Domanda di mediazione per la restituzione del bene concesso in comodato gratuitoInquadramentoIl d.lgs. n. 149/2022, in attuazione della delega contenuta nella l. n. 206/2021, ha apportato molteplici modifiche alla normativa sulla mediazione nelle controversie civili e commerciali vertenti su diritti disponibili, contenuta nel d.lgs. n. 28/2010. In ordine alla relativa disciplina transitoria (sulla quale ha inciso anche la l. n. 197/2022) può distinguersi tra: a) norme non modificate dalla riforma (artt. 1, 10, 18, 19, 21, 22, 23, 24); b) norme modificate o sostituite o introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, applicabili ai procedimenti instaurati dal 30 giugno 2023 (artt. 4 comma 3, 5, da 5-bis a 5-sexies, 6, 7, 8, da 15-bis a 15-undecies, 16, 16-bis, 17, 20); c) norme modificate o sostituite o introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, applicabili ai procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023 (artt. 2, 3, 4 salvo il comma 3, 8-bis, 9, 11, 11-bis, 12, 12-bis, 13, 14, 15). La riforma, in particolare, ha ampliato il novero delle ipotesi in cui la mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale, aggiungendo – alle già previste controversie in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari - anche le controversie, instaurate a partire dal 30 giugno 2023, in materia di associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura (art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010). Occorre poi rammentare l'ulteriore fattispecie prevista dal comma 6-ter dell'art. 3 d.l. n. 6/2020, conv., con modif., in l. n. 13/2020, introdotto dal d.l. n. 28/2020, conv., con modif., in l. n. 70/2020, inerente alla controversia in materia di obbligazioni contrattuali in cui il rispetto delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19 possa essere valutato ai sensi del comma 6-bis dello stesso art. 3. Il procedimento di mediazione non costituisce, invece, condizione di procedibilità della domanda (art. 5, comma 6, d.lgs. n. 28/2010): a) nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l'opposizione, fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione ex artt. 648 e 649 c.p.c.; b) nei procedimenti per convalida di licenza o sfratto, fino al mutamento del rito di cui all'art. 667 c.p.c.; c) nei procedimenti di consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite, di cui all'art. 696-bis c.p.c.; d) nei procedimenti possessori, fino alla pronuncia dei provvedimenti di cui all'art. 703, comma 3, c.p.c.; e) nei procedimenti di opposizione o incidentali di cognizione relativi all'esecuzione forzata; f) nei procedimenti in camera di consiglio; g) nell'azione civile esercitata nel processo penale; h) nell'azione inibitoria di cui agli artt. 37 e 140-octies d.lgs. n. 206/2005 (Codice del consumo). L'accesso alla mediazione è disciplinato dal novellato art. 4 d.lgs. n. 28/2010, che prevede la necessità di depositare apposita domanda presso un organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. La domanda può essere anche proposta congiuntamente dalle parti. Disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022 sono state, da ultimo, dettate, in materia di mediazione, dal d.lgs. n. 216/2024, entrato in vigore il 25 gennaio 2025. La formula in esame è modellata sulla domanda di restituzione del bene concesso in comodato, che rientra, ex art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, tra le controversie assoggettate a mediazione obbligatoria. FormulaORGANISMO [1] DI MEDIAZIONE .... [2] DOMANDA [3] DI MEDIAZIONE (ART. 4 D.LGS. N. 28/2010) [4] Il/La sottoscritto/a ...., nato/a a ...., prov. ...., il ...., C.F. ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., e-mail ...., PEC ...., fax ...., cell. .... [5], doc. identità ...., (A) in proprio (B) quale titolare o legale rappresentante dell'ente/impresa/società/associazione .... [6], con sede in ...., prov. ...., cap ...., via .... n. ...., C.F./P.I. ...., tel. ...., e-mail ...., PEC ...., fax ...., cell. ..... (C) quale rappresentante con mandato a conciliare per conto di [7] Nome .... Cognome .... /Ente-Impresa ...., nato/a a .... il .... residente/con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ..... Assistito/a dal seguente difensore con specifica procura allegata [8]: Avv. ...., nato/a a ...., il ...., con studio in ...., prov. ...., cap ...., via .... n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., CHIEDE di avviare una procedura di mediazione exd.lgs. n. 28/2010 nei confronti del/la sig./ra ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F. ..... O dell'Ente/Impresa/Società ...., con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F./P.I. ..... NONCHÉ [9] nei confronti del/la sig./ra ...., residente in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F. ..... O dell'Ente/Impresa/Società ...., con sede in ...., prov. ...., cap ...., via ...., n. ...., tel. ...., fax ...., cell. ...., e-mail ...., PEC ...., C.F./P.I. ..... IN RELAZIONE ALLA CONTROVERSIA DI MEDIAZIONE OBBLIGATORIA (art. 5, comma 1, d.lgs. n. 28/2010) in materia di COMODATO [10], del valore indicativo di Euro .... [11], come di seguito prospettata [12]: restituzione dell'immobile sito in ...., riportato nel N.C.E.U. al foglio ...., p.lla ...., sub ...., concesso in comodato gratuito con contratto stipulato in data ...., registrato in data .... [13], essendo scaduto in data .... il termine finale pattuito. (eventuale: chiede che la procedura si svolga presso .... [14]) (eventuale: chiede che la procedura si svolga in modalità telematica [15]) (eventuale: dichiara di disporre/non disporre di firma digitale [16]) (eventuale: l'istante dichiara di non essere tenuto/a a versare l'indennità di mediazione, essendo stato/a ammesso/a, come da provvedimento allegato, al patrocinio a spese dello Stato exartt. 