Infortunio mortale del lavoratore: responsabilità del CdA tra conferimenti di deleghe e carenze di procedimentalizzazione dell’attività produttiva
05 Dicembre 2024
Massima In tema di identificazione delle responsabilità penali all'interno delle strutture organizzative complesse, la Suprema Corte ha avallato il filone ermeneutico di legittimità che riconosce: «Il fatto che nel primo caso venga in rilievo il trasferimento di alcune funzioni e nel secondo caso la concentrazione dell'esercizio (rectius: della gestione) della funzione, determina conseguenze in ordine al contenuto della delega, nonché in ordine alla modulazione dei rapporti fra deleganti e delegati. Sotto il primo profilo, ad esempio, mentre nella disciplina dettata dall'art. 16 D. Lgs. n. 81 del 2008, il conferimento del potere di spesa è requisito essenziale della delega di funzioni e deve essere adeguato in relazione alle necessità connesse allo svolgimento delle funzioni delegate, nella disciplina della delega gestoria, che, si ricorda, è rilasciata a un soggetto già investito della funzione datoriale e dei relativi poteri ivi compreso quello di spesa, non vi è analogo riferimento. Mentre non sono delegabili da parte del datore di lavoro ai sensi del citato art. 16 gli obblighi che costituiscono l'essenza della funzione datoriale e della sua preminente posizione di garante, ovvero la valutazione del rischio, preordinata alla pianificazione e predisposizione delle misure necessarie, e la nomina del responsabile del servizio prevenzione e protezione, la delega gestoria permette che tali adempimenti vengano eseguiti dal delegato, mutando il contenuto del dovere prevenzionistico facente capo ai deleganti. L'attività di vigilanza richiesta dall'art. 16, comma 3, D. Lgs. n. 81 del 2008, infatti, è differente dal dovere di controllo imposto ai membri del consiglio di amministrazione deleganti, che, come visto, dev'essere ricondotto agli obblighi civilistici di cui agli artt. 2381, comma 3, e 2932, comma 2, cod. civ. In tale ultimo caso, stante la concentrazione dell'esercizio dei poteri in capo a una figura che è già datore di lavoro, a riguardo dei deleganti si potrà configurare un dovere di verifica sulla base del flusso informativo, dell'assetto organizzativo generale e un vero e proprio potere di intervento anche con riferimento all'adozione di singole misure specifiche nel caso in cui vengano a conoscenza di fatti pregiudizievoli, id est di situazioni di rischio non adeguatamente governate. In conseguenza della violazione di tali obblighi, i membri del consiglio d'amministrazione potranno essere ritenuti responsabili di violazione alla normativa antinfortunistica e degli eventi causalmente collegati». Il caso La responsabilità penale dei componenti del Consiglio di Amministrazione della società costruttrice per l'infortunio mortale del dipendente dell'impresa committente. La Corte di Appello di Milano, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha confermato la pronuncia di condanna emessa nei confronti del presidente e dei membri del Consiglio di Amministrazione della società costruttrice e posatrice di lastre in cemento armato per l'esecuzione di una vasca di raccolta delle acque torrenziali da parte dell'impresa committente, a causa dell'infortunio fatale del dipendente di quest'ultima, rimasto travolto da una lastra erroneamente fissata all'atto della relativa installazione. La questione È necessario definire, nelle organizzazioni aziendali complesse, i margini di responsabilità del datore di lavoro, stante il conferimento di deleghe in materia antinfortunistica a diverse figure individuate ad hoc. Nel caso di specie, la Suprema Corte ha confermato l'orientamento giurisprudenziale delineatosi attorno all'organo di gestione titolare della posizione di garanzia, il quale, nonostante abbia conferito deleghe in materia antinfortunistica, non è esonerato dal giudizio di responsabilità in presenza di gravissime carenze di procedimentalizzazione dell'attività produttiva, sempre che l'evento sia il risultato della concretizzazione di tali deficit organizzativi. La soluzione giuridica All'interno delle strutture complesse, il Consiglio di Amministrazione, pur in caso di delega gestoria e di delega di funzioni, è titolare del dovere di vigilanza sull'andamento della gestione e del potere finalizzato all'esercizio della facoltà d'intervento in funzione sostitutiva, restando onerato di governare il rischio laddove l'evento lesivo non sia il mero prodotto di disfunzioni