Revocazione straordinaria per la scoperta di documenti decisivi

25 Novembre 2024

Il commento illustra quali sono i presupposti per cui un documento possa essere considerato "decisivo" e, quindi, idoneo a fondare la revocazione straordinaria

Massima

L'agevole possibilità di acquisire per tempo la copia conforme dell'atto di appello sia in sede processuale ex art. 210 c.p.c., sia in sede extraprocessuale ex art. 22 ss., l. n. 241/1990, esclude in radice la sussistenza dei presupposti previsti dall'art. 395, n. 3 c.p.c., facendo difetto sia l'impossibilità di produrre il documento nel giudizio di merito, sia l'ignoranza del documento per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario, sia il ritrovamento del documento dopo la sentenza revocanda.

Il caso

La ricorrente aveva impugnato in cassazione la sentenza di rigetto della Commissione Tributaria in una controversia relativa alla revocazione della sentenza depositata dalla medesima Commissione Tributaria, con cui questa aveva dichiarato l'inammissibilità dell'appello proposto nei confronti del Comune intimato contro la sentenza depositata sull'impugnazione di avviso di accertamento. La Corte di Cassazione aveva rigettato il ricorso contro la predetta sentenza d'appello, rilevando che sulla copia dell'atto di appello notificato tramite consegna diretta mancava la sottoscrizione dell'impiegato del Comune, odierno intimato. Successivamente, a seguito di richiesta di accesso rivolta a prendere visione dell'originale, la ricorrente aveva promosso ricorso straordinario per revocazione sulla base del documento così reperito, ma la Commissione tributaria regionale aveva pronunciato sentenza di absolutio ab instantia per insussistenza dei requisiti previsti dall'art. 395, n. 3 c.p.c. per la revocazione della sentenza impugnata, dovendo escludersi che la mancata produzione del documento, ossia della copia completa dell'atto con attestazione di notifica, fosse imputabile a forza maggiore o a fatto dell'avversario e che, a monte, il documento in questione fosse decisivo per l'esito della controversia.

La questione

L'art. 395 n. 3 c.p.c. pone quale motivo di revocazione straordinaria il ritrovamento, dopo la sentenza, di uno o più documenti decisivi che la parte non abbia potuto produrre in giudizio per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario.

Il dato testuale della norma è chiaro nel richiedere che si tratti di documenti preesistenti alla sentenza revocanda e che soltanto il “ritrovamento” sia successivo alla pronuncia della stessa. Si è infatti precisato che la sentenza pronunciata dopo il passaggio in giudicato della sentenza da revocare, anche quando i fatti in essa accertati siano preesistenti a quest'ultima, non costituisce atto idoneo poiché è necessario che il documento decisivo, non potuto produrre in giudizio per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario, preesista alla sentenza impugnata (Cass. civ., sez. V, 23 gennaio 2023, n. 1914; Cass. civ., sez. V, 30 giugno 2022, n. 20945; Cass. civ., sez. V, 17 maggio 2019, n. 13331; Cass. civ., sez. V, 13 giugno 2018, n. 15456; Cass. civ., sez. III, 7 maggio 2014, n. 9865, tutte citate in motivazione).

Il principio è pacifico in giurisprudenza ed è stato ribadito anche dalle Sezioni Unite, le quali hanno precisato che il carattere di impugnazione eccezionale della revocazione, per i soli motivi tassativamente indicati dall'art. 395 c.p.c., comporta l'inammissibilità di ogni censura non compresa in detta tassativa elencazione ed esclude di conseguenza anche la deduzione di vizi e di nullità afferenti alle pregresse fasi processuali che restano deducibili con le ordinarie impugnazioni, se e nei modi in cui possano essere ancora proposte. In particolare, il presupposto della domanda di revocazione di cui all'art. 395, n. 3 c.p.c., è che il documento decisivo, non potuto produrre in giudizio per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario, preesista alla sentenza impugnata (Cass. civ., sez. un., 25 luglio 2007, n. 16402 ed altre riportate in motivazione).