15-bis e ss. d.lgs. n. 28/2010). SI ALLEGA LA SEGUENTE DOCUMENTAZIONE: a) copia del documento d'identità in corso di validità; b) copia del codice fiscale; c) visura camerale aggiornata; d) copia dell'atto costitutivo/statuto; e) copia della documentazione attestante il potere a conciliare del rappresentante legale della persona giuridica o dell'ente; f) copia della procura sostanziale a conciliare al rappresentante o all'avvocato; g) copia della clausola di mediazione (se presente); h) copia attestante il pagamento delle spese di avvio del procedimento di mediazione; i) copia del provvedimento di ammissione anticipata al patrocinio a spese dello Stato; j) copia del contratto di comodato, con attestazione di avvenuta registrazione; k) ulteriore documentazione ..... N.B.: si devono segnalare, per iscritto, i documenti che l'istante intende eventualmente riservare all'attenzione del solo mediatore [17] . Il/la sottoscritto/a .... dichiara di avere letto e compreso il Regolamento ed il Tariffario dell'Organismo adito e di accettare entrambi integralmente [18] ; dichiara, altresì, di essere a conoscenza che l'art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010 dispone che la domanda di mediazione deve essere presentata presso un Organismo di mediazione nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia, e di avere scelto codesto Organismo di Mediazione avendo preso atto di tale disposizione. Dichiara, infine, di non aver presentato presso altro Organismo di mediazione analoga domanda relativa alla stessa controversia [19] . Luogo e data .... Firma .... Firma Avv. .... CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Il/La sottoscritto/a, nel trasmettere i propri dati all'Organismo di mediazione ...., acconsente al loro trattamento da parte dello stesso Ente, per l'adempimento degli obblighi civili e fiscali inerenti all'organizzazione ed all'espletamento del tentativo di conciliazione richiesto; dichiara, inoltre, di essere debitamente informato/a dei propri diritti ai sensi dell'art. 13 del Regolamento UE n. 2016/679. Luogo e data .... Firma .... Firma Avv. .... [1] [1]Solo un organismo iscritto al Ministero della Giustizia è legittimato a gestire una mediazione exd.lgs. n. 28/2010. L'art. 3d.m. n. 150/2023 (in vigore dal 15 novembre 2023) disciplina l'istituzione presso il Ministero del registro degli organismi abilitati a svolgere la mediazione e della sezione speciale del predetto registro per gli organismi ADR. [2] [2]Ai sensi dell'art. 4, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, la competenza spetta all'organismo sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. Nella specie, rileva l'art. 21 c.p.c. che, per le cause in materia di comodato di immobili, prevede la competenza del giudice del luogo dove è posto l'immobile. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [3] [3]Il d.lgs. n. 149/2022, per indicare l'atto con cui si incardina il procedimento di mediazione, ha sostituito, al citato art. 4, il sostantivo “istanza” (di mediazione) con “domanda”: secondo la Relazione illustrativa, la modifica sarebbe stata giustificata proprio per evitare la confusione fra la domanda (relativa al contenuto dell'atto introduttivo del procedimento di mediazione) e l'istanza (relativa al documento contenente la domanda), attesa la inutilità pratica di mantenere tale distinzione. [4] [4]Il contenuto minimo della domanda di mediazione è disciplinato dall'art. 4, comma 2, d.lgs. n. 28/2010. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [5] [5]È opportuno indicare il maggior numero possibile di informazioni affinché l'organismo possa, stante l'informalità della procedura, usare tutti i modi possibili per contattare le parti. [6] [6]Quasi tutti gli organismi richiedono di allegare la visura camerale aggiornata attestante la rappresentanza. [7] [7]Per la forma della delega si rinvia al commento della presente formula. Per il testo delle procure sostanziali si rinvia alle formule dalla n. 203 alla n. 206. [8] [8]Le parti devono necessariamente essere assistite dai rispettivi avvocati nella mediazione obbligatoria ex art. 5, comma 1, ed in quella demandata dal giudice ex art. 5-quater d.lgs. n. 28/2010. Per il testo della procura si rinvia alle formule nn. 200 e 201. [9] [9]In caso di ulteriori parti verso cui sia promossa la procedura di mediazione. [10] [10]Per quanto attiene all'individuazione delle controversie rientranti nella mediazione obbligatoria, si veda il paragrafo “Inquadramento”. [11] [11]Ai sensi dell'art. 29 d.m. n. 150/2023 (che ha abrogato, a decorrere dal 15 novembre 2023, il precedente d.m. n. 180/2010), la domanda di mediazione contiene l'indicazione del suo valore in conformità ai criteri previsti dagli artt. da 10 a 15 c.p.c. Quando tale indicazione non è possibile, la domanda indica le ragioni che ne rendono indeterminabile il valore. In base al valore così determinato vanno calcolati i costi della mediazione. Ai sensi dell'art. 28 del medesimo d.m. n. 150/2023, per il primo incontro le parti sono tenute a versare all'organismo di mediazione un importo a titolo di indennità, oltre alle spese vive. L'indennità comprende le spese di avvio del procedimento di mediazione e le spese di mediazione comprendenti il compenso del mediatore previste dai commi 4 e 5 del medesimo art. 28, calcolate per scaglioni in base al valore della lite. Sono altresì dovute e versate le spese vive, diverse dalle spese di avvio, costituite dagli esborsi documentati effettuati dall'organismo