza di quel che accade nei rapporti fra domanda giudiziale o arbitrale e sentenza o lodo. In proposito, il comma 5 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 statuisce che lo svolgimento della mediazione non preclude in ogni caso la trascrizione della domanda giudiziale (cfr. Cass. n. 7528/1992, secondo cui la mancata trascrizione della domanda di rivendicazione di immobile rende inopponibile la sentenza che l'abbia accolta, nei confronti di chi abbia nel frattempo acquistato il bene rivendicato con atto trascritto, alla condizione che si tratti di acquisto a domino, atteso che, in ipotesi di acquisto a non domino, e salva l'eventuale usucapione, la suddetta trascrizione, priva di effetti costitutivi, non può di per sè integrare il titolo del diritto di proprietà). Legittimazione L'onere di attivare il procedimento di mediazione è posto a carico della parte che ha interesse al processo e che ha il potere di iniziarlo (Trib. Ascoli Piceno 12 novembre 2019 e App. L'Aquila 9 ottobre 2019, entrambi in DeJure). In particolare, ai fini dell'esercizio dell'azione di rivendicazione, la qualità di proprietario, che la legittima, non costituisce un presupposto processuale, che è necessario che sussista al momento della proposizione della domanda, bensì una condizione dell'azione la quale, estrinsecandosi nella manifestazione del potere di provocare, mediante l'esercizio dell'attività giurisdizionale, il riconoscimento di un diritto realmente spettante, è sufficiente che sussista nel momento della decisione (Cass. n. 13882/2010). L'azione con cui, a qualsiasi titolo, si rivendica una proprietà deve essere proposta unicamente nei confronti di chi possiede il bene o ne è proprietario all'atto della domanda, e non anche dei precedenti danti causa, che non hanno veste di litisconsorti necessari (Cass. n. 24260/2018), e non deve essere proposta nei confronti di tutti i detentori o possessori, in quanto l'accoglimento della domanda ha l'effetto di escludere il compossesso del convenuto (Cass. n. 25200/2017). Né ricorre un'ipotesi di litisconsorzio necessario allorquando il fondo oggetto della domanda appartenga a più proprietari, ciascuno di essi potendo esercitare le azioni a tutela della proprietà comune (Cass. n. 685/2011). Più precisamente, se il bene oggetto di rivendica è in comproprietà, la necessità dell'integrazione del contraddittorio dipende dal comportamento del convenuto: infatti, qualora egli si limiti a negare il diritto di comproprietà degli attori, non si richiede la citazione in giudizio di altri soggetti, non essendo in discussione la comunione del bene; qualora, al contrario, eccepisca di esserne il proprietario esclusivo, la controversia ha come oggetto la comunione di esso, cioè l'esistenza del rapporto unico plurisoggettivo, e il contraddittorio deve svolgersi nei confronti dì tutti coloro dei quali si prospetta la contitolarità (Cass. n. 24234/2018). Per quanto attiene all'estensione dell'obbligo di mediazione alle domande ulteriori rispetto a quella principale, deve rilevarsi che l'art. 5, comma 2, d.lgs. n. 28/2010, prima della modifica apportata dal d.lgs. n. 216/2024, faceva riferimento riferimento al procedimento di mediazione come condizione di procedibilità della “domanda giudiziale”, ossia della domanda introduttiva del giudizio, cosicché, secondo parte della dottrina e della giurisprudenza di merito, restano escluse la domanda riconvenzionale del convenuto, la reconventio reconventionis formulata dall'attore, l'intervento in giudizio del terzo effettuato volontariamente ex art. 105 c.p.c. o su istanza di parte ex art. 106 c.p.c. o per volontà del giudice ex art. 107 c.p.c. Invero, secondo tale tesi, un'interpretazione estensiva della locuzione “domanda giudiziale” deve essere scongiurata, in ossequio ad un elementare principio di ragionevolezza, atteso che l'esperimento di una pluralità di procedimenti di mediazione in corso di causa per ciascuna domanda giudiziale successiva a quella introduttiva del giudizio avrebbe comportato un notevole allungamento dei tempi processuali, in contrasto con le finalità deflattive del d.lgs. n. 28/2010 (Trib. Pavia 23 gennaio 2023, n. 88; Trib. Taranto 2 maggio 2019; Trib. Roma 18 gennaio 2017; Trib. Mantova 14 giugno 2016). Altra parte della giurisprudenza di merito, invece, partendo dal rilievo dell'autonomia della domanda riconvenzionale rispetto a quella principale, ed