La responsabilità del professionista delegato per gli atti compiuti nell’ambito del subprocedimento di vendita forzata

17 Gennaio 2025

La Cassazione ribadisce il suo consolidato orientamento secondo il quale, dato che i professionisti delegati agiscono sotto le direttive del giudice dell’esecuzione, l’eventuale azione di risarcimento danni per violazioni commesse nell’esercizio dell’attività giurisdizionale deve essere rivolta nei confronti dell’ufficio giudiziario e non nei confronti del professionista stesso

Massima

L'eventuale azione di risarcimento danni per violazioni commesse dal professionista delegato nell'esercizio dell'attività giurisdizionale va rivolta nei confronti dell'ufficio giudiziario e non nei confronti del professionista, che potrà essere chiamato a rispondere in via ordinaria, per colpa o dolo, ai sensi dell'art. 2043 c.c. qualora ne sussistano i presupposti, ossia quando i suoi atti sono stati posti in essere al di fuori dello schema legale e non possano essere ricondotti in alcun modo al legittimo esercizio della delega.

Il caso

Una società proponeva domanda di risarcimento danni nei confronti di una notaia, assumendo che quest’ultima, in qualità di professionista delegato, aveva, nel corso di un procedimento di espropriazione immobiliare, venduto illegittimamente uno degli immobili staggiti, di proprietà della predetta società. 

La domanda veniva rigettata sia in primo grado che in appello; contro la decisione del giudice di secondo grado veniva proposto dalla soccombente ricorso per cassazione, articolato in sei motivi.

Investita del ricorso, la Corte riteneva insussistenti tutte le doglianze avanzate, per cui concludeva per l’integrale rigetto; tuttavia, riteneva opportuno prendere posizione sulla questione della responsabilità civile del professionista delegato nell’ambito del procedimento di espropriazione immobiliare, a causa della sua particolare rilevanza giuridica.

La questione

La S.C. esamina la questione «della responsabilità civile del notaio, e più in generale del professionista delegato che operi, sotto le direttive del giudice dell’esecuzione, nel procedimento espropriativo e, in particolare, se questi possa essere chiamato in proprio a rispondere del suo operato, indipendentemente dalle opposizioni avverso gli atti esecutivi e se possa essere chiamato a rispondere per atti compiuti nell’ambito della delega, ovvero soltanto per il compimento di atti posti in essere esorbitando dai limiti della delega».

Le soluzioni giuridiche

Per il Collegio, deve escludersi che l'attività del professionista delegato alle vendite possa essere considerato espressione dell'attività giurisdizionale, giacché dal complesso delle norme dedicate al ruolo di tale soggetto nell'ambito dell'espropriazione immobiliare e dei suoi rapporti con il giudice dell'esecuzione si evince che, sebbene al professionista venga delegato il compimento di rilevante numero di atti del processo esecutivo, quest'ultimo «resta diretto dal giudice dell'esecuzione, giusta la previsione dell'art. 484, comma 1, cod. proc. civ.», con la conseguenza che «l'imputazione degli atti fa capo sempre all'ufficio giudiziario nel suo complesso, … cosicché l'eventuale azione di risarcimento danni per violazioni commesse nell'esercizio dell'attività giurisdizionale dovrà essere comunque rivolta nei confronti dell'ufficio giudiziario […] e non nei confronti del professionista delegato, che potrà essere chiamato a rispondere in via ordinaria, per colpa o dolo, ai sensi dell'art. 2043 cod. civ., qualora ne sussistano i presupposti, ossia quando i suoi atti sono stati posti in essere al di fuori dello schema legale e non possano essere ricondotti in alcun modo al legittimo esercizio della delega».

Osservazioni

Da oltre vent'anni la più delicata e importante fase del processo di espropriazione immobiliare, qual è quella del subprocedimento di vendita, viene delegata a professionisti esperti del settore, che non si limitano a compiere mere attività materiali, in quanto la delega da sempre «abbraccia momenti provvedimentali» (Borré, Delegabilità ai notai delle operazioni di incanto nelle espropriazioni immobiliari. Normativa vigente e prospettive di riforme, Atti del convegno di Roma del 22-23 maggio 1993, Milano, 1994, 74).

Come è noto, la l. n. 302/1998 aveva inserito per la prima volta, dopo la disciplina della vendita con incanto, il nuovo istituto della delega al notaio delle operazioni di vendita di beni immobili (o di beni mobili registrati), dedicando ad esso i nuovi artt. 591-bis e 591-ter c.p.c.

I buoni frutti della scelta operata dal legislatore del 1998 hanno determinato l'ampliamento dei confini soggettivi ed oggettivi della delega, oggi estesa ai commercialisti e agli avvocati e avente ad oggetto una serie di attività che vanno oltre il subprocedimento di vendita, quale, tra le molte, la predisposizione del progetto di distribuzione della somma ricavata.

Risulta pertanto evidente come ormai la delega al professionista abbia un'ampia latitudine, finendo con il ricomprendere pressoché integralmente il segmento del subprocedimento di vendita.

Da tale premessa e dalla circostanza che gli atti compiuti dal professionista delegato producono i medesimi effetti processuali che avrebbero avuto qualora fossero stati emanati direttamente dal giudice delegante, la dottrina più avvertita ne ha desunto che il professionista delegato, più che un mero ausiliario del giudice, deve essere considerato un vero e proprio sostituto di quest'ultimo (Oriani, Il regime degli atti del notaio delegato alle operazioni di vendita nell'espropriazione immobiliare (art. 591 ter c.p.c.), in Foro it., 1998, V, 398).