per la convocazione delle parti, per la sottoscrizione digitale dei verbali e degli accordi quando la parte è priva di propria firma digitale e per il rilascio delle copie dei documenti previsti dall'art. 16, comma 4, del predetto d.m. Quando il primo incontro si conclude senza la conciliazione e il procedimento non prosegue con incontri successivi, sono dovuti esclusivamente gli importi di cui ai commi 4 e 5. Quando il primo incontro si conclude con la conciliazione sono, altresì, dovute le ulteriori spese di mediazione calcolate in conformità all'art. 30, comma 1, stesso d.m. Quando la mediazione è condizione di procedibilità della domanda o quando è demandata dal giudice, l'indennità di mediazione è ridotta di un quinto, e sono ridotte di un quinto le ulteriori spese di mediazione. [12] [12]Breve descrizione dell'oggetto e delle ragioni della domanda. Non trattandosi di un atto giudiziario, non sono richieste particolari indicazioni (richieste istruttorie, conclusioni, etc.), ma occorre una corretta descrizione dell'oggetto della domanda, sia al fine di far comprendere alla controparte il tema della mediazione, sia al fine di inibire eventuali decadenze e/o di interrompere la prescrizione. Per approfondimenti si rinvia al commento della presente formula. [13] [13]La previsione dell'art. 1, comma 346, l. n. 311/2004 - a tenore del quale i contratti di locazione, o che comunque costituiscono diritti relativi di godimento, di unità immobiliari, ovvero di loro porzioni, comunque stipulati, sono nulli se, ricorrendone i presupposti, non sono registrati - si applica solo ai contratti stipulati dopo la sua entrata in vigore, giusta il criterio generale di cui all'art. 11 delle preleggi e considerata l'assenza nella norma di una previsione che imponga la registrazione dei contratti in corso (Cass. n. 27169/2016). Tuttavia, il mancato versamento di alcune annualità dell'imposta di registro, successive a quella iniziale, è sì sanzionato dalla normativa fiscale, ma non rileva al fine della validità negoziale del contratto cui si riferisce, atteso che la predetta previsione di nullità riguarda la registrazione originaria del contratto (Cass. n. 13870/2023). [14] [14]Qualora il regolamento di procedura dell'organismo scelto abbia più sedi operative oppure preveda la possibilità di far svolgere gli incontri in luoghi diversi. Cfr. art. 22 d.m. n. 150/2023. [15] [15]L'art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010, inserito dal d.lgs. n. 149/2022 e sostituito dal d.lgs. n. 216/2024, disciplina la mediazione in modalità telematica. [16] [16]Requisito importante, in particolar modo per alcune formalità (sottoscrizione del verbale) nella mediazione online. Cfr. art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010. [17] [17]L'art. 9, comma 2, d.lgs. n. 28/2010 prevede che il mediatore è tenuto alla riservatezza nei confronti delle altre parti anche rispetto alle dichiarazioni rese e alle informazioni acquisite nel corso delle sessioni separate eventualmente svolte, salvo consenso della parte dichiarante o dalla quale provengono le informazioni. [18] [18]Prima di scegliere un organismo e presentare domanda di mediazione, è opportuno leggere attentamente il suo regolamento, che può differenziarsi per più aspetti da quello di altri organismi. L'accettazione del regolamento può essere espressa nella domanda oppure in un secondo momento, ma, in ogni caso, prima dell'avvio della procedura da parte dell'organismo. [19] [19]Al fine di prevenire questioni di litispendenza. CommentoPremessa Ai sensi dell'art. 1803 c.c., il comodato è il contratto, essenzialmente gratuito, col quale una parte consegna all'altra una cosa mobile o immobile, affinché se ne serva per un tempo o per un uso determinato, con l'obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta. Trattasi, quindi, di contratto reale, che cioè si perfeziona con la consegna della res (consegna che, tuttavia, non è necessario che sia eseguita materialmente, potendo anche consistere nel semplice mutamento del titolo della detenzione, ove la cosa sia già nella detenzione dal comodatario), ad effetti obbligatori (Cass. n. 25222/2015). La scadenza del termine convenuto per il comodato ne determina l'estinzione ed il conseguente obbligo contrattuale di restituzione del bene ricevuto, il cui inadempimento è idoneo a produrre un danno nel patrimonio del comodante, danno che il comodatario deve risarcire, ove non provi che l'inadempimento è stato determinato da causa a lui non imputabile (Cass. n. 7539/2003). Ai sensi dell'art. 1810 c.c., il termine finale può risultare dall'uso cui la cosa deve essere destinata, se tale uso abbia in sé connaturata una durata predeterminata nel tempo, mentre in mancanza di particolari prescrizioni di durata, ovvero di elementi certi ed oggettivi che consentano ab origine di prestabilirla, l'uso corrispondente alla generica destinazione dell'immobile configura un comodato a tempo indeterminato e, perciò, a titolo precario, e, dunque, revocabile ad nutum da parte del comodante, a norma del medesimo art. 1810 (Cass. n. 15877/2013; Cass. S.U., n. 3168/2011). Ad es., la circostanza che un immobile concesso in comodato sia destinato ad attività commerciale non è sufficiente per ritenere il relativo contratto soggetto ad un termine implicito, sicché il comodante può domandare la restituzione del bene prima della cessazione di tale attività (Cass. n. 22309/2020; Cass. n. 24468/2014). Il comodante che agisce per la restituzione della cosa nei confronti del comodatario esperisce un'azione personale e, pertanto, non deve provare il diritto di proprietà (potendo il comodato essere concesso anche da chi sia solo