Istanza congiunta delle parti di prosecuzione del procedimento di mediazione dopo il decorso di tre mesi dall'avvioInquadramentoIl procedimento di mediazione ha durata di tre mesi, prorogabile su accordo scritto delle parti per ugual periodo. La prosecuzione del processo, anche in caso di mediazione demandata, viene fissata dopo la scadenza del termine fissato ex lege per la durata della mediazione. Ove il procedimento di mediazione sia ancora in corso – per effetto della proroga concordata dalle parti – le dette dovranno formulare al giudice istanza di differimento dell'udienza inizialmente fissata per la prosecuzione del giudizio in sede contenziosa. FormulaORGANISMO DI MEDIAZIONE .... Iscritto al n. .... del Registro degli Organismi di mediazione. Sede legale: ..... Procedimento n. .... del ....; Al Mediatore Dott. ..... I sottoscritti [1]: Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. .... C.F. .... E Sig. .... nato a .... il .... residente in .... alla via .... n. .... C.F. .... parti [2] nel procedimento n. .... avente ad oggetto: .... PREMESSO CHE – nell'ambito del procedimento R.G. n. .... / .... è stata instaurata la mediazione obbligatoria ex art. 5, d.lgs. n. 28/2010 con domanda depositata in data .... [3] avente numero prot. .... dinanzi all'organismo di ...., con sede a .... via ...., n. .... e accreditato presso il Ministero della Giustizia; OVVERO – nell'ambito del procedimento R.G. n. .... / .... è stato instaurata la mediazione che il giudice ha demandato, ex art. 5-quater, d.lgs. n. 28/2010 (ordinanza del ....) con domanda depositata in data .... avente numero prot. .... dinanzi all'organismo di ...., con sede a .... via ...., n. .... e accreditato presso il Ministero della Giustizia; – che il termine di tre mesi non è scaduto; CHIEDONO congiuntamente al mediatore, ai sensi dell'art. 6, comma 1, d.lgs. n. 28/2010 la proroga del termine per la conclusione del procedimento [4] . Luogo e data .... L'istante .... L'istante .... [1]Il termine di tre mesi è prorogabile “con accordo scritto delle parti”. [2]L'accordo di proroga è valido solo se proviene da tutte le parti del procedimento. [3]Per la mediazione obbligatoria (art. 5) il termine di tre mesi di durata decorre” dalla data di deposito della domanda di mediazione o dalla scadenza del termine fissato dal giudice per il deposito della stessa” (art. 6). [4]Se pende il giudizio, le parti sono tenute a comunicare al giudice la proroga del termine (art. 6, comma 3, d.lgs. n. 28/2010). CommentoPrincipi generali La disciplina della durata del procedimento di mediazione è contenuta nell'art. 6 del d.lgs. n. 28/2010 con le modifiche introdotte sul punto dalla riforma Cartabia e, segnatamente dal d.lgs. n. 149/2022. La novella ha confermato – art. 6, prima parte, comma 1 – che “il procedimento di mediazione ha una durata non superiore a tre mesi” e ha dall'altro, introdotto l'espressa previsione secondo cui tale termine “è prorogabile di ulteriori tre mesi dopo la sua instaurazione e prima della sua scadenza con accordo scritto delle parti” e introdotto un ultimo terzo comma secondo cui “se pende il giudizio le parti comunicano al giudice la proroga del termine”. Ai sensi del comma 2 dell'articolo 6 cit. il termine di tre mesi decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione o dalla scadenza del termine fissato dal giudice per il deposito della stessa. Il procedimento di mediazione non subisce la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale [5] . Al comma 3 dell'art. 6 il legislatore ha ritenuto necessario precisare il dovere delle parti di comunicare al giudice la proroga del termine per concludere il procedimento di mediazione, così da consentire al predetto di adottare i provvedimenti conseguenti rispetto al giudizio avanti a sé pendente. Laratio della previsione di un termine di durata e la natura del termine L'esigenza sentita dal legislatore delegato di indicare i termini di durata della mediazione dipende dalla necessità di rispettare ed osservare il principio, più volte affermato dalla Corte costituzionale, secondo cui i filtri di accesso alla giurisdizione sono legittimi nella misura in cui non rendano troppo difficoltoso l'esercizio dell'azione giudiziale anche come conseguenza delle imposizioni di attività di lunga durata [6] . È pacifico che i primi artefici della durata della mediazione sono le parti, le quali potranno sempre porre fine, anche unilateralmente, all'esperimento del tentativo di mediazione, ancor prima del termine dei tre mesi, tutte