Inoltre in giurisprudenza di legittimità si è chiarito che l'ipotesi di revocazione di cui all'art. 395, n. 3 c.p.c.  presuppone che il documento decisivo - non potuto produrre in giudizio per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario - preesista alla decisione impugnata, tenendo conto dell'uso dell'espressione «sono stati trovati» contenuta nel citato n. 3, alla quale fa riscontro il termine «recupero» adottato nei successivi artt. 396 e 398 c.p.c. essendo insufficiente che anteriore alla decisione sia il «fatto» rappresentato nel documento (Cass. civ., sez. I, 18 maggio 1996, n. 4610 e altre citate in motivazione), principio che si collega a quello sopra esposto secondo cui la sentenza pronunciata dopo il passaggio in giudicato della sentenza da revocare non è atto idoneo perché il documento decisivo deve “preesistere” alla sentenza da revocare.

Peraltro la decisività del documento, ai fini della proponibilità della domanda di revocazione a norma dell'art. 395, n. 3, c.p.c., postula che esso sia idoneo, mediante la prova diretta dei fatti di causa, a provocare una statuizione diversa, evidenziando che il giudice della sentenza revocanda avrebbe adottato una pronuncia di segno opposto ove ne avesse avuto conoscenza. Ne consegue che una siffatta decisività vada negata quando l'atto ritrovato possa offrire semplici elementi indiziari, utilizzabili per dimostrare quei fatti esclusivamente nel concorso con altri dati (Cass. civ., sez. lav., 11 ottobre 2023, n. 28389 e altre riportate in motivazione).

Peraltro la decisività del documento, ai fini della proponibilità della domanda di revocazione postula che esso sia idoneo, mediante la prova diretta dei fatti di causa, a provocare una statuizione diversa, evidenziando che il giudice della sentenza revocanda avrebbe adottato una pronuncia di segno opposto ove ne avesse avuto conoscenza. Ne consegue che una siffatta decisività vada negata non soltanto quando l'atto ritrovato possa offrire semplici elementi indiziari, utilizzabili per dimostrare quei fatti esclusivamente nel concorso con altri dati, ma anche quando dia la prova diretta di un fatto che non sia stato ritenuto determinante per la definizione della contesa e che potrebbe palesarsi risolutivo solo in esito ad una revisione dell'apprezzamento della sua irrilevanza (in termini Cass. civ., sez. I, 29 aprile 2004, n. 13650 e altre citate in motivazione).

Le soluzioni giuridiche

Premesso quanto esposto supra, in termini generali rispetto alla disciplina della revocazione ex art. 395, n. 3 c.p.c., la Corte puntualizza altresì, con specifico riguardo alla fattispecie oggetto della sentenza in commento, che ai fini dell'ammissibilità di questa impugnazione straordinaria è necessario non soltanto il rispetto dei termini ex artt. 325 e 326 c.p.c. ma anche che la parte indichi nel ricorso sia le ragioni che hanno impedito al ricorrente di produrre i documenti ritrovati in ritardo, sia quelle relative alla decisività dei documenti stessi.

Incombe di conseguenza sulla parte che non ha potuto produrre i documenti e che afferma sarebbero stati decisivi nel giudizio di merito, l'onere di provare, con particolare rigore quando si tratta di documenti esistenti presso una P.A., che l'ignoranza dell'esistenza del documento non è dipesa da colpa o negligenza, ma da fatto dell'avversario o da causa maggiore. La giurisprudenza di legittimità è pacifica anche su questo punto, avendo affermato in più occasioni il principio in questione (Cass. civ., sez. lav., 20 ottobre 2014, n. 22159; Cass. civ., sez. II, 25 ottobre 2018, n. 27059, cit.; Cass. civ., sez. 6, 3 novembre 2016, n. 22246; Cass. civ., sez. lav., 11 ottobre 2023, n. 28389, cit.; Cass. civ., sez. V, 19 ottobre 2023, n. 29122). Si deve inoltre ricordare che l'accertamento dell'assenza di colpa o negligenza costituisce apprezzamento di merito non sindacabile in Cassazione (in tal senso si possono confrontare Cass. civ., sez. II, 12 giugno 1964, n. 1481, nonché la citata Cass. civ., sez. lav., 20 ottobre 2014, n. 22159, in motivazione).