possessore o detentore del bene), avendo soltanto l'onere di dimostrarne la consegna e il rifiuto di restituzione, mentre spetta al convenuto dimostrare un titolo diverso per il suo godimento (Cass. n. 21853/2020; Cass. n. 20371/2013; Cass. n. 8840/2007; Cass. n. 23292/2004; Cass. n. 13110/1992). Qualora il comodante sia anche proprietario della res, egli può avvalersi, al fine di conseguire il rilascio del bene concesso ad altri in godimento, sia dell'azione di rivendica che dell'azione contrattuale di natura obbligatoria; in questa seconda ipotesi, l'attore deve solo provare l'esistenza del contratto di comodato e le sue implicazioni di carattere soggettivo, senza che possa rilevare al riguardo di tale regime probatorio che il convenuto abbia eccepito l'usucapione del bene in suo favore, in quanto tale pretesa non è idonea a trasformare in reale l'azione tipicamente personale intentata nei suoi confronti (Cass. n. 2599/1997; Cass. n. 8326/1990). Inoltre, addotta, da parte dell'attore in restituzione, l'esistenza di un rapporto di comodato, ed eccepita, da parte del convenuto, la sussistenza di un rapporto di locazione, la mancata prova di tale ultimo rapporto implica l'accoglimento della domanda attorea, poiché l'eccezione del convenuto postula il riconoscimento dell'intervenuta consegna della cosa per uso determinato e, dunque, in difetto di diverse allegazioni, l'esistenza del comodato, dal quale discende l'obbligo della restituzione su richiesta del comodante, essendo onere del comodatario invocare l'esistenza di un termine, ovvero la mancata scadenza dello stesso (Cass. n. 13340/2015). Ove il comodato di un bene immobile sia stato stipulato senza limiti di durata in favore di un nucleo familiare (ad es., dal genitore di uno dei coniugi) già formato o in via di formazione, si versa nell'ipotesi del comodato a tempo indeterminato, caratterizzato dalla non prevedibilità del momento in cui la destinazione del bene verrà a cessare. Infatti, in tal caso, per effetto della concorde volontà delle parti, si è impresso allo stesso un vincolo di destinazione alle esigenze abitative familiari (e perciò non solo e non tanto a titolo personale del comodatario) idoneo a conferire all'uso – cui la cosa deve essere destinata – il carattere implicito della durata del rapporto, anche oltre la crisi coniugale e senza possibilità di far dipendere la cessazione del vincolo esclusivamente dalla volontà, ad nutum, del comodante. Salva la facoltà di quest'ultimo di chiedere la restituzione nell'ipotesi di sopravvenienza di un bisogno, ai sensi dell'art. 1809, comma 2, c.c., segnato dai requisiti della urgenza e della non previsione (Cass. n. 13592/2011; Cass. S.U., n. 13603/2004). In particolare, la nozione di “urgente e impreveduto bisogno”, di cui al comma 2 dell'art. 1809 c.c., fa riferimento alla necessità del comodante – su cui gravano i relativi oneri probatori – di appagare impellenti esigenze personali, e non a quella di procurarsi un utile, tramite una diversa opportunità di impiego del bene. Tale valutazione va condotta con rigore, quando il comodatario di un bene immobile abbia assunto a suo carico considerevoli oneri, per spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, in vista della lunga durata del godimento concessogli (Cass. n. 20183/2013). Il diritto del comodante ad ottenere la restituzione della cosa data in comodato si prescrive con il decorso del termine ordinario di dieci anni, che ha inizio dalla scadenza del termine stabilito in contratto per la detta restituzione ovvero, nell'ipotesi di mancanza di tale termine, dal giorno in cui il comodatario, avuta richiesta di restituzione della cosa, ne abbia rifiutato la consegna (Cass. n. 1772/1976; Cass. n. 357/1968). Si rammenta, infine, che le controversie in materia di comodato di immobili urbani sono assoggettate al rito locatizio ex art. 447-bis c.p.c. (Cass. n. 20149/2014; Cass. n. 8611/2006). La competenza La domanda di mediazione va depositata da una delle parti presso un organismo di mediazione, iscritto nel registro presso il Ministero della Giustizia (cfr. art. 22 d.m. n. 150/2023, in vigore dal 15 novembre 2023), sito nel luogo del giudice territorialmente competente per la controversia. In particolare, l'art. 21 c.p.c., per le cause in materia di comodato di immobili, prevede la competenza del giudice del luogo dove è posto l'immobile: trattasi di foro esclusivo ed inderogabile (Cass. n. 10936/2020, secondo cui, peraltro, anche la controversia relativa alla validità di un contratto di comodato, concluso in vita dal de cuius con uno dei suoi eredi e concernente un immobile rientrante nell'asse ereditario, appartiene, ai sensi dell'art. 21 c.p.c., alla competenza del giudice del luogo dove è posto l'immobile e non di quello di apertura della successione ex art. 22 c.p.c.; Cass. n. 29824/2011), con conseguente nullità di una clausola in deroga (Cass. n. 19393/2013). Ovviamente la previsione di corrispondenza tra luogo dell'organismo di mediazione e luogo del giudice competente va intesa nel senso di collegare la localizzazione dell'organismo al foro della controversia e non viceversa, a pena, diversamente, della distorsione delle regole processuali sulla competenza (Cass. n. 17480/2015). In particolare, secondo la circolare ministeriale del 27 novembre 2013, l'individuazione dell'organismo va fatta tenendo conto del luogo ove lo stesso ha la sede principale o le sedi secondarie che si trovino nell'ambito di qualunque Comune della circoscrizione del tribunale territorialmente competente a conoscere la controversia, purché tali sedi siano state regolarmente comunicate al Ministero della Giustizia ed indicate nel