La riduzione della pena per il rito abbreviato in caso di continuazione tra delitti e contravvenzioni

28 Febbraio 2025

Quando il giudizio abbreviato si concluda con la condanna dell’imputato per fattispecie delittuose e fattispecie contravvenzionali poste in continuazione, qual è la misura della riduzione della pena per queste ultime? La risposta delle Sezioni Unite.

Questione controversa

La questione controversa riguarda l'ambito applicativo dell'art. 442 comma 2, c.p.p., come modificato dall'art. 1, comma 44, l. n. 103/2017: la previsione secondo cui «la pena che il giudice determina tenendo conto di tutte le circostanze è diminuita della metà se si procede per una contravvenzione» si applica sempre e comunque, oppure, quando vi è continuazione tra delitti e contravvenzioni, si deve ridurre la pena nella misura unitaria di un terzo prevista per i delitti, dovendosi parametrare la pena del reato continuato su quella stabilita per il reato più grave (il delitto) in ossequio alla regola del cumulo delle pene concorrenti di cui all'art. 76 c.p.?

Possibili soluzioni
Prima soluzione Seconda soluzione
  • Un primo orientamento reputa ineludibile l'applicazione della norma penale di favore introdotta dalla cd. “legge Orlando”.
  • Si evidenzia che la sensibile diversità delle decurtazioni stabilite per i delitti e per le contravvenzioni non può essere superata valorizzando la generica finalità mitigatrice dell'istituto della continuazione: l'abbattimento della sanzione che consegue al riconoscimento del vincolo teleologico è infatti discrezionale, seppur soggetta ai limiti previsti dall'art. 81 c.p., mentre l'ammontare della decurtazione per il rito abbreviato è sottratta alla discrezionalità del giudice, essendo stabilita dalla legge in modo fisso e predeterminato, tanto che l'applicazione di una riduzione in misura inferiore a quella prescritta è causa di illegalità della pena. Né tale illegalità può ritenersi superata dal fatto che, all'esito del riconoscimento della continuazione, la sanzione finale (in ossequio al dictum di Cass. pen., sez. un., 21 giugno 2018, n. 40983) assume una configurazione “omogenea” tra reati puniti con pene di specie diversa (reclusione e arresto; multa e ammenda), poiché le stesse Sezioni unite hanno ammonito circa il necessario rispetto del principio di legalità della pena e di quello del favor rei, e, dunque, circa la rigorosa applicazione della norma dalla quale scaturiscono per l'imputato conseguenze meno pregiudizievoli.
  • Si sottolinea, altresì, che altra pronuncia del massimo consesso nomofilattico (Cass. pen. sez. un., 17 dicembre 2020, dep. 2021, n. 7578) ha messo in luce il carattere “cogente” dell'applicazione della riduzione nella nuova misura stabilita dalla legge per i reati contravvenzionali, essendosi affermato il principio della necessaria applicazione della più favorevole riduzione della metà, pur quando la pena irrogata dal giudice di primo grado sia inferiore al minimo edittale, in quanto la norma della quale si discute «prevede categoricamente la diminuzione della pena nella misura della metà per effetto dell'opzione difensiva per il rito abbreviato nei procedimenti nei quali sono contestati reati contravvenzionali» e «il carattere tassativo di questa previsione nell'indicazione del quantum della riduzione scolpisce (...) nitidamente il contenuto dell'obbligo decisorio sul punto, al quale il giudice non può sottrarsi, spettando correlativamente all'imputato il diritto a vedersi decurtata la pena nella esatta dimensione prevista dalla legge».
  • Si rappresenta, infine, che l'orientamento più restrittivo conduce di fatto, per ragioni legate a dinamiche procedimentali variabili, a scelte soggettive, o alla decisione di procedere con processi separati o riuniti, alla parziale abrogazione di una norma che ha effetti sostanziali favorevoli all'imputato.
  • Dunque, quando sia riconosciuta la continuazione tra delitti e contravvenzioni, la riduzione per il rito abbreviato deve essere effettuata distintamente, nella misura della metà sugli aumenti disposti per le contravvenzioni, e nella misura di un terzo sulla pena base e sugli aumenti disposti per i delitti (1).
  • Secondo l'opposto orientamento, il riconoscimento della identità del disegno criminoso comporta la perdita di “autonomia” dei reati minori, attesa la natura unitaria quoad poenam del reato continuato: dunque, poiché la pena deve essere parametrata su quella prevista per il reato più grave - che, in caso di concorso tra un delitto ed una contravvenzione non può che essere il delitto - la riduzione deve essere operata nella misura unica ed unitaria di un terzo.
  • A sostegno di questa opzione ermeneutica si richiamano le motivazioni di Cass. pen., sez. un., 25 ottobre 2007, n. 45583, nella parte in cui si è puntualizzato che l'operazione riduttiva per la scelta del rito costituisce un posterius rispetto alle altre, ordinarie, operazioni di dosimetria della pena, tra cui quella indicata dall'art. 533 comma 2, c.p.p. («Se la condanna riguarda più reati, il giudice stabilisce la pena per ciascuno di essi e quindi determina la pena che deve essere applicata in osservanza delle norme sul concorso di reati e di pene o sulla continuazione»): dunque, la commisurazione delle singole componenti della pena complessiva attiene ad una fase precedente alla deliberazione finale, il che, con riferimento al processo oggettivamente cumulativo definito con rito abbreviato, comporta che prima si effettua la determinazione del trattamento sanzionatorio, nel rispetto dei limiti di natura sostanziale posti dalla legge penale a temperamento del principio del cumulo materiale delle pene, e poi si procede alla diminuzione per il rito di una pena che, a mente degli artt. 73 e 76 c.p., deve essere considerata «unica per ogni effetto giuridico» (e non la mera somma delle pene applicate per ciascun reato).
  • Poiché, dunque, l'applicazione differenziata della riduzione della pena in caso di delitti e contravvenzioni unificati dal vincolo della continuazione tradirebbe la natura unitaria, almeno sul versante sanzionatorio, del reato continuato, deve ritenersi che il giudice, una volta definita la misura del trattamento sanzionatorio tenendo conto dei criteri di individuazione della violazione più grave e dell'eventuale giudizio di comparazione delle circostanze, debba operare, sulla pena unitaria scaturita dal computo, un'unica riduzione per il rito abbreviato, avendo riguardo a quella prevista dall'art. 442 c.p.p. per il reato più grave, su cui è stata parametrata l'entità della pena (2).