Sennonché, in giurisprudenza da sempre prevale l'idea che il delegato alle operazioni di vendita sia un semplice ausiliario del giudice con conseguente applicabilità dell'art. 68 c.p.c. (Cass. civ., sez. III, 20 febbraio 2018, n. 4007; Cass. civ., sez. III, 29 gennaio 2007, n. 1887; Cass. civ., sez. III, 19 gennaio 2010, n. 711).

Questa è, invero, anche la conclusione cui giunge la decisione in commento, per la quale il subprocedimento è e resta affidato alla gestione del giudice dell'esecuzione, il quale delega il compimento di una serie di atti al professionista delegato, «ferma restando che l'imputazione degli atti fa capo sempre all'ufficio giudiziario nel suo complesso» (v. § p. 11 della sentenza, che richiama altresì il precedente rappresentato da Cass. civ., sez. III, 19 maggio 2022, n. 16219).

Da questa premessa, la Cassazione trae la conseguenza di escludere l'applicabilità delle regole in tema di responsabilità professionale, affermando la necessità per il danneggiato dall'attività posta in essere dal professionista delegato nell'esercizio delle sue funzioni di esperire l'eventuale azione di risarcimento danni nei confronti dell'ufficio giudiziario; ciò in virtù dell'art. 1, l. n. 117/1988, la quale annovera tra i soggetti destinatario dell'azione di responsabilità anche «gli estranei che partecipano all'esercizio della funzione giudiziaria», mentre il professionista delegato potrà essere chiamato a rispondere in via ordinaria, per colpa o dolo, ai sensi dell'art. 2043 c.c., qualora ne sussistano i presupposti, ossia quando i suoi atti sono stati posti in essere al di fuori dello schema legale e non possano essere ricondotti in alcun modo al legittimo esercizio della delega.

La Corte, tuttavia, precisa che per i danni cagionati nell'esercizio delle funzioni di ausiliario del giudice, al professionista non è applicabile l'esenzione dall'assoggettamento all'azione diretta, prevista dalla l. n. 117/1988 per il magistrato, non svolgendo gli ausiliari funzione giurisdizionale.

Sul punto sia consentito dissentire.

Il professionista delegato svolge, in forza della delega, compiti che, di volta in volta, sarebbero spettati al giudice dell'esecuzione, al cancelliere ed altri ancorain cui le competenze sono strettamente intrecciate.

Si aggiunga poi il potere di risolvere le difficoltà insorte nel corso delle operazioni di vendita di cui all'art. 591-ter c.p.c.

Non pare allora dubbio che nel caso della espropriazione forzata ci troviamo di fronte ad una attività che si connota con ogni evidenza in termini «sostitutivi» (anche rispetto a quella propria del giudice) e non meramente «ausiliari», o, meglio, ci troviamo di fronte all'ipotesi in cui la funzione processuale del professionista delegato (in termini «sostitutivi» dell'attività propria dei componenti necessari dell'ufficio giudiziario) si manifesta nella sua massima espressione.

Se ciò è vero, come pare, deve escludersi che il professionista delegato possa essere qualificato mero «ausiliare del giudice», come invece sostiene, oltre la decisione in epigrafe, anche tutta la giurisprudenza di legittimità e parte della dottrina (così Vittoria, Il controllo sugli atti del processo di esecuzione forzata: l'opposizione agli atti esecutivi e i reclami, in REF, 2000, 376 il quale ritiene che: «La persona del notaio delegato si presta ad essere considerato un ausiliare del giudice, in quanto il termine ausiliare, nel codice di procedura civile, sta a connotare la figura del soggetto diverso dal giudice, estraneo all'ordine giudiziario, ma anche all'ufficio giudiziario, che non partecipa dell'esercizio della funzione giudiziaria, ma è investito dal giudice, attraverso un atto di nomina, dell'esercizio di attribuzioni, prefigurate dalla legge, strumentali all'esercizio della giurisdizione e per il cui svolgimento la legge si affida all'attività di privati, considerati idonei a svolgerla»).

Il professionista delegato è invece un vero e proprio sostituto del giudice, nei termini che qui si vanno a precisare: l'attività del professionista non costituisce attività giurisdizionale in senso stretto (ossia attività di ius dicere), riservata in quanto tale necessariamente al giudice, ma attività giurisdizionale in senso lato (ossia attività pur sempre inserita in un contesto procedimentale diretto a fare conseguire all'avente diritto il bene della vita assicuratogli dalla legge sostanziale).

Con il massiccio ricorso al professionista delegato, insomma, più che assistersi alla «degiurisdizionalizzazione» delle attività processuali «si ha piuttosto il fenomeno inverso dell'ingresso del professionista, in parte qua, nell'area della giurisdizione» (così Borrè, Delegabilità ai notai delle operazioni di incanto nelle espropriazioni immobiliari. Normativa vigente e prospettive di riforma, cit., 53 ss. spec. 68-69). 

Da questa diversa impostazione deve allora ricavarsi quale conseguenza quella di ritenere che la responsabilità del professionista nel compimento di attività delegategli dal giudice sia soggetta ai limiti di diritto sostanziale sanciti dagli artt. 2 e 3 l. n. 117/1988.

Riferimenti

  • Fabiani E., Funzione processuale del notaio ed espropriazione forzata, in Riv. dir. civ., 2002, II, 131 ss.;
  • Leuzzi, Il controllo dell’attività del delegato e il nuovo meccanismo della reclamabilità “diffusa”, in Inexecutivis.it, 2022;
  • Mereu, La responsabilità del professionista delegato alle operazioni di vendita nelle esecuzioni immobiliari, in Inexecutivis.it, 2022;
  • Metafora, Il controllo del giudice dell'esecuzione sugli ausiliari e il problema dell'elenco dei professionisti che provvedono alle operazioni di vendita ex art. 179-ter disp. att. c.p.c., in Giust. civ., 2023, 917 ss.

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