Correttivo alla Riforma Cartabia: le novità sul rito lavoro

13 Gennaio 2025

Sulla G.U. 11 novembre 2024, n. 264, è stato pubblicato il d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, recante “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, recante attuazione della legge 26 novembre 2021, n. 206, recante delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata”. Si sintetizzano di seguito le disposizioni che modificano la disciplina delle controversie in materia di lavoro.

Attraverso il Correttivo alla cd. Riforma Cartabia (d. lgs. n. 164/2024), con riguardo alle norme che disciplinano specificamente il rito lavoro, il Legislatore ha apportato delle modifiche di carattere marginale, finalizzate essenzialmente ad adeguare le disposizioni codicistiche al cd. processo telematico.

Impattano tuttavia sul rito lavoro anche le modifiche delle Disposizioni generali di cui al Libro I del codice.

Di seguito, si analizzano sinteticamente le specifiche disposizioni dettate con riguardo al rito lavoro e le modifiche alle Disposizioni generali che esplicano un impatto più rilevante sul rito lavoro, anche alla luce delle questioni interpretative sorte a seguito delle novità introdotte dalla cd. Riforma Cartabia (d. lgs. n. 149/2022) sulla scorta della normativa emergenziale. Si precisa, infine, l'ambito di applicabilità ratione temporis delle nuove disposizioni.

Art. 3 – Modifiche al codice di procedura civile

Il comma 5 dell'art. 3 del d. lgs. n. 164 del 2024 disciplina le modifiche apportate al Titolo IV del Libro II del codice di procedura civile, relativo alle Controversie in materia di lavoro.

In particolare, le lett. a) e c) del comma 5 modificano gli artt. 414 e 416 c.p.c., che disciplinano rispettivamente il contenuto del ricorso introduttivo e la costituzione del convenuto, espungendo i riferimenti alla dichiarazione di residenza ed all'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice adito, tenuto conto che, quando le parti sono rappresentate da un avvocato, tutte le comunicazioni e notificazioni sono effettuate tramite PEC.

La lett. a), analogamente a quanto ora disposto dall'art. 163 c.p.c., inserisce inoltre nell'art. 414, n. 2) c.p.c., quale contenuto necessario del ricorso introduttivo, l'indicazione del codice fiscale di parti e difensori, nonché l'indirizzo PEC del convenuto che risulti da pubblici elenchi, presso cui dovrà dunque avvenire la notifica dell'atto introduttivo.

La lett. d) modifica l'art. 417 c.p.c., relativo alla costituzione e difesa personale delle parti aggiungendo, all'indicazione del domicilio eletto, la facoltà per la parte che stia in giudizio personalmente di indicare il proprio indirizzo PEC o il proprio domicilio digitale eletto, innovazione che mira, da un lato, a semplificare gli adempimenti di cancelleria e, dall'altro, a sollevare la parte dall'onere di verificare presso la cancelleria se le siano state rivolte comunicazioni o notificazioni.

La lett. h) modifica invece l'art. 434 c.p.c. in coerenza con le modifiche apportate all'art. 342 c.p.c. in punto di contenuto dell'atto di appello, al fine di evidenziare che i canoni di chiarezza, sintesi e specificità non costituiscono di per sé requisiti di ammissibilità dell'appello, diversamente dall'indicazione – per ciascun motivo di gravame – dello specifico capo della decisione che si intende impugnare, con precisazione delle relative censure in fatto ed in diritto, elementi questi richiesti invece a pena di inammissibilità.

Le lett. b), e), f), g), h), i) e l), infine, espungono rispettivamente dagli artt. 415, 420, 420-bis,  426, 434, 436 e 445-bis c.p.c. ogni riferimento ai depositi in cancelleria, considerato che tutti i depositi devono ora avvenire telematicamente, in particolare il deposito: del ricorso introduttivo del giudizio di primo grado; delle note difensive, in caso di rinvio dell'udienza di discussione; del ricorso per cassazione, in caso di questione pregiudiziale concernente efficacia validità ed interpretazione di contratti e accordi collettivi nazionali; delle memorie integrative degli atti introduttivi, in caso di conversione del rito; del ricorso in appello; del fascicolo e della memoria difensiva dell'appellato; delle contestazioni alle conclusioni rassegnate dal CTU in sede di ATP.