al fine di evitare una ingiustificata disparità di trattamento tra l'attore ed il convenuto, riteneva anche la domanda riconvenzionale assoggettata all'obbligo della mediazione, se ovviamente rientrante tra le materie previste dal comma 1 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 (Trib. Napoli Nord 8 febbraio 2023; Trib. Reggio Calabria 30 marzo 2021; Trib. Verona 21 febbraio 2017; Trib. Bari 28 novembre 2016; Trib. Roma, sez. dist. Ostia, 15 marzo 2012; Trib. Como, sez. dist. Cantù, 2 febbraio 2012; Trib. Firenze 14 febbraio 2012). La questione è stata risolta, a seguito di rimessione della stessa con rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. da parte del Trib. Roma, da Cass. S.U., n. 3452/2024, secondo cui la condizione di procedibilità prevista dall'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 sussiste per il solo atto introduttivo del giudizio e non per le domande riconvenzionali, fermo restando che al mediatore compete di valutare tutte le istanze e gli interessi delle parti ed al giudice di esperire il tentativo di conciliazione, per l'intero corso del processo e laddove possibile. A questa soluzione le Sezioni Unite sono giunte osservando, tra l'altro, che la mediazione, più che accertamento di diritti, è “contemperamento di interessi”, con semplicità di forme e rapidità di trattazione, anche senza verifiche fattuali: è una sorta di “esperimento” finalizzato ad un accordo negoziale, che va certamente tentato, nella prospettiva assunta dal legislatore, ma prima di intraprendere la causa in funzione di scongiurare la originaria iscrizione a ruolo, e che non avrebbe senso diluire e prolungare oltre misura. Diversamente opinando, la mediazione obbligatoria dovrebbe – per coerenza – essere estesa ad ogni altra domanda fatta valere in giudizio, diversa ed ulteriore rispetto a quella inizialmente introdotta dall'attore: non solo, quindi, la domanda riconvenzionale, ma anche la c.d. reconventio reconventionis, la domanda proposta da un convenuto verso l'altro, oppure da e contro terzi interventori, volontari o su chiamata. In tal caso, potrebbero esperirsi tante successive mediazioni non simultanee, con una assai poco efficiente gestione separata dei conflitti, che difficilmente condurrebbe ad un proficuo ed unitario accordo fra tutte le parti; mentre il processo necessariamente vedrebbe una trattazione disordinata e disarticolata, in attesa dell'esperimento di tanti tentativi di conciliazione stragiudiziali. In ogni caso, spetta al mediatore, nel diligente adempimento del suo incarico professionale, esortare le parti a mettere ogni profilo “sul tappeto”, ivi comprese altre richieste del convenuto, e ciò ai sensi dell'art. 8, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, secondo cui “il mediatore si adopera affinché le parti raggiungano un accordo amichevole di definizione della controversia”, ossia dell'intera lite tra di loro. Da ultimo, il d.lgs. n. 216/2024, recependo il dictum delle Sezioni unite, ha modificato il predetto comma 2 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010, precisando che la condizione di procedibilità sussiste solo per la domanda "introduttiva del giudizio". Lo svolgimento del procedimento di mediazione Ai sensi del novellato comma 1 dell'art. 8 d.lgs. n. 28/2010, “All'atto della presentazione della domanda di mediazione, il responsabile dell'organismo designa un mediatore e fissa il primo incontro tra le parti, che deve tenersi non prima di venti e non oltre quaranta giorni dal deposito della domanda, salvo diversa concorde indicazione delle parti. La domanda di mediazione, la designazione del mediatore, la sede e l'orario dell'incontro, le modalità di svolgimento della procedura, la data del primo incontro e ogni altra informazione utile sono comunicate alle parti, a cura dell'organismo, con ogni mezzo idoneo ad assicurarne la ricezione...”