provvedimento di iscrizione. In caso di più domande relative alla stessa controversia (ossia aventi identità di parti, petitum e causa petendi), la mediazione si svolge davanti all'organismo territorialmente competente presso il quale è stata presentata la prima domanda. Per determinare il tempo della domanda si ha riguardo alla data del deposito. La domanda di mediazione presentata unilateralmente dinanzi all'organismo che non ha competenza territoriale non produce effetti, sicché, nel caso di mediazione obbligatoria, deve ritenersi non verificata la condizione di procedibilità (Trib. Taranto 27 dicembre 2024, in IUS – Processo civile, 11 febbraio 2025; Trib. Torino 10 giugno 2022, n. 2577; Trib. Foggia 19 luglio 2021, n. 1831; Trib. Milano 26 febbraio 2016). La parte invitata può anche aderire alla mediazione e, nel contempo, eccepire l'incompetenza territoriale dell'organismo adito. Il contenuto della domanda La domanda di mediazione deve indicare l'organismo, le parti, l'oggetto e le ragioni della pretesa (art. 4, comma 2). È fondamentale che tali elementi siano ben individuati e che vi sia esatta corrispondenza tra gli stessi e quelli posti a base della domanda giudiziale successivamente proposta, perché solo in tal caso il giudice potrà considerare assolta la condizione di procedibilità, potranno realizzarsi gli effetti che sulla prescrizione e la decadenza produce la domanda di mediazione ex art. 8, comma 2, d.lgs. n. 28/2010 e la controparte potrà valutare, soppesando i rischi connessi all'instaurazione della lite, l'opportunità di un accordo stragiudiziale (Cass. n. 23072/2022; Trib. Roma 28 febbraio 2023, n. 3333; App. Milano 5 maggio 2022, in DeJure). In sostanza, il fattore idoneo a delineare oggettivamente la pretesa fatta valere in sede di mediazione – sulla cui base verificare la coincidenza con la domanda proposta in sede giudiziale – è dato esclusivamente dai fatti allegati, sui quali le parti siano state effettivamente chiamate a conciliarsi. Il predetto principio è stato ribadito da Trib. Roma 13 giugno 2023, n. 9450 (in IUS – I l processo civile, con nota di R. Nardone), secondo cui, affinché si possa considerare assolta la condizione di procedibilità, gli accadimenti narrati in fase di mediazione devono essere corrispondenti e simmetrici a quelli che saranno poi esposti in fase processuale, dovendo la domanda di mediazione includere tutti e gli stessi elementi fattuali, almeno quelli principali, del futuro giudizio. Ciò anche in considerazione del rilievo per cui il contenuto della previsione normativa di cui al comma 2 dell'art. 4 d.lgs. n. 28/2010 è “praticamente equivalente” a quello dell'art. 125 c.p.c., concernente, in generale, i contenuti minimi di qualunque atto introduttivo di un procedimento giudiziale. In senso conforme, in relazione al principio di simmetria, Trib. Torino 31 ottobre 2024, n. 5502, in IUS Processo civile, 12 novembre 2024. In particolare, per quanto attiene alle “ragioni della pretesa”, con tale locuzione può intendersi, in un procedimento deformalizzato come quello di mediazione, l'allegazione di una situazione ingiusta per la quale si prospetti una futura azione di merito, con il riferimento, tuttavia, a tutti e gli stessi elementi fattuali che saranno invocati nel giudizio contenzioso. Occorre, quindi, l'individuazione della situazione ritenuta ingiusta dal punto di vista di parte istante e per la quale potrebbe poi essere promossa un'azione. Ad es., in un caso affrontato dal Tribunale di Verona (ord. 11 febbraio 2020) – in ambito di mediazione obbligatoria in tema di contratto di intermediazione finanziaria – non erano stati esplicitati i profili di inadempimento addebitati alla parte invitata, con la conseguenza che non poteva ritenersi assolta la condizione di procedibilità. Non è, invece, richiesta anche l'indicazione degli “elementi di diritto”, come nel caso della citazione ex art. 163 c.p.c. o del ricorso ex art. 414 c.p.c. Oltre agli elementi indicati dal citato art. 4, va riportata nella domanda di mediazione ogni altra informazione utile alla gestione del procedimento: ad es., il valore della controversia determinato ai sensi del codice di procedura civile ai fini della determinazione dell'indennità (spese di avvio e spese di mediazione: artt. 28 e ss. d.m. n. 150/2023) spettante all'organismo di mediazione, l'eventuale allegazione di documenti, la presenza di rappresentanti o tecnici della parte, la dichiarazione di accettazione del regolamento dell'organismo, etc. Legittimazione L'onere di attivare il procedimento di mediazione è posto a carico della parte che ha interesse al processo e che ha il potere di iniziarlo (Trib. Ascoli Piceno 12 novembre 2019 e App. L'Aquila 9 ottobre 2019, entrambi in DeJure). In particolare, in relazione alla formula in esame, poiché l'azione promossa dal comodante nei confronti del comodatario e diretta ad ottenere la restituzione della cosa concessa in comodato è di natura personale e prescinde dalla prova del diritto di proprietà, la stessa può essere proposta da chiunque, avendo avuta la disponibilità materiale della cosa stessa, dimostri di averla consegnata ad altri a titolo gratuito affinché se ne servisse per un uso determinato, con l'obbligo di custodirla con la diligenza del buon padre di famiglia e di restituirla alla scadenza del contratto, ovvero a sua richiesta (Cass. n. 1083/1981). Colui che sia convenuto in giudizio dal comodante per la restituzione dell'immobile dato in comodato non può, avvalendosi di un'eccezione de iure tertii, contestare la legittimazione dell'attore allegando la mancanza del diritto reale sul bene in capo al medesimo ovvero il trasferimento a terzi della