Il comma 1 dell'art. 3 del d. lgs. n. 164 del 2024 disciplina le modifiche apportate al Libro I del codice di procedura civile, relativo alle Disposizioni generali in materia di processo civile.

Tra queste, appaiono di rilevante impatto sul rito lavoro le modifiche apportate dalle lett. i) e l) agli artt. 127-ter e 128 c.p.c., rispettivamente in materia di udienza cd. a trattazione scritta e udienza pubblica.

In particolare, la lett. i) modifica i commi primo, secondo e quinto dell'art. 127-ter c.p.c. aggiungendo in ciascuno un periodo, a mente del quale rispettivamente:

  • L'udienza non può essere sostituita [dal deposito di note scritte] quando la presenza personale delle parti è prescritta dalla legge o disposta dal giudice” (primo comma),
  • Nel caso previsto dall'articolo 128, se una delle parti si oppone [alla trattazione scritta] il giudice revoca il provvedimento e fissa l'udienza pubblica” (secondo comma), e
  • Il provvedimento depositato entro il giorno successivo alla scadenza del termine [assegnato per il deposito delle note scritte] si considera letto in udienza” (quinto comma).

La lett. l) aggiunge invece all'art. 128 c.p.c. l'espressa previsione per cui “Il giudice può altresì disporre la sostituzione dell'udienza [pubblica] ai sensi dell'articolo 127-ter, salvo che una delle parti si opponga”.

Tali aggiunte – che nell'ambito del rito civile ordinario, nell'intenzione del legislatore, sono volte da un lato a valorizzare l'impiego dell'udienza a trattazione scritta, onde evitare che le udienze in presenza vengano appesantite senza alcuna concreta utilità e, dall'altro, a garantire la trattazione in presenza ogni qual volta l'interlocuzione tra il giudice e le parti risulti necessaria ai fini della formazione del libero convincimento del giudice, dell'esercizio del diritto di difesa o della definizione conciliativa della lite – nell'ambito del rito lavoro appaiono dirette a risolvere i noti dubbi interpretativi sorti in ordine ai limiti di compatibilità della trattazione scritta con i principi dell'oralità immediatezza e concentrazione che caratterizzano il predetto rito speciale.

Tenendo conto delle concrete modalità di celebrazione del processo del lavoro che, diversamente da quanto previsto dall'art. 420 c.p.c., si sviluppa di fatto in più udienze (dedicate al tentativo di conciliazione, all'attività istruttoria ed alla discussione e decisione della causa), l'udienza a trattazione scritta apparirebbe allora compatibile quantomeno con la fase decisoria, in cui – in assenza di altri soggetti – è frequente che i difensori delle parti si limitino a riportarsi ai rispettivi scritti difensivi.

Tale ipotesi ricostruttiva risulta corroborata dall'introduzione della fictio iuris per cui si considera “letto in udienza” il provvedimento depositato entro il giorno successivo alla scadenza del termine assegnato per il deposito delle note scritte, modifica che appare volta ad assicurare la compatibilità della trattazione scritta con la lettura in udienza della sentenza prevista nel rito lavoro a seguito di discussione orale dagli artt. 429 e 437 c.p.c.

Tanto più che l'art. 128 c.p.c. consente ora espressamente di sostituire con la cd. trattazione scritta – salvo che una delle parti si opponga – anche l'udienza pubblica di discussione.

Art. 7 – Disposizioni transitorie

Il comma 1 dell'art. 7 del d. lgs. n. 164 del 2024 stabilisce che, ove non diversamente previsto, le disposizioni del medesimo decreto legislativo si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023, al pari delle disposizioni introdotte dal d. lgs. n. 149 del 2022, delle quali rappresentano integrazione e correzione.

Tuttavia, atti e provvedimenti già depositati alla data di entrata in vigore del correttivo (26 novembre 2024) devono intendersi soggetti alla disciplina previgente, secondo il generale principio tempus regit actum. Le nuove disposizioni, pertanto, nell'ambito dei procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023, saranno applicabili ai soli atti e provvedimenti successivi all'entrata in vigore del d. lgs. n. 164/2024.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.