Secondo la prospettazione del ricorrente il documento decisivo, il cui ritrovamento avrebbe fatto scattare il decorso dei trenta giorni per la proposizione della revocazione straordinaria, sarebbe dato dalla copia conforme all'originale dell'appello detenuto presso l'ente impositore, che però l'avrebbe messa a disposizione del ricorrente, nella versione completa con indicazione del numero di protocollo, che invece mancava nella copia restituita al contribuente dopo la notifica ex art. 53 d.lgs. n. 546/1992, soltanto all'esito della richiesta di accesso ai sensi degli artt. 22 e ss. l. n. 241/1990.

Tuttavia, secondo l'insindacabile apprezzamento del giudice della revocazione, le risultanze processuali escludevano sia il presupposto che l'ignoranza sull'esistenza e sulla reperibilità del documento in questione fosse dipesa da causa di forza maggiore o da fatto dell'avversario, sia l'altro presupposto che il documento fosse “decisivo”, cioè astrattamente idoneo a sovvertire l'esito del giudizio.

Inoltre la possibilità, senz'altro facile, di ottenere per tempo la copia conforme dell'atto di appello con l'attestazione della ricevuta di consegna all'ente impositore, sia in sede processuale ex art. 210 c.p.c. cioè tramite la richiesta di esibizione, sia in sede extraprocessuale, cioè tramite la richiesta di accesso ex artt. 22 e ss., l. n. 241/1990, escludeva in radice la sussistenza dei presupposti di cui all'art. 395, n. 3 c.p.c., perché nel caso di specie mancava sia l'impossibilità di produrre il documento nel giudizio di merito, sia l'ignoranza dell'esistenza del documento per causa di forza maggiore o per fatto dell'avversario, sia, infine, il ritrovamento del documento dopo la sentenza da revocare.

Ciò basta, secondo la Corte, per rendere superfluo ogni ulteriore apprezzamento sulla decisività del documento per risolvere la controversia che, comunque, mancava a causa dell'insufficienza dell'indicazione del numero di protocollo a sanare la carente sottoscrizione dell'impiegato addetto. Infatti, come ribadito anche da un precedente conforme la notificazione del ricorso introduttivo o dell'appello nel processo tributario - effettuata «all'ufficio del Ministero delle Finanze ed all'ente locale mediante consegna all'impiegato addetto che ne rilascia ricevuta sulla copia», ai sensi del rinvio operato dagli artt. 20 e 53 d.lgs. n. 546/1992 all'art. 16, comma 3, dello stesso d.lgs., è valida se, sulla copia dell'atto depositato privo della dichiarazione di ricevuta, la sottoscrizione dell'impiegato addetto è accompagnata dall'apposizione del timbro dell'ufficio ricevente con l'indicazione della data di consegna, essendo sufficiente tale adempimento a garantirne il rituale ricevimento da parte del destinatario (Cass. civ., sez. V, 11 giugno 2024, n. 16223).

Conseguentemente la sentenza impugnata ha correttamente rigettato il ricorso per revocazione straordinaria mancando in modo evidente i presupposti previsti dall'art. 395, n. 3 c.p.c.

Osservazioni

Il principio esposto nella sentenza in commento è sostanzialmente pacifico nella giurisprudenza di legittimità.

La sentenza stessa rappresenta peraltro l'occasione per un completo excursus sulla corretta esegesi ed applicazione dell'art. 395, n. 3 c.p.c. in tutti i suoi presupposti e, in particolare, sulla necessità del ritrovamento “successivo” del documento e sulla decisività.

Con riferimento a quest'ultimo presupposto è principio già esposto nella giurisprudenza del Supremo Collegio quello che ai fini della revocazione straordinaria ex art. 395, n. 3 c.p.c., il requisito della decisività del documento deve essere escluso quando questo non sia, per la sua specifica natura, destinato a costituire la prova di un determinato fatto, ma sia soltanto un mezzo di conoscenza di un fatto decisivo che prima si ignorava e di cui l'interessato si poteva procurare in altro modo la conoscenza. Viceversa è sufficiente ad integrare l'assenza di colpa nella mancata produzione il fatto di non aver potuto chiedere nemmeno l'esibizione del documento, per avere incolpevolmente ignorato la sua esistenza e la persona che lo deteneva (Cass. civ., sez. VI, 20 dicembre 2011, n. 27832), presupposto che nella fattispecie in commento sicuramente mancava.

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