. Dal momento in cui la predetta comunicazione perviene a conoscenza delle parti (conformemente al principio ex art. 1334 c.c. in tema di atti recettizi), la domanda di mediazione produce sulla prescrizione gli effetti della domanda giudiziale e impedisce la decadenza per una sola volta. Al fine di evitare che eventuali lentezze procedurali dell'organismo di mediazione possano danneggiare gli interessi delle parti che ricorrono alla mediazione, il d.lgs. n. 149/2022 ha introdotto (al comma 2 del predetto art. 8) la previsione secondo cui la parte che presenta la domanda può provvedere autonomamente alla comunicazione della stessa alla controparte, al fine di avvalersi dell'effetto interruttivo della prescrizione o dell'impedimento della decadenza, senza esonero dagli obblighi di comunicazione che continuano a gravare sull'organismo di mediazione. Per quanto attiene alle modalità di partecipazione delle parti, la giurisprudenza di legittimità ha statuito che, nel procedimento di mediazione obbligatoria, è necessaria la comparizione personale delle parti, assistite dal difensore, pur potendo le stesse farsi sostituire da un loro rappresentante sostanziale, dotato di apposita procura speciale, in ipotesi coincidente con lo stesso difensore che le assiste (Cass. n. 18106/2024, che richiama Cass. n. 8473/2019, secondo cui, peraltro, la procura sostanziale non può identificarsi con la procura alle liti ex art. 83 c.p.c., né può essere autenticata dal difensore). Tali principi sono stati in gran parte recepiti dal legislatore delegato, il quale, al comma 4 del citato art. 8, ha statuito che “Le parti partecipano personalmente alla procedura di mediazione. In presenza di giustificati motivi, possono delegare un rappresentante a conoscenza dei fatti e munito dei poteri necessari per la composizione della controversia. I soggetti diversi dalle persone fisiche partecipano alla procedura di mediazione avvalendosi di rappresentanti o delegati a conoscenza dei fatti e muniti dei poteri necessari per la composizione della controversia. Ove necessario, il mediatore chiede alle parti di dichiarare i poteri di rappresentanza e ne dà atto a verbale”. Il co. 4-bis del medesimo art. 8, introdotto dal d.lgs. n. 216/2024, prevede - così superando i dubbi emersi nella giurisprudenza di merito - che la delega per la partecipazione all'incontro di mediazione è conferita con atto sottoscritto con firma non autenticata e contiene gli estremi del documento di identità del delegante. Nei casi, però, di cui all'art. 11, comma 7, d.lgs. n. 28/2010 (accordo conciliativo con contratto o atto trascrivibile), il delegante può conferire la delega con firma autenticata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato. Per quanto attiene al contenuto della procura sostanziale conferita dalla parte al proprio avvocato o ad un terzo, si rinvia alle formule dalla n. 203 alla n. 206. Nei casi di mediazione obbligatoria, nonché quando la mediazione è demandata dal giudice, le parti devono essere necessariamente assistite dai rispettivi avvocati (art. 8, comma 5). Il procedimento si svolge senza formalità presso la sede dell'organismo di mediazione o nel luogo indicato dal regolamento di procedura dell'organismo (art. 8, comma 3). La mediazione, tuttavia, può svolgersi anche in modalità telematica, ossia con collegamento audiovisivo da remoto (art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010, introdotto dal d.lgs. n. 149/2022 e sostituito dal d.lgs. n. 216/2024). Al primo incontro, il mediatore espone la funzione e le modalità di svolgimento della mediazione, e si adopera affinché le parti raggiungano un accordo di conciliazione (art. 8, comma 6). Quando l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale, la condizione si considera avverata se il primo incontro dinanzi al mediatore si conclude senza l'accordo di conciliazione (art. 5, comma 4): a tale conclusione era già pervenuta anche la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 18485/2024; Cass. n. 13029/2022; Cass. n. 18068/2019; Cass. n. 8473/2019). Per quanto attiene alle conseguenze processuali della mancata partecipazione, senza giustificato motivo, al primo incontro del procedimento di mediazione, si veda l'art. 12-bis d.lgs. n. 28/2010, inserito dal d.lgs. n. 149/2022. Il procedimento di mediazione ha una durata di sei mesi, prorogabile dopo la sua instaurazione e prima della sua scadenza, per periodi di volta in volta non superiori a tre mesi (la proroga è consentita una sola volta nei casi di mediazione obbligatoria disposta ex art. 5, comma 2, o demandata dal giudice ex art. 5-quater). Il termine di durata del procedimento di mediazione non è soggetto a sospensione feriale. Il predetto termine decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione o, nel caso in cui sia il giudice a mandare le parti in mediazione, dalla data di deposito della relativa ordinanza giudiziale. La