proprietà del bene, o, ancora, la perdita da parte del medesimo della relativa disponibilità (Cass. n. 1940/2004). A norma dell'art 1811 c.c., la morte del comodante determina la risoluzione del contratto di comodato e l'attribuzione ai suoi eredi del diritto di pretendere la restituzione della cosa, in quanto non è configurabile la successione di terzi, ancorché eredi delle parti originarie, in un rapporto caratterizzato dall'elemento della fiducia (Cass. n. 4258/1991; Cass. n. 4920/1979). Il tentativo di mediazione, e l'improcedibilità che ne deriva in caso di omesso espletamento, come previsto dall'art. 5, comma 6, lett. b), d.lgs. n. 28/10, non trovano applicazione nel procedimento per convalida di licenza o sfratto nella sua fase sommaria (la cui applicabilità è stata estesa, dal d.lgs. n. 149/2022, anche al comodato di beni immobili: cfr. novellato art. 657 c.p.c.), e precisamente fino all'eventuale mutamento del rito conseguente all'opposizione dell'intimato o al rigetto dell'istanza di convalida. La ragione dell'esclusione è da rinvenire nella natura sommaria del procedimento speciale regolato dagli artt. 657 e ss. c.p.c., diretto a garantire una celere tutela al locatore (o al comodante) che intenda riacquisire la disponibilità del bene; pertanto, allorquando, con l'ordinanza di mutamento del rito ex art. 667 c.p.c., le esigenze di celerità sono cessate e la causa prosegue con il rito ordinario di cui all'art. 447-bis c.p.c., la mediazione diventa obbligatoria. In tale ipotesi è controversa l'individuazione del soggetto sul quale gravi l'onere di proporre la domanda di mediazione, ossia se sul locatore (comodante, nella specie) intimante (in tal senso: Trib. Roma 7 maggio 2020; Trib. Busto Arsizio 20 marzo 2018) o sul conduttore (comodatario, nella specie) intimato (in tal senso: Trib. Massa 28 novembre 2017; Trib. Rimini 25 maggio 2016; Trib. Bologna 17 novembre 2015). Per quanto attiene all'estensione dell'obbligo di mediazione alle domande ulteriori rispetto a quella principale, deve rilevarsi che l'art. 5, comma 2, d.lgs. n. 28/2010, prima della modifica apportata dal d.lgs. n. 216/2024 faceva riferimento al procedimento di mediazione come condizione di procedibilità della “domanda giudiziale”, ossia della domanda introduttiva del giudizio, cosicché, secondo parte della dottrina e della giurisprudenza di merito, restavano escluse la domanda riconvenzionale del convenuto, la reconventio reconventionis formulata dall'attore, l'intervento in giudizio del terzo effettuato volontariamente ex art. 105 c.p.c. o su istanza di parte ex art. 106 c.p.c. o per volontà del giudice ex art. 107 c.p.c. Invero, secondo tale tesi, un'interpretazione estensiva della locuzione “domanda giudiziale” doveva essere scongiurata, in ossequio ad un elementare principio di ragionevolezza, atteso che l'esperimento di una pluralità di procedimenti di mediazione in corso di causa per ciascuna domanda giudiziale successiva a quella introduttiva del giudizio avrebbe comportato un notevole allungamento dei tempi processuali, in contrasto con le finalità deflattive del d.lgs. n. 28/2010 (Trib. Pavia 23 gennaio 2023, n. 88; Trib. Taranto 2 maggio 2019; Trib. Roma 18 gennaio 2017; Trib. Mantova 14 giugno 2016). Altra parte della giurisprudenza di merito, invece, partendo dal rilievo dell'autonomia della domanda riconvenzionale rispetto a quella principale, ed al fine di evitare una ingiustificata disparità di trattamento tra l'attore ed il convenuto, riteneva anche la domanda riconvenzionale assoggettata all'obbligo della mediazione, se ovviamente rientrante tra le materie previste dal comma 1 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 (Trib. Napoli Nord 8 febbraio 2023; Trib. Reggio Calabria 30 marzo 2021; Trib. Verona 21 febbraio 2017; Trib. Bari 28 novembre 2016; Trib. Roma, sez. dist. Ostia, 15 marzo 2012; Trib. Como, sez. dist. Cantù, 2 febbraio 2012; Trib. Firenze 14 febbraio 2012). La questione è stata risolta, a seguito di rimessione della stessa con rinvio pregiudiziale ex art. 363-bis c.p.c. da parte del Trib. Roma, da Cass. S.U., n. 3452/2024, secondo cui la condizione di procedibilità prevista dall'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 sussiste per il solo atto introduttivo del giudizio e non per le domande riconvenzionali, fermo restando che al mediatore compete di valutare tutte le istanze e gli interessi delle parti ed al giudice di esperire il tentativo di conciliazione, per l'intero corso del processo e laddove possibile. A questa soluzione le Sezioni Unite sono giunte osservando, tra l'altro, che la mediazione, più che accertamento di diritti, è “contemperamento di interessi”, con semplicità di forme e rapidità di trattazione, anche senza verifiche fattuali: è una sorta di “esperimento” finalizzato ad un accordo negoziale, che va certamente tentato, nella prospettiva assunta dal legislatore, ma prima di intraprendere la causa in funzione di scongiurare la originaria iscrizione a ruolo, e che non avrebbe senso diluire e prolungare oltre misura. Diversamente opinando, la mediazione obbligatoria dovrebbe – per coerenza – essere estesa ad ogni altra domanda fatta valere in giudizio, diversa ed ulteriore rispetto a quella inizialmente introdotta dall'attore: non solo, quindi, la domanda riconvenzionale, ma anche la c.d. reconventio reconventionis, la domanda proposta da un convenuto verso l'altro, oppure da e contro terzi interventori, volontari o su chiamata. In tal caso, potrebbero esperirsi tante successive mediazioni non simultanee, con una assai poco efficiente gestione separata dei conflitti, che difficilmente condurrebbe ad un proficuo ed unitario accordo fra