Affidamento dei servizi di architettura e ingegneria: con il nuovo Codice dei contratti pubblici nell’oggetto sociale si va oltre il requisito meramente formale

18 Luglio 2024

Per l'affidamento dei servizi di architettura e ingegneria, affinché si possa rientrare nella categoria degli ‹‹altri soggetti abilitati in forza del diritto nazionale (…)›› è necessario che l'operatore economico abbia persegua nel proprio oggetto sociale le prestazioni di tali servizi.

Il caso. I ricorrenti hanno impugnato la determinazione di un Comune con la quale veniva affidato - ad una Università non statale - il servizio di architettura e ingegneria relativo alla progettazione esecutiva del Parco Urbano. È stato sottolineato che l'Ateneo non sarebbe stato annoverabile tra gli ‹‹altri soggetti abilitati in forza del diritto nazionale a offrire sul mercato servizi di ingegneria e di architettura, nel rispetto dei princìpi di non discriminazione e par condicio fra i diversi soggetti abilitati›› ex art. 66, co.1, lett. e) del Codice appalti.

La soluzione del TAR Sicilia. Il TAR accoglie il ricorso. In tema di servizi di ingegneria e architettura, per i giudici, una delle novità codicistiche sarebbe costituita dalla previsione per cui i soggetti interessati dovrebbero ricomprendere nell'oggetto sociale la prestazione degli stessi. Di conseguenza, vista l'elevata professionalità richiesta per tali servizi, il legislatore non avrebbe introdotto un requisito meramente formale. Al contrario, avrebbe voluto che, nell'oggetto sociale, le prestazioni di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria venisse riportata esplicitamente e in maniera non ambigua.

Insufficiente, quindi, risulterebbe la disposizione che si limiti a conferire all'Università controinteressata il generico potere di stipulare contratti di consulenza professionale e di servizio a favore di terzi; contrariamente al chiaro tenore letterale degli articoli 66 e 37, co. 1, rispettivamente, del d.lgs. n. 36/2023 e del suo allegato II.12. Nei provvedimenti, impugnati, infine, il Comune si era limitato peraltro a dare atto che l'Università possedesse “i requisiti tecnici-professionali e di capacità economica-finanziaria adeguati al servizio da svolgere”, ma non deduce di aver verificato che l'Università potesse essere aggiudicataria dell'appalto ai sensi dell'art. 66, comma 1, lett. e) del Codice degli appalti. Non avendo le parti resistenti fornito prova del possesso in capo all'Università dei requisiti di cui all'art. 37 dell'allegato II.12, Parte V, del Codice, né specificatamente contestato quanto affermato dalla ricorrente circa il mancato possesso da parte dell'Università dei requisiti predetti, il Collegio ha considerato provato il mancato possesso degli stessi.

Ad avviso del TAR, le parti resistenti, al fine di contestare la censura attorea, non si sarebbero dovute limitare ad argomentare circa il fatto che lo Statuto prevedesse la possibilità per l'Università di essere affidataria di appalti pubblici, ma avrebbero dovuto altresì allegare e fornire elementi di prova che potessero far ritenere al Collegio che l'Università fosse dotata di un organigramma nel quale erano indicate le persone impiegate nello svolgimento di funzioni professionali, tecniche e di controllo e che all'interno della propria compagine fosse presente almeno un direttore tecnico in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.

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