Il piano del consumatore sospende il pignoramento dello stipendio
24 Settembre 2024
Il sovraindebitato può mettere a disposizione dei creditori, attraverso la proposta di piano del consumatore, tutta la sua retribuzione, sebbene in parte già attinta da pignoramento presso terzi con provvedimento di assegnazione delle somme pro futuro, in quanto, trattandosi di procedura attratta a pieno titolo nella sfera della concorsualità, il credito del finanziatore (alias cessionario) deve ritenersi scaduto e ristrutturabile. Il tribunale di Ivrea ha così concluso, rigettando le osservazioni alla proposta ex art. 67 c.c.i.i. presentate da una società creditrice. Quest'ultima riteneva la proposta di piano inaccoglibile ed errata poiché inglobante anche parte del credito di cui essa risultava già irretrattabilmente assegnataria all'esito di unaprocedura di pignoramento presso terzi. I giudici chiariscono che «Dopo l'omologa, i pagamenti in favore del finanziatore non possono più essere eseguiti anche se – a suo tempo – il creditore aveva ottenuto un provvedimento di assegnazione delle somme nell'ambito di un pignoramento presso terzi». Non viene tenuta in considerazione la giurisprudenza richiamata dalla creditrice (Cass. n. 1820/2020, Tribunale di Mantova 20 aprile 2021, Tribunale di Grosseto 16 marzo 2021) secondo cui «allorquando la procedura presso terzi sia già stata conclusa al momento della proposizione della domanda di sovraindebitamento (…) i pagamenti effettuati dal debitor debitoris in pendenza della procedura ed in esecuzione di un'ordinanza di assegnazione anteriore ad essa non soffrono deroga alcuna, giacché il creditore pignorante continua a godere del beneficio dell'assegnazione del credito retributivo nonostante il successivo avvio di una procedura concorsuale da sovraindebitamento». Viene fatto, invece, riferimento alla pronuncia Corte cost., n. 65/2022. In tale occasione, il Giudice delle leggi aveva ritenuto infondata una questione di legittimità posta sull'art. 8, comma 1-bis, della legge n. 3/2012 – il cui contenuto si trova oggi trasfuso nell'art. 67, comma 3, c.c.i.i. – «nella parte in cui non stabilisce che il piano del consumatore possa prevedere, alle medesime condizioni, anche la falcidia e la ristrutturazione dei debiti per i quali il creditore abbia già ottenuto ordinanza di assegnazione di quota parte dello stipendio, del trattamento di fine rapporto o della pensione». Secondo la Corte «è la stessa ratio dell'art. 8, comma 1-bi s, della legge 27 gennaio 2012, n. 3 ad attrarre, in via ermeneutica, nel contenuto della norma qualunque debito per il quale la modalità solutoria o la garanzia di adempimento siano state affidate alla cessione pro solvendo del credito, ivi inclusa l'ipotesi nella quale la cessione del credito sia derivata da un provvedimento giudiziale, anziché da un atto di autonomia privata D'altra parte, riprende il tribunale di Ivrea «se il provvedimento di assegnazione somme continuasse – a contrario – a spiegare i suoi effetti anche in relazione ai crediti divenuti esigibili dopo il deposito del ricorso, si consentirebbe una soddisfazione preferenziale del solo creditore che ha agito in sede esecutiva, in contrasto con il principio di concorsualità e di universalità che permea l'Istituto, come del resto già ritenuto pacificamente dalla giurisprudenza di merito». Sull'argomento, vedasi Trib. Lecce 28 agosto 2024, Trib. Bologna 3 agosto 2023, Trib. Pavia 1° giugno 2023, Trib. Novara 29 dicembre 2023. |