(1Cass. pen., sez. VI, 18 gennaio 2024, n. 17842, Cass. pen., sez. II, 4 aprile 2023, n. 33454, Cass. pen., sez. VI, 18 gennaio 2022, n. 4199; Cass. pen., sez. V, 17 settembre 2021, n. 42199; Cass. pen., sez. VI, 25 giugno 2021, n. 28021; Cass. pen., sez. VII, 4 febbraio 2021, n. 16311; Cass. pen., sez. VII, 24 gennaio 2020, dep. 2021, n. 6250; Cass. pen., sez. I, 6 ottobre 2020, dep. 2021, n. 1438; Cass. pen., sez. I, 23 settembre 2020, n. 33051; Cass. pen., sez. fer., 25 agosto 2020, n. 32176; Cass. pen., sez. I, 24 maggio 2019, n. 39087, Cass. pen., sez. II, 27 febbraio 2019, n. 14068.

        

(2Cass. pen., sez. VI, 6 ottobre 2023, n. 51221, Cass. pen., sez. II, 13 settembre 2023, n. 38440, Cass. pen., sez. II, 17 gennaio 2023, n. 40079, Cass. pen., sez. VI, 7 novembre 2022, n. 48834, Cass. pen., sez. III, 6 luglio 2021, n. 41755.

Rimessione alle Sezioni Unite
  • L'Ufficio per l'esame preliminare dei ricorsi della Quinta Sezione penale era chiamato a scrutinare il ricorso per cassazione dell'imputato condannato per il delitto di furto aggravato e per la contravvenzione di cui all'art. 707 c.p.: il ricorrente si doleva della dosimetria della pena, poiché il giudice del rito abbreviato aveva apportato - sulla pena base di mesi 4 di reclusione ed € 200 di multa per il delitto – un aumento di mesi due di reclusione ed € 100 di multa per la contravvenzione, ed aveva infine ridotto di un terzo la pena complessiva finale di mesi 6 di reclusione ed € 300 di multa; il rigoroso ossequio a quanto prescritto dall'art. 442 comma 2, c.p.p. avrebbe invece imposto, ad avviso del ricorrente, di diminuire di un terzo la pena comminata per il delitto, e della metà quella comminata per la contravvenzione.
  • Il Consigliere delegato allo spoglio del ricorso ha dato atto del contrasto sviluppatosi nella giurisprudenza di legittimità, ripercorrendo ed approfondendo i due orientamenti: ha, dunque, trasmesso gli atti alla Prima Presidente della Corte, ai sensi dell'art. 610 comma 2, c.p.p.
  • La Prima Presidente ha conseguenzialmente rimesso il ricorso all'esame delle Sezioni Unite, alle quali è stato rivolto il seguente quesito: «Se, in tema di giudizio abbreviato, la riduzione di cui all'art. 442, comma 2, c.p.p., come modificato dall'art. 1, comma 44, legge 23 ottobre 2017, n. 103, in caso di continuazione tra delitti e contravvenzioni, debba essere operata nella misura unitaria di un terzo ovvero debba essere effettuata distintamente sugli aumenti di pena disposti per le contravvenzioni nella misura della metà e su quelli disposti per i delitti nella misura di un terzo.

Informazione provvisoria

Le Sezioni Unite, all’esito della camera di consiglio del 27 febbraio 2025, hanno affermato i seguenti principi di diritto:

«Nel caso di delitti e contravvenzioni posti in continuazione e oggetto di giudizio abbreviato, la riduzione per il rito ai sensi dell'art. 442, comma 2, c.p.p., come novellato dalla legge 23 giugno 2017, n. 103, va operata, sulla pena inflitta per i delitti, nella misura di un terzo e, sulla pena applicata per le contravvenzioni, nella misura della metà».

«La questione riguardante l'erronea determinazione della diminuente per il giudizio abbreviato in caso di continuazione tra delitti e contravvenzioni è soggetta al principio devolutivo e non può essere dedotta per la prima volta in sede esecutiva, trattandosi di ipotesi afferente a pena illegittima e non illegale».

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