Processo penale telematico: il D.M. n. 206/2024Fonte: DM 27 dicembre 2024 n. 206
03 Gennaio 2025
Premessa Pubblicato in Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n. 304) il 30 dicembre 2024, il Decreto n. 206 intitolato Regolamento concernente modifiche al decreto 29 dicembre 2023, n. 217 in materia di processo penale telematico, è entrato in vigore il medesimo giorno di pubblicazione. Certamente non si può dire di essere stati colti alla sprovvista poiché da tempo era noto come al Ministero stessero lavorando ad alcuni accomodamenti al regolamento n. 217/2023 ed alle scansioni temporali ivi previste. Le tempistiche sono le medesime dello scorso anno, e costringono gli operatori del diritto ad interrompere qualunque vacanza per dedicarsi all'esegesi di un testo che sempre più denuncia l'essere il portato di revirement e di compromessi operati per non scontentare troppo taluni, ma senza al contempo mostrarsi statici, rischiando di perdere i fondi del PNRR. Esaminando il testo normativo si deve prima di tutto rilevare come il decreto muova dal tentativo di dare generalizzata applicazione dell'art. 111-bis c.p.p., quantomeno alla ivi prevista, esclusiva modalità di deposito degli atti del processo penale (…il deposito di atti, documenti, richieste, memorie ha luogo esclusivamente con modalità telematiche…), introducendo poi il consueto articolato sistema di deroghe che permette ancora per determinate fasi, avanti a determinati uffici giudiziari, per distinte categorie di attori processuali il deposito non telematico, ossia in forma cartacea o a mezzo PEC. La trasmissione degli atti a mezzo PEC rimane indicata come equivalente al deposito degli atti su supporto cartaceo, richiamando anche questo decreto (come già il precedente n. 217) l'art. 87-bis del d.lgs. n. 150/2022, la normativa transitoria alla riforma “Cartabia”. La (parziale) proroga per gli utenti abilitati interni L'art. 1 del decreto sostituisce l'art. 3 del D.M. n. 217/2023, differendo sostanzialmente di un altro anno l'obbligo di deposito telematico per magistrati e uffici giudiziari in genere (gli utenti abilitati interni) con l'eccezione già prevista riferita ai depositi da effettuarsi nella fase relativa all'archiviazione del procedimento (artt. 408,409,410,411 e 415 c.p.p.) ed alla riapertura delle indagini (art. 414), cui si aggiunge l'obbligo di deposito nella fase dell'udienza preliminare (libro V, titolo IX), nei procedimenti di applicazione della pena su richiesta delle parti (libro VI, titolo II), in quelli per decreto (titolo V) e di sospensione del procedimento con messa alla prova (titolo V-bis). Tale deroga riguarda espressamente i depositi negli uffici giudiziari indicati alle lettere a), b) e c) dell'art. 1 e dunque procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, procura europea e sezione del giudice delle indagini preliminari del tribunale ordinario. Il differimento predetto (con le correlate eccezioni) per gli utenti abilitati interni, non involge dunque la fase predibattimentale e dibattimentale del processo, non venendo richiamata in tale sede la lettera d), ossia il tribunale ordinario, parimenti alla procura generale presso la corte di appello, limitatamente alla fase di avocazione (lett. e). In sintesi: obbligo di deposito nella fase dell'archiviazione, dell'udienza preliminare, nel patteggiamento, nel procedimento per decreto, nella messa alla prova e nel giudizio di primo grado sino al 31 dicembre 2025. Permane inoltre la possibilità di procedere in maniera tradizionale all'iscrizione delle notizie di reato ai sensi dell'art. 335 c.p.p. sino al 31 marzo 2025. Alla medesima data si renderà altresì obbligatorio per entrambe le tipologie di utenti (interni ed esterni) il deposito di atti, documenti, richieste e memorie relativi al giudizio abbreviato (libro VI, titolo I), a quello per direttissima (titolo III) e immediato (titolo IV). I nuovi obblighi di deposito per i difensori e qualche indicazione operativa Nessuna sorpresa nell'avanzamento imposto agli utenti abilitati esterni, che saranno soggetti all'obbligo di deposito telematico (tramite Portale) negli uffici indicati dal comma 1 dell'art. 1, e dunque procura della Repubblica presso il tribunale ordinario, procura europea, sezione del Giudice delle indagini preliminari del tribunale ordinario, tribunale ordinario e procura generale presso la corte di appello, limitatamente alla fase di avocazione. L'obbligo involge pertanto la fase delle indagini preliminari e quella dell'archiviazione (entrambe già previste dal precedente decreto), la fase dell'udienza preliminare, il patteggiamento, il procedimento per decreto, la messa alla prova, l'intero giudizio di primo grado sino alla presentazione delle impugnazioni da depositarsi presso gli uffici indicati (GIP o tribunale). Non è stata reiterata l'indicazione dell'obbligatorietà di deposito di nomine, revoche, rinunce al mandato da parte