Danno da privazione del rapporto parentale: tipo di responsabilità e criteri risarcitori

La Redazione
30 Gennaio 2025

In questa recentissima sentenza, il Tribunale di Milano affronta il caso di una donna vessata dal padre biologico il quale, con il suo comportamento caratterizzato da costanti abusi psicologici e disinteresse sia affettivo che economico, ha privato la donna del rapporto parentale, in violazione dell’art. 30 Cost.

Una figlia conveniva in giudizio il padre biologico ai fini dell'accertamento della sua responsabilità per privazione del rapporto paterno e il conseguente risarcimento danni ex art. 2043 e 2059 c.c. Il padre rimaneva contumace. Dagli atti e dalle testimonianze nel corso del processo, sono emersi anni di abusi psicologici, vessazioni e completo disinteresse – sia affettivo che economico – da parte del padre nei confronti della figlia, nonostante la grave malattia che l'affliggeva dalla nascita, in seguito aggravata da un tumore cerebrale.

Per questi motivi, il giudice di Milano ha ravvisato nelle condotte dell'uomo una responsabilità per danno non patrimoniale da illecito endofamiliare, sussumendo la fattispecie prospettata nell'ambito applicativo dell'art. 2043 c.c. Difatti, il Tribunale di Milano ha sottolineato che «l'inviolabilità del diritto al rispetto della dignità e della personalità, nella sua interezza, costituisce il presupposto logico della responsabilità civile di ogni componente del nucleo familiare laddove la lesione sia posta in essere da parte di un componente della famiglia. Pertanto, la responsabilità extracontrattuale, che discende dal compimento dell'illecito civile secondo le regole di cui all'art. 2043 c.c., trova fondamento nella violazione degli obblighi familiari da parte dei predetti componenti del nucleo, purché determini la lesione di diritti costituzionalmente rilevanti e la compromissione degli stessi ecceda una soglia minima di tollerabilità». In caso di responsabilità extracontrattuale nell'ambito del contesto familiare, la lesione di diritti costituzionalmente rilevanti riguarda l'art. 30 Cost., il quale prevede il dovere (e il diritto) dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli. Con riferimento agli elementi per l'applicazione dell'art. 2043 c.c., il Tribunale ambrosiano ha riconosciuto nel caso in esame tutti i presupposti applicativi della responsabilità aquiliana, ossia condotta illecita, nesso causale tra condotta ed evento di danno (connotato quest'ultimo dall'ingiustizia, determinata dalla lesione non giustificata di interessi meritevoli di tutela), l'elemento soggettivo (dolo o colpa) e il danno risarcibile, c.d. danno-conseguenza, che l'attrice ha provato in corso di causa: infatti, le circostanze allegate dalla parte hanno trovato riscontro, oltre che nella documentazione versata in atti, anche nell'espletata istruttoria orale, nonché nel fatto che il convenuto contumace non si sia presentato a rendere l'interrogatorio formale deferitogli senza addurre un giustificato motivo, circostanza, ai sensi dell'art. 232 c.p.c., valutabile dal giudice come ammissione dei fatti dedotti nell'interrogatorio anche alla luce degli altri elementi di giudizio acquisiti in corso di causa.

Dunque, il giudice di merito ha riconosciuto all'attrice sia il risarcimento per il danno non patrimoniale da lesione permanente del diritto alla salute sia per il danno endofamiliare non patrimoniale.

Il risarcimento è stato quantificato - applicando il principio equitativo ex art. 1226 c.c. e i criteri di liquidazione delle Tabelle di Milano – in complessivi 107.156 euro.

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