tutte le parti; mentre il processo necessariamente vedrebbe una trattazione disordinata e disarticolata, in attesa dell'esperimento di tanti tentativi di conciliazione stragiudiziali. In ogni caso, spetta al mediatore, nel diligente adempimento del suo incarico professionale, esortare le parti a mettere ogni profilo “sul tappeto”, ivi comprese altre richieste del convenuto, e ciò ai sensi dell'art. 8, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, secondo cui “il mediatore si adopera affinché le parti raggiungano un accordo amichevole di definizione della controversia”, ossia dell'intera lite tra di loro. Da ultimo, il d.lgs. n. 216/2024, recependo il dictum delle Sezioni unite, ha modificato il predetto comma 2 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010, precisando che la condizione di procedibilità sussiste solo per la domanda "introduttiva del giudizio". Lo svolgimento del procedimento di mediazione Ai sensi del novellato comma 1 dell'art. 8 d.lgs. n. 28/2010, “All'atto della presentazione della domanda di mediazione, il responsabile dell'organismo designa un mediatore e fissa il primo incontro tra le parti, che deve tenersi non prima di venti e non oltre quaranta giorni dal deposito della domanda, salvo diversa concorde indicazione delle parti. La domanda di mediazione, la designazione del mediatore, la sede e l'orario dell'incontro, le modalità di svolgimento della procedura, la data del primo incontro e ogni altra informazione utile sono comunicate alle parti, a cura dell'organismo, con ogni mezzo idoneo ad assicurarne la ricezione...”. Dal momento in cui la predetta comunicazione perviene a conoscenza delle parti (conformemente al principio ex art. 1334 c.c. in tema di atti recettizi), la domanda di mediazione produce sulla prescrizione gli effetti della domanda giudiziale e impedisce la decadenza per una sola volta. Al fine di evitare che eventuali lentezze procedurali dell'organismo di mediazione possano danneggiare gli interessi delle parti che ricorrono alla mediazione, il d.lgs. n. 149/2022 ha introdotto (al comma 2 del predetto art. 8) la previsione secondo cui la parte che presenta la domanda può provvedere autonomamente alla comunicazione della stessa alla controparte, al fine di avvalersi dell'effetto interruttivo della prescrizione o dell'impedimento della decadenza, senza esonero dagli obblighi di comunicazione che continuano a gravare sull'organismo di mediazione. Per quanto attiene alle modalità di partecipazione delle parti, la giurisprudenza di legittimità ha statuito che, nel procedimento di mediazione obbligatoria, è necessaria la comparizione personale delle parti, assistite dal difensore, pur potendo le stesse farsi sostituire da un loro rappresentante sostanziale, dotato di apposita procura speciale, in ipotesi coincidente con lo stesso difensore che le assiste (Cass. n. 18106/2024, che richiama; Cass. n. 8473/2019, secondo cui, peraltro, la procura sostanziale non può identificarsi con la procura alle liti ex art. 83 c.p.c., né può essere autenticata dal difensore). Tali principi sono stati in gran parte recepiti dal legislatore delegato, il quale, al comma 4 del citato art. 8, ha statuito che “Le parti partecipano personalmente alla procedura di mediazione. In presenza di giustificati motivi, possono delegare un rappresentante a conoscenza dei fatti e munito dei poteri necessari per la composizione della controversia. I soggetti diversi dalle persone fisiche partecipano alla procedura di mediazione avvalendosi di rappresentanti o delegati a conoscenza dei fatti e muniti dei poteri necessari per la composizione della controversia. Ove necessario, il mediatore chiede alle parti di dichiarare i poteri di rappresentanza e ne dà atto a verbale”. Il co. 4-bis del medesimo art. 8, introdotto dal d.lgs. n. 216/2024, prevede - così superando i dubbi emersi nella giurisprudenza di merito - che la delega per la partecipazione all'incontro di mediazione è conferita con atto sottoscritto con firma non autenticata e contiene gli estremi del documento di identità del delegante. Nei casi, però, di cui all’art. 11, comma 7, d.lgs. n. 28/2010 (accordo conciliativo con contratto o atto trascrivibile), il delegante può conferire la delega con firma autenticata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato. Per quanto attiene al contenuto della procura sostanziale conferita dalla parte al proprio avvocato o ad un terzo, si rinvia alle formule dalla n. 203 alla n. 206. Nei casi di mediazione obbligatoria, nonché quando la mediazione è demandata dal giudice, le parti devono essere necessariamente assistite dai rispettivi avvocati (art. 8, comma 5). Il procedimento si svolge senza formalità presso la sede dell'organismo di mediazione o nel luogo indicato dal regolamento di procedura dell'organismo (art. 8, comma 3). La mediazione, tuttavia, può svolgersi anche in modalità telematica, ossia con collegamento audiovisivo da remoto (art. 8-bis d.lgs. n. 28/2010, introdotto dal d.lgs. n. 149/2022 e sostituito dal d.lgs. n. 216/2024). Al primo incontro, il mediatore espone la funzione e le modalità di svolgimento della mediazione, e si adopera affinché le parti raggiungano un accordo di conciliazione (art. 8, comma 6). Quando l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale, la condizione si considera avverata se il primo incontro dinanzi al mediatore si conclude senza l'accordo di conciliazione (art. 5, comma 4): a tale conclusione era già pervenuta anche la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 18485/2024; Cass. n. 13029/2022; Cass. n. 18068/2019; Cass. n. 8473/2019). Per quanto attiene alle conseguenze processuali della mancata