proroga del termine deve risultare da accordo scritto delle parti allegato al verbale di mediazione o risultante da esso. Nei casi di mediazione disposta dal giudice, le parti comunicano a quest'ultimo la proroga del termine mediante produzione in giudizio dell'accordo scritto o del verbale da cui esso risulta (art. 6 d.lgs. n. 28/2010, sostituito dapprima dal d.lgs. n. 149/2022 e poi dal d.lgs. n. 216/2024, quest'ultimo applicabile ai procedimenti di mediazione per i quali, alla data del 25-1-2025, non è stato depositato il verbale conclusivo della mediazione). In ogni caso, il superamento del termine di durata massima non comporta l'improcedibilità della domanda giudiziale successivamente proposta, a pena di configurare una decadenza processuale normativamente non prevista, che frustrerebbe l'interesse delle parti a proseguire nelle trattative senza dover instaurare la lite giudiziale con sopportazione dei relativi costi (Trib. Napoli 6 aprile 2023, n. 3680; Trib. Torino 17 febbraio 2023, n. 709). Rapporti tra mediazione obbligatoria e tutela cautelare ante causam A volte la domanda giudiziale di rivendica è preceduta da un ricorso cautelare per sequestro giudiziario ex art. 670 c.p.c. del bene conteso (Cass. n. 5066/1984). Non agevole risulta, però, il coordinamento tra mediazione obbligatoria e tutela cautelare ante causam di natura conservativa, atteso che, nell'ipotesi in cui sia stato concesso il provvedimento d'urgenza richiesto (ad es., un sequestro), il ricorrente è tenuto non solo ad instaurare il giudizio di merito entro un termine perentorio (non superiore a 60 giorni, ex art. 669-octies c.p.c.), ma anche ad esperire il preventivo tentativo di mediazione (che ha una durata massima di 3 mesi, all'esito dei quali, anche in assenza di proroga, è senz'altro decorso il termine per l'introduzione del giudizio di merito). In dottrina sono state prospettate tre soluzioni: 1) il termine per il giudizio di merito decorre dal momento in cui, esaurita la mediazione, la domanda giudiziale è divenuta procedibile, in applicazione analogica di quanto previsto dall'art. 669-octies c.p.c. in relazione alle controversie individuali relative a rapporti di lavoro con pubbliche amministrazioni; 2) il termine per il giudizio di merito inizia a decorrere dalla concessione del cautelare, ma rimane sospeso nel caso in cui la mediazione sia instaurata e fino a quando non sia conclusa; 3) il giudizio di merito deve essere instaurato in ogni caso entro il termine perentorio previsto dalla normativa cautelare di cui all'art. 669-octies c.p.c., salva la possibilità di sanare il vizio di procedibilità attraverso il rinvio dell'udienza al fine di consentire la presentazione della domanda di mediazione o la conclusione del relativo procedimento se già iniziato, come previsto dal comma 2 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010. Di recente la Suprema Corte (Cass. n. 28695/2023), affrontando per la prima volta la questione in esame, ha statuito che la parte che abbia domandato ed ottenuto la concessione di un sequestro giudiziario relativo a una controversia rientrante nelle ipotesi di mediazione obbligatoria, pur dovendo iniziare il giudizio di merito nel termine perentorio di cui all'art. 669-octies, comma 1, c.p.c., non è esonerata dall'esperimento del procedimento di mediazione; allorché il convenuto eccepisca tempestivamente l'improcedibilità della domanda per il mancato esperimento del procedimento di mediazione e il giudice erroneamente ritenga che la mediazione non doveva essere esperita, la conseguente nullità può essere fatta valere mediante appello; in tal caso, il giudice d'appello, dichiarata la nullità della sentenza, non potendo disporre la rimessione al primo giudice, è tenuto ad assegnare alle parti il dovuto termine per la presentazione della domanda di mediazione, per poi accertare se la condizione di procedibilità sia stata soddisfatta e trattare la causa nel merito, ovvero, in mancanza, dichiarare l'improcedibilità della domanda giudiziale (Cass. n. 12896/2021). Non si pongono, invece, particolari problemi per quanto attiene alla tutela cautelare ante causam di natura anticipatoria (ad es., quella di cui all'art. 700 c.p.c. oppure la denunzia di nuova opera o danno temuto), atteso che, in tale ipotesi, l'introduzione del giudizio di merito è solo facoltativa e non subordinata al rispetto di alcun termine perentorio. |