le volte in cui si renderanno conto della infruttuosità e inutilità della prosecuzione del procedimento. D'altro canto, non potrebbe essere impedito alle stesse – trattandosi di diritti disponibili (cfr. art. 2, d.lgs. n. 28/2010) – di proseguire nel tentativo di mediazione anche oltre il termine dei tre mesi tutte le volte in cui le stesse riterranno utile e necessario disporre di altro tempo per consentire la prosecuzione delle negoziazioni, l'approfondimento delle soluzioni e il perfezionamento del possibile accordo di riconciliazione. Saranno quindi gli organismi di mediazione e il mediatore incaricato a tener conto dell'esigenza di programmare, disporre, ed eventualmente rinviare gli incontri di mediazione in modo da non dilatare inutilmente la procedura ma cercando anzi di concentrarla in incontri ravvicinati. Ne discende la impossibilità di attribuire natura perentoria al termine di durata [7] non potendosi ricollegare alcuna perdita o decadenza processuale alla eventuale prosecuzione della procedura di mediazione oltre il termine dei tre mesi né tantomeno alcuna conseguente perdita dei vantaggi sostanziali e fiscali essendo peraltro incompatibile con il favor mediationis[8] . L'unica conseguenza che può ricavarsi per le parti dalla scadenza infruttuosa del termine dei tre mesi di durata del procedimento di mediazione è che la stessa scadenza infruttuosa consente di ritenere esperita la condizione di procedibilità fermo restando che la condizione di procedibilità sarebbe comunque soddisfatta anche se la mediazione si concludesse con esito negativo ancor prima del termine dei tre mesi. Durata della mediazione e ragionevole durata del processo Ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo il periodo di cui all'articolo 6 cit. e il periodo del rinvio disposto dal giudice ai sensi dell'articolo 5 comma 2 – quindi il differimento disposto per consentire l'esperimento e la conclusione della mediazione obbligatoria ex lege o di quella di demandata – non si computano ai fini di cui all'art. 2 della l. n. 89/2001 relativo al diritto all'equa riparazione del danno, patrimoniale non patrimoniale, subito a causa del mancato rispetto del termine di ragionevole durata del processo (relazione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali [9] ). In conclusione, si sottraggono agli effetti della cosiddetta legge Pinto il computo dei termini necessari per soddisfare la condizione di procedibilità. [5]Periodo feriale disciplinato dalla c.d. legge Bosetti-Gatti, n. 742/1969, rubricata «sospensione dei termini processuali nel periodo feriale», così come modificata dal d.l. n. 132/2014. Il comma 1 dell'art. 1 recita: «Il decorso dei termini processuali relativi alle giurisdizioni ordinarie ed a quelle amministrative è sospeso di diritto dal 1º al 31 agosto di ciascun anno, e riprende a decorrere dalla fine del periodo di sospensione. Ove il decorso abbia inizio durante il periodo di sospensione, l'inizio stesso è differito alla fine di detto periodo». [6]Cfr. Corte cost. n. 82/1992 e Corte cost. n. 276/2000. [7]Trib. Napoli 6 aprile 2023, n. 3680: “l'eccezione di improcedibilità sollevata dalla parte convenuta per l'inosservanza del termine di durata massima del procedimento di mediazione non può trovare accoglimento” in quanto ciò costituirebbe una inammissibile compromissione del diritto di agire attraverso la frapposizione di una decadenza processuale incompatibile con il principio del giusto processo e con il diritto di libero accesso alla giustizia. [8]Trib. Torino 17 febbraio 2023, n. 709 secondo cui: “...occorre consentire alle parti di impiegare, ove occorra, un tempo superiore ai tre mesi al fine di dirimere il contenzioso, senza onorarle dei costi di iscrizione al ruolo della causa. La finalità della mediazione sarebbe al contrario frustrata laddove le parti fossero tenute ad instaurare la controversia avanti all'autorità giudiziaria pur in costanza di possibili trattative”. A ben vedere non potrebbe peraltro profilarsi nemmeno in astratto l'onere per la parte istante, al fine di evitare decadenze, di proporre la domanda giudiziale alla scadenza del termine di durata della procedura di mediazione se la procedura di mediazione sull'accordo delle parti prosegue anche oltre, in quanto l'eventuale termine di decadenza della domanda giudiziale decorre nuovamente dal deposito del verbale negativo presso la segreteria dell'organismo. [9]La Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali è stata ratificata con la l. n. 848/1955. |