Falsa dichiarazione e colpa grave dell’o.e.: l'onere di diligenza non include la verifica della genuinità della documentazione trasmessa dal proprio consulente

31 Luglio 2024

In vicenda relativa ad un provvedimento di iscrizione al casellario informatico per l'avvenuta presentazione di una dichiarazione falsa relativamente all'assenza di violazioni gravi e definitivamente accertate rispetto agli obblighi di pagamento di imposte e tasse, il TAR Lazio ha affermato che non sussiste la colpa grave dell'operatore economico laddove il suo consulente fiscale abbia tenuto un'articolata condotta fraudolenta connotata non solo da false dichiarazioni ma anche dalla produzione di contraffatta documentazione a supporto asseritamente emessa dell'Agenzia delle Entrate.

Il caso. La vicenda sottesa al giudizio riguarda il provvedimento dell'ANAC con il quale è stata, da un lato, disposta a carico dell'operatore economico l'iscrizione nel casellario informatico per l'avvenuta presentazione ai fini dell'attestazione di qualificazione di dichiarazioni o documentazione falsa, ai sensi dell'art. 80 c. 5, lett. g) del d.lgs. n. 50/2016; e, dall'altro lato, irrogata una sanzione ai sensi, dell'art. 213 co. 13 del citato decreto.

In particolare, il provvedimento impugnato è stato adottato dall'Autorità a valle di una segnalazione della SOA a fronte della ritenuta falsità della dichiarazione sostitutiva ex d.P.R. n. 445/2000 – resa dall'operatore economico ai fini del rilascio dell'attestazione richiesta – relativa all'assenza di violazioni gravi, definitivamente accertate rispetto agli obblighi relativi al pagamento di imposte e tasse di cui all'art. 80 co. 4 del d.lgs. n. 50/2016.

Nell'ambito dei controlli sulla veridicità della dichiarazione sostitutiva resa, infatti, la SOA aveva rilevato la presenza di una cartella di pagamento insoluta e, nella successiva interlocuzione con l'operatore economico, era emerso che la società di consulenza incaricata della contabilità aveva rassicurato l'operatore economico circa l'assenza di pendenze con l'Erario, producendo anche un provvedimento di sgravio avente ad oggetto la cartella in questione. La SOA aveva così interpellato l'Agenzia delle Entrate che aveva affermato di non aver mai ricevuto alcuna istanza di autotutela. A fronte di tale ultima notizia, l'operatore economico ha provveduto all'immediato pagamento della cartella e a sporgere querela contro ignoti per la falsità del provvedimento di sgravio. Ciononostante, all'esito dell'istruttoria, ritenuta sussistente – nonostante il riconoscimento dalla buona fede dell'operatore economico – la falsità della dichiarazione sostitutiva presentata, la SOA ha trasmesso gli atti all'ANAC per le determinazioni di competenza.

L'Autorità, ritenuto sussistente il requisito soggettivo della colpa grave dell'operatore economico rilevante ai sensi dell'art. 84 co. 4 del d.lgs. n. 50/2016, ha così adottato il provvedimento impugnato di iscrizione nel casellario informatico e di irrogazione della sanzione prevista dall'art. 213 co. 13.

Le doglianze. Il provvedimento dell'ANAC è stato impugnato dinanzi al TAR Lazio dall'operatore economico, che ne ha lamentato l'illegittimità sotto una pluralità di profili.

In primo luogo, veniva contestata la sussistenza del profilo oggettivo della falsità dichiarativa. L'ANAC, infatti, non avrebbe tenuto in considerazione il fatto che la cartella in questione al momento in cui era stata resa la dichiarazione sostitutiva non era definitiva.

Inoltre, l'operatore economico affermava l'assenza di colpa grave sul presupposto della propria buona fede al momento della dichiarazione nonché dell'impossibilità di estendere l'onere di diligenza al punto da includervi anche la verifica della veridicità della documentazione trasmessa dal proprio consulente.

Colpa professionale e onere di vigilanza sul consulente. Prima di soffermarsi sulle censure proposte dal ricorrente, il TAR ha evidenziato che le condizioni per disporre l'iscrizione nel casellario informatico dell'operatore economico sono l'elemento oggettivo della rilevanza e gravità dei fatti falsamente dichiarati o falsamente documentati e l'elemento soggettivo del suo dolo o colpa grave.

Per quanto concerne la valutazione circa la sussistenza dell'elemento soggettivo, il TAR ha ricordato che è rilevante il concetto di colpa professionale, dovendo prendersi a riferimento la diligenza, perizia e prudenza di un modello di agente che svolga la stessa professione, lo stesso mestiere, lo stesso ufficio dell'agente reale: solamente in mancanza delle cautele, cure o conoscenze costituenti lo standard minimo di diligenza richiesto a quel determinato professionista potrà formularsi un giudizio di colpa. Richiamandosi, poi, all'indirizzo della Cassazione in tema di riferibilità al contribuente della condotta del proprio consulente fiscale, il Collegio ha evidenziato che in linea generale il contribuente è tenuto a vigilare sul professionista ma che tale principio di carattere generale trova eccezione laddove consulente si sia reso colpevole di una condotta fraudolenta.

La soluzione del TAR Lazio. Il TAR ha accolto il ricorso evidenziando la mancanza sia dell'elemento oggettivo della falsità della dichiarazione sia della colpa grave dell'operatore economico.

Sotto il primo profilo, il Collegio ha accolto la doglianza del ricorrente, sottolineando che la cartella al momento della dichiarazione non era definitiva e rimarcando che l'elemento oggettivo della falsità della dichiarazione deve sussistere già al momento della dichiarazione e non solamente nella successiva fase dell'accertamento.

Per quanto riguarda, invece, il profilo relativo all'elemento soggettivo, il TAR ha ritenuto che l'ANAC non avesse tenuto in debita considerazione alcune rilevanti circostanze. In particolare, non avrebbe potuto affermarsi la colpa grave della ricorrente perché:

a) il consulente aveva trasmesso all'operatore economico documentazione comprovante l'insussistenza di pendenze antecedentemente rispetto alla dichiarazione;

b) non è esigibile pretendere che l'operatore economico riscontri la falsità della documentazione presentatagli dal proprio consulente;

c) il consulente si è spinto fino a produrre un provvedimento di sgravio (poi disconosciuto dall'Agenzia delle Entrate);

d) l'operatore economico si è dissociato dal comportamento del consulente, pagando immediatamente quanto dovuto e sporgendo querela per la falsificazione del provvedimento di sgravio.

In sintesi, il TAR ha ritenuto illegittimo il provvedimento dell'ANAC in quanto avrebbe ritenuto l'operatore economico responsabile della falsità dichiarativa pure a fronte di un'articolata condotta fraudolenta del proprio consulente – con cui aveva sino ad allora avuto uno stabile e proficuo rapporto professionale – finalizzata a confondere e mascherare le proprie mancanze, connotata non solo da false dichiarazioni, ma anche da documentazione a supporto che si sosteneva emessa da inesistenti funzionari dell'Agenzia delle Entrate.

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