occasionali, ma venga determinato da difetti strutturali aziendali ovvero del processo produttivo. La sentenza della Quarta Sezione penale della Corte di cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dai vertici dell'impresa costruttrice e posatrice, confermando la pronuncia di condanna emessa dalla Corte di Appello di Milano a carico di questi ultimi. La Suprema Corte ha dunque confermato il filone giurisprudenziale che riconosce la responsabilità penale del datore di lavoro non in ragione della mera posizione rivestita, ma in virtù dello specifico riferimento alle gravissime carenze organizzative ad esso imputabili e consistenti nell'accertata assenza di programmazione dell'attività produttiva. Nel caso di specie, infatti, la Corte territoriale ha confermato la condanna emessa in primo grado a carico dei componenti del Consiglio di Amministrazione della società di capitali costruttrice e posatrice di lastre in cemento armato per la vasca di raccolta delle acque torrenziali da parte della società committente e appaltatrice delle opere di realizzazione della terza corsia dell'autostrada A9. In particolare, l'infortunio si è verificato durante il getto di calcestruzzo tra la vasca di contenimento delle acque e le lastre prefabbricate e installate dalla società posatrice, quando un operaio della committente è stato travolto da una lastra improvvisamente rovesciatasi a causa di gravissimi errori commessi in sede di produzione e installazione. La responsabilità per il delitto di omicidio colposo è stata così ascritta in capo ai componenti del Consiglio di Amministrazione, oltreché al responsabile di stabilimento, all'addetto alla produzione e caporeparto, al lavoratore dipendente esecutore delle modifiche (condannati in primo grado non appellanti), nonché al responsabile del servizio qualità e al capocantiere-direttore tecnico di cantiere responsabile del montaggio delle lastre (appellanti non ricorrenti), per non aver impedito la morte dell'addetto della committente durante le operazioni di posa del calcestruzzo. Con i propri motivi di doglianza, quindi, i ricorrenti hanno lamentato che i giudizi di merito abbiano riconosciuto a proprio carico una mera responsabilità di posizione, nonostante l'esistenza di altri garanti, il conferimento di deleghe caratterizzanti la specifica realtà organizzativa e il comportamento abnorme dell'addetto della committenza che era intervenuto nella modificazione della lastra, in grado di innescare un rischio eccentrico e recidere così il collegamento eziologico con l'exitus verificatosi. Nel riconoscere l'infondatezza dei ricorsi, la Corte di cassazione ha però sottolineato l'irrilevanza, ai fini del giudizio di responsabilità dei membri del Consiglio di Amministrazione, delle deleghe di gestione e di funzioni conferite, poiché l'infortunio è stato il risultato della concretizzazione della totale carenza di un'effettiva procedimentalizzazione dell'attività produttiva quale politica aziendale volta a subordinare le esigenze della sicurezza rispetto al profitto. In sintesi, all'interno delle strutture complesse, il vertice datoriale, pur in presenza di delega gestoria e di delega di funzioni, resta obbligato alla vigilanza sull'andamento della gestione e all'esercizio del potere d'intervento in funzione sostitutiva, laddove l'evento abbia concretizzato il rischio specifico a cui è chiamato a governare. Osservazioni La pronuncia in commento avalla l'orientamento maggioritario della Suprema Corte in materia di responsabilità del vertice aziendale, ripercorrendone i confini alla luce degli effetti della delega gestoriaex art. 2381 c.c., nella quale assumono rilevanza i criteri di ripartizione dei ruoli e delle responsabilità tra gli amministratori dell'ambito societario caratterizzato da strutture più o meno articolate, oltreché della delega di funzioni di cui all'art. 16 D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81, in cui assume rilievo la traslazione di alcuni poteri e doveri di natura prevenzionistica. La delega gestoria, invero, è un istituto finalizzato a garantire un adempimento più efficiente della funzione gestoria, oltreché ad assicurare la specializzazione delle funzioni attraverso la valorizzazione delle competenze e delle professionalità esistenti all'interno dell'organo gestorio in composizione collegiale delle società di capitali in cui l'identificazione della posizione datoriale è più complessa, anche in ragione dei numerosi modelli di amministrazione previsti dal diritto societario (Cass. Pen., Sez. IV, 20 ottobre 2022, n. 8476). In caso di delega di funzioni, invece, resta in ogni caso in capo al datore di lavoro delegante un preciso dovere di vigilanza in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle funzioni trasferite e, prima ancora, un preciso dovere di individuare quale destinatario dei poteri e delle attribuzioni un soggetto dotato delle professionalità e delle competenze necessarie. Sotto il profilo della responsabilità, ne deriva che il soggetto delegante può essere sempre chiamato a rispondere degli eventi illeciti in caso di culpa in eligendo o di culpa in vigilando che abbia avuto un ruolo eziologico rispetto agli accadimenti (ex plurimis, Cass. Pen., Sez. Un., 24 aprile 2014, n. 38343). Peraltro, nell'individuazione della responsabilità della posizione datoriale delegante, per non incorrere nel rischio di configurare – in contrasto con la previsione dell'istituto della delega – una responsabilità di posizione, la vigilanza non deve guardare al contenuto delle singole scelte, ma al complessivo adempimento del debito di protezione e controllo cui è obbligato al delegato (Cass. Pen., Sez. IV, 21 aprile 2016, n. 22837; Sez. IV, 1° febbraio 2012, n. 10702). In altri termini, da un lato, la delega prevista dall'art. 16 D.Lgs. n. 81/2008 implica la traslazione di poteri e correlati obblighi dal datore di lavoro ad altri soggetti non qualificabili come tali e che non lo diventano a seguito del relativo conferimento; dall'altro, la delega ex art. 2381 c.c., in caso di società connotate da un'organizzazione complessa, consente di concentrare solo su alcuni soggetti i poteri decisionali e di spesa connessi alla funzione datoriale esercitata in forma collegiale dal Consiglio di Amministrazione. Pertanto, viene riconosciuto che gli obblighi datoriali nelle società di capitali ricadano su tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione fino alla delega validamente conferita della posizione di garanzia (Cass. Pen., Sez. IV, 1° febbraio 2017, n. 8118, Ottavi, Rv. 269133/01), ma non quando l'evento, come nel caso di specie, sia determinato dalla concretizzazione della totale mancanza di procedimentalizzazione effettiva dell'attività produttiva, nell'ottica di una prassi aziendale che antepone il profitto al credito di sicurezza vantato dal lavoratore. Infatti, la piena assenza di programmazione emersa nei giudizi di merito in relazione alle procedure di controllo sull'effettiva idoneità tecnica del prefabbricato, di fatto, ha reso fittizia la vigilanza del garante sulle specifiche tecniche in grado di evitare il rischio di ribaltamento della lastra di cemento. Inoltre, il corredo motivazionale del provvedimento in esame conduce altresì ad escludere ogni possibile interruzione del nesso causale per comportamento abnorme dell'intervenuto addetto della committente, vista la mancata eccentricità del rischio che sarebbe stato innescato rispetto al pericolo di ribaltamento su cui il Consiglio di Amministrazione era invece chiamato a governare (Cass. Pen., Sez. Un., 24 aprile 2014, n. 38343; Cass. Pen., Sez. IV, 11 maggio 2022, n. 30814; Cass. Pen., Sez. IV, 13 dicembre 2016, n. 15124). Riferimenti bibliografici minimi R. Blaiotta, Diritto penale e sicurezza sul lavoro, Torino, 2023. E. R. Belfiore, La responsabilità del datore e dell'impresa per infortuni sul lavoro, in Arch. Pen., 2011, n. 2. F. Consulich, Manuale di diritto penale del lavoro, Torino, 2024. E. Mezzetti, Autore del reato e divieto di “regresso” nella società del rischio, Napoli, 2021. V. Mongillo, La delega di funzioni in materia di sicurezza del lavoro, in Dir. Pen. Cont., 2012, 6 e ss. E. Nagni, Il comportamento del lavoratore come fattore di interruzione del nesso causale: nota a Cass. pen., sez. IV, n. 40002 dell'8 novembre 2021, in Dir. Pen. Proc., 2022, n. 5. T. Padovani, La delega di funzioni, tra vecchio e nuovo sistema di prevenzione antinfortunistica, in Cass. Pen., 2011, 1586 e ss. D. Piva, Legalità e sicurezza nei lavori in appalto: qualità dell'impresa e gestione dei rischi interferenziali. Tra posizioni di garanzie “primarie” e “secondarie, colpa grave e organizzativa del committente, in L. Foffani, G. Pellacani, R. Orlandi, L. Lodi (a cura di), La dimensione dinamica della salute e della sicurezza sul lavoro nel contesto locale: sistemi produttivi, modelli di prevenzione e responsabilità penale, Torino, 2024. D. Piva, La responsabilità del “vertice” per organizzazione difettosa nel diritto penale del lavoro, Napoli, 2011. |