partecipazione, senza giustificato motivo, al primo incontro del procedimento di mediazione, si veda l'art. 12-bis d.lgs. n. 28/2010, inserito dal d.lgs. n. 149/2022. Il procedimento di mediazione ha una durata di sei mesi, prorogabile dopo la sua instaurazione e prima della sua scadenza, per periodi di volta in volta non superiori a tre mesi (la proroga è consentita una sola volta nei casi di mediazione obbligatoria disposta ex art. 5, comma 2, o demandata dal giudice ex art. 5-quater). Il termine di durata del procedimento di mediazione non è soggetto a sospensione feriale. Il predetto termine decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione o, nel caso in cui sia il giudice a mandare le parti in mediazione, dalla data di deposito della relativa ordinanza giudiziale. La proroga del termine deve risultare da accordo scritto delle parti allegato al verbale di mediazione o risultante da esso. Nei casi di mediazione disposta dal giudice, le parti comunicano a quest'ultimo la proroga del termine mediante produzione in giudizio dell’accordo scritto o del verbale da cui esso risulta (art. 6 d.lgs. n. 28/2010, sostituito dal d.lgs. n. 149/2022 e poi dal d.lgs. n. 216/2024, quest’ultimo applicabile ai procedimenti di mediazione per i quali, alla data del 25-1-2025, non è stato depositato il verbale conclusivo della mediazione). In ogni caso, il superamento del termine di durata massima non comporta l'improcedibilità della domanda giudiziale successivamente proposta, a pena di configurare una decadenza processuale normativamente non prevista, che frustrerebbe l'interesse delle parti a proseguire nelle trattative senza dover instaurare la lite giudiziale con sopportazione dei relativi costi (Trib. Napoli 6 aprile 2023, n. 3680; Trib. Torino 17 febbraio 2023, n. 709). Rapporti tra mediazione obbligatoria e tutela cautelare ante causam A volte la domanda di restituzione dell'immobile concesso in comodato gratuito è preceduta da un ricorso cautelare per sequestro giudiziario del bene ex art. 670 c.p.c. (Cass. n. 9645/1994, secondo cui, ai fini della concessione del sequestro giudiziario, si ha controversia sulla proprietà o sul possesso non soltanto quando sia esperita azione di rivendica, ma anche in ipotesi di azioni personali aventi per oggetto la restituzione della cosa da altri detenuta, in quanto il termine “possesso”, usato dall'art. 670 c.p.c. unitamente a quello di proprietà, non va inteso in senso strettamente letterale, rientrando in esso anche la detenzione.). Non agevole risulta, tuttavia, il coordinamento tra mediazione obbligatoria e tutela cautelare ante causam di natura conservativa, atteso che, nell'ipotesi in cui sia stato concesso il provvedimento d'urgenza richiesto (ad es., un sequestro), il ricorrente è tenuto non solo ad instaurare il giudizio di merito entro un termine perentorio (non superiore a 60 giorni, ex art. 669-octies c.p.c.), ma anche ad esperire il preventivo tentativo di mediazione (che ha una durata massima di 3 mesi, all'esito dei quali, anche in assenza di proroga, è senz'altro decorso il termine per l'introduzione del giudizio di merito). In dottrina sono state prospettate tre soluzioni: 1) il termine per il giudizio di merito decorre dal momento in cui, esaurita la mediazione, la domanda giudiziale è divenuta procedibile, in applicazione analogica di quanto previsto dall'art. 669-octies c.p.c. in relazione alle controversie individuali relative a rapporti di lavoro con pubbliche amministrazioni; 2) il termine per il giudizio di merito inizia a decorrere dalla concessione del cautelare, ma rimane sospeso nel caso in cui la mediazione sia instaurata e fino a quando non sia conclusa; 3) il giudizio di merito deve essere instaurato in ogni caso entro il termine perentorio previsto dalla normativa cautelare di cui all'art. 669-octies c.p.c., salva la possibilità di sanare il vizio di procedibilità attraverso il rinvio dell'udienza al fine di consentire la presentazione della domanda di mediazione o la conclusione del relativo procedimento se già iniziato, come previsto dal comma 2 dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010. Di recente la Suprema Corte (Cass. n. 28695/2023), affrontando per la prima volta la questione in esame, ha statuito che la parte che abbia domandato ed ottenuto la concessione di un sequestro giudiziario relativo a una controversia rientrante nelle ipotesi di mediazione obbligatoria, pur dovendo iniziare il giudizio di merito nel termine perentorio di cui all'art. 669-octies, comma 1, c.p.c., non è esonerata dall'esperimento del procedimento di mediazione; allorché il convenuto eccepisca tempestivamente l'improcedibilità della domanda per il mancato esperimento del procedimento di mediazione e il giudice erroneamente ritenga che la mediazione non doveva essere esperita, la conseguente nullità può essere fatta valere mediante appello; in tal caso, il giudice d'appello, dichiarata la nullità della sentenza, non potendo disporre la rimessione al primo giudice, è tenuto ad assegnare alle parti il dovuto termine per la presentazione della domanda di mediazione, per poi accertare se la condizione di procedibilità sia stata soddisfatta e trattare la causa nel merito, ovvero, in mancanza, dichiarare l'improcedibilità della domanda giudiziale (Cass. n. 12896/2021). Non si pongono, invece, particolari problemi per quanto attiene alla tutela cautelare ante causam di natura anticipatoria (ad es., quella di cui all'art. 700 c.p.c. oppure la denunzia di nuova opera o danno temuto), atteso che, in tale ipotesi, l'introduzione del giudizio di merito è solo facoltativa e non subordinata al rispetto di alcun termine perentorio. |