del difensore che nel precedente decreto imponeva l'uso del portale avanti gli uffici elencati (procure, tribunale e corte d'appello) e nelle fasi legittimate (esclusa dunque la fase delle misure cautelari, delle misure di prevenzione e quella dei rapporti giurisdizionali con autorità straniere). L'estensione delle fasi e degli uffici giudiziari interessati ai nuovi obblighi, pare rendere superflua la specifica indicazione, trattandosi certamente di “atti”, come tali soggetti necessariamente all'obbligo di deposito telematico, eccezion fatta per i depositi di nomine, rinunce e revoche avanti alla corte d'appello, non più soggette all'obbligo di deposito su portale, ma – ovviamente – solo ove si tratti di atti successivi alla presentazione dell'impugnazione e dunque indirizzati al giudice ad quem. Quanto alla costituzione di parte civile, si dovrà distinguere l'obbligo di depositare l'atto telematicamente ove il deposito avvenga fuori udienza, dalla possibilità di effettuare l'attività in udienza nelle forme tradizionali, giusto il disposto dell'art. 78 c.p.p. che consente la presentazione della dichiarazione in udienza, in via alternativa al deposito in cancelleria. Pare inoltre potersi altresì ritenere consentita la produzione e la relativa acquisizione di documentazione nel corso dell'udienza, trattandosi appunto non di “depositi” ma di “produzioni”. Il vero motivo di preoccupazione resta l'obbligatorietà dei depositi telematici di atti soggetti a termini decadenziali ai sensi dell'art. 173 c.p.p., ora comprensivi di lista testimoniale e soprattutto delle impugnazioni, in ragione delle perduranti, note incertezze nella visibilità dei procedimenti nei quali si dovrebbe operare, soprattutto per i fascicoli con nomina risalente o con designazione di un difensore d'ufficio, ragione per la quale l'avvocatura penalistica da tempo invoca una precisa deroga all'avanzamento, con possibilità di utilizzare anche le classiche modalità di deposito (cartaceo e PEC). Le prossime scadenze Si è già detto del 31 marzo 2025 quando diventerà obbligatorio il deposito di atti, documenti, richieste e memorie nel giudizio abbreviato, per direttissima e immediato, attualmente solo facoltizzati, così come facoltativi sono oggi e per tutto il 2025 i depositi su portale nei procedimenti regolati dal libro IV del codice di procedura penale (misure cautelari) ed in quelli relativi alle impugnazioni in materia di sequestro probatorio. Ed ancora slitta di un anno (addirittura di un anno e mezzo per corte d'appello, corte di cassazione e relative procure generali) il coinvolgimento obbligatorio degli uffici di giudice di pace, procura e tribunale per i minorenni, tribunale di sorveglianza corte di appello, corte di cassazione e relative procure generali. L'obbligo di deposito per questi uffici è previsto con decorrenza 1° gennaio 2027, attualmente solo giudice di pace, corte d'appello e procura generale presso la stessa sono raggiunte da portale ma solo a livello facoltativo e solo per i difensori. In corso d'anno potrebbero verificarsi avanzamenti che consentirebbero l'utilizzo del portale per entrambe le tipologie di utenti e per tutti gli uffici indicati. Sarà necessario un provvedimento del Capo Dipartimento dell'innovazione tecnologica del Ministero della Giustizia che attesti la funzionalità dei sistemi in relazione alle possibilità di deposito attualmente non previste. Conclusioni e prospettive Si tratta all'evidenza di una progressione meno disorganica delle precedenti, indirizzata verso un minore squilibrio sia per fasi che per parti ma che trova pur sempre la sua genesi nella ormai riconosciuta ancora inadeguata preparazione dei soggetti “abilitati interni”; sul punto è chiara la Relazione Illustrativa al D.M. in commento laddove evidenzia la necessità di “assicurare agli uffici giudiziari un congruo periodo di sperimentazione del regime c.d. a “doppio binario” (con depositi sia attraverso il mezzo telematico che su carta), in modo da assicurare a tutti i soggetti che operano nel processo penale la necessaria fase di adattamento”. Il Ministero ha, dunque, concesso ulteriori deroghe alle lacune formative degli utenti abilitati interni mentre si è dimostrato sordo ai ripetuti moniti, lanciati dall'avvocatura in generale e da quella penalista associata in particolare, relativi alle conseguenze devastanti che possono essere figlie proprio di quella scarsa preparazione: troppe sono ancora oggi le criticità in ordine alla visibilità dei fascicoli, visibilità che è condicio sine qua non per il deposito di atti successivi, primi fra tutti quelli soggetti a termini di decadenza. Per questi è, dunque, quanto mai auspicabile un intervento correttivo che consenta ancora il deposito analogico (cartaceo o mezzo PEC). La completa attuazione del giusto processo penale telematico passa inesorabilmente attraverso la piena ed effettiva possibilità di esercitare il diritto di difesa. |