Modello informativa mediazioneInquadramentoL'art. 4, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, modificato dal d.lgs. n. 149/2022, prevede che, all'atto del conferimento dell'incarico, l'avvocato è tenuto a informare l'assistito della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 e delle agevolazioni fiscali di cui agli artt. 17 e 20 di quest'ultimo. L'avvocato informa, altresì, l'assistito dei casi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale. L'informazione deve essere fornita chiaramente e per iscritto. In caso di violazione degli obblighi di informazione, il contratto tra l'avvocato e l'assistito è annullabile. Il documento che contiene l'informazione è sottoscritto dall'assistito e deve essere allegato all'atto introduttivo dell'eventuale giudizio. Il giudice che verifica la mancata allegazione del documento, se non provvede ai sensi dell'art. 5, comma 2 (ossia se non dispone l'esperimento del procedimento di mediazione), informa la parte della facoltà di chiedere la mediazione. La formula in esame ha ad oggetto il modello di informativa che l'assistito deve sottoscrivere. FormulaINFORMATIVA IN MATERIA DI MEDIAZIONE (art. 4, comma 3, d.lgs. n. 28/2010) [1] Io sottoscritto/a ..., nato/a a ... il ..., C.F. ..., residente in ..., via ..., n. ..., in proprio ovvero quale titolare o legale rappresentante dell'ente/impresa/società ..., con sede in ... via ..., n. ..., C.F./P.I. ..., DICHIARO di essere stato informato dall'Avv. ..., all'atto del conferimento dell'incarico a quest'ultimo, ai sensi dell'art. 4, comma 3, d.lgs. n. 28/2010[2] : 1.della facoltà di esperire il procedimento di mediazione previsto dal d.lgs. n. 28/2010 (ovvero, per le materie e nei limiti ivi regolamentati, i procedimenti previsti dall'art. 128-bis d.lgs. n. 385/1993, dall'art. 32-ter d.lgs. n. 58/1998, dall'art. 187.1 d.lgs. n. 209/2005, dall'art. 2, comma 24, lett. b), l. n. 481/1995[3] ) per tentare la risoluzione stragiudiziale della controversia insorta tra me e ... [4] in relazione a ... [5]; 2.dell'obbligo di utilizzare il procedimento di mediazione previsto dal d.lgs. n. 28/2010, in quanto condizione di procedibilità del giudizio, nel caso in cui la controversia sia relativa a diritti disponibili in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria e da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari, associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura; 3.della possibilità, qualora ne ricorrano le condizioni, di avvalermi del patrocinio a spese dello Stato per la gestione del procedimento; 4.dei benefici fiscali connessi all'utilizzo della procedura di cui agli artt. 17 e 20 del medesimo d.lgs., ed in particolare: a) della possibilità di giovarmi di un credito d'imposta commisurato all'indennità corrisposta all'Organismo di mediazione fino a concorrenza di 600 Euro, in caso di successo della mediazione, nonché, nei casi di cui all'art. 5, comma 1, e quando la mediazione è demandata dal giudice, di un credito d'imposta commisurato al compenso corrisposto al proprio avvocato per l'assistenza nella procedura di mediazione, nei limiti previsti dai parametri forensi e fino a concorrenza di euro seicento [6]; i crediti predetti sono ridotti della metà in caso di insuccesso della mediazione [7]; b) della possibilità di giovarmi di un ulteriore credito d'imposta commisurato al contributo unificato versato dalla parte del giudizio estinto a seguito della conclusione di un accordo di conciliazione, nel limite dell'importo versato e fino a concorrenza di Euro 518 [8]; e delle circostanze che: c) tutti gli atti, documenti e provvedimenti relativi al procedimento di mediazione sono esenti dall'imposta di bollo e da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura [9]; d) il verbale di accordo è esente dall'imposta di registro entro il limite di valore di 100.000 Euro e, in caso di valore superiore, l'imposta è dovuta solo per la parte eccedente [10]. Luogo e data ... Firma ... 1. Secondo Cass. n. 35971/2022, il documento contenente l'informativa non può identificarsi con la procura ad litem, dalla quale si distingue per oggetto e funzione. Conforme Cass. n. 13886/2016. 2. L'informazione deve essere fornita “chiaramente” e per iscritto. 3. L'art. 27, comma 3, del vigente Codice deontologico forense prevede che “L'avvocato, all'atto del conferimento dell'incarico, deve informare chiaramente la parte assistita della possibilità di avvalersi del procedimento di negoziazione assistita e, per iscritto, della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione; deve altresì informarla dei percorsi alternativi al contenzioso giudiziario, pure previsti dalla legge”. 4. Indicazione della controparte. 5. Indicazione della lite. 6. Art. 20, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, come sostituito dal d.lgs. n. 149/2022. 7. Art. 20, comma 2, d.lgs. n. 28/2010, come sostituito dal d.lgs. n. 149/2022. 8. Art. 20, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, come sostituito dal d.lgs. n. 149/2022. 9. Art. 17, comma 1, d.lgs. n. 28/2010, come sostituito dal d.lgs. n. 149/2022. 