Clausole di salvaguardia nelle convenzioni di accreditamento: la loro sottoscrizione priva la struttura privata accreditata della legittimazione a ricorrere

Redazione Scientifica Processo amministrativo
02 Maggio 2024

La sottoscrizione delle clausole di salvaguardia inserite nei contratti stipulati con le strutture private accreditate priva il soggetto aderente della legittimazione ad impugnare gli atti di determinazione dei tetti di spesa, anche successivi alla clausola stessa, con conseguente inammissibilità del ricorso.

Le clausole di salvaguardia inserite nelle convenzioni di accreditamento in materia sanitaria sono legittime, posto che esse tutelano il preminente interesse al contenimento della spesa per la sanità pubblica.

Dette clausole si configurano come una dichiarazione con cui la struttura sanitaria, in sede contrattuale, accetta espressamente i provvedimenti che determinano i tetti di spesa e le tariffe quali parti integranti del contratto e presupposti del medesimo.

Pertanto, l'avvenuta sottoscrizione del contratto priva la struttura privata accreditata della legittimazione ad impugnare gli atti di determinazione dei tetti di spesa, anche successivi alla clausola stessa, avendone la stessa accettato il contenuto e gli effetti o comunque prestato preventiva acquiescenza per ipotesi di modifiche future.

In altri termini, l'adesione alla clausola di salvaguardia preclude al soggetto accreditato di esperire quei rimedi processuali il cui intento sostanziale è di ribaltare gli atti generali di programmazione economica nel settore sanitario.

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