Servizio di gestione di importanti edifici storici: il Comune può non aggiudicare per inidoneità delle offerte

18 Settembre 2024

Il principio di buon andamento impone alla pubblica amministrazione l'adozione di atti coerenti e proporzionali rispetto alle proprie esigenze. Nelle procedure di affidamento di contratti pubblici tale principio trova esplicazione nella facoltà della stazione appaltante di non procedere all'aggiudicazione nel caso in cui non vi siano offerte idonee a soddisfare l'interesse pubblico perseguito con l'avvio della gara. La decisione di non procedere all'aggiudicazione per non rispondenza dell'offerta all'interesse pubblico perseguito è esercizio di un potere ampiamente discrezionale, sindacabile solo per manifesta illogicità e/o irragionevolezza o per travisamento di fatto.

La questione oggetto del giudizio. La controversia portata all'attenzione del Giudice triestino concerne la legittimità della decisione di un'Amministrazione comunale di non aggiudicare, all'esito di apposita gara, il servizio di gestione di uno storico locale della città, situato all'interno di un immobile dichiarato di interesse culturale. In particolare, il provvedimento di non aggiudicazione trova ragione nella ritenuta inadeguatezza dell'offerta ad assicurare la soddisfazione dell'interesse pubblico perseguito dall'Amministrazione, connesso alla necessità di mantenere un'immagine del locale adeguata al suo pregio e di garantire uno standard di qualità del servizio confacente all'importanza e alla tradizione del locale.

Il ragionamento del Collegio. Nel vagliare la sussistenza dei presupposti per la concessione della tutelare cautelare richiesta dall'operatore economico ricorrente, il TAR ricorda, innanzitutto, sul piano normativo, che è consentito alle stazioni appaltanti decidere di non procedere all'aggiudicazione quando non vi siano offerte convenienti o idonee, indicando tale facoltà – come accaduto nella specie – negli atti di gara (art. 108, comma 10, d.lgs. 31 marzo 2023, n. 36). Conformemente alla giurisprudenza amministrativa formatasi in materia, il Collegio prosegue osservando che la decisione di non aggiudicare una gara è esercizio di un potere ampiamente discrezionale, che comporta una valutazione sull'idoneità delle offerte a soddisfare gli obiettivi perseguiti con l'avvio della procedura di affidamento e, dunque, sulla rispondenza delle offerte all'interesse pubblico (ex multis, Cons. Stato, sez. V, 27 novembre 2018, n. 6725). Tale valutazione consente, in ossequio al principio di buon andamento, di evitare l'adozione di atti che non siano coerenti e proporzionali alle necessità dell'Amministrazione e, in quanto esercizio di un potere ampiamente discrezionale, può essere oggetto di sindacato in sede giurisdizionale per sola manifesta illogicità e/o irragionevolezza o travisamento di fatto (in tal senso, anche T.A.R. Campania, Napoli, sez. III, 10 ottobre 2023, n. 5528). Il sindacato giurisdizionale – ricorda ulteriormente il Collegio – è analogamente limitato anche con riguardo alle valutazioni della commissione giudicatrice, espressione di discrezionalità tecnica, da cui è tratto il convincimento di inadeguatezza dell'offerta.

Conclusioni. A conclusione del ragionamento svolto, il TAR respinge la domanda cautelare articolata dal ricorrente, ritenendo, sul piano del fumus boni iuris, che ad un sommario esame non siano ravvisabili profili di manifesta illogicità o irragionevolezza o travisamenti fattuali nella decisione dell'Amministrazione di non aggiudicare la gara.

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