10. Art. 17, comma 2, d.lgs. n. 28/2010, come sostituito dal d.lgs. n. 149/2022. CommentoAll'atto del conferimento dell'incarico, l'avvocato è tenuto, a pena di annullabilità del contratto, ad informare, chiaramente e per iscritto, l'assistito della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione e delle relative agevolazioni fiscali, nonché dei casi in cui l'esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale (Cass. n. 35971/2022). Il documento che contiene l'informazione, sottoscritto dall'assistito, deve essere allegato all'atto introduttivo dell'eventuale giudizio. Si è precisato che il predetto documento, pur dovendo essere sottoscritto dall'assistito e allegato all'atto introduttivo del giudizio, non è equipollente alla procura ad litem, dalla quale si distingue per oggetto e funzione, restando estraneo al conferimento dello ius postulandi (Cass. n. 13886/2016; Cass. n. 35971/2022). Ne consegue che l'informativa sulla mediazione, dovendo estrinsecarsi in un atto distinto e individuabile, firmato dal cliente separatamente dagli altri documenti e allegato al fascicolo, deve considerarsi omessa nel caso in cui consista in una mera dichiarazione generica, basata sul solo richiamo agli articoli del d.lgs. n. 28/2010, inserita nel contesto della procura alle liti. La violazione, da parte del difensore, dell'obbligo informativo non produce alcuna conseguenza invalidante né sulla procura alle liti né sull'atto introduttivo del giudizio (che non è improcedibile, Trib. Palermo 24 marzo 2011), ma comporta solo l'annullabilità del mandato difensivo, la quale non può essere rilevata d'ufficio dal giudice, ma deve essere eccepita dalla parte che vi ha interesse (ex art. 1441 c.c.: in tal senso, Trib. Palermo 24 marzo 2011; Trib. Varese 1° marzo 2011; Trib. Teramo-Giulianova 23 agosto 2010), e ciò al fine di garantire comunque la stabilità del rapporto processuale. Trattasi di sanzione destinata, nella stragrande maggioranza dei casi, a restare lettera morta, se si considera che la parte, resa edotta in prima udienza del motivo di annullabilità, ratificherà normalmente il contratto di prestazione d'opera professionale in applicazione dell'art. 1444, comma 2, c.c. L'eventuale annullamento del contratto pone, comunque, il problema del bilanciamento tra il diritto del cliente alla restituzione delle somme versate al difensore e il diritto di quest'ultimo al compenso per l'opera comunque prestata. Esclusa l'applicabilità dell'art. 2231 c.c., che riguarda solo la prestazione d'opera intellettuale effettuata da chi non è iscritto nell'apposito albo previsto dalla legge, il rapporto avvocato-cliente può allora trovare la sua regolamentazione nella normativa sull'indebito e sull'ingiustificato arricchimento exartt. 2033 e 2041 c.c. La violazione dell'obbligo di informativa costituisce anche illecito disciplinare dell'avvocato ai sensi dell'art. 27 del codice deontologico forense. Nel caso, invece, in cui il documento contenente l'informativa non risulti allegato all'atto introduttivo del giudizio o alla comparsa di costituzione e risposta, il giudice, se non dispone l'esperimento della mediazione nei casi di obbligatorietà della stessa, provvede egli stesso a rendere le parti edotte della facoltà di chiedere la mediazione, eventualmente disponendone la comparizione personale. L'obbligo informativo posto a carico dell'avvocato è entrato in vigore il 20 marzo 2010 e si applica solo se la lite insorta tra le parti rientri tra quelle controversie per cui è possibile (in concreto, perché prevista) l'attività (facoltativa, obbligatoria o su impulso giudiziale) dei mediatori (Trib. Varese 9 aprile 2010). L'informazione deve essere fornita anche all'atto del conferimento di incarico per ottenere una ingiunzione di pagamento ex art. 633 c.p.c. (Trib. Varese 30 giugno 2010). Restano, invece, estranee all'obbligo informativo le controversie su diritti indisponibili, come quelle inerenti al diritto delle persone e della famiglia vertenti su questioni di status: non può, peraltro, escludersi detto obbligo quando, pur nell'ambito di materie ritenute indisponibili, la specifica controversia verta su profili di natura economica, che rientrano nella piena disponibilità delle parti. Invece, nel caso in cui diritti disponibili ed indisponibili siano variamente connessi tra loro, si ritiene che l'obbligo di informativa in esame debba comunque essere assolto. Un settore nel quale tale ipotesi può verificarsi è quello lavoristico. Tale settore sembra escluso dal raggio di applicazione della nuova mediazione, posto che l'art. 23, comma 2, d.lgs. n. 28/2010 fa salve le disposizioni concernenti i procedimenti di conciliazione relativi alle controversie di cui all'art. 409 c.p.c. Tuttavia, l'art. 31 l. n. 183/2010 ha modificato l'art. 410 c.p.c., sopprimendo il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle controversie relative ai rapporti di cui all'art. 409 c.p.c., la cui fase stragiudiziale diventa, pertanto, facoltativa e affidata a commissioni paritetiche composte da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, presiedute dal direttore della direzione provinciale del lavoro o da un suo delegato o da un magistrato collocato a riposo. In questa prospettiva, l'assetto lavoristico riformato potrebbe intendersi non interamente sottratto all'applicabilità del decreto legislativo, bensì solo per le controversie aventi ad oggetto diritti indisponibili, esclusi dall'ambito di operatività del d